Elezioni in Germania
I democristiani Cdu battono i neonazisti in crescita
Crollano i socialdemocratici di Scholtz per aver abbandonato gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari. Il 17% dell'elettorato diserta le urne
Trattative per la grande coalizione Cdu-Spd
Le elezioni federali in Germania del 23 febbraio per il rinnovo del Bundestag, il parlamento del paese, anticipate rispetto alla sua naturale scadenza di fine anno a causa della pesante crisi economica in corso nel paese, hanno visto l’affermazione dei democristiani della CDU/CSU, una coalizione composta dall’Unione Cristiano-Democratica di Germania e dall’Unione Cristiano-Sociale in Baviera, che con il 28,6% sui voti validi, 208 seggi (164+44), ha ottenuto la maggioranza relativa. Seppure con numeri al di sotto delle aspettative il capitalismo tedesco ha puntato ancora sui suoi classici rappresentanti istituzionali per superare la crisi economica e politica e rilanciare l’imperialismo tedesco in Europa e nel mondo, preferendo i democristiani ai neonazisti di Alternativa per la Germania (AFD) in crescita. Quest’ultimi capitalizzando al massimo il populismo e il sovranismo, agitando tematiche di forte impatto come immigrazione e sicurezza e marciando su un forte sentimento di insoddisfazione e abbandono generale delle masse popolari da parte della politica borghese nazionale, soprattutto nell’Est del paese, e non per l’ultimo sfruttando al massimo la cassa di risonanza offerta dal fasciomiliardario Elon Musk portavoce all’estero dell’internazionale neofascista di Trump, hanno raccolto il 20,8% raddoppiando i consensi del 2021 e ben 152 seggi.
Dall’altra parte si è assistito al crollo del Partito socialdemocratico di Scholz che con il 16,4% e 120 seggi perde ben 4 milioni di voti, registrando uno dei peggiori risultati elettorali della sua storia. L’SPD ha pagato l’abbandono degli interessi dei lavoratori e delle masse popolari, i cui interessi sono stati sacrificati sull’altare del neoliberismo dell’UE e del capitalismo tedesco alle prese con la crisi generale e in particolare del settore automobilistico, gruppo Volkswagen su tutti. La stentata tenuta dei Verdi, 11% e meno 3%, stabilizzatisi a 85 seggi e il crollo del Partito Liberale Democratico che ha perso tutti i suoi 92 seggi precedenti hanno cancellato la coalizione di governo in carica. Il crollo della compagine di Scholz ha favorito l’affermazione dei revisionisti della Linke, saliti quasi all’8% e 64 seggi, permettendogli di diventare il partito più votato tra i giovani con età tra i 18 e i 24 anni con il 26% dei voti, ed in particolar modo tra le giovani donne (34%), mentre non ha superato la soglia di sbarramento del 5% la sua ala rossobruna fuoriuscita del Bundnis Sahra Wagenknecht, un’accozzaglia di putiniani, razzisti, xenofobi e sovranisti emuli di Rizzo e Vannacci nel nostro Paese.
Nonostante la più alta affluenza al voto dalla riunificazione della grande Germania del 1990 ben il 17% dell’elettorato ha disertato le urne. Una moltitudine di persone importante che non è capitolata al bombardamento mediatico che ha mobilitato milioni di persone a recarsi alle urne per frenare l’ascesa della destra neonazista.
La Grande coalizione fra conservatori del candidato premier Friedrich Merz e i socialdemocratici tedeschi sembra al momento l’unica strada possibile. La fuoriuscita dal parlamento dei liberali di Christian Lindner e del BSW di Sahra Wagenknecht, consentono di avere i numeri per formare un governo a due, dal momento che i voti dei due partiti saranno distribuiti fra gli altri.
5 marzo 2025