Mediante lo spyware della israeliana Paragon
Spiati i cellulari di giornalisti e attivisti
Chi sono i mandanti?
Lo scorso 5 febbraio la Paragon - azienda nata in Israele, recentemente acquisita da un’impresa statunitense attiva nel campo della difesa, che è specializzata nella produzione di software di spionaggio - ha annunciato di aver interrotto improvvisamente la collaborazione con le autorità italiane sospendendo l’accesso a Graphite, uno strumento per la sorveglianza di livello militare capace di penetrare negli smartphone protetti.
La decisione è arrivata dopo che la Meta
, proprietaria dell’app di messaggistica WhatsApp
, aveva comunicato che Graphite era stato usato per spiare un centinaio di giornalisti e attivisti: tra le persone intercettate abusivamente risultano Luca Casarini, capo missione dell'organizzazione non governativa Mediterranea Saving Humans APS che si occupa del salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, altri tre membri dello staff della stessa organizzazione, e anche Francesco Cancellato, dal 2021 direttore del giornale Fanpage
, sotto la cui guida la testata ha realizzato le inchieste denominate “Lobby nera” nel 2021 e “Gioventù meloniana” nel 2024.
Sia l'organizzazione Mediterranea sia Fanpage
sono stati da sempre fortemente critici nei confronti delle politiche di razziste e xenofobe di Giorgia Meloni e del suo partito Fratelli d'Italia, sia prima che quest'ultima diventasse capo del governo nell'ottobre 2022 sia dopo.
La Paragon, peraltro, lavora solo ed esclusivamente per istituzioni governative ed enti pubblici e mai con privati, e tra i suoi clienti figurano, tra gli altri, i servizi di sicurezza israeliani, la statunitense Fbi e numerose agenzie governative europee: in Italia forniva dal 2023 Graphite esclusivamente alla polizia penitenziaria, corpo di polizia che ha competenza sugli istituti di pena, e all'agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi), che è il servizio segreto che si occupa di sicurezza nel territorio italiano, per cui la rottura dei rapporti con l'Italia non può che significare interruzione dei rapporti che Paragon intratteneva con la polizia penitenziaria e con l'Aisi, e quindi necessariamente con il governo italiano di Giorgia Meloni, la quale a suo tempo stipulò il contratto con Paragon in qualità di presidente dell'Aisi, così come Carlo Nordio la stipulò per la polizia penitenziaria, la quale dipende dal Ministero della Giustizia che lui presiede.
La Paragon, qualora emergano indizi credibili di abusi o violazioni dei termini contrattuali – ed evidentemente le segnalazioni di Meta
sono state ritenute fondate - può verificare in che modo è stato usato il suo software, che è stato sviluppato per combattere il terrorismo e i crimini gravi, compresi quelli di mafia, e ciò spiega il motivo dell'uso alla polizia penitenziaria e all'Aisi, e la stessa azienda, nelle sue condizioni contrattuali, proibisce alle autorità di qualsiasi Paese che il software possa essere usato per spiare i dispositivi di un giornalista o di un attivista politico. È quindi evidente che le spiegazioni fornite dal governo italiano a Paragon non sono state ritenute esaurienti, del resto in passato l'azienda ha bloccato la fornitura dei propri servizi ad altri paesi quali la Polonia, l'Ungheria e l'Arabia Saudita, che utilizzavano Pegasus contro giornalisti scomodi e dissidenti politici.
È chiaro che né attivisti di Mediterranea né un direttore di Fanpage
possono essere sospettati di terrorismo, di mafia o di altri gravi crimini, mentre è certo che tutti essi abbiano da sempre una posizione fortemente critica nei confronti delle politiche antimigranti della Meloni e dell'estrema destra che lei rappresenta.
“Il governo
- ha puntualizzato Francesco Cancellato - ci vuole chiarire una volta per tutte se ha usato Paragon e perché? Io non sono né un terrorista né una persona pericolosa per la sicurezza del Paese, condizioni per cui Paragon tollera lo spionaggio. Sono il direttore di un giornale che ha fatto inchieste sulle lobby nere e i giovani meloniani. A chi do dunque fastidio?”
. “Chi ha spiato nel mio telefono
– ha poi aggiunto - l'ha fatto perché cercava documenti, o indizi sulle nostre attività d'inchiesta. Questo non si può fare”
.
Luca Casarini, dal canto suo, è certo di essere stato spiato per il suo impegno antifascista e in difesa dei migranti, contro i trafficanti libici e contro il torturatore libico Almasri, che la Meloni e il suo governo hanno invece protetto: “Vogliamo capire
– ha affermato l'attivista - cosa è successo, chi ha ordinato di spiare il telefono e soprattutto per quanto tempo è andata avanti questa attività illecita. Vogliono provare a farci paura. Ma noi non abbiamo mai avuto nulla da nascondere. Chi ha rapporti con i torturatori, chi li riporta in Libia, chi fa morire la gente in mare forse sì, ma noi no”
.
Per rispondere alle domande che si pongono sia Cancellato sia Casarini bisogna andare per esclusione e bisogna capire chi aveva interesse a spiare persone che, per vari motivi, hanno una posizione critica nei confronti del governo neofascista Meloni.
Si escluda innanzitutto che a intercettare queste persone sia stata la polizia penitenziaria su mandato del titolare del Ministero della Giustizia, Carlo Nordio, perché né la prima né il secondo potevano avere alcun interesse a far spiare illegittimamente giornalisti e attivisti che non risulta si siano mai occupati del mondo delle carceri italiane e della giustizia in generale. È difficile anche pensare che la polizia penitenziaria, in qualità di polizia giudiziaria, abbia potuto utilizzare il software israeliano su disposizione della magistratura.
Resta in piedi invece, ed è ben più credibile, l'ipotesi che a spiare illegittimamente queste persone siano stati uomini dell'Aisi presieduto dalla Meloni, in quanto quest'ultima aveva uno specifico movente per ordinare tale misfatto al personale dei servizi segreti, essendo stata politicamente toccata in prima persona, come capo del governo e come segretario di Fratelli d'Italia, dalle inchieste di Cancellato sul mondo dell'estrema destra e dalle critiche, oltre che dall'attività, di Mediterranea Saving Humans APS che ha sfidato la Meloni e la sua politica smascherando l'impostura del blocco navale da lei propugnato.
È quindi tutto chiaro: a spiare illegittimamente queste persone sono stati materialmente uomini dell'Aisi su mandato dell'unica persona che aveva non soltanto tutti gli strumenti tecnici per farlo, in quanto presidente dell'Aisi, ma anche un preciso movente politico e personale per compiere tale misfatto: Giorgia Meloni.
Questa vicenda è emblematica del fatto che in Italia siamo già in pieno regime neofascista con l'Aisi al posto dell'Ovra e la Meloni al posto di Mussolini, ma con l'aggravante che i neofascisti e i neonazisti che vanno al potere oggi possono disporre di strumenti tecnologici per soggiogare l'opinione pubblica e inquinare la coscienza sociale che né Adolf Hitler né Benito Mussolini né Francisco Franco né Hideki Tojo, che pur terrorizzarono il mondo, potevano nemmeno immaginarsi.
19 febbraio 2025