Il segretario di Stato americano Rubio a Tel Aviv
Imperialismo Usa e nazisionisti uniti per cancellare Hamas, disarmare Hezbollah, colpire l'Iran
Via libera di Trump al genocida Netanyahu
Hamas: “i palestinesi non lasceranno la loro patria”
Nella notte del 16 febbraio, registrano le agenzia di informazione, un carico di super bombe MK-84 da 900 kg americane è stato consegnato via mare nel porto di Ashdod e trasportato su decine di camion fino alle basi aeree israeliane, in applicazione di una delle prime direttive di Trump a favore dell'alleato nazisionista. Assieme al carico di bombe arrivava in mattinata a Tel Aviv il segretario di Stato americano Marco Rubio che in maniera ancora più chiara della recente visita di Netanyahu a Washington spiegava la completa unità di vedute tra l'imperialismo americano e i nazisionisti sulla evoluzione della situazione mediorientale, cancellare Hamas, disarmare Hezbollah, colpire l'Iran; in attesa di riavviare quel percorso politico degli accordi di Abramo con il nuovo protagonista, l'Arabia saudita, ingaggiata intanto da Trump per apparecchiare la sua soluzione sulla ripresa dei contatti ufficiali con la Russia di Putin e “risolvere” la questione ucraina tagliando fuori non solo gli alleati imperialisti europei ma soprattutto il diretto interessato, il popolo ucraino e il suo presidente. Così come nella questione di Gaza e della Cisgiordania, Trump lancia soluzioni che assecondano il nazisionista Netanyahu tagliando fuori il diretto interessato, il popolo palestinese e i suoi rappresentanti.
Un mese fa l'autoproclamato candidato al Nobel per la pace Trump si autoelogiava per essere stato il protagonista decisivo all'accordo di tregua a Gaza del 19 gennaio, neanche a un mese di distanza, a fronte della denuncia di Hamas sulle palesi violazioni dell'accordo da parte sionista, intimava che tutti gli ostaggi e non solo i tre previsti dovevano essere restituiti prima di sabato 15 febbraio a mezzogiorno altrimenti “le porte dell’inferno si apriranno per Hamas”. Lo scambio è avvenuto secondo i termini concordati , senza scomodare l'inferno trumpiano, ma la vicenda dice almeno due cose: che il “negoziatore” Trump esprime soprattutto la volontà dell'imperialismo americano di tornare a dettare legge, pronto quindi a rimangiarsi all'occorrenza financo gli accordi firmati, e che Netanyahu avrà comunque il via libera a continuare il genocidio palestinese a Gaza.
Dal palco allestito Khan Yunis per la consegna dei prigionieri alla Croce ossa, Hamas rispondeva che i palestinesi non lasceranno la loro patria e tra le scritte esposte c'era in evidenza la frase “non c'è emigrazione se non verso Gerusalemme”.
Il 16 febbraio tre poliziotti palestinesi erano uccisi da un drone sionista mentre erano schierati nella zona di Al-Shouka, a est di Rafah, per supervisionare l'arrivo dei camion di aiuti provenienti dal valico di Kerem Shalom, nel sud della Striscia. Una palese violazione del cessate il fuoco, denunciava Hamas. Così come quella riportata dall’agenzia Wafa della distruzione a colpi di bombe di un bulldozer impegnato a rimuovere le macerie delle case distrutte ad al-Mughraga, nel centro dell’enclave. Due i feriti, ma anzitutto un segnale inequivocabile che i nazisionisti non vogliono la ricostruzione della case a Gaza. L’Osservatorio Euro-Mediterraneo aveva documentato, fino al 7 febbraio, l’uccisione di almeno 110 palestinesi dopo il cessate il fuoco, con una media di circa sei uccisioni al giorno e 901 palestinesi feriti, con una media di 47 al giorno. Vittime dei nazisionisti durante il periodo che dovrebbe vedere il cessate il fuoco. Da sotto le macerie sono stati recuperati 571 corpi, il numero totale delle vittime palestinesi sale così sopra i 48 mila, più altri 14 mila ancora dati per dispersi. Sempre il 16 febbraio un nuovo bombardamento sionista colpiva alcune case e uccideva una donna, in quella che secondo i portavoce militari dell'esercito aggressore sarebbe stata una base di Hezbollah, seguendo un vergognoso copione preso per buono dai paesi imperialisti che vorrebbe coprire le centinaia di violazioni dell'accordo da parte dei nazisionisti. Questo alla vigilia del ritiro, messo in dubbio da Tel Aviv, delle truppe sioniste dal sud del paese, che a dire il vero l'accordo del novembre scorso prevedeva per il 18 gennaio ma prorogato d'autorità dai nazisionisti con l'avallo Usa.
