Accordo tra Trump e Putin per iniziare “immediatamente” i negoziati sulla pace in Ucraina. A rischio l'integrità territoriale dell'Ucraina
La portavoce del ministero degli Esteri russo Zakharova minaccia l'Italia per la verità espressa da Mattarella, che ha paragonato la Russia di Putin al Terzo Reich di Hitler
Zelensky: “L'Ucraina non accetterà mai accordi fatti alle nostre spalle, senza il nostro coinvolgimento”
Un'ora e mezzo di conversazione telefonica il 12 febbraio con il nuovo zar del Cremlino e criminale di guerra Putin per accordarsi sull’inizio immediato dei negoziati per la pace in Ucraina, tanto ventilata e sbandierata dal fascioimperialista Trump prima e dopo la sua elezione alla Casa Bianca.
Il presidente americano si è espresso a favore della cessazione delle ostilità il prima possibile e della risoluzione pacifica della crisi, a sua volta, Putin ha sottolineato che era necessario eliminare le cause profonde del conflitto e ha concordato con Trump sul fatto che un accordo sostenibile poteva essere raggiunto solo tramite negoziati pacifici.
Ma di quale pace hanno parlato i due guerrafondai? Nel suo immediato post il presidente statunitense ha parlato di avviare negoziati in termini bilaterali, tra Stati Uniti e Russia, trattando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky come una parte minore in causa: “L’Ucraina ha scelto tre anni di spargimento di sangue in difesa del proprio territorio dopo l’invasione della Russia. Penso che debbano fare la pace. Quella non è stata una buona guerra in cui entrare”, ha spiegato significativamente Trump ai giornalisti durante la giornata. E le persone dovrebbero “prendere le proprie decisioni” in base “al modo in cui sta andando la guerra. Sono qui solo per ottenere la pace. Non mi interessa molto altro se non che voglio impedire che milioni di persone vengano uccise”, ha chiosato ipocritamente.
Dunque Trump parla genericamente di guerra e non di aggressione militare russa all'Ucraina, che non l'ha scelta ma l'ha subita, vi è stata costretta se non voleva essere cancellata come Paese indipendente e sovrano e ridotta a un protettorato russo. Guai a chi smaschera e denuncia il disegno espansionista ed egemonico di Putin nei confronti dell'Ucraina paragonandolo a quello che mosse Hitler nei confronti della Cecoslovacchia alla vigilia della seconda guerra mondiale. È bastato che il presidente Mattarella pronunciasse a Marsiglia queste parole: “A prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L'odierna aggressione russa all'Ucraina è di questa natura”; perché si scatenasse la sua ira inconsulta. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha minacciato “conseguenze” all'Italia per la verità espressa da Mattarella e vomitato insulti parlando di “Invenzioni blasfeme”, “inaccettabili e criminali analogie”, “parallelismi storici scandalosi”. Quell'equazione Hitler Putin è un nervo scoperto per il nuovo zar del Cremlino. Fin dall'inizio dell'invasione all'Ucraina ha cercato di negare sfrontatamente quest'ovvio parallelismo storico rovesciando sugli aggrediti l'accusa di agire come un regime nazista. Una mistificazione tanto vecchia e ben nota dai tempi dell'impero romano da aver ispirato la celebre favola di Fedro del lupo e l'agnello. Putin risponde con una guerra senza quartiere contro chi, si chiami Zelensky o Mattarella, lo smaschera e gli resiste; e con miele e ponti d'oro a chi, si chiami Trump o Salvini o Weidel, lo asseconda o si illude di frenarne l'aggressività espansionista con la politica delle concessioni. Ecco perché occorre respingere coraggiosamente e rispondere colpo su colpo a ogni attacco che il nuovo Hitler del Cremlino muove ai suoi nemici su ogni fronte, da quelli militare, politico ed economico a quello non meno importante della propaganda. Anche in questo degno allievo dell'autore del Mein Kampf.
