Giornata Internazionale delle Donne 2025
L’8 Marzo marciamo assieme contro il regime capitalista neofascista, presidenzialista, federalista, interventista, antifemminile di Meloni
di Monica Martenghi*
Anche quest'anno l'8 Marzo cade in pieno regime capitalista neofascista di Meloni. È impossibile celebrare degnamente e con spirito militante la gloriosa giornata internazionale delle donne se si ignora o si prescinde da questa realtà storica e politica: in Italia è stato instaurata una dittatura neofascista di stampo mussoliniano, seppure sotto nuove forme e nuovi vessilli e Giorgia Meloni ne è la ducessa.
Il governo della ducessa Meloni
Fin da subito il Comitato centrale del PMLI, col documento del 25 ottobre 2022, ha inquadrato e denunciato con forza e fermezza la natura neofascista del governo Meloni. Questo governo, si legge nel documento, “conclude la marcia su Roma elettorale iniziata dal Movimento sociale italiano (MSI) fondato il 26 dicembre 1946 dal fucilatore dei partigiani Giorgio Almirante. La marcia insurrezionale di Mussolini del 28 ottobre 1922 fu premiata dal re Vittorio Emanuele III. Quella elettorale non è stata ostacolata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal premier uscente Mario Draghi, che anzi hanno protetto, consigliato e aiutato la Meloni. In entrambe le marce i partiti della “sinistra” borghese hanno fatto sostanzialmente da spettatori. Molte chiacchiere e niente fatti. E così sono saliti al potere ieri i fascisti e oggi in neofascisti. Cosicché il regime capitalista neofascista ha ora i suoi amministratori ideali”.
Sono passati quasi due anni e mezzo dall’insediamento del governo Meloni e le leggi e gli atti politici che ha prodotto in politica interna e internazionale e il disegno politico in cui sono iscritti hanno dato completamente ragione al PMLI.
Meloni sta infatti procedendo come un rullo compressore al consolidamento e al completamento del regime capitalista neofascista, presidenzialista, federalista, interventista, antifemminile così come l'aveva disegnato, perseguito e in parte realizzato la P2 di Gelli e di Silvio Berlusconi. Basti pensare al premierato, al disprezzo del parlamento, alla fascistizzazione dello Stato e alla sua trasformazione in un vero e proprio Stato di polizia con il liberticida e fascista ddl sicurezza, l'instaurazione delle “zone rosse” e del “daspo urbano” per i manifestanti, l'invenzione di nuovi reati e pene spropositate, la riforma piduista e neofascista della giustizia e gli attacchi inusitati contro la magistratura che osa intralciarla, l'“autonomia differenziata”. Basti pensare alla controriforma della scuola e dell'Università e il ddl Bernini, al rilancio della cultura e dell'istruzione fasciste, alla tolleranza dei gruppi fascisti e neofascisti e dei giovani di FdI che inneggiano a Mussolini, al fascismo, a Hitler, al nazismo, all’antisemitismo, alla sostituzione etnica, al razzismo e alle misure antimmigrati, fra le quali la deportazione dei migranti nei centri di detenzione in Albania, all'omofobia, alla repressione violenta di ogni dissenso di piazza, alla limitazione e riduzione del diritto di sciopero, all'attacco contro i sindacati dei lavoratori all'insegna del neocorporativismo neofascista che prevede anche il coinvolgimento dei lavoratori nella gestione delle aziende, all'occupazione della Rai e al bavaglio alla stampa, ai giornalisti e agli intellettuali che non si allineano, ai proclami e ai comizi senza contraddittorio diffusi tramite i social e media compiacenti per rapportarsi direttamente al popolo, come faceva Mussolini dal balcone di Piazza Venezia.
Basti pensare, infine, alla sua politica estera e militare neocolonialista, imperialista e bellicista che rischia di trascinare il nostro Paese in una possibile nuova guerra imperialista mondiale, come dimostrano l'aumento delle spese militari, il riarmo e l'ammodernamento delle Forze armate, il piano colonialista Mattei per l'Africa, l’ambizione di Meloni, forte dell’alleanza di ferro con il leader dell’internazionale neofascista Trump e col miliardario fascista Elon Musk, di fare da ponte fra l’imperialismo americano e l’imperialismo europeo, l’ipotesi di intervenire militarmente in Ucraina sotto il cappello della Ue imperialista che sta spingendo l’acceleratore per diventare una superpotenza militare e poter partecipare al banchetto imperialista mondiale. Ribadiamo che nel caso l'Italia partecipasse a una nuova guerra mondiale imperialista noi chiameremo il proletariato e l'intero popolo italiano alla guerra civile.
