A Bologna
Assemblea nazionale di ricercatori e studenti contro i tagli all'università e il ddl Bernini
 
Si è svolta l'8 e il 9 febbraio scorsi a Bologna l'assemblea nazionale delle assemblee precarie universitarie, le quali, composte da ricercatori e studenti universitari, sono sorte spontaneamente e autonomamente in tutta Italia a partire dallo scorso novembre per protestare contro i tagli all'Università e contro il disegno di legge approvato il 7 agosto 2024 dal Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini.
Il disegno di legge mira a deregolamentare ulteriormente il sistema di reclutamento di docenti, assistenti e ricercatori universitari prevedendo sia due nuove tipologie di borse di assistenza all’attività di ricerca da uno a tre anni sia una nuova tipologia di contratto a tempo determinato da uno a tre anni per i dottori di ricerca sia una nuova figura, quella di professore aggiunto, con contratto da un minimo di tre mesi a un massimo di tre anni.
Tutte queste figure professionali sono precarie, e per alcune di esse non è neppure previsto il riconoscimento di un reale rapporto di lavoro, con migliaia di laureati e dottori di ricerca pagati solo 4 euro l'ora e ai quali non viene riconosciuto alcun diritto né tutela previdenziale e sindacale.
Inoltre il disegno di legge prevede forme di collaborazione per studenti, durante i corsi universitari con un limite massimo di 200 ore annuali, i quali potranno fornire assistenza all’attività di ricerca oltre a collaborare nei servizi universitari, ricevendo un compenso massimo di 3.500 euro all’anno.
Come se ciò non bastasse il governo Meloni, con decreto legge n. 71/2024 proposto dalla stessa Bernini, ha tagliato oltre 500 milioni di euro al Fondo di Finanziamento Ordinario delle università e ha tolto il vincolo all'utilizzo delle risorse per il reclutamento previsto dal Piano straordinario della legge di bilancio 2022, e ulteriori tagli per 702 milioni complessivi sono previsti per il prossimo triennio.
Tale progetto, quindi, è un devastante attacco all'Università e agli Enti di ricerca pubblici che moltiplicherà il precariato e i tempi per l'ingresso in ruolo di docenti e ricercatori, e che presenta un chiaro disegno classista, in quanto si prevedono anche tagli ai finanziamenti e al diritto allo studio, impedendo ulteriormente agli studenti di estrazione proletaria e privi di mezzi di iscriversi all'università anche se capaci e meritevoli.
Di tutto ciò si è discusso nell'assemblea bolognese, che ha visto la partecipazione di oltre quattrocento partecipanti in rappresentanza delle assemblee precarie di Bologna, Pisa, Torino, Milano, Roma, Genova, Firenze, Trento, Siena e Napoli, oltre che dei percorsi di lotta di Padova (CORDA e assemblea di ateneo) e di Venezia (PrecariCa), e con la partecipazione di rappresentanti di altre associazioni, coordinamenti e sindacati.
Si è svolta una riunione plenaria e sono stati approntati tavoli di lavoro che hanno analizzato ogni aspetto delle politiche governative sul mondo dell'università e della ricerca, con un confronto sui principali temi che hanno attraversato questi mesi di attivazione della comunità universitaria e, in particolare, sul disegno di legge promosso dalla Bernini, sulle problematiche dei ricercatori a tempo determinato, degli assegnisti, dei borsisti e dei dottorandi e sui tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario.
L'assemblea nazionale non si è limitata a mettere a fuoco la condizione del lavoro precario, il diritto allo studio e l’iniziativa del governo, ma si è posta l'obiettivo di contribuire a costruire, dal basso, un’altra università, opponendosi a politiche di governo che vogliono soffocare il mondo dell'università e della ricerca, quali quelle che puntano al numero chiuso, alla militarizzazione della conoscenza e all’aziendalizzazione degli atenei.
La grande partecipazione all'appuntamento bolognese e il confronto che si è sviluppato in questi due giorni nel capoluogo emiliano sono un ottimo segnale per le prospettive di sviluppo della mobilitazione nelle università, e già sono state programmate ulteriori iniziative per marzo ed aprile, complessivamente denominate “stato di agitazione”, che mirano a coinvolgere anche i docenti, il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario, ed anche i lavoratori degli appalti e dei servizi dei quali usufruisce il mondo universitario e quello della ricerca, con apertura piena anche al resto della società e ai suoi problemi socioeconomici.
Il PMLI non solo appoggia pienamente l'iniziativa bolognese e le relative prese di posizione ma è convinto che occorra una grande mobilitazione popolare contro i tagli all'università e il ddl Bernini e per far cadere dalla piazza il governo neofascista Meloni.
 
19 febbraio 2025