Le telefonate di Trump con Putin prima e Zelensky poi, sono arrivate proprio mentre il Segretario alla Difesa americano Pete Hegseth diceva agli “alleati” in Europa che gli Stati Uniti ora considerano “il ritorno ai confini dell’Ucraina precedenti al 2014 un obiettivo irrealistico”, mentre la portavoce USA Karoline Leavitt non ha risposto alle domande sulla posizione dell’amministrazione sul futuro dell’Ucraina e ha difeso gli sforzi di Trump per migliorare le relazioni con la Russia, che ha descritto come un “concorrente” e “a volte un avversario”. Dichiarazioni che svelano quanto sia a rischio l’integrità territoriale dell’Ucraina e quanto ci si stia incamminando verso una pace ingiusta.
Sempre nel suo post, Trump ha affermato che il Segretario di Stato Marco Rubio, il Direttore della CIA John Ratcliffe, il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e l’Inviato speciale Steve Witkoff supervisioneranno i negoziati per risolvere il conflitto Russia-Ucraina. Ossia tutto lo staff dirigenziale dell’imperialismo americano per far capitolare l’Ucraina e ammansire la Russia.
Il presidente ucraino Zelensky, intervenendo alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il 15 febbraio è stato chiaro: "L'Ucraina non accetterà mai accordi fatti alle nostre spalle senza il nostro coinvolgimento. E la stessa regola dovrebbe applicarsi a tutta l'Europa. Nessuna decisione sull'Ucraina senza l'Ucraina. Nessuna decisione sull'Europa senza l'Europa". Tuttavia, conscio della situazione, continua a ricercare il sostegno occidentale. “La conversazione è andata molto bene”, ha affermato dopo la telefonata con Trump; “nessuno vuole la pace più dell’Ucraina” ed esprimendo ottimismo sui negoziati futuri. “Insieme agli Stati Uniti, stiamo tracciando i nostri prossimi passi per fermare l’aggressione russa e garantire una pace duratura e affidabile. Come ha detto il presidente Trump, facciamolo”. Il 15 febbraio Zelensky ha aggiunto: ”Abbiamo iniziato a lavorare con il team del presidente Trump e possiamo già vedere che il successo è raggiungibile. In questo momento, il mondo guarda all'America come alla potenza che ha la capacità non solo di fermare la guerra, ma anche di aiutare a garantire l'affidabilità della pace in seguito. In vista della Conferenza sulla sicurezza di Monaco ho avuto una buona chiamata con Trump, così come un incontro sostanziale con il vicepresidente Vance e il segretario di Stato Rubio. Ci aspettiamo anche che il generale Kellogg visiti presto l'Ucraina per valutare ulteriormente la situazione ed esplorare percorsi verso le soluzioni forti del presidente Trump, che possono essere veramente pacificatrici. I nostri team – ha sottolineato ancora - stanno lavorando a fondo e nei dettagli su un accordo speciale tra i nostri paesi, che certamente rafforzerà sia l'America che l'Ucraina. Siamo impegnati a renderlo un vero successo, esattamente come concordato. Abbiamo avuto anche incontri produttivi con senatori e membri della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. Naturalmente, assisteremo a ulteriori tentativi di Putin di ingannare il mondo e prolungare la guerra. Ma la vera pace è possibile, e dobbiamo ottenerla insieme: Ucraina, Stati Uniti ed Europa. Si tratta della nostra sicurezza condivisa”. E ha precisato questo suo pensiero dichiara nell’intervista di sabato 15 a Monaco per l’emittente Ard: “Gli Stati Uniti stanno ora dicendo cose molto favorevoli a Putin... perché vogliono compiacerlo. Vogliono incontrarsi rapidamente e ottenere una rapida vittoria. Ma ciò che vogliono, 'solo un cessate il fuoco', non è una vittoria”.
