In difesa della ministra Bernini a Bologna
I manganelli di Meloni contro i ricercatori precari
Dalla Sapienza di Roma, agli studenti medi di Pisa; da Firenze a Torino, Milano e in decine di altri istituti superiori e sedi universitarie, il governo neofascista Meloni, fin dal primo giorno del suo insediamento, ricorre al manganello e alla gogna mediatica per reprimere e criminalizzare le occupazioni e le proteste degli studenti e dei ricercatori precari che si oppongono alla controriforme scolastiche e universitarie neofasciste e ai pesanti tagli all'istruzione e alla ricerca operati dai rispettivi ministri Valditara e Bernini.
A farne le spese, come era già accaduto un anno fa, sono stati ancora una volta i ricercatori, dottorandi, lavoratrici e lavoratori dell'Assemblea precaria dell'Università di Bologna e gli studenti dei Collettivi universitari, che il 1° marzo, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico svoltasi presso l'Aula magna di Santa Lucia alla presenza della ministra Bernini, hanno organizzato un combattivo corteo di protesta per illustrare le ragioni della protesta contro i pesanti tagli alla ricerca, all’innovazione e alla didattica e per contestare la riforma del preruolo che introduce nuove figure e forme di contratto sottopagato e estende la durata del precariato per tutto il personale universitario.
Al corteo, partito dal Portico dei Servi con alla testa lo striscione “Contro tagli, guerra e precarietà, blocchiamo l’università”, hanno preso parte anche i collettivi studenteschi universitari di Cambiare Rotta, Collettivo Universitario Autonomo (Cua), Giovani Palestinesi e il Centro di ricerche Libera Università delle Arti (L.UN.A.) che hanno dato vita a un "Carnevale Precario” per ribadire il “rifiuto a un’Università che si fonda sul lavoro sfruttato di migliaia di precarie e precari”.
Abbiamo organizzato questo corteo e ci siamo travestiti con maschere, parrucche e coriandoli non per festeggiare, ma per smascherare la retorica istituzionale, lo sfruttamento e il ricatto occupazionale che caratterizzano il nostro lavoro povero e invisibile. Per “Andare a dire a chi sta celebrando l'anno accademico che non c'è nulla da festeggiare. Che le nostre vite sono precarie, che noi siamo arrabbiati e oggi glielo andiamo a sbattere in faccia" urla una manifestante al megafono alla partenza del corteo.
In via Guerrazzi i manifestanti, che intendevano raggiungere la sede dell'inaugurazione dell'anno accademico per far sentire la loro voce, sono stati bloccati e selvaggiamente manganellati da un cordone di polizia in assetto antisommossa.
Solo dopo una lunga trattativa col rettore Giovanni Molari, a una delegazione di cinque ricercatori precari è stato poi concesso di intervenire alla cerimonia di inaugurazione.
"Siamo le lavoratrici e i lavoratori precari dell'Assemblea precaria di Bologna - ha denunciato la ricercatrice Annalisa durante il suo intervento alla cerimonia - avevamo organizzato un carnevale precario, una passeggiata gioiosa che dal portico dei Servi sarebbe dovuto arrivare fino a qui, ma questo non è successo perché decine e decine di precari, lavoratori e studenti e studentesse sono stati bloccati e caricati dalla Polizia. Anche noi avremmo voluto un dialogo diverso quest'oggi, ma evidentemente questo è il tipo di dialogo e accoglienza che l’Università e la ministra danno ai precari e ai lavoratori che tengono in piedi l’università con un lavoro invisibile e incerto... Con la riforma del preruolo Bernini vuole accontentare la Crui (la Conferenza dei rettori delle università italiane, ndr) e rendere ancora più precari i nostri percorsi ma poi i rettori rischiano di non avere più nessuno da sfruttare” ha concluso la ricercatrice, annunciando una serie di mobilitazioni in vista dello sciopero generale dell’Università previsto a fine marzo.
Mentre la rappresentante dei lavoratori dell’Alma Mater, Chiara Silk, durante il suo intervento ha ribadito che: “Non possiamo non prendere atto che nella nostra comunità universitaria esistono numerose criticità, auspichiamo maggiori investimenti nella ricerca, nell’innovazione e nella didattica e una diminuzione delle forme di precariato nel nostro comparto”.
A ruota la presidente del Consiglio degli studenti, Chiara Stellato, ha aggiunto che “le nuove forme contrattuali rappresentano un inaccettabile passo indietro e privano i lavoratori della conoscenza di diritti fondamentali... L’Accademia non può restare una zona franca dalle regole del diritto del lavoro. Ma il governo sembra pensare che l’Università debba restare un privilegio per pochi mentre chi non ha mezzi deve essere sfruttato e poi scartato, senza nemmeno il diritto di dissentire”.
La mobilitazione che da maggio scorso va avanti in tutte le Università d'Italia coinvolge non solo il personale tecnico e quello dei servizi universitari ma anche studenti e studentesse per i quali “la formazione è una corsa a ostacoli, tra borse di studio misere e pochissimi alloggi disponibili... Vogliamo che l'Università cambi nel profondo e l'unico modo per farlo è lottare insieme".
Provocatorio e arrogante il commento della ministra Bernini: “Non so perché questi professionisti della protesta stiano protestando. Ho visto che è Carnevale, si sono mascherati... L'importante è che non facciano male a nessuno. Io rispetto ogni forma di protesta in quanto legittima purché democratica e non violenta”.
Immediata la replica dell' Assemblea Precaria Universitaria Bologna che in un post su Isntagram scrive: “Ieri 1 marzo abbiamo portato la voce di ricercatori, operatori dei servizi universitari precari e studenti all'inaugurazione dell'anno accademico. Ce l'abbiamo fatta nonostante abbiano cercato di impedirlo in tutti i modi possibili, anche con un insensato dispiegamento di forze dell'ordine che ha colpito il nostro precario carnevale… Ministro, non siamo manifestanti professionisti, siamo professionisti che protestano! Ci mettiamo la maschera per smascherare la retorica che si fa strada dietro le pomposissime celebrazioni istituzionali, per smascherare lo sfruttamento e il ricatto che sono la realtà del nostro lavoro spesso invisibile e povero. Eravamo in strada per arrivare insieme alla sala Santa Lucia, perché come abbiamo ripetuto più volte, non ci è mai stato interessato racchiudere il nostro discorso nella logica della rappresentanza istituzionale e prestare la faccia alle dichiarazioni falsamente accomodanti e dialoganti di governance universitaria. I fatti di ieri hanno dimostrato che avevamo ragione: mentre il rettore diceva dal palco che preferiva il dialogo alla violenza, centinaia di lavoratori precari dell'Università di Bologna venivano manganellate dalla polizia per evitare che raggiungessero il cantiere di inaugurazione con la voce collettiva”.
Al termine del corteo i manifestanti davanti all'ingresso di palazzo Poggi, sede del Rettorato, hanno solidarizzato con i giovani palestinesi sventolando bandiere della Palestina e lanciando slogan all'indirizzo delle istituzioni accademiche "Avete le mani sporche di sangue", "Non ci arrenderemo finché la Palestina non sarà libera”, “Fuori il sionismo dall'università. Intifada fino alla vittoria”.
5 marzo 2025