Lo rileva Assium sui dati di Arera
+80% le tariffe elettriche senza mercato tutelato
Ma il governo Meloni non interviene
Una delle voci che più incide sugli stipendi di lavoratori e pensionati è certamente quella delle bollette di luce e gas. Secondo i dati di Arera (Autorità Regolazione Energia Reti e Ambienti) una famiglia di 4 persone che abita in una casa di circa 100 metri quadri e utilizza regolarmente il gas per il riscaldamento, l'acqua calda e cucinare, spenderà in un anno all'incirca 1.450 euro. Per l'energia elettrica la spesa non è molto dissimile: per la stessa tipologia di abitazione e di famiglia, si va intorno ai 1.150 euro all'anno.
Si tratta ovviamente di un esempio, poi ci sono le variabili e sono molte, vanno dal numero di persone, al tipo di abitazione, la zona climatica, la classe energetica, ma se si escludono i piccoli appartamenti e le persone che vivono da sole, difficilmente si scende sotto i 200 euro mensili per le sole spese di gas e luce, con forti picchi nei mesi invernali. Un vero e proprio salasso per milioni di persone che percepiscono salari e pensioni che a malapena gli permettono di arrivare alla fine del mese, ma che comunque non rientrano nelle famiglie considerate vulnerabili che, in numero minore, rimangono nel mercato tutelato.
Negli ultimi anni il costo dell'energia si è innalzato in maniera repentina, in particolare dopo l'aggressione della Russi all'Ucraina. Le tensioni internazionali e sopratutto le speculazioni di borsa e di chi gestisce la distribuzione, hanno causato l'aumento esponenziale delle bollette del gas, che hanno trascinato anche quelle dell'energia elettrica. A questo si deve aggiungere la cessazione del mercato tutelato, terminato per il gas a fine 2023 e per la luce a luglio 2024, che garantiva tariffe stabili e regolamentate. Questo, come detto, non è scomparso del tutto, ma non rappresenta più una scelta del consumatore come avveniva in precedenza, ma un trattamento riservato solamente alle famiglie considerate economicamente svantaggiate.
A gennaio 2024 più di 4,4 milioni di famiglie non vulnerabili rientravano nel mercato tutelato dell'energia elettrica. A partire da luglio chi non ha scelto autonomamente un nuovo operatore sul mercato, è migrato automaticamente nel Servizio a Tutele Graduali, un servizio temporaneo creato per accompagnare i consumatori nella transizione verso il mercato libero, che oggi conta poco più di 3,2 milioni di utenti non vulnerabili. Questo significa che in un anno ben 1.230.974 famiglie hanno abbandonato i regimi gestiti da Arera. Lo rileva Assium, associazione di Manager delle Utenze, professionisti che propongono offerte nel settore.
Questa migrazione di massa al mercato libero, sebbene presentato come un'opportunità per beneficiare di offerte personalizzate e più competitive, ha spesso portato a costi maggiori. L'ultimo monitoraggio realizzato da Arera attesta infatti come a fine 2024 i clienti del Servizio a Tutele Graduali hanno pagato l'elettricità 0,20 euro al kWh, quelli del mercato tutelato 0,25 euro al kWh, mentre la tariffa media pagata per le offerte effettivamente scelte dai consumatori sul mercato libero si è attestata a 0,35 euro al kWh. Questo significa che chi è passato al mercato libero ha pagato per la luce tariffe in media più alte dell'80% rispetto al Servizio a Tutele Graduali se ha scelto un contratto a prezzo variabile (e del +44% rispetto al mercato tutelato) e del 75% se ha optato per il prezzo fisso (+40% su mercato tutelato).
Tradotto in soldoni significa che le sole bollette della luce in un anno aumenteranno mediamente dai 300 ai 500 euro, a seconda del tipo di contratto. Aumenti che hanno provocato le proteste delle associazioni dei consumatori, anche perché l'energia elettrica non dovrebbe essere influenzata dai problemi di approvvigionamento come il gas, ma i gestori e il governo si giustificano con il fatto che molte centrali elettriche italiane utilizzano il gas per produrre energia. Questo è vero solo in parte, inoltre una notevole quota viene importata dalle centrali elettriche nucleari di Francia e Svizzera.
Gli esponenti dell'attuale compagine governativa, che in campagna elettorale promettevano meno accise, prezzi sotto controllo, bollette più basse, (tutte promesse che non hanno mantenuto) adesso prendono tempo, ma finora non hanno mosso un dito. Il governo neofascista della Meloni ha messo il tema all'ordine del giorno il per il prossimo Consiglio dei Ministri. Oltre alle proteste dei consumatori e dei sindacati, il governo deve rispondere alla pressioni sempre più forti degli industriali, preoccupati per le mega bollette che pagano le loro aziende, in un momento in cui la produzione riporta il segno meno da 23 mesi.
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica,Gilberto Pichetto Fratin, intervistato dalla Stampa
, dava per certo che il consiglio dei ministri del 18 febbraio avrebbe varato il decreto con le annunciate misure del governo contro il caro bollette. Ma tutto è stato rimandato, anche perché il Ministro dell'economia, il leghista Giorgetti tiene il freno tirato, dicendo che non sa dove reperire le risorse. Ma la storiella che “non ci sono risorse” non regge più. Certo, fare condoni e flat tax
comporta meno entrate per le finanze pubbliche, e in ogni caso i soldi si trovano e alla svelta quando c'è da finanziare la spesa militare o dare sussidi ai padroni.
26 febbraio 2025