Intervento di Enrico Chiavacci all’Assemblea Fisac Cgil della Toscana
Privilegiare la lotta di classe e di piazza contro le politiche del governo neofascista Meloni
Intanto, muoviamoci unitariamente per far vincere i Sì ai referendum

Pubblichiamo il testo dell’intervento pronunciato il 21 febbraio dal compagno Enrico Chiavacci, membro RSA per la FISAC CGIL in BCC Pontassieve, Coordinatore per la FISAC Toscana delle BCC, e membro delle Assemblee Generali FISAC nazionale, regionale toscana e provinciale Firenze, all’Assemblea della Fisac Cgil che si è svolta all'Assemblea regionale FISAC del 21 febbraio che si è svolta presso l'auditorium "Fuligno" a Firenze.
Lo stesso testo è altresì pronto per essere letto da Chiavacci all'Assemblea delle Assemblee provinciali fiorentine di tutte le categorie che si svolgerà il 27 febbraio prossimo presso il teatro Aurora a Scandicci.
 
La settimana scorsa a Bologna è stata aperta di fatto la campagna referendaria per i 5 quesiti (4 promossi dalla CGIL) che saranno votati presumibilmente nella primavera che è alle porte. Personalmente - e conformemente al voto espresso dall'area della quale faccio parte in Assemblea generale della CGIL - credo che avremmo dovuto perseguire gli stessi obiettivi con gli strumenti propri del movimento operaio e dei lavoratori del nostro Paese, e quindi con la lotta di classe e di piazza. Vale lo stesso per il contrasto all'autonomia differenziata e al premierato, cavalli di battaglia del governo Meloni.
Tuttavia adesso la consultazione è un dato di fatto e quindi dobbiamo muoverci unitariamente e con tutte le nostre forze affinché i Sì, che migliorano nei fatti le condizioni attuali dei temi che trattano, escano vincitori. Non dobbiamo pensare, oggi, se raggiungeremo oppure no il quorum, e neppure se l'eventuale vittoria non rischi di essere accantonata come lo fu lo storico referendum per la ripubblicizzazione dell'acqua, stravinto ma poi inapplicato da ogni governo di diversa natura che si è succeduto nel frattempo.
Tenteremo tutti di mettere su i comitati aziendali, ma credo fortemente che siano di gran lunga più importanti quelli territoriali o cittadini, dove cercheremo di coinvolgere altre associazioni ed altri organismi, e dove sarà possibile andare “oltre i social” poiché, per poter dire che ce l'abbiamo messa tutta, stavolta bisogna “muoversi” e andare nelle piazze a parlare con la popolazione.
Condivido in pieno le riflessioni di Landini quando dice di non temere le proiezioni dell'elevato astensionismo elettorale di carattere politico; il referendum è uno strumento diretto, col quale non si firmano affatto deleghe in bianco che spesso vengono tradite soprattutto a sinistra, ma si dà il proprio contributo par cambiare una determinata questione. Anche gli astensionisti “di sinistra” quindi, per intendersi quelli che cioè non si sentono rappresentati da questo cartello di partiti della “sinistra” istituzionale ma in realtà liberisti e borghesi da cima in fondo, potrebbero votare i quesiti referendari.
Dopo arriverà il tempo dell'analisi al nostro interno: noi che guardiamo l'organizzazione da sinistra abbiamo la nostra, chi la guarda da destra avrà la propria. Certamente quest'ultima componente avrà apprezzato lo slogan della campagna referendaria “Il voto è la nostra rivolta” la dice lunga, e rimette nella fondina espressioni tipo “sindacato di strada” ed ancor più “rivolta sociale”.
Nell'Assemblea nazionale della CISL dell'11 febbraio scorso è stata resa pubblica l'alleanza tra il secondo sindacato italiano per numero di iscritti e la destra neofascista ora al governo, nel nome del corporativismo. Una kermesse da far invidia all'UGL, il sindacato di FDI. I nemici comuni di entrambi (CISL e Melon)i sono stati la UIL e la CGIL in particolare, attaccati da destra con particolare veemenza, anche se in ultima analisi l'attacco è stato indirizzato alla lotta di classe in generale, che vorrebbero sostituire con il “Rinascimento partecipativo” e la “coesione sociale”.
Allora, se questo elemento (la “partecipazione”) è così importante per un governo neofascista come questo, possiamo dire oggi che l'apertura della CGIL - ed anche della FISAC nei CCNL che ha trattato - allo sdoganamento di questa “partecipazione” tutta da declinare, è stato un errore? Per me lo si può riconoscere in maniera notevole.
Oggi più che mai è necessario smascherare la CISL quando ne abbiamo la possibilità, anziché tacere o buttare giù qualsiasi accordo anche insoddisfacente nel nome di una ormai inesistente “unità confederale”.