In questa situazione Rubio sbarca a Tel Aviv nella sua prima missione in Medio Oriente e recita il previsto copione imperialista: “Hamas non può continuare come forza militare o di governo. Deve essere sradicata. Fino a quando è in piedi come forza in grado di governare o usare la violenza la pace è impossibile”; ''parlando del Libano, i nostri obiettivi sono identici'' a quelli per la Striscia di Gaza ossia ''uno Stato libanese forte, in grado di affrontare e disarmare Hezbollah''; L'Iran sarebbe “la più grande forza destabilizzante della regione", poiché Teheran è "dietro ogni gruppo terroristico, ogni atto di violenza, ogni attività destabilizzante, tutto ciò che minaccia la pace e la stabilità di milioni di persone" in tutta la regione. La violenza a Gaza, in Cisgiordania, in Libano, in Siria e in Iraq "ha un tema comune: l'Iran. E questo deve essere affrontato", ha concluso il segretario di Stato americano.
Musica per le orecchie del criminale Netanyahu che definiva Trump “il più grande amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca", elogiava il piano americano di deportazione dei palestinesi da Gaza, garantiva che avrebbe fatto “il necessario per mantenere tregua in Libano”, ossia non smettere di sparare sulla popolazione che cerca di tornare alle proprie case nel sud del paese ma “disarmare Hezbollah” se non lo farà l'Esercito libanese su mandato del presidente Joseph Aoun e del neopremier Nawaf Salam ai quali hanno già imposto il divieto di atterraggio di aerei civili e cargo iraniani a Beirut. Intanto i nazisionisti continuano l'opera di pulizia etnica in Cisgiordania con oltre 44 mila palestinesi cacciati dai campi profughi di Jenin, Tulkarem e Tubas e una ventina di comunità rurali cacciate dalle bande di coloni, protetti dai soldati, fra le quali quelle sud di Hebron e sulle pendici orientali della Valle del Giordano centrale. Un altro passo in avanti nel piano delineato nel 2018 dalla Knesset che approvava a stragrande maggioranza la Legge sullo Stato-Nazione, dello Stato ebraico tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, cancellando il diritto all'autodeterminazione palestinese.
Questa la parte dell'ordinaria amministrazione criminale e genocida dei nazisionisti nei territori palestinesi. Nel “nuovo Medioriente” immaginato da Netanyahu c'è anche il capitolo del ridimensionamento dell'Iran, condiviso con Trump: "Israele e America sono spalla a spalla nel contrastare la minaccia dell'Iran. Siamo d'accordo che agli ayatollah non deve essere permesso di avere armi nucleari. Siamo anche d'accordo che l'aggressione dell'Iran nella regione deve essere ritirata”, “negli ultimi 16 mesi Israele ha inferto un colpo duro all'Iran per il suo ricorso al terrorismo. Sotto la guida forte del Presidente Donald Trump e con il vostro sostegno incrollabile, non ho dubbi che possiamo portare a termine il lavoro, che finiremo il lavoro".
19 febbraio 2025