8 Marzo a Prato Colorato e rumoroso corteo. Apprezzata partecipazione del PMLI
Dal corrispondente della Cellula “G. Stalin” di Prato
A Prato la Giornata internazionale della donna è stata celebrata con una “passeggiata rumorosa” che si è svolta nel pomeriggio per le vie del centro organizzata dal Comitato 25 Aprile, Sudd Cobas Prato Firenze e dal movimento femminista e transfemminista Nonunadimeno Prato alla quale va il merito di aver riportato le masse femminili in piazza e di aver indetto anche quest’anno lo sciopero per l’8 Marzo.
Al corteo, partito da Piazza Delle Carceri e conclusosi presso il Piazzale dell'Università a Porta al Serraglio, hanno preso parte alcune centinaia di manifestanti fra cui una delegazione di operai della ex GKN e del Collettivo di fabbrica.
Alla manifestazione ha aderito la Cellula “G. Stalin” di Prato del PMLI, unica forza politica organizzata presente in piazza, rappresentata dal compagno Franco Panzarella e dalla compagna Carla e alcuni simpatizzanti e amici del Partito che sono sfilati in corteo con la bandiera e il manifesto del Partito dedicato all'8 Marzo. Una presenza qualificata sul piano politico e ideologico apprezzata da diversi manifestanti (fra cui alcuni giovanissimi e giovanissime che si sono fatti fotografare col nostro cartello) ma che non è andata giù a una sindacalista del Sudd Cobas e a una attivista del movimento femminista le quali hanno cercato ripetutamente e incomprensibilmente di oscurare la nostra presenza intimando a più riprese ai compagni di “mettere via il cartello” e di “non sventolare la bandiera”, ma senza successo.
Il corteo molto colorato e rumoroso è sceso in piazza “per scioperare dal lavoro produttivo, riproduttivo e di cura. Contro la guerra e il colonialismo sui popoli e sui corpi. Per dire che per noi la sicurezza è quella costruita con la cura, lə unə dellə altrə. Per tutte le persone che non riescono ad accedere a percorsi di prevenzione e cura adeguati, per tuttə coloro che non riescono ad avere diagnosi in tempi brevi e per le quali è difficile mantenere un lavoro a causa della malattia. Per salari dignitosi e contratti adeguati. Per le soggettività non conformi e dissidenti, per quelle incarcerate o detenute nei CPR. Per dire che spendere 800 miliardi per il riarmo è una follia. Contro il ddl sicurezza che ci vuole solə e senza voce. Per tutte le sorelle e compagnə oppresse dai regimi... Per costruire un domani antifascista, anticapitalista e antipatriarcale”.
Rivendicazioni rilanciate a più riprese anche durante i vari interventi che hanno caratterizzato il concentramento in Piazza Delle Carceri e le soste del corteo in Piazza Del Comune, Piazza Duomo e poi al termine della manifestazione.
Rivendicazioni pienamente condivisibili che però risultano completamente avulse da una presa di coscienza collettiva sul fatto che in Italia è stato instaurata una dittatura neofascista di stampo mussoliniano, seppure sotto nuove forme e nuovi vessilli, e che per l'appunto proprio una donna, Giorgia Meloni, ne è la ducessa. Rivendicazioni basate quasi esclusivamente su un piano interclassista, riformista, parlamentarista, elettoralista e costituzionale che finiscono per spostare l'attenzione sulla contraddizione di genere che è secondaria rispetto alla contraddizione principale e antagonista rappresentata dalla lotta di classe delle masse femminili sfruttate e oppresse contro la classe dominante borghese e per il socialismo; l'unica società che può garantire la liberazione completa ed effettiva delle masse femminili dal doppio giogo che le opprime: la schiavitù salariata e la schiavitù domestica e affrontare e risolvere la contraddizione di genere.
12 marzo 2025