Celebrata alla grande la Giornata internazionale delle donne
Grandi e combattive manifestazioni per l'8 Marzo
Per i diritti delle donne, contro il governo Meloni, il patriarcato e la violenza di genere, il fascismo, il razzismo e il colonialismo. Contro il Ddl sicurezza, la riforma Bernini, per il lavoro, la sanità pubblica, l'aborto libero e sicuro, in difesa dei consultori e dei centri anti-violenza autogestiti dalle donne, per i diritti Lgbtaq+. In prima fila le giovanissime
Diffuso con successo l'eccezionale Editoriale di Monica Martenghi a Milano, Prato,
Firenze, Perugia, Ischia, Napoli, Catania
La Giornata internazionale delle donne è stata celebrata alla grande. Le donne di tutte le età, con in prima fila le giovanissime, le studentesse con a fianco i propri coetanei, famiglie intere con i bambini a presso, le comunità Lgbta+, si sono riversate nelle piazze di oltre 60 città del nostro Paese, dal Nord al Sud e le Isole, con variopinti e rumorosi e combattivi cortei, sit-in, piazze tematiche e azioni performative.
A centinaia di migliaia le masse femminili e non solo hanno aderito allo sciopero “transfemminista, dal lavoro produttivo e riproduttivo, dei consumi, dai ruoli imposti dal genere” con lo slogan “Lotto, boicotto, sciopero”, meritevolmente proclamato per l'ottavo anno consecutivo dal movimento di NUDM (Nonunadimeno) nella Giornata internazionale delle donne, facendo riacquistare all'8 Marzo il suo giusto valore di lotta e rivendicativo.
In tutte le manifestazioni, che siano stati sit-in o performance, le donne hanno ribadito con fermezza il loro No alla violenza di genere, hanno espresso il loro odio verso il patriarcato, il fascismo e il colonialismo ma soprattutto lo hanno espresso contro il governo della ducessa Meloni, che anche se donna promuove una politica antifemminile, omofoba e fascista, contro il suo famigerato decreto sicurezza e le zone rosse, la militarizzazione delle città e contro la riforma universitaria Bernini.
Bocciando anche il riconoscimento del femminicidio come reato, approvato il 7 marzo dal governo Meloni “È solo una misura giustizialista e carceraria che non risolve il problema alla radice – afferma una militante di Nudm di Roma – Noi non chiediamo più galera e più repressione ma che si combatta la logica patriarcale: sbattere una persona in carcere per tutta la vita è solo un tappabuchi, ma non è questo che ci ridarà le compagne e sorelle ammazzate”.
In molti cortei specie da parte delle giovanissime è stato ribadito l'orgoglio di essere antifasciste con lo slogan più gettonato rilanciato a più riprese: “siamo tutte antifasciste”. Ma non sono mancati slogan e cartelli contro il razzismo e il colonialismo anch'essi individuati nel governo Meloni. Slogan anche contro l'aumento delle spese militari per il riarmo, in molti cartelli campeggiavano “meno soldi alle armi più soldi alla sanità pubblica e alle scuole e università”. In piazza anche contro i tagli dei finanziamenti regionali previsti per i centri-antiviolenza e per i consultori, contro l'obiezione di coscienza nelle strutture ospedaliere, per l'aborto libero e sicuro, e l'aborto farmaceutico, contro il lavoro precariato, per la Palestina libera a fianco delle donne palestinesi.
Riportiamo per esigenza di spazio solo alcune delle miriadi cronache di questa intensa giornata di lotta, per la cronaca di Genova
rimandiamo alla corrispondenza locale.
A Torino
Una marea fucsia (colore adottato da NUDM) inonda le vie centrali del capoluogo piemontese. Già dalla mattina lo sciopero ha interessato il rettorato dell'Università, con l'Assemblea Precaria Universitaria da mesi in lotta contro la Riforma Bernini. Sempre nella mattinata le attiviste di NUDM hanno manifestato occupando simbolicamente uno dei punti vendita di Carrefour in corso Monte Grappa con striscioni e volantini contro il carovita e l'inflazione e per il boicottaggio delle aziende che beneficiano della colonizzazione e dell'apartheid in Palestina, facendo accordi con società direttamente coinvolte. Altro blitz è stato effettuato alla fabbrica Leonardo e all'Alenia, presidiate dalle “forze dell'ordine”, dove le manifestanti hanno effettuato un sit-in di protesta contro la produzione di armi e la corsa agli armamenti. All'ospedale Martini per denunciare la violenza medica e i tagli alla sanità pubblica.
La giornata si è conclusa con il partecipato corteo che ha bloccato le vie del centro.
Moltissimi gli interventi delle studentesse che hanno preso parola al comizio finale per denunciare le derive autoritarie della scuola, con “un'aggressività sempre maggiore da parte del ministro Valditara”. Il corteo, passando in una delle cosiddette zone rosse, “zone ad alta vigilanza”, ha ribadito “che non è la sorveglianza di polizia e militari a fare la nostra sicurezza”. Tra i cartelli anche le foto della premier Giorgia Meloni e di Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, ma anche la ministra Anna Maria Bernini e la leader del PD Elly Schlein coperte da impronte di mani insanguinate: “Non ci rappresentano”.
