Denuncia dell'Unrwa
Crisi umanitaria nei territori palestinesi occupati
Creata dal blocco totale imposto dai nazisionisti che hanno tagliato anche l'erogazione dell'elettricità
Hamas: “il popolo palestinese e la sua resistenza non cederanno a queste pressioni e continueranno a resistere finché non saranno conseguite la libertà e la vittoria”.
Nel suo rapporto aggiornato al 4 marzo l'Unrwa, l'organizzazione dell'Onu per l'assistenza ai rifugiati palestinesi centrava l'attenzione sulla attuale crisi umanitaria nei territori occupati e in particolare nella Striscia di Gaza, causata dagli occupanti nazisionisti con una politica oramai apertamente di genocidio del popolo palestinese.
Il 2 marzo, denunciava il rapporto, le autorità israeliane hanno annunciato l’interruzione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, compreso il carburante. Il Commissario Generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, dichiarava che “gli aiuti umanitari devono continuare a fluire su scala simile a quella che abbiamo visto nelle ultime sei settimane, quando è iniziato il cessate il fuoco”, spiegando che “la stragrande maggioranza delle persone a Gaza fa affidamento sugli aiuti per la propria sopravvivenza”. I responsabili dell'Organizzazione dell'Onu per gli affari umanitari (OCHA, nella sigla in inglese) ribadivano che “il diritto umanitario internazionale è chiaro: dobbiamo avere il permesso di accedere per fornire aiuti vitali” e ricordavano fra le altre che dall’inizio del cessate il fuoco a Gaza, più di 3.000 bambini e 1.000 donne incinte sono stati soccorsi e che allattano sono stati curati per malnutrizione acuta. Cifre di una crisi umanitaria denunciata da tutte le organizzazioni internazionali che ancora riescono a operare nei territori palestinesi.
Impedire l'arrivo degli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, ai quasi due milioni di palestinesi cacciati dalle loro case, demolite al 90% secondo stime Onu, fino al blocco totale imposto a inizio marzo è un crimine di guerra. ma non l'ultimo compiuto dai nazisionisti che il 9 marzo annunciavano l'interruzione della fornitura di elettricità a Gaza, o meglio agli ultimi potabilizzatori dell'acqua da bere e dei depuratori ancora in funzione con conseguenze immaginabili. Cacciare i palestinesi intanto da Gaza è diventato l'obiettivo evidente dei nazisionisti che hanno le spalle coperte dall'imperialismo americano e dal sostanziale disinteresse degli imperialisti europei inchiodati da Trump a concentrarsi sulla guerra in Europa.
L'interruzione della fornitura di elettricità a Gaza “serve a mettere pressione su Hamas”, dichiaravano a Tel Aviv, dopo blocco delle merci dal 2 marzo affinché l'organizzazione della resistenza palestinese accetti la decisione unilaterale sionista di allungare a proprio piacimento la prima fase del cessate il fuoco e il rilascio di tutti gli ostaggi. Il criminale Netanyahu dichiarava di essere pronto ad aumentare la pressione su Hamas e sull'enclave di Gaza, minacciando "ulteriori conseguenze" fino al ritorno alla "guerra totale". Più o meno quello che il 5 marzo il presidente americano aveva scritto sul suo social minacciando di nuovo “l'inferno” a Gaza se i responsabili di Hamas non ubbidivano ai diktat di Tel Aviv e se ne andavano dalla Striscia: “Rilasciate gli ostaggi ora o ci sarà l'inferno da pagare più tardi” e “potete scegliere. Rilasciate tutti gli ostaggi ora, non più tardi, e restituite immediatamente tutti i corpi di coloro che avete assassinato, o per voi è finita. Sto inviando a Israele tutto ciò di cui ha bisogno per finire il lavoro, nessun membro di Hamas sarà al sicuro se non farete come dico”. Insomma i nazisionisti e il protettore imperialista firmano accordi di tregua che prevedono tra l'altro il ritiro dei soldati occupanti da Gaza nella seconda fase ma fanno saltare a loro piacimento l'intesa e imbastiscono la solita campagna propagandistica che sui media occidentali cerca di scaricare la colpa della violazione della tregua sulla controparte.
