8 Marzo a Genova In 3 mila danno vita a un colorato e battagliero corteo

Dal corrispondente di Genova de “Il Bolscevico”
A Genova la manifestazione, organizzata da Nonunadimeno, ha visto la partecipazione di circa tremila manifestanti. Donne, tante ragazze, ragazzi, bambini, le comunità Lgbta+, ma anche uomini, hanno acceso le vie del centro cittadino con colori, musica, tamburi, voglia di lottare, desiderio di essere protagoniste; della rassegnazione nessuna traccia, non pervenuta, assente.
Il corteo è stato aperto con donne che indossavano delle magliette con impresse, singolarmente, delle lettere in modo da comporre la frase “Lotto, boicotto, sciopero”. Subito dopo di loro uno striscione con scritto “se le nostre vite non valgono, noi non produciamo” e poi ancora un altro striscione “ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne”.
Il corteo è partito da piazza Fanti d’Italia per poi snodarsi in direzione di piazza Acquaverde, via Balbi, piazza Corvetto, via XX Settembre, per arrivare, dopo aver percorso l’intero centro città, ai giardini di Brignole; si sono prese, a ragione, il loro spazio. Lungo il corteo un tripudio di colori, di bandiere della martoriata Palestina, di musica, ma soprattutto di parole d’ordine, accompagnate da continui rulli di tamburi, che andavano ai temi della violenza di genere, contro l’economia di guerra, per la difesa della legge 194, della discriminazione economica; le donne guadagnano in media diecimila euro all’anno in meno dei colleghi uomini. “La giornata della donna - hanno ripetuto a più riprese le manifestanti intervistate - si trasforma in sciopero contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme. Perché non abbiamo nulla da festeggiare e molto da cambiare”. Disarmiamo il patriarcato, patrocinava un cartello più volte riprodotto e alzato da tante combattive donne, e da tante determinate ragazze.
In definitiva un corteo allegro, ma soprattutto battagliero, pure consapevole che la strada da percorrere, per l’emancipazione “dell’Altra parte del cielo”, è ancora lunga, è una distanza che potrà essere colmata, non attendendo l’intervento di qualche figura istituzionale che si descrive illuminata, ma solo attraverso la lotta, e acquisendo una coscienza di classe autenticamente proletaria. Per ogni partecipante presente nei cortei della Giornata internazionale della donna, ma anche per ciascuno rimasto a casa, e persino per chi non ha aderito all’iniziativa e si è recato in alternativa al lavoro, sarebbe stato utile, persino importante, avere fra le mani per leggerlo, rileggerlo e farlo proprio, l’Editoriale della compagna Monica Martenghi preparato in occasione dell’8 Marzo. Aprirebbe a loro, aprirebbe a tutti coloro, donne e uomini, che non hanno ancora avuto modo di comprenderlo e studiarlo, la luce. E la luce fa vedere le cose più chiare. Rischiara le situazioni, le rende più evidenti. Perché non si può girarci attorno, o menare il can per l’aia, la lotta per l’emancipazione femminile cammina fianco a fianco, passa attraverso la lotta di classe dell’intero proletariato. La lotta contro la cultura del patriarcato per l’emancipazione femminile è la lotta contro il capitalismo, e solo la soluzione di queste lotte condurrà il proletariato al socialismo.

12 marzo 2025