Sempre più a rischio la sua integrità territoriale
Iniziato a Riad il negoziato tra Usa e Russia alle spalle dell’Ucraina
Il delegato degli USA incontra Zelensky a Kiev. Le posizioni filoputiniane e filotrumpiane di Salvini e Conte. Vomitevole campagna di Travaglio e del “Fatto” contro Zelensky e la Resistenza ucraina
Zelensky: “Non rinunceremo mai e poi mai ai nostri territori temporaneamente occupati dalla Russia come parte della Federazione”

Gli Stati Uniti del fascioimperialista Trump hanno gettato la maschera sull’Ucraina e in poche settimane hanno richiesto le terre rare di quel Paese come compensazione degli aiuti forniti finora dalla precedente amministrazione Biden, hanno attaccato e denigrato Zelensky e la Resistenza ucraina, si sono seduti al tavolo con i nazizaristi russi dopo la conversazione telefonica del 12 febbraio con il nuovo zar del Cremlino e criminale di guerra Putin per accordarsi sull’inizio immediato dei negoziati per la pace in Ucraina, tanto ventilata e sbandierata da Trump prima e dopo la sua elezione alla Casa Bianca, escludendo i rappresentanti del governo di Kiev, per iniziare a mettere i primi puntelli a una pace ingiusta e umiliante.
Dopo il vertice saudita a Riad del 18 febbraio dove il segretario di Stato USA Marco Rubio ha incontrato il ministro degli Esteri russo Lavrov e l’assistente del Cremlino Yuri Ushakov insieme al consigliere per la sicurezza USA Michael Waltz e l’inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff, soddisfatti gli americani, soddisfatti i russi, per aver posto le basi di un piano in tre fasi: cessate il fuoco, elezioni, accordo di pace. I rappresentanti delle due superpotenze imperialiste hanno concordato di istituire un “meccanismo di consultazione” per appianare le divergenze tra Mosca e Washington e di nominare dei negoziatori per mettere fine alla guerra in Ucraina. Alla fine dell’incontro Rubio ha detto che Washington vuole una fine “giusta e duratura” della guerra, che aprirebbe “straordinarie opportunità” di partenariato tra Stati Uniti e Russia, aggiungendo che tutte le parti coinvolte dovranno essere presenti al tavolo dei negoziati, compresa l’Unione europea, che “avendo adottato delle sanzioni contro la Russia dovrà partecipare ai negoziati a un certo punto”. Secondo Putin “La Russia ha fatto il primo passo per riprendere la collaborazione con gli Stati Uniti in una serie di aree di reciproco interesse, tra cui il Medio Oriente” e “l’isteria” dell’Ucraina per non essere stata invitata al tavolo negoziale tra Russia e USA è “inappropriata”.
Contrari giustamente gli ucraini. Per Zelensky “Gli americani non ci hanno invitato, quindi un incontro con loro non è possibile, se vogliono possono venire in Ucraina”; “Non abbiamo alcuna prospettiva su quali interessi ucraini vogliono scambiare”. “Non riconosceremo nessun accordo su di noi senza di noi” ha detto il presidente ucraino. “Non accetterò mai alcuna decisione tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina. Mai… Non c’è nessun leader al mondo che possa davvero fare un accordo con Putin senza di noi su di noi”. E “Giudizialmente, non riconosceremo gli standard di tutti gli altri, è fuori dalla nostra Costituzione riconoscere il nostro territorio occupato come il territorio della Russia. Non lo faremo mai, non ne parleremo mai”. “Non accetteremo alcun negoziato senza di noi”, ha affermato ancora mentre si trovava in visita alla centrale nucleare di Khmelnytskyi (nella zona occidentale del paese). “Voglio essere chiaro con i nostri partner – ha aggiunto -: siamo una nazione indipendente e nessun accordo può essere portato avanti sulla
nostra testa”.
Il giorno dopo Trump ha rincarato la dose offendendo pesantemente Zelensky sulla piattaforma Truth Social: è un “comico mediocre”, “un dittatore mai eletto” la cui popolarità è al 4%, che è riuscito ad ottenere centinaia di miliardi dagli Stati Uniti per “una guerra che non avrebbe mai vinto. Gli Stati Uniti hanno speso 200 miliardi di dollari in più dell’Europa, e i soldi dell’Europa sono garantiti, mentre noi non riceveremo nulla in cambio”. Accuse riprese dal suo delfino, il fasciomagnate Elon Musk, che ha affermato che “Il presidente Trump ha ragione a ignorarlo e risolvere per la pace indipendentemente dalla disgustosa e massiccia macchina dell’innesto che si nutre dei cadaveri dei soldati ucraini”.
