Oltre 300 morti, molti bambini, per i nuovi raid nazisionisti sulla Striscia
I nazisionisti bombardano Gaza e il Libano, Usa e Gb lo Yemen
Trump e Netanyahu fanno saltare la tregua in Medioriente
Nel pomeriggio del 15 marzo un drone dei nazisionisti sparava missili su alcune auto nella città di Beit Lahiya, nel nord di Gaza, nove morti fra operatori sanitari e giornalisti e diversi feriti. Droni e cecchini nazisionisti sono quotidianamente in azione nella Striscia in palese violazione dell'accordo di cessate il fuoco che in realtà per il criminale Netanyahu non è mai esistito e lo conferma la massiccia ripresa dei bombardamenti sulla striscia del 18 marzo, che al momento registrano oltre 300 morti, molti bambini.
Secondo i dati dell’Euro-Med Human Rights Monitor, l’esercito di occupazione israeliano uccide sei palestinesi ogni due giorni nella Striscia di Gaza, in totale 145 morti e 605 feriti dalla dichiarazione del cessate il fuoco loscorso 19 gennaio. Il numero delle vittime del genocidio nazisionista in Palestina negli utlimi 18 mesi è salito a 48.543 morti e 111.981 feriti mentre molte vittime rimangono ancora sotto le macerie e nelle strade, senza poter essere raggiunte dalle squadre di soccorso e dalle ambulanze. Un bilancio destinato a salire vertiginosamente.
"D'ora in poi, Israele agirà contro Hamas con una forza militare sempre maggiore", come sa finora fosse stata a guardare, affermava l'arrogante nota dell'ufficio del criminale Netanyahu che annunciava la ripresa degli attacchi nella Striscia. Il piano operativo era stato messo a punto nei giorni precedenti e concordato con gli alleati Usa, un piano che secondo il vertice militare sionista si sarebbe reso necessario dopo che aveva scoperto i preparativi di Hamas per lanciare attacchi contro Israele, mentre si stava riorganizzando e riarmando. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, ma invece ha scelto il rifiuto e la guerra", rilanciava dalla Casa Bianca, Brian Hughes, il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, ribaltando la situazione. E le argomentazioni false dei nazisionisti e degli imperialisti americani tornavano a essere al centro della grancassa propagandistica filosionsita dei media imperialisti che continuano a coprire e giustificare il genocidio palestinese.
"Netanyahu e il suo governo nazista stanno rinnovando l'aggressione e la guerra di sterminio contro i civili indifesi nella Striscia di Gaza, con un colpo di stato contro l'accordo di cessate il fuoco, mettendo a repentaglio il destino degli ostaggi a Gaza", denunciava Hamas mentre la Jihad Islamica ribadiva che la nuova offensiva lanciata da “Netanyahu e il suo sanguinario governo nazista” su Gaza dopo "aver deliberatamente sabotato tutti gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco" non gli "darà la superiorità sulla resistenza, nè sul campo nè nei negoziati” e “ciò che Netanyahu e il suo barbaro esercito non sono riusciti a realizzare in 15 mesi di crimini e spargimenti di sangue, non riusciranno a realizzarlo di nuovo, grazie alla fermezza del nostro popolo oppresso e al coraggio dei nostri miliziani".
In Libano l'esercito nazisionista il 16 marzo ha colpito con i missili lanciati da un drone un veicolo nella città di Mays al-Jabal, nel sud del paese, e ucciso le persone a bordo. Questo era il terzo attacco nel sud del Libano nell’arco di 24 ore, glli altri nelle città di Yater e Burj al-Muluk dove erano registrati tre morti. I nazisionisti, secondo l'accordo che hanno firmato con le autorià libanesi avrebbero dovuto andarsene già a fine gennaio dal sud del paese. Invece in accordo coi complici negoziatori americani hanno unilateralmente prorogato la scadenza del ritiro al 18 febbraio e senza altri atti formali sono ancora li. Anzi si sono organizzati per occupare definitivamente almeno cinque località, ritenute aree chiave vicino al confine, in violazione dell’accordo. “Manteniamo cinque punti sul lato libanese del confine per proteggere il nostro territorio. Non rinunceremo al loro controllo” dichiarato il leader nazisionista Netanyahu che con la stessa arrogante e illegale motivazione sta rendendo permanente l'annessione delle aree siriane occupate nel Golan.
La violazione finora impunita dei nazisionisti degli accordi firmati era stata tra l'altro denunciata dal governo yemenita degli Houti che dopo il blocco totale imposto a Gaza da Netanhyahu annunciava la ripresa degli attacchi missilistici in solidarietà col popolo palestinese sospesi nel rispetto del cessate il fuoco. Nella divisone dei compiti imperialisti l'impegno di aggredire di nuovo lo Yemen se lo assumevano gli imperialisti Usa, con la partecipazione della Gran Bretagna, che il 15 e 16 marzo bombardavano varie citta yemenite. Gli aerei e i droni americani colpivano con una serie di quasi 50 raid la capitale Sanaa, la città di Radaa e altre città nei governatorati di Saada e Al-Bayda con un bilancio di almeno 31 morti e 100 feriti, secondo il ministero della Sanità yemenita. Le vittime sono "per lo più bambini e donne" riferiva il portavoce del ministero Anis Al-Asbahi dato che gli obiettivi non eranio solo strutture militari ma erano in parte in zone residenziali.
Con l'oramai collaudato sistema propagandistico della Casa Bianca per esaltare le imprese del nuovo corso muscolare dell'imperialismo americano, prontamente rilanciate dagli alleati imperialsti occidentali, era Trump in persona ad annunciare la prima aggressione del suo secondo mandato iniziato lo scorso gennaio. Il capofila fascio imperialista via social annunciava di aver ordinato al Pentagono “un’azione militare decisa e vigorosa contro i terroristi Houthi nello Yemen, che hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi” e intimava loro di cessare tutti gli attacchi, altrimenti “l’inferno si abbatterà su di voi come non avete mai visto prima”. E a seguire lanciava un altro avvertimento all'Iran intimando al governo di Teheran di “smettere immