Giornata di mobilitazione nazionale indetta dalla Rete “A pieno regime”
Migliaia in piazza a Bologna contro il Ddl Sicurezza
Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
Nella giornata nazionale di lotta contro il decreto fascista Sicurezza 1236, ex 1660, coordinata dalla rete “A pieno regime” della quale fanno parte numerose organizzazioni sociali, studentesche, sindacali della “sinistra” istituzionale e alcuni partiti riformisti, sabato 22 febbraio si è svolta una combattiva e partecipata manifestazione anche a Bologna dove in oltre 5.000, ma c’è chi parla di quasi 10.000, hanno sfilato con un lungo corteo composto prevalentemente da migliaia di giovani e giovanissimi.
Fin dalla partenza da Piazza XX Settembre, gli organizzatori, la Rete regionale “No Ddl Sicurezza - A pieno regime” composta da decine di realtà sociali, sindacali, movimenti, associazioni e forze politiche dell’Emilia-Romagna, hanno detto chiaramente che “Se passano le misure del Ddl Sicurezza, tante e tante di noi in questa piazza non ci potrebbero stare, perché questa piazza XX Settembre oggi è una zona rossa”. Lungo il percorso poi giunto in Piazza Maggiore, erano appesi alle colonne dei portici molti, “troppi” striscioni con i nomi delle fabbriche in crisi, dalla Marelli alla Berco alla Menarini e tante altre, striscioni, cartelli e cori contro la Meloni e il governo definiti a più riprese “fascisti”.
“Il DDL Sicurezza - hanno denunciato gli organizzatori - è il manifesto ideologico del governo Meloni, un passo deciso verso una democrazia illiberale. Con questo pacchetto di norme, il governo risponde alle difficoltà sociali, alle disuguaglianze e alle lotte quotidiane per una vita migliore con la repressione e l’inasprimento delle misure coercitive. Una sicurezza che fa rima con paura piuttosto che giustizia sociale. Ribattezzato 'ddl paura', l’insieme di norme prende di mira le forme del dissenso e dell’attivismo emerse negli anni infra-pandemici e attacca quei diritti e quelle libertà conquistate invece attraverso i duri conflitti del passato. Questo impone un’ipoteca pesante sul futuro. Il suo impatto è diretto su chi lotta per il diritto al lavoro degno, per il diritto alla casa, per la giustizia climatica, contro la speculazione e contro le disuguaglianze. Ma non solo: colpisce le fasce più vulnerabili, restringe la libertà di parola, criminalizza migranti e detenuti, e prende di mira persino i lavoratori del settore della canapa, costretti a chiudere attività economiche e a rivedere da zero le proprie prospettive di vita“.
Oltre a questo la manifestazione bolognese ha affrontato anche una serie di questioni importanti per le masse popolari, dal diritto alla casa e allo studio alle carceri, dai migranti alle crisi aziendali, evidenziando come il Ddl Sicurezza andrà “a colpire chi, per necessità, occupa una casa o blocca le merci o fa un picchetto per sostenere una vertenza sul posto di lavoro; chi lotta contro una grande opera che devasta ambientalmente un territorio o fa un sit-in di protesta e si siede sulla strada per la 'giustizia climatica'; chi in un carcere o in un Cpr si ribella contro le condizioni disumane in cui è costretto a vivere e pure se la sua è 'resistenza passiva' non importa: sarà punito”.
È sempre più evidente come sia necessario, indispensabile, unire le lotte in un unico e vasto movimento d'opposizione al Ddl per cacciare il governo neofascista Meloni.
12 marzo 2025