Pronta la risposta del presidente ucraino: Trump “Vive in una bolla di disinformazione russa” e “Gli Usa hanno aiutato Putin a rompere anni di isolamento occidentale”. Il 23 febbraio durante un forum a Kiev Zelensky è tornato sull’argomento dicendosi pronto a dimettersi da presidente se questo significa “pace per l’Ucraina”. “Mi sto concentrando sulla sicurezza oggi e non tra 20 anni. Non ho intenzione di essere al potere per 10 anni” ha aggiunto il presidente ucraino, ribadendo che in Ucraina non si terranno elezioni fino a quando la guerra non sarà finita, in linea con la legge marziale, poiché la Russia bombarda costantemente il paese e occupa un quinto del suo territorio. “Ma perché dovrei sentirmi offeso? Solo un vero dittatore potrebbe essere insultato dal termine ‘dittatore’ “ ha aggiunto Zelensky in conferenza stampa sempre il 23 febbraio. “Cosa possiamo fare? Dovremo solo convivere con gli Stati Uniti in qualche modo. Sono un presidente legittimamente eletto che non è salito al potere con la forza. Sono stato eletto con il 73% dei voti. Per inciso, i parlamentari che si sono insediati contemporaneamente non sono stati nominati da nessuno; il popolo ucraino ha eletto il parlamento. Dopo che la legge marziale sarà revocata, ci saranno elezioni e il popolo farà la sua scelta”.
“L’Ucraina non è in vendita” aveva aggiunto il presidente ucraino dopo essersi rifiutato di firmare l’accordo proposto dagli Stati Uniti sulle risorse minerarie del Paese. “Difendo l’Ucraina, non posso vendere il nostro Paese. Questo è tutto”. Sempre dal forum di Kiev Zelensky ha chiarito ancora meglio la questione ribadendo che non firmerà un accordo sulle risorse naturali che “sarà pagato da 10 generazioni di ucraini”. Respingendo la richiesta degli USA di un fondo da 500 miliardi di dollari da finanziare con le entrate delle risorse naturali ucraine, ha sottolineato che “gli aiuti degli Stati Uniti non sono debiti” e che non riconoscerà una somma così grande dal momento che supera di gran lunga i 100 miliardi di dollari inviati da Washington.
Dall’Europa è stato il cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz il primo e più risoluto a respingere categoricamente le parole del presidente degli Stati Uniti Donald Trump: “È semplicemente sbagliato e pericoloso negare al presidente Zelensky la legittimità democratica”, ha detto Scholz allo “Spiegel”. “La verità è che Volodymyr Zelensky è il capo di Stato eletto dell’Ucraina. Il fatto che elezioni ordinarie non possano essere tenute nel bel mezzo della guerra è in linea con i requisiti della costituzione ucraina e delle leggi elettorali. Nessuno dovrebbe affermare il contrario. L’Ucraina si sta difendendo da una spietata guerra di aggressione russa da quasi tre anni. Giorno dopo giorno”. Anche la responsabile della politica estera UE Kaja Kallas, ha parlato di tempistica sbagliata per fare concessioni a Putin, ammonendo che ogni accordo affrettato con Mosca sarebbe un “affare sporco” e comunque “non una buona tattica”. Incontrando il responsabile della difesa di Kiev Umerov a margine del vertice dei ministri della difesa NATO a Bruxelles, Kallas ha sottolineato che “gli ucraini sono fermi” e “non rinunceranno alla loro libertà e al loro territorio”. Ancora di più, “se l’Ucraina decide di resistere, noi individueremo nuove iniziative per aiutarla”, perché “i principi per cui si batte l’Europa non sono cambiati e nemmeno i principi per cui l’Ucraina sta combattendo”.
Dalla Cina il giornale “Global Times”, inserto internazionale del “Quotidiano del popolo” parla di “trappola americana all’Ucraina”, in cui “pasti gratis non esistono e il conto dell’Europa è salato”. Si accusano gli Stati uniti di aver prima “istigato la crisi gettando benzina sul fuoco” e poi per averla “sfruttata a proprio vantaggio”, facendo combattere gli ucraini salvo poi abbandonarli. Non a caso sui media statali si parla di “ritiro americano” dal conflitto.
