Movimento pastori sardi contro Unione europea, governo italiano, regione autonoma Sardegna
Dal corrispondente di Sassari de “Il Bolscevico”
Il 15 marzo scorso a Tramatza (Oristano) quasi ottocento allevatori, presente anche un centinaio di sindaci con la presidente dell'ANCI Sardegna Daniela Falconi, hanno partecipato all'assemblea convocata dal Movimento Autonomo dei Pastori per reclamare, ancora una volta dopo le mobilitazioni del marzo 2019 e del gennaio 2024, soluzioni concrete alla crisi della pastorizia.
Dopo decenni di chiusura di aziende e conseguente abbandono delle campagne, la cornice della protesta è ancora la contrarietà alla politica agricola neoliberista dell'Unione europea e all'immobilismo dei vari governi dell'Italia (oggi governo Meloni) e della regione Sardegna (oggi presidenza Todde), nella tutela del settore agropastorale.
Nel corso dell'accesa riunione si sono levate dure critiche al ritardo burocratico dell'assessorato regionale all'Agricoltura, in quota Campo progressista, nei pagamenti dei contributi PAC (Politica Agricola Comunitaria) e alla loro erogazione parziale su circa 30.000 aziende beneficiarie.
Non sono mancate critiche ai sindacati di settore, CIA e Coldiretti, colpevoli di non sostenere adeguatamente le richieste degli allevatori; ulteriori critiche alla vaccinazione degli ovini contro la "lingua blu", ritenuta inutilmente dispendiosa sul presupposto che nei terreni bonificati, ancorché in ritardo, dalle larve delle cavallette, non si sarebbero registrate infezioni negli animali.
Oltre alle perdite economiche derivanti dal ritardo nell'erogazione dei fondi comunitari, dalla moria di capi ovini infetti, dalla siccità (mai affrontata in maniera risolutiva dai partiti politici borghesi di ogni colore, aggiungiamo noi), gli allevatori dovranno subire le conseguenze nefaste dei dazi trumpiani alle importazioni negli Stati Uniti d'America: fattori che messi insieme rischiano di compromettere i ricavi.
La temperatura dell'agitazione sale con l'annuncio di un parziale rallentamento del traffico sulla Cagliari-Sassari, concordato nelle modalità con la Polizia Stradale per il 21 marzo prossimo.
Le disperate tribolazioni quotidiane dei pastori piccoli e medi in via di impoverimento non saranno interrotte, per esperienza storica, dal periodico ricorso al ribellismo verso le istituzioni borghesi, siano europee o nazionali o regionali, per ottenere ristori finanziari utili solo per vivacchiare alla giornata, in assenza di strategie economiche alternative a quelle neoliberiste.
Occorre che piccoli e medi agricoltori e pastori in via di impoverimento prendano compiuta consapevolezza che l'Unione europea detta la linea economica per la crescita numerica, lo sviluppo, la concentrazione di aziende agricole e allevamento di grandi dimensioni e dell'industria agroalimentare, cause del loro irreversibile declino nell'odierno sistema monopolistico-capitalista.
Sarà per essi un lungo e complesso processo di modifica nel concepire il proprio ruolo nella produzione sociale per spezzare le catene delle tribolazioni quotidiane, liberando il settore agropastorale dall'oppressione dei regolamenti comunitari con l'uscita dell'Italia dall'Unione europea e partecipando, con il proletariato e le masse popolari, alla distruzione della macchina statale-regionale burocratica, borghese, capitalista per sostituirla con un sistema agricolo-pastorale di produzione sociale cooperativo, sburocratizzato e anticapitalista.
19 marzo 2025