Tagliare l'elettricità a Gaza è un tentativo disperato e un vergognoso e inaccettabile ricatto contro il nostro popolo, denunciava il membro dell'ufficio politico dell'organizzazione della resistenza palestinese, Ezzat al-Rashq, per il quale l'interruzione dell'elettricità, la chiusura dei valichi di frontiera, l'interruzione degli aiuti umanitari e del carburante e la politica di fame imposta al popolo palestinese costituiscono una punizione collettiva e un crimine di guerra. "Le pratiche dell'occupazione costituiscono una flagrante violazione degli accordi firmati e un superamento di tutte le leggi e degli standard umanitari, confermando ancora una volta che l'occupazione non rispetta i propri impegni”, dichiarava al-Rashq, che metteva in guardia gli occupanti dal continuare questi crimini e ha affermato che il popolo palestinese e la sua resistenza non cederanno a queste pressioni e continueranno a resistere finché non saranno conseguite la libertà e la vittoria.
Un altra operazione, questa già andata a buon fine, dell'asse Trump-Netanyahu per bloccare qualsiasi iniziativa contraria alla politica genocida nazisionista è stata l'annullamento, comunicato da parte della Svizzera, di una conferenza delle Alte parti contraenti (HCP) delle Convenzioni di Ginevra prevista per il 7 marzo in base alla richiesta contenuta in una risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 18 settembre scorso. La presidenza svizzera della conferenza, nella sua veste di depositaria delle Convenzioni di Ginevra, era stata incaricata di concentrare i lavori su "misure per far rispettare la Convenzione nel Territorio palestinese occupato, inclusa Gerusalemme Est, e per garantirne il rispetto in conformità con l'articolo 1 comune delle quattro Convenzioni di Ginevra" e aveva messo a punti un testo di risoluzione inviato il 25 febbraio ai 196 paesi firmatari della convenzione.
Il documento, informava la presidenza svizzera, ricordava gli obblighi fondamentali derivanti dal diritto internazionale umanitario, il cui rispetto è particolarmente minacciato nel Territorio palestinese occupato, inclusa Gerusalemme Est e convocava la conferenza per il 7 marzo. Ma già i nazisionisti annunciavano che non avrebbero partecipato alla conferenza, un appuntamento definito “una piattaforma per attaccare lo Stato ebraico”, e invitavano gli altri membri al boicottaggio; una richiesta subito accolta dagli Usa. Alla vigilia della conferenza l'annucio della presidenza svizzera comunicava l'annullamento causa "profonde divergenze tra le alte parti contraenti".
"Il fatto che gli stati non abbiano adempiuto al loro mandato di concentrarsi sull'applicazione delle Convenzioni di Ginevra nei Territori palestinesi occupati (TPO) è un altro colpo al diritto internazionale e un tradimento delle vittime di uccisioni illegali e altre gravi violazioni del diritto internazionale umanitario nei Territori palestinesi occupati e in Israele”, denunciava la Segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard in una dichiarazione che proseguiva con “non riuscendo a rispettare il loro obbligo legale di garantire il rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra, gli stati hanno anteposto l'opportunità politica agli obblighi legali di proteggere i civili in tempo di guerra, persino di fronte alle gravi e incessanti violazioni della Convenzione da parte di Israele e ad altre gravi violazioni del diritto internazionale umanitario nei Territori Occupati e al genocidio a Gaza.
Invece di dimostrare il loro impegno a sostenere i diritti umani e il diritto internazionale, gli stati hanno sprecato in modo spietato un'opportunità cruciale per concordare misure chiave per far rispettare l'applicazione del diritto internazionale umanitario nei Territori Occupati, dimostrando un'agghiacciante indifferenza al destino di tutti i
civili, e in particolare dei palestinesi, poiché Israele ha nuovamente bloccato l'ingresso di tutti gli aiuti umanitari a Gaza e sta forzatamente sfollando migliaia di palestinesi nella Cisgiordania occupata.
Questo fallimento è un'accusa particolare a tutti gli stati europei che hanno reclamato a gran voce il loro impegno nei confronti del diritto internazionale e dell'ordine basato sulle regole per diverse settimane, nel contesto del conflitto ucraino, solo per non essere ancora una volta all'altezza delle loro promesse, devastando ulteriormente ciò che restava dei valori internazionali e universali.
La bozza di dichiarazione fatta circolare dalla Svizzera tra gli stati partecipanti dopo un processo non trasparente non è riuscita a soddisfare le richieste di base relative al rispetto del diritto internazionale umanitario e ha vergognosamente omesso di riconoscere il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia (ICJ) del luglio 2024 che dichiarava illegale l'occupazione israeliana di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.
Per garantire il rispetto delle Convenzioni di Ginevra, come minimo, tutti gli stati devono sospendere i trasferimenti di armi alle parti in conflitto, cooperare per garantire la responsabilità per le violazioni del diritto internazionale e sostenere istituzioni e meccanismi internazionali, comprese le indagini della Corte penale internazionale e della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sui Territori occupati”.
12 marzo 2025