Tributo a Stefanina Moro, staffetta partigiana, morta a 17 anni per le torture inflitte dai nazifascisti
Il ruolo guida delle donne nella Resistenza genovese
Dal corrispondente di Genova de “Il Bolscevico”
L’Otto Marzo è la Giornata internazionale della donna. La donna, a cui vorremmo dedicare questo articolo non ha fatto in tempo a diventare una donna adulta. Lei è rimasta una ragazzina. Una ragazzina con la dimensione, tuttavia, di una grande donna.
Si chiamava Stefanina Moro. Era nata a Genova il 14 novembre 1927, ed è morta ad Asti il 9 ottobre 1944. La sua è una storia simile a tante altre staffette e tante altre partigiane che con il loro impegno, e con il loro sacrificio, hanno scritto pagine essenziali nel capitolo della Resistenza. Originaria di Quezzi, quartiere sulle alture di Genova, figlia di un antifascista e camallo del porto, durante la guerra di Liberazione, spostandosi in bicicletta, teneva i collegamenti tra le diverse formazioni partigiane dislocate nei quartieri della città. Non è dato sapere come sia stata individuata, ma a 16 anni venne arrestata e condotta alla Casa del fascio di Genova Cornigliano. In seguito, venne reclusa alla Casa dello Studente; teatro dei peggiori orrori compiuti a Genova dai nazifascisti sotto la visione del boia di Genova, e rimasto impunito, Friedrich Engel. Stefanina venne torturata affinché rivelasse i nomi dei suoi compagni. Ma non cedette. Non parlò. I suoi aguzzini, vista l’inutilità delle sevizie e le pessime condizioni fisiche in cui l’avevano ridotta, la trasferirono all’ospedale di Asti dove il 9 ottobre del 1944, a causa delle sevizie subite, morì.
La Resistenza nella città di Genova ha conosciuto le donne come elemento guida di molte iniziative di lotta. Come le manifestazioni, di luglio del ’43, per la pace, o come quelle per bloccare, con i propri corpi, i treni che deportavano gli uomini nei campi di concentramento e lavoro forzato nella Germania nazista, come quello da combattenti, da staffette. Dunque, un ruolo da protagoniste. Un ruolo che si sono assunte e rivendicato e in prima fila, anche di fronte alle milizie della Wermacht, che in un primo tempo non pensavano che potessero essere impegnate direttamente nella lotta di Liberazione. Solo in un seguito, quando compresero il loro vero ruolo, quando le identificarono non a rimorchio delle azioni degli uomini, ma autenticamente attive nella lotta, cambieranno la loro opinione e di conseguenza inizierà, per le donne, la parità; se c’è una cosa nella quale partigiane e partigiani saranno uguali durante la Resistenza è la tortura; a Genova significa “passare” dalla Casa dello Studente.
Quali sevizie abbia qui subìto Stefanina Moro non possiamo saperlo. Non possiamo neppure immaginarlo; perché un fatto è sapere che strappavano, per esempio, con delle tenaglie le unghie delle mani e dei piedi, un altro è subire quel trattamento. Non sappiamo se sotto le torture chiamasse la mamma. Se ha maledetto i suoi torturatori, o se li ha implorati di smettere. Se qualche volta ha perso i sensi, se è caduta nell’incoscienza, e così guadagnato per qualche secondo un po’ di sollievo. Non lo sappiamo e non lo potremo mai sapere. Ma sappiamo che Stefanina Moro ha aderito alla Resistenza a sedici anni. Che quando viene arrestata e torturata ne ha quasi diciassette. E sempre diciassette anni ha quando sceglie, decide, nel dolore che non si può neppure immaginare, di tacere, di proteggere i suoi compagni: i partigiani.
La sua è una storia breve, perché breve è stata la sua esistenza. Una storia privata dei sogni, dei desideri, di amori che avrebbero dovuto sbocciare, di baci mancati, di esperienze non fatte. Una storia di poche pagine perché quelle non scritte, e mancanti, sono state strappate dalla follia disumana, brutale, dell’occupante nazista e dal suo fedele servo fascista. La storia di Stefanina è la storia di una ragazzina non diversa da tante altre ragazzine della sua età, che però ha scelto di rimanere in piedi, di tenere alta la fronte. La sua storia lei non ha potuto raccontarla. Noi tutti, generazione dopo generazione, abbiamo il dovere di non dimenticarla.
Stefanina Moro è stata sepolta nel cimitero di Genova nel Campo dei partigiani assieme a suo padre: Ottavio Moro; anche lui caduto nella lotta di Liberazione.
5 marzo 2025