Nel post su X di tre giorni prima, Zelensky aveva anche fatto riferimento al suo incontro con il Segretario del Tesoro Scott Bessent, il primo funzionario dell’amministrazione Trump a visitare Kiev, e aveva dichiarato che stava preparando un nuovo schema per “cooperazione economica e partenariato sulle risorse”. Un estremo tentativo di placare gli appetiti di Trump, che ha già reclamato che gli Stati Uniti vengano compensati per i futuri aiuti alla difesa all’Ucraina con l’accesso ai depositi di minerali del paese. Un “piano più dettagliato” sulle opportunità per le aziende statunitensi sia nella ricostruzione dell’Ucraina del dopoguerra che nell’estrazione delle risorse naturali ucraine. L’Ucraina ha le più grandi riserve di uranio e titanio in Europa, ha detto Zelensky, e non è “nell’interesse degli Stati Uniti” che queste riserve passino in mani russe e potenzialmente condivise con la Corea del Nord, la Cina o l’Iran. Ma c’è stato anche un incentivo finanziario, ha continuato il presidente ucraino: “Stiamo parlando non solo di sicurezza, ma anche di denaro ... Pregevoli risorse naturali in cui possiamo offrire ai nostri partner possibilità che prima non esistevano per investire in loro ... Per noi creerà posti di lavoro, per le aziende americane creerà profitti”.
In un’intervista di “Fox News” andata in onda il 10 febbraio, Trump aveva chiarito la questione, affermando che gli Stati Uniti hanno speso centinaia di miliardi di dollari in Ucraina negli ultimi anni. “Possono fare un accordo, potrebbero non fare un accordo, potrebbero essere russi un giorno, potrebbero non essere russi un giorno, ma noi avremo tutti questi soldi lì dentro e io ho detto che li rivoglio”.
Anche la prospettiva di uno scambio tra i territori detenuti dall’Ucraina nella regione occidentale russa di Kursk con quelli del Donbass o della Crimea occupati da Putin, nell’ambito di un accordo di pace ventilato da Zelensky al quotidiano inglese “Guardian” l’11 febbraio, ha ricevuto la stessa accoglienza da parte di Mosca. Il portavoce di Putin, Peskov, ha detto che questo è “impossibile. La Russia non ha mai discusso e non discuterà lo scambio del suo territorio. Le unità ucraine saranno espulse da questo territorio. Tutti coloro che non saranno distrutti saranno espulsi”.
Dopo aver minacciato Putin direttamente durante i suoi primi giorni in carica, la nuova posizione pubblica di Trump nei confronti del nuovo zar del Cremlino si è rivelata ciò che i sostenitori dell’Ucraina temevano: un netto dietrofront nella rottura dei rapporti diplomatici con Mosca, nelle sanzioni, nella condanna senza se e senza ma di una criminale aggressione. Oleksandr Merezhko, capo della commissione per le relazioni estere nel parlamento ucraino, ha affermato che i commenti di Hegseth e degli altri esponenti USA sono “illogici”. “L’Ucraina può ancora liberare tutto il suo territorio, questo è assolutamente reale. Ma perché ciò accada, sono necessarie più assistenza tecnico-militare da parte degli Stati Uniti e sanzioni più forti – in particolare, sono necessarie sanzioni finanziarie statunitensi contro l’economia russa”. Così come sarebbe necessario che l’Europa destinasse immediatamente all’Ucraina i 200 miliardi di beni pubblici russi congelati nelle sue banche.