Bologna.
Un corteo di oltre 20.000 partecipanti ha inondato le strade di Bologna, ribadendo con forza che “se ci fermiamo noi, si ferma il mondo!” e contro “un sistema patriarcale, razzista, omolesbobitransfobico, abilista e violento che ci sta togliendo tutto, rispondiamo con la nostra sorellanza!”. Le manifestanti hanno ribadito di essere piazza “Per la prima volta di sabato, perché in tante siamo costrette a lavorare anche nel fine settimana e perché il lavoro di cura che ricade sulle spalle delle donne non conosce pause”.
La giornata di lotta è iniziata presto con un’azione di boicottaggio e sanzionamento al supermercato Carrefour in Strada Maggiore, per inneggiare alla Palestina libera.
In Piazza Maggiore il concentramento le manifestanti hanno puntato il dito contro le “politiche di riarmo dell'Unione Europea, che destina 800 miliardi alle spese militari sottraendoli a welfare
, scuola, sanità e pensioni”. Al microfono aperto allestito in piazza in tante le migranti che hanno denunciato il “razzismo istituzionale” e le politiche di deportazione, mentre le giovani studentesse hanno ribadito che “il contrasto alla violenza di genere deve partire dalle scuole di ogni ordine e grado”.
Il partecipato corteo fucsia ha sanzionato lungo il percorso la TPER (azienda dei mezzi pubblici bolognese), “perché questa città ci impoverisce e noi non smetteremo di ribadirlo: la nostra sicurezza non si costruisce marginalizzando le persone e militarizzando i quartieri, ma garantendo autonomia economica per tuttə”. Una scritta enorme “trans” campeggia in tutto il corteo, un segnale per le attiviste di NUDM verso e contro il femminismo “Terf” (una corrente del femminismo con posizioni omofobe) che con “posizionamenti escludent, tenta di contrapporre donne e persone trans proprio mentre le destre suprematiste attaccano le nostre vite, arrivando - come negli Stati Uniti - ad abolire il termine stesso”.
A Modena
durante il corteo ha parlato l’associazione Casa delle donne contro la violenza, che nel 2024 ha ricevuto 536 richieste di assistenza, spiegando che non raggiungevano numeri così alti dal 1991, anno di apertura del centro antiviolenza della città. “Affrontiamo percorsi sempre più complessi, caratterizzati da violenze multiple. Continua una situazione di gravissima crisi abitativa, dove anche donne con lavori stabili che cercano di uscire da situazioni di violenza domestica non trovano casa”, spiega un’operatrice.
A Roma
oltre 20.000 in corteo, partite da piazza Vittorio Emanuele con arrivo a Circo Massimo. "Siamo tutte antifasciste, siamo tutte transfemministe". Questo il coro urlato dal corteo romano. "Più Trans meno Trump", una delle scritte su un manifesto. Poi lo slogan contro regione e governo: "Rocca Roccella e Valditara la vostra transfobia la pagherete cara". L'urlo poi contro "ogni fascismo".
Le manifestanti ricordano che la mobilitazione è stata chiamata in tutta Italia "contro il governo Meloni e l'asse dei governi ultrareazionari che trasformano in target le persone migranti, povere, trans, disabili, le femministe e chi ricorre all'aborto, le persone disabili, le attiviste". Ma anche "contro l'economia di guerra, che sposta le risorse sul riarmo, a scapito della spesa sociale e di investimenti in scuola, università e sanità pubbliche" e contro il ddl Sicurezza.
Il PMLI era presente nelle nutrite piazze di Milano
, Firenze
, Prato
, Perugia, Napoli
e Catania
(le cui cronache sono curate a parte dai corrispondenti e dalle Redazioni locali), in certi casi tenendo alti i cartelli, riportanti il manifesto del Partito per l'8 Marzo, e bandiera del PMLI, in altri solo i cartelli, ma in tutti i casi diffondendo con spirito militante, vestiti di tutto punto con la divisa da combattimento (corpetto, fazzoletto, spille dei Maestri e del PMLI) il volantino con gli estratti dell'eccezionale editoriale di Monica Martenghi, Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI, consapevoli che l'appuntamento dell'8 Marzo è un'occasione imperdibile per propagandare alle masse femminili questo prezioso editoriale, che costituisce non solo per il Partito, ma anche per le masse femminili, a cominciare dalle operaie e dalle ragazze anticapitaliste e rivoluzionarie, e per tutti gli antifascisti, gli anticapitalisti, gli intellettuali sinceramente democratici e progressisti una potente arma per combattere il regime capitalista neofascista di Meloni, e per difendere gli interessi delle masse femminili del nostro Paese. A Fucecchio il PMLI ha dapprima organizzato la diffusione in piazza dell'importante Editoriale della compagna Martenghi e poi lo ha studiato collettivamente in sede. A Ischia è stato affisso in tutta l'isola il manifesto del PMLI, mentre l'Editoriale di Martenghi è stato pubblicato sul “Dispari”.
Un compito che non potevamo eludere per portare chiarezza e inquadrare correttamente, con una visione di classe marxista-leninista, il governo neofascista Meloni che come denuncia l'editoriale “sta infatti procedendo come un rullo compressore al consolidamento e al completamento del regime capitalista neofascista, presidenzialista, federalista, interventista, antifemminile così come l'aveva disegnato, perseguito e in parte realizzato la P2 di Gelli e di Silvio Berlusconi.” E che esso al momento attuale è il nemico principale sul piano politico delle masse femminili sfruttate e oppresse e del processo di emancipazione della donna.
Un compito quello del PMLI tanto più necessario vista la confusione ideologica e politica che NUDM sta alimentando nelle nuove generazioni su certe posizioni nevralgiche come la contraddizione di genere, che in alcune piazze come a Firenze è stata riempita di contenuti piccolo-borghesi e arretrati rispetto ad altre piazze del Paese, privilegiandola rispetto alla denuncia del governo Meloni, che è stata ignorata.
O come quella su guerra e pace. “Siamo stanche della guerra” si legge sui vari comunicati di NUDM, senza specificare di quale natura sia la guerra, mettendo così sullo stesso piano le guerre di aggressione imperialista e le guerre di liberazione di un popolo oppresso, una posizione ambigua tanto più pericolosa ora che le nubi di una possibile terza guerra mondiale imperialista si fanno sempre più concrete, tra l'imperialismo americano e il socialimperialismo cinese che si disputano il dominio assoluto del mondo. Una posizione che rischia di portare il movimento a impantanarsi nelle sabbie mobili del pacifismo imbelle e non violento di stampo cattolico e di Bergoglio invece di chiamare le masse femminili e l'intero popolo italiano a insorgere qualora l'Italia della Meloni partecipasse in qualsiasi forma in una futura guerra mondiale imperialista.
Mao ci insegna: “La storia dimostra che le guerre si dividono in due categorie: le guerre giuste e le guerre ingiuste. Tutte le guerre progressiste sono giuste e tutte le guerre che impediscono il progresso sono ingiuste. Noi comunisti ci opponiamo a tutte le guerre ingiuste che impediscono il progresso, ma non ci opponiamo alle guerre giuste, progressiste. Noi comunisti non solo non ci opponiamo alle guerre giuste, ma vi partecipiamo attivamente. La Prima guerra mondiale è un esempio di guerra ingiusta: le due parti combattevano per interessi imperialistici, ed è per questo che i comunisti di tutto il mondo si opposero risolutamente ad essa. Il mezzo per opporsi a una guerra di questo genere è fare tutto il possibile per impedirla prima che scoppi, ma una volta scoppiata, bisogna opporsi alla guerra con la guerra, opporsi alla guerra ingiusta con la guerra giusta, ogni volta che sia possibile.”
Mao, "Sulla guerra di lunga durata'', Maggio 1938, Opere scelte, vol. 2, pagg. 154-155, Casa Editrice in lingue estere Pechino.
Il PMLI in questo 8 Marzo si è impegnato per far arrivare alle nuove generazioni di ragazze, giovanissime, studentesse la giusta posizione nei confronti dell'emancipazione delle donne, e sulla contraddizione di genere, presa come unica contraddizione da NUDM, cioè che la contraddizione di genere non è una contraddizione antagonista. Mentre lo è la contraddizione di classe fra le masse femminili sfruttate e oppresse e la classe dominante borghese peraltro oggi in camicia nera con la ducessa Meloni al governo. E che la contraddizione di genere non potrà essere risolta definitivamente senza prima risolvere la contraddizione di classe che per noi marxisti-leninisti si risolverà instaurando il socialismo con la conquista del potere da parte della classe operaia.
Siamo fiduciosi che prima o poi le nuove generazioni di ragazze antifasciste, anticapitaliste e rivoluzionarie, che ancora una volta si sono dimostrate le più combattive e aperte al nuovo, le operaie, le lavoratrici e tutti gli antifascisti, gli anticapitalisti, gli intellettuali sinceramente democratici e progressisti, al di là delle loro posizioni partitiche, filosofiche o religiose, ai sindacati, alle associazioni dei partigiani, alle organizzazioni femministe a cominciare dal movimento femminista e transfemminista Nonunadimeno, raccolgano il potente appello dell'editoriale di Martenghi “a marciare assieme, unite e uniti, mettendo da parte temporaneamente ogni altra contraddizione secondaria, contro il regime capitalista neofascista, presidenzialista, federalista, interventista e antifemminile di Meloni.”
Come ha indicato il compagno Giovanni Scuderi: “Il governo Meloni è una dittatura neofascista in contrasto persino con la democrazia borghese. Va quindi combattuto e abbattuto senza esclusione di colpi, usando tutte le forme di lotta, legali e illegali, parlamentari e extraparlamentari, pacifiche e violente di massa. Una lotta che va portata avanti fino alle estreme conseguenze, alla guerra civile, se risponde alla volontà delle masse”.
12 marzo 2025