Il 20 febbraio intanto il presidente ucraino Zelensky ha ricevuto nel suo ufficio a Kiev Keith Kellogg, l’inviato personale di Trump. Un colloquio tenuto sottotono: niente conferenze stampa o dichiarazioni su richiesta americana, a malapena un breve video e qualche foto della loro stretta di mano. Zelensky ha parlato di “buone discussioni sulla situazione militare, sui nostri prigionieri e le garanzia di sicurezza”. “Con il generale Kellogg, abbiamo discusso della situazione in prima linea, della necessità di liberare tutti i nostri prigionieri detenuti in Russia e la necessità di un sistema affidabile e chiaro di garanzie di sicurezza – uno che garantisca che questa guerra non tornerà mai più e che i russi non distruggeranno mai più vite. Abbiamo tutti bisogno di pace: Ucraina, Europa, America, tutti nel mondo”. Da Washington hanno fatto capire che la questione delle “terre rare” non è affatto superata. “L’Ucraina deve abbassare i toni”, ha dichiarato il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz a Fox News, invitando Zelensky a “esaminare attentamente la situazione” e “firmare l’accordo” sui minerali strategici proposto dalla nuova amministrazione USA. A Kellogg è giunta la richiesta ucraina di diminuire le pretese americane e soprattutto che la concessione della partecipazione delle imprese USA nello sfruttamento delle terre rare nazionali non sia soltanto concepita come un pagamento per gli aiuti già concessi dall’inizio della guerra.
La vicenda ha suscitato forti reazioni anche nel nostro Paese. Filoputiniane e filotrumpiane le posizioni di Salvini e Conte. Alla tradizionale festa della Lega di Palazzago, a due passi da Pontida, il 21 febbraio il vicepremier fascioleghista ha affermato che “Zelensky si dovrebbe sedere al tavolo con Putin e chiudere con la guerra, quando ci sono in ballo migliaia di vite non si può essere permalosi e offendersi. Putin ha l’autorevolezza di mettersi a un tavolo con Trump e con Zelensky, io sarei solo contento ci fosse anche l’Unione europea”, ribadendo "il pieno sostegno all'impegno" di Trump "per la fine dei conflitti" e di avere "enorme stima di Trump che sta facendo in poche settimane più di Biden in quattro anni, nell'interesse di tutti, a partire dall'Occidente, e quindi anche nostro". Il giudizio di Salvini è allineato a quello di Giuseppe Conte. Il leader del M5s ha dichiarato: "Trump con ruvidezza smaschera tutta la propaganda bellicista dell'Occidente sull'Ucraina e dice una verità che noi del Movimento 5 stelle stiamo dicendo da tre anni, insieme a tutti gli esperti militari, ossia che battere militarmente la Russia era irrealistico. È una verità che pesa come un macigno sulla premier Meloni, che poteva ritagliare per l'Italia un ruolo da protagonista nel negoziato e invece ci ha portato a questo fallimento pur di compiacere le cancellerie internazionali. Io al posto della premier Meloni, di fronte a questa vergogna, a questo fallimento, mi dimetterei". Parole tanto inammissibili quanto criminali, sia quelle di Trump, che di Salvini e Conte, che hanno mandato in sollucchero l'imbroglione Marco Travaglio e il suo quotidiano putiniano, già arruolatisi nell’esercito fascioimperialista neotrumpiano. Senza nessuna remora costui ha inanellato articoli pressoché quotidiani in osanna di Putin e Trump e contro Zelensky e la Resistenza ucraina. Se il 19 febbraio in “Riflessi prontissimi” è partito suonando la grancassa dei contestatori putiniani del presidente della Repubblica Mattarella, che giustamente aveva paragonato l'odierna aggressione russa all'Ucraina a quelle del Terzo Reich nazista, scatenando la sua ira inconsulta contro quell'equazione Hitler- Putin, vero nervo scoperto per il nuovo zar del Cremlino, il 20 febbraio nel pezzo “Atlantisti antiamericani” il direttore de “il Fatto” scrive che “In questi tre anni, l’UE aveva due opzioni: vincere la guerra o preparare la pace. Invece la guerra l’ha persa e la pace non l’ha preparata. E ora dà la colpa a Trump, arrivato a cose fatte a gestire la sconfitta di chi c’era prima, come già nel 2017 in Afghanistan, cercando di convincere chi la guerra la sta vincendo a fermarsi prima che la stravinca. Ma Zelensky, che aveva alzato bandiera bianca dando per perse quattro regioni e implorando Putin di sedersi al tavolo, ha di nuovo cambiato idea (o qualcuno gliela ha fatta cambiare) ed è tornato in modalità ‘piano della vittoria’: non cederà nulla di ciò che ha perso, anzi detta condizioni a chi ha vinto”. Che tracotanza, superbia e infame non rispetto del popolo ucraino, dei suoi morti e distruzioni arrecati dalla criminale aggressione nazizarista russa.
Il giorno dopo ne “L’angolo del buonumore” Travaglio dal suo piedistallo ha sentenziato che “Si pensava che i trombettieri della vittoria ucraina e della sconfitta russa, dopo tre anni di minchiate sfuse, si prendessero una pausa per far riposare le lingue in attesa di qualcun altro da leccare. Invece restano in cattedra a spiegarci come va il mondo, visto che finora l’hanno capito così bene. Non avendo una faccia perché l’hanno persa più volte, si inerpicano sugli specchi della logica con grave sprezzo del ridicolo per sostenere le tesi più ardite. Tipo che il presidente USA è putiniano (mancava solo lui nella lista): “Trump marionetta di Putin (Domani), “Vicinanza ideologica” (Repubblica), “Donald e Vladimir, una voce sola” (Giornale), “Trump fa Putin Great Again (Foglio), “Compagni di merende” (Riformista).
Anche quando cerca di apparire imparziale e di spacciarsi per un coerente pacifista dileggia velenosamente il presidente ucraino nell'editoriale del 23 febbraio titolato “Difendiamo Zelensky” presentandolo come un “poveretto che se le è bevute tutte”. Non senza aver prima elencato le accuse che da sempre gli muovono i putiniani, Travaglio scrive: «“Comico scadente e dittatore senza elezioni”, “Ha fatto sparire metà dei fondi”, “Leviamogli la paghetta”, “La guerra è colpa sua”, “Ai negoziati non serve perché non sa trattare”, “Si nutre dei cadaveri dei suoi soldati”, “Esiliamolo in Francia”. L’avevamo previsto dal primo giorno: il sostegno a Zelensky sarebbe finito allo scadere degli sporchi interessi USA, poi sarebbe toccato a noi “pacifinti putiniani” difendere il presidente ucraino scaricato da tutti. Ora – basta leggere quel che dicono Trump, Musk&c. e non dicono più i nani europei – il momento è arrivato. Quindi lo diciamo papale papale: Zelensky non è il primo, ma l’ultimo colpevole di questa guerra insensata che non doveva iniziare e poteva finire due mesi dopo l’invasione russa a condizioni molto più vantaggiose per Kiev di quelle che subirà ora».
A riconferma di quanto i putiniani e trumpiani nostrani esaltino Conte, “Il Fatto” e Travaglio non ci è sfuggita l’intervista del prezzolato putiniano Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini e figura centrale del “caso Metropol”, l’inchiesta del 2019 per una compravendita di petrolio russo finalizzata a ottenere 60 milioni di euro per la Lega, intervista rilasciata alla “Stampa” e pubblicata il 20 febbraio, nella quale si legge: “Sentire da Donald Trump tutto ciò che io dico da anni è una bella soddisfazione. Goodbye fossile UE. Trump e Musk stanno demolendo l'ordine mondiale per fondarne uno nuovo, multipolare… Sì, perché anche nel suo primo mandato Trump aveva fatto capire di non considerare la Russia un nemico. Negli Stati Uniti il vero problema si chiama Cina, non Russia. La Casa Bianca sta scoperchiando un verminaio. Intendo il verminaio di interessi che non hanno nulla a che fare con la salvezza del popolo ucraino. Stanno venendo a galla tutte le magagne dell'amministrazione Biden, tutti gli interessi economici sull'Ucraina, interessi che riguardano anche gli alleati europei… Conte ha dei consiglieri intelligenti. Io credo che fra questi ci sia anche il direttore de Il Fatto Quotidiano, che io leggo sempre con molta attenzione e con il quale sulle tematiche internazionali concordo al 100%. Dopodiché credo che dopo questi anni tutti i partiti dovrebbero farsi un bell'esame di coscienza”. Più chiaro di così.

26 febbraio 2025