Le parole di Hegseth sono state criticate anche dall’alto rappresentante UE Kallas, sia dal ministro della Difesa tedesco Pistorius. “Non è una buona tattica negoziale concedere tutto ancora prima che le trattative siano iniziate. L’appeasement non ha mai funzionato”, ha detto Kallas a margine della sessione della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera del 14 febbraio. Per Pistorius è “deplorevole” che Trump abbia fatto “concessioni” a Putin sull’Ucraina “anche prima dell’inizio dei negoziati” e “sarebbe stato preferibile discutere la questione dell’adesione dell’Ucraina alla Nato o di eventuali perdite di territorio al tavolo dei negoziati”. Di fronte alla fuga in avanti di Trump il segretario generale della NATO Mark Rutte ha invece sfoderato un notevole equilibrismo: “I colloqui non finiranno il primo o il secondo giorno. Quindi c’è un percorso in cui dobbiamo assicurarci che abbiano successo” ma soprattutto “è importante arrivare a un accordo di pace e allo stesso tempo assicurarsi che Putin capisca che l’occidente è unito, che l’Ucraina sta ricevendo tutto il sostegno necessario per prevalere”. Perché, ha sottolineato Rutte, “abbiamo bisogno di una pace duratura, non di una Minsk-3”.
“Putin vuole ridefinire il diritto internazionale per legittimare l’intervento militare di alcuni Paesi nelle aree sotto la loro influenza. In questo modo, cerca di dimostrare che compiere massacri in territori sovrani altrui dovrebbe restare impunito. In sostanza, sostiene che un Paese possa invadere un altro se ciò rientra nei suoi interessi. Trovo queste idee estremamente pericolose e distruttive”, ha dichiarato al “Corriere della Sera” del 14 febbraio Mykhailo Podolyak, uno dei più noti consiglieri del presidente Zelensky, che vede il nuovo dialogo diretto tra Putin e Trump “Come una conversazione con forti componenti emotive. A prescindere da ciò che cercano di imporre, per noi resta l’interesse prioritario di porre fine alla guerra in modo equo per un lungo periodo. Ciò necessita tempo, non dobbiamo farci prendere dalla fretta”. Potrebbe Zelensky dire no a Trump? “Zelensky – ha affermato Podolyak - dice che senza di noi perderemo tutti. Certo che può dire “no” a Trump. Ci vengono costantemente fatte domande sulle nostre posizioni negoziali e cosa fare realisticamente per finire la guerra. Noi lo ripetiamo di continuo con Zelensky: è estremamente importante che i nostri partner capiscano che è impossibile fermare la Russia senza che comprenda che la vittoria militare è impossibile o addirittura stimolandola ad aggredire”. Oggi ci si può fidare di Putin? Per il consigliere di Zelensky “Assolutamente e categoricamente no. Putin non appartiene alla categoria di persone che rispettano l’impegno o la parola data. Le sue promesse sono sempre false. Vive in un mondo illusorio, condotto da parametri altri dai nostri, ha un codice culturale diverso, crede di avere il diritto di usare tecniche genocidarie per risolvere problemi di politica estera e persino di politica interna. Di Putin non ci si può fidare perché altrimenti si è visti come un avversario debole, schiacciabile, e si finisce per fare il gioco russo”. Quale compromesso territoriale è possibile? Podolyak ha le idee chiare: “La risposta non è nel compromesso territoriale, non c’è alcun compromesso in quanto tale per la Russia, non hanno iniziato la guerra per ottenere un compromesso. Dopo la prima fase dell’aggressione, dal 2014, hanno sequestrato parte del territorio e dal 2022 si sono allargati. Per la Russia questa espansione sarà eterna a meno che non vengano risolte le seguenti questioni: il territorio legalmente occupato è illegale e occorrono garanzie di sicurezza che possono impedire nuovi attacchi. Le garanzie di sicurezza non devono essere documenti legali, ma azioni concrete come basi con un gran numero di missili di una certa gittata e con obiettivi specificati sul territorio della Russia e la presenza dell’Ucraina in varie alleanze militari. Kiev deve avere la garanzia di difese militari comparabili con le risorse miliari della Russia. Putin ritiene di dover raggiungere gli obiettivi che si era prefissata prima dell’inizio della sua espansione: la distruzione totale dell’Ucraina come Stato, la ripresa del controllo sull’ex spazio sovietico, su tutti i Paesi usciti dall’URSS. La Russia non ha raggiunto questi obbiettivi e quindi considererà il compromesso come una preparazione per la prossima fase di espansione”.
19 febbraio 2025