Stanziamenti insufficienti, solo per tre mesi, spartiti con le imprese e sottratti alla transizione ecologica
Bollette gas, luce e acqua: il governo Meloni non aiuta le famiglie povere
Nel decreto inserito d'imperio il rilancio del nucleare bocciato dai referendum
Davanti alle telecamere della Rai, l'ex presentatrice televisiva e ora vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Elisabetta Gardini, si lasciava andare a questa surreale dichiarazione: “Ancora una volta, il Governo Meloni dimostra di essere dalla parte degli italiani con misure concrete per contrastare il caro bollette e garantire un futuro energetico sicuro e sostenibile”. Purtroppo stiamo parlando di milioni di persone che non riescono a pagare le bollette altrimenti, seppur amaramente, ci sarebbe da sorridere.
In realtà le misure contro il caro bollette scaturite dal Consiglio dei ministri del 28 febbraio non contrastano un bel niente, la montagna di dichiarazioni roboanti ha partorito un topolino. E non poteva essere diversamente visto che le risorse messe a disposizione raggiungono a malapena i tre miliardi di euro. Un provvedimento tampone, che oltretutto arriva praticamente a primavera, quando il picco invernale del consumo del gas per riscaldamento è oramai superato, e dalla durata brevissima, tre mesi, dimezzati rispetto ai sei annunciati.
In pratica si cerca alla meno peggio di arrivare all'estate (anche se poi arriva il consumo elettrico per i condizionatori) confidando, come ha dichiarato il ministro dell'Economia Giorgetti, “in una pace giusta e duratura in Ucraina”, il che lo rende fiducioso “perché a nessuno sfugge che l’inflazione è dipesa dalla fiammata dei prezzi energetici e dalla guerra”. Ossia sperando che Trump imponga a Zelensky la resa dell'Ucraina a Putin, e possa riprendere il flusso di gas russo a prezzi più bassi.
Ma vediamo in cosa consiste lo schema di decreto legge per varare “misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale, di riduzione dell’onere fiscale, nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio”. Anzitutto partiamo col dire che alle famiglie saranno riservati 1,6 miliardi, mentre 1,4 miliardi andranno alle imprese. Questi soldi, ha dichiarato Giorgetti, “vengono dalla Cassa servizi energetici e ambientali, il che evita di ricorrere a maggiore indebitamento e deficit”.
“Questi soldi sono stati presi dal Fondo sociale per il clima e saranno usati per ammortizzare il caro energia” ha puntualizzato il WWF, che considera illegittimo attingere ai fondi destinati alla transizione ecologica per attenuare l’aumento del prezzo del combustibile fossile. “Non solo -continua il WWF-, il provvedimento attinge ai fondi derivanti dalle aste delle quote ETS (la tassazione sulle emissioni di co2), già persi in mille rivoli e usati solo al 9% per la transizione energetica, e nonché al maggior gettito IVA derivante dall’aumento dei prezzi del gas: in questo modo, solo i cittadini, tramite lo Stato, rinunciano agli extra profitti, mentre le aziende energetiche, Oil&Gas in primis, no”.
Tornando ai numeri questo alleggerimento dei costi dell’energia si potrà ottenere con un bonus una tantum. La misura più significativa è il potenziamento del Bonus sociale, lo sconto automatico in bolletta, di 500 euro per i nuclei familiari con ISEE fino a 9.530 euro, e 200 per quelli con un ISEE tra 9.530 e 25.000 euro. Sulla carta sotto la soglia di ISEE ci sono oltre 8 milioni di famiglie, ma nel calcolare i costi della misura il governo ha ipotizzato una platea di 5,5 milioni di famiglie. Per avere il bonus, peraltro, bisognerà farne richiesta, ed è probabile che non tutti gli aventi diritto possano davvero beneficiarne.
Il metodo più efficace per contrastare il care bollette è quello di esercitare un controllo diretto da parte della mano pubblica e tariffe bloccate e prestabilite, specie nei momenti di maggiore fluttuazione dei prezzi. Invece siamo andati nella direzione opposta della liberalizzazione sempre più spinta. Ad ogni modo anche nella situazione attuale si potevano aiutare le famiglie più povere, almeno quelle fino a 25mila euro come stabilito nel decreto e anche oltre, ma in modo continuativo e non per tre mesi, e con ribassi più sostanziosi.
Il Decreto bollette prevede anche un rinvio di due anni del passaggio al mercato libero per i clienti e le microimprese vulnerabili, che oggi godono di tariffe più vantaggiose con il cosiddetto “servizio a tutele graduali”, come riconosce l’Autorità di controllo, l’ARERA. Chi ha questo tipo di contratto potrà continuare a tenerselo fino al 31 marzo del 2027, data in cui potrà, se vuole, passare al mercato libero. Chi sta nel mercato libero e vuole passare a quello più garantito, invece, non potrà farlo. Previsto anche un lieve alleggerimento delle imposte sul gas a favore delle imprese di dimensioni più modeste, e anche l’IVA che grava sulle bollette verrà un po’ alleviata.
La ducessa Giorgia Meloni, forse consapevole dell'inadeguatezza della misura appena varata dal governo, e continuando sulla sua linea di voler evitare conferenze stampa con domande e botta e risposta, ha preferito parlare del provvedimento in un video spot diffuso sui social. Tra l'altro quasi contemporaneamente uscivano i dati Istat, che dimostrano come questi piccoli bonus sull'energia sono già stati fagocitati dall'inflazione.
In febbraio, i prezzi al consumo in Italia risultano in media superiori dell’1,7% rispetto al febbraio 2024. In gennaio l’inflazione si attestava invece all’1,5%, in dicembre e novembre all’1,3%. Nel giro di un mese i prezzi sono saliti dello 0,2%. Il “carrello della spesa” che include beni alimentari, per la cura della casa e della persona segna un +2,2% su base annua (da +1,7% del mese precedente), mentre rispetto ad un anno fa i soli alimentari costano in media il 2,6% in più. A spingere sul carovita gli stessi prezzi energetici, tornati ad aumentare (+0,6% da -0,7% di gennaio) e, in particolare, di quella della componente regolamentata (+31,5% da +27,5%)”.
Il Governo ha infine utilizzato il Consiglio dei ministri per varare la legge delega sul nucleare. Adesso il provvedimento inizierà il giro del Parlamento. Un vero e proprio colpo di mano contro la volontà popolare che attraverso i referendum, per ben due volte, si è espressa contro questa pericoloso e nocivo metodo di produzione energetica, che il governo neofascista della Meloni vuole addirittura spacciare come verde e rinnovabile.
5 marzo 2025