Giorgia Meloni non è la “presidente del coniglio”, come sostiene la segretaria nazionale del PD Elly Schlein, ma la reincarnazione di Mussolini nelle vesti femminili, “democratiche” e costituzionali, la ducessa di una dittatura neofascista.
Meloni è una donna, eppure il suo è il peggior governo che le masse femminili abbiano conosciuto dopo quello di Mussolini. L’ideologia e la cultura reazionaria, razzista, nazionalista, maschilista, clericale, oscurantista e omofoba che la ispirano e animano la politica del suo governo, sintetizzata nel trinomio mussoliniano “Dio, patria e famiglia”, rappresenta un grave arretramento per le masse femminili e una vera e propria restaurazione neofascista, patriarcale e antifemminile della concezione della donna e del suo ruolo sociale e familiare.
Il governo neofascista Meloni è al momento attuale il nemico principale sul piano politico delle masse femminili sfruttate e oppresse e del processo di emancipazione della donna.
Un governo neofascista e antifemminile
A causa della crisi economica del capitalismo e della politica liberista, privatizzatrice e antifemminile del governo l’occupazione femminile arretra. Le donne inoccupate sono aumentate nell’ultimo anno superando il 40%, ossia 40 donne su cento non lavorano e neanche cercano lavoro motivandolo prevalentemente da esigenze di carattere familiare, ossia la cura di figli e genitori. Gli uomini inattivi lo sono soprattutto per motivi di studio e di formazione. Alle donne “inattive” vanno a sommarsi le lavoratrici disoccupate, precarie, a tempo determinato, a part-time involontario. Secondo gli ultimi dati INAPP nel rapporto su mercato del lavoro e politiche di genere, nel primo semestre 2024 le donne sono solo il 42% delle nuove assunzioni e più della metà sono state assunte con incentivi e a part-time (solo il 27,3% delle nuove assunzioni maschili sono a part-time). Dopo il primo figlio lasciano il lavoro il 16% delle donne, specie nella fascia 25-35 anni, contro il 2,8% degli uomini.
I tagli del governo agli enti locali, alla scuola, alla sanità e al welfare, in generale, scaricano interamente il peso della cura e dell’assistenza sulle famiglie e al loro interno sulle donne. Mentre con l’ultima finanziaria Meloni non ha lesinato soldi nel foraggiare la politica sulla natalità e la famiglia di chiara ispirazione mussoliniana destinando ben 6 miliardi di euro a bonus per i nuovi nati, decontribuzione previdenziale per le lavoratrici madri, congedi parentali e bonus asili nido. Peggiorando così drasticamente la condizione economica, sociale e culturale e anche il benessere e la salute degli strati femminili più poveri e ingrassando la sanità e i servizi sociali privati.
La violenza sulle donne e le persone LGBTQIAP+ e i femminicidi non arretrano di un palmo. Nel 2024 sono stati 109 le vittime di femminicidio, di cui 95 donne uccise in ambito familiare/affettivo. Tutto questo mentre il governo taglia i fondi ai centri antiviolenza.
Non meglio va sul piano dei diritti civili dove le conquiste costate alle masse femminili decenni di lotte sono sotto attacco del governo. A cominciare dalla legge 194 sull’aborto che, già in gran parte resa inattuata, specie al Sud, dalla dilagante “obiezione di coscienza”, che ormai riguarda il 63,6% dei ginecologi e il 40,5% degli anestesisti, ora deve fare i conti con la presenza dei gruppi antiabortisti “pro vita” direttamente nei consultori e negli ospedali pubblici. Per non parlare dell’attacco alle famiglie parentali e l’aver sancito, per la prima volta nel mondo, la Gestazione per altri (GPA) “reato universale” vietandola anche se compiuta all’estero.
Marciare assieme contro il regime di Meloni
Nonostante tutto, i partiti della “sinistra” borghese (PD, M5S, SI, AVS e partiti alla loro sinistra, fuorché il PMLI e le forze anticapitaliste) non riconoscono che siamo in presenza a una riedizione della dittatura fascista. Altrimenti dovrebbero riconoscere che non è più il tempo di una opposizione di cartone in parlamento o di ritirarsi in una sorta di nuovo “Aventino”, ma è il tempo di mobilitare le masse per abbattere con la lotta di piazza il governo neofascista Meloni.
Come ha coraggiosamente affermato il Segretario generale e Maestro del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, nella sua forte e magistrale relazione di valore congressuale, alla 7ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI del 30 giugno scorso: “Il governo Meloni è una dittatura neofascista in contrasto persino con la democrazia borghese. Va quindi combattuto e abbattuto senza esclusione di colpi, usando tutte le forme di lotta, legali e illegali, parlamentari e extraparlamentari, pacifiche e violente di massa. Una lotta che va portata avanti fino alle estreme conseguenze, alla guerra civile, se risponde alla volontà delle masse”.
Proprio come hanno fatto le gloriose partigiane e i gloriosi partigiani precisamente ottanta anni fa abbattendo la dittatura nazifascista di Mussolini. Come hanno fatto i giovani antifascisti nel '60 che fecero cadere con la piazza il governo Tambroni, il primo tentativo di restaurare il fascismo in Italia.
Prendere urgentemente coscienza della natura, degli scopi e dei pericoli fascisti di questo governo, denunciarli apertamente e agire di conseguenza: è questo oggi il compito principale che sta di fronte non solo ad ogni anticapitalista e fautore del socialismo ma anche ad ogni democratico e antifascista conseguente.
In questo 8 Marzo, facciamo appello alle masse femminili, a cominciare dalle operaie e dalle ragazze anticapitaliste e rivoluzionarie, a tutti gli antifascisti, gli anticapitalisti, gli intellettuali sinceramente democratici e progressisti, al di là delle loro posizioni partitiche, filosofiche o religiose, ai sindacati, alle associazioni dei partigiani, alle organizzazioni femministe a cominciare dal movimento femminista e transfemminista Nonunadimeno, alla quale riconosciamo il merito di aver riportato le masse femminili in piazza e aver indetto anche quest’anno lo sciopero per l’8 Marzo, a marciare assieme, unite e uniti, mettendo da parte temporaneamente ogni altra contraddizione secondaria, contro il regime capitalista neofascista, presidenzialista, federalista, interventista e antifemminile di Meloni.
Una volta che sarà abbattuto il governo Meloni e arrestata la marcia per il completamento del suo regime neofascista, ognuno potrà andare per la propria strada. Noi marxiste-leniniste e marxisti-leninisti continueremo la strada per far maturare le coscienze e raccogliere le forze sufficienti per dare l’assalto al cielo: fare la rivoluzione, conquistare il potere politico del proletariato, instaurare il socialismo, e avanzare verso la totale emancipazione femminile, l'abolizione delle classi e il comunismo.
Perché non ci si può attardare nella venerazione di una Costituzione democratico borghese come quella del ‘48 che è stata lacerata, snaturata, rinnegata e riscritta a tal punto che di fatto e oggettivamente non esiste più e non è stata nemmeno in grado di fermare l’instaurazione del nuovo regime neofascista. E perché, come ci ha indicato il compagno Scuderi nel suo editoriale per il 47° anniversario del PMLI, per il proletariato e le masse sfruttate e oppresse “La via maestra per cambiare l’Italia” è stata e rimane la Rivoluzione Socialista d’Ottobre.
La nostra linea e piattaforma per l’emancipazione femminile
La battaglia per l’emancipazione femminile va di pari passo con la battaglia di classe dell’intero proletariato contro il capitalismo e per il socialismo. La contraddizione di genere non è una contraddizione antagonista. Mentre lo è la contraddizione di classe fra le masse femminili sfruttate e oppresse e la classe dominante borghese peraltro oggi in camicia nera. La prima potrà essere risolta definitivamente affrontando e risolvendo la seconda.
Solo impugnando decisamente le due leve dell’emancipazione della donna, ossia il lavoro e la socializzazione del lavoro domestico, si può avanzare sulla via della liberazione completa ed effettiva delle masse femminili dal doppio giogo che le opprime: la schiavitù salariata e la schiavitù domestica e affrontare e risolvere la contraddizione di genere. Due obiettivi che potranno essere affrontati e risolti pienamente solo nel socialismo, ma che devono essere perseguiti fin da ora per elevare la coscienza delle masse femminili, combattere lo sfruttamento e l’oppressione delle donne, contrastare il patriarcato e la cultura neofascista, antifemminile e oscurantista che è il terreno di cultura della violenza, della discriminazione ed emarginazione delle donne.
In questo quadro e nel quadro della battaglia contro il governo neofascista Meloni, dobbiamo batterci con tutte le nostre forze contro lo sfruttamento capitalistico, la schiavitù domestica e il patriarcato rivendicando un lavoro vero che deve essere a tempo pieno, a salario intero, in presenza e sindacalmente tutelato per tutte le donne. Contro la politica dei bonus e dei voucher che riflettono una concezione privatistica e familista del Welfare e rivendicare al contrario la costruzione di una fitta rete di servizi sociali, sanitari e scolastici pubblici in tutto il territorio nazionale, a partire dal Mezzogiorno. Bisogna battersi contro il carovita, il caro bollette e il caro benzina. Battersi per il diritto alla casa per tutti; per una sanità pubblica, universale, gratuita, territoriale; per un'assistenza sanitaria e sociale pubblica, universale e gratuita e di prossimità che non deve puntare sulla domiciliarità volta a scaricare sulle famiglie tutto il peso dell'assistenza agli anziani e ai disabili; per il diritto alla salute delle donne, per sviluppare la medicina di genere, consultori pubblici autogestiti in tutte le città; il diritto per tutti, ivi compresi le coppie di fatto, omosessuali e singoli, ad accedere gratuitamente alla fecondazione assistita “omologa” e non, alla GPA nelle strutture pubbliche. Occorre battersi perché sia vietato ai medici nelle strutture pubbliche di avvalersi dell’“obiezione di coscienza”; per impedire alle organizzazioni antiabortiste di presidiare i consultori e gli ospedali pubblici; per la libertà di aborto per le minorenni nelle strutture pubbliche senza il consenso dei genitori o del giudice tutelare; per il diritto al fine vita; per il finanziamento diretto dei centri antiviolenza e delle case rifugio autogestiti dalle donne stesse e per la loro costruzione dove non esistono; per il riconoscimento del reato di violenza e di stupro sempre quando non c’è consensualità esplicita; per l’istituzione di un’informazione ed educazione sessuale, all’affettività e alle differenze nelle scuole di ogni ordine e grado che non sia gestita da gruppi e associazioni palesemente omofobe, antifemminili, antiabortiste, ma che sia scientifica, democratica, rispettosa delle identità e delle differenze di genere; per misure che garantiscano con certezza la sicurezza sul lavoro e la sicurezza e la salute ambientale. Occorre richiedere l’abrogazione della “riforma Fornero” e delle controriforme delle pensioni che l'hanno preceduta, ripristinando un sistema pensionistico pubblico, universale, unificato, a ripartizione, e istituendo la pensione a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne. Occorre combattere la povertà delle donne rivendicando l’aumento dei salari e delle pensioni, il lavoro per le disoccupate e le inoccupate, l’eliminazione della precarietà e la gratuità dei servizi sociali, sanitari e assistenziali pubblici. In questo quadro bisogna votare 5 Sì ai cinque referendum prossimi. Rivendichiamo infine una presenza paritaria e non semplicemente delle quote dei sessi nelle istituzioni, nel parlamento, nel governo, nelle istituzioni locali e negli organismi politici, sindacali, sociali, culturali e religiosi anche se siamo consapevoli che ciò potrà avvenire compiutamente solo nel socialismo.
Su questa piattaforma o parte di questa siamo sicuri che operaie e lavoratrici dei vari settori, studentesse, donne della piccola borghesia possono fare fronte unito e trovare una grande unità di azione politica e sindacale per tutelare, difendere e realizzare i diritti e gli interessi delle masse femminili.
I compiti delle marxiste-leniniste
Un ruolo fondamentale nella battaglia di classe contro il regime capitalista neofascista di Meloni, per l’emancipazione e il socialismo, lo possono e lo devono svolgere le operaie e le ragazze che già sono in prima fila e si battono con tanto coraggio in difesa dei loro posti di lavoro, contro il fascismo, il razzismo, il governo, il genocidio dei palestinesi, le violenze di genere e sulle donne. Prendendo coscienza che occorre innanzitutto riappropriarsi dell’ideologia proletaria, ossia il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, per liberarsi dai condizionamenti dell’ideologia, della cultura e della politica borghese, riformista, parlamentarista, elettoralista e costituzionale, e scegliendo consapevolmente e conseguentemente di battersi per il socialismo dando forza al PMLI come militanti e simpatizzanti.
Nel discorso conclusivo della 3ª Sessione plenaria del 3° CC del Partito del 1° marzo 1987, il compagno Scuderi ha affermato con tanta forza e convinzione qual è il pensiero del PMLI circa l’emancipazione femminile e il ruolo delle donne nel PMLI e nella lotta per il socialismo. Egli ha affermato: “Noi crediamo profondamente nell'emancipazione della donna, e perché non possiamo tollerare che la 'metà del cielo' - come le donne vengono definite dal presidente Mao – viva in condizioni peggiori, subumane e subalterne rispetto all'altra metà, e perché non ci potrà mai essere effettivo progresso umano, civile e sociale senza la piena, reale e concreta parità tra la donna e l'uomo. Solo il proletariato – ha aggiunto – in quanto classe oppressa e antagonista alla borghesia può avere ed ha l'interesse all'emancipazione femminile, mentre la classe dominante al contrario ha interesse a mantenere sottomesse e in uno stato di subalternità le donne. Gli sfruttatori e gli oppressori non vogliono che le donne si emancipino per non perdere fette consistenti di profitti e per non allargare il fronte degli oppositori. Soprattutto attraverso la morale retrograda e cattolica circa la famiglia, la maternità, il divorzio, l'aborto e il sesso pensano di tenere la donna nell'oscurità e nella subalternità maritale, politica e sociale. Noi invece vogliamo liberare la donna non solo sul piano materiale - che è primario e fondamentale – ma anche sul piano culturale, morale e spirituale. Ecco perché il PMLI è lo strumento fondamentale dell'emancipazione femminile. Ecco perché invitiamo le donne sfruttate e oppresse e le ragazze ad entrare nel PMLI”.
Alla lunga è inevitabile che le masse femminili sfruttate e oppresse abbraccino la nostra linea di classe sull’emancipazione della donna e il socialismo. Molto dipenderà dal lavoro di massa che sapranno svolgere le militante e le simpatizzante del PMLI, dalla capacità che avranno di legarsi alle masse femminili, ascoltare le loro problematiche, organizzarle sulla base delle loro esigenze ed aspirazioni e mobilitarle per realizzarle.
In questo possono trovare un grande aiuto studiando attentamente la succitata relazione del Segretario generale alla 7ª Sessione plenaria del CC, nonché il documento sulle “Tre cose da fare”, scritto dallo stesso autore, e ripubblicate su “Il Bolscevico” n. 7 de “Il Bolscevico”, trasformandoli in azione e obiettivi concreti da realizzare.
Quando fu istituita nel 1910 dalla Conferenza delle donne socialiste di Copenaghen (ancora non era avvenuta la scissione fra marxisti-leninisti e socialdemocratici) su proposta delle marxiste-leniniste russe ed europee ispirate da Lenin, la Giornata internazionale delle donne doveva solo ricordare il martirio delle 129 operaie della Cotton di New York morte due anni prima nell'incendio della fabbrica in cui il padrone le aveva rinchiuse. Successivamente però, la Conferenza internazionale delle donne comuniste (oggi si direbbe marxiste-leniniste) del '21 decise di celebrare ogni anno questa giornata proprio l’8 Marzo per ricordare la grande manifestazione di massa delle donne di Pietrogrado - dell'8 Marzo 1917 - che dette il via alla rivoluzione di febbraio, tappa e preludio della Grande Rivoluzione d'Ottobre. Creò così un legame indissolubile fra l'8 Marzo e la lotta per cambiare la società e conquistare il socialismo attraverso la rivoluzione proletaria e la conquista del potere politico da parte del proletariato femminile e maschile.
È tenendo vivo il suo spirito originario di classe, rivoluzionario e internazionalista, che auguriamo Buon 8 Marzo alle care compagne, militanti e simpatizzanti del PMLI, e a tutte le marxiste-leniniste italiane e del mondo intero!
Buon 8 Marzo a tutte le masse femminili del mondo intero!
Un commosso pensiero va alle donne, alle ragazze, ai bambini e alle masse ucraine impegnate in una eroica resistenza guidata da Zelensky contro l’occupazione imperialista russa del nuovo zar Putin e a quelle palestinesi che sotto la guida di Hamas devono difendersi con altrettanto eroismo dal barbaro genocidio attuato dal regime nazisionista israeliano.
Buon 8 Marzo a voi operaie, lavoratrici, pensionate, disoccupate, cassintegrate, precarie, migranti, studentesse che subite ogni giorno le angherie del regime capitalista neofascista ma continuate con coraggio a difendere i vostri diritti e quelli di tutto il popolo nelle fabbriche, nei campi, negli uffici, nelle scuole, nelle università e nelle piazze!
Marciamo assieme contro il regime capitalista neofascista, presidenzialista, federalista, interventista, antifemminile di Meloni!
Battiamoci contro il capitalismo per il socialismo e il potere politico del proletariato.
Viva la Giornata internazionale delle donne!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
* Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI
5 marzo 2025