Chiudo apprezzando lo sgomento con il quale molti compagni e compagne hanno commentato la presenza di Meloni alla kermesse CISL. Lo condivido in pieno. E mi piacerebbe ogni tanto ascoltare qualche autocritica da coloro che hanno difeso a spada tratta Landini e l'esecutivo CGIL che a sua volta invitò Meloni allo scorso Congresso nazionale a Rimini quando solo 23 tra compagne e compagni dell'area di minoranza “Le radici del sindacato”, l'attesero con uno striscione intonando Bella Ciao e salvando secondo me la faccia di tutta l'organizzazione.
Certi errori non possiamo permetterceli.
Sul “Giorno del ricordo” esprimo rammarico per aver visto ovunque la CGIL quasi immobile. La celebrazione di quest'anno - e c'era da aspettarselo - ha rappresentato un nuovo salto di qualità a destra, perché mai si era arrivati ad una diretta televisiva dal Quirinale. Nel suo discorso di Mattarella ha minimizzato le responsabilità centrali del fascismo coloniale limitandole “alla politica segregazionista” dell'Italia fascista di quegli anni, e dedicando a questo argomento soltanto 2 righe delle 5 pagine del suo discorso.
Non è una sorpresa per me l'atteggiamento né del capo dello Stato né quello delle forze istituzionali che si definiscono antifasciste poiché esse non hanno mai reagito in maniera adeguata all'operazione di estrema destra nonostante dal punto di vista storico vi fossero tutte le possibili argomentazioni per osteggiare questa narrazione, il che dimostra un evidente accordo, magari tacito ma fattivo, tra la destra e la “sinistra” parlamentare contro il nemico comune, che non è il fascismo, bensì il comunismo che spazzerebbe via tutti i loro privilegi.
Ad oggi il processo di sdoganamento dell'estrema destra neofascista, epurata da ogni responsabilità storica delle azioni del fascismo è completato, ed è per questo che si picchia sempre più duro sull'anticomunismo, il passo successivo, anche con la complicità di Bruxelles in prima linea in questo processo. In Italia su questo argomento non si è mai fatto ricorso a fonti storiche, mentre si prendono per buoni e attendibili documenti prodotti dai servizi segreti italiani, addirittura della X Mas e della Germania hitleriana. Oltre alla destra propriamente detta, Renzi ad esempio ha abbracciato e rilanciato questa tesi che ha il suo fulcro nella “pulizia etnica” che non vi fu mai. Basta andare in Istria e parlare con le numerose comunità italiane che ancora sono presenti, quella di Valle per fare un esempio che ben conosco.
Voglio ricordare la chiusura di Tajani nel suo intervento da presidente del parlamento europeo del 2019 a Basovizza quando inneggiò “Viva Istria e Dalmazia italiane!”, di enorme gravità politica. Sarebbe come se un esponente dell'ultradestra tedesca si mettesse a rivendicare i territori persi dalla Germania dopo la Seconda guerra mondiale ad esempio la Pomerania Orientale, ora territorio polacco.
Oggi l'unico negazionismo esistente è quello che ignora le responsabilità del fascismo che attaccò senza neanche dichiarare guerra l'allora Regno di Jugoslavia; la stessa negazione che rientra nella favola del “colonialismo buono” dell'Italia fascista e che cancella al pari dei fatti d'Istria e Dalmazia, anche le armi chimiche utilizzate da Badoglio e Graziani in Etiopia, le impiccagioni e i campi di concentramento in Libia e l'aggressione all'URSS assieme alle truppe hitleriane.
Per me il “Giorno del ricordo” va abolito perché è l'origine di tutto il resto, museo delle foibe di Roma, Magazzino 18 a Trieste, Basovizza, ma anche due film antistorici come “Foibe Rosse” e “Red Land”, tutti strumenti dall'egida istituzionale che servono a trasmettere questa narrazione revisionista e anticomunista (e ricordiamo le origini della CGIL!) a migliaia di studenti e di studentesse.
Credo che gli autentici antifascisti devono rimboccarsi le maniche e contrastare con tutti i mezzi possibili questa operazione bipartisan, ANPI inclusa. Dopo i “carnefici titini” infatti, il prossimo obiettivo non potranno che essere i nostri partigiani e le nostre partigiane messi già all'indice dalla destra mediatica e di regime ogni volta che li si ritiene, ad esempio, responsabili delle rappresaglie naziste. La frase del camerata La Russa sulle fosse Ardeatine ne è un fulgido esempio.
Concludendo, io sono l'unico esponente dell'area “Le radici del sindacato” di questa Assemblea, e non mi sembra proficuo presentare ODG per farmeli bocciare solo per mettere una bandierina; spero però che su questo tema (come su altri - e penso al DDL Sicurezza ex 1660) una quadra per esprimersi congiuntamente in merito, essendo anche di stimolo ad altre strutture, la si possa trovare.
Buon lavoro a tutte e a tutti.
Viva la CGIL e viva l'antifascismo!

26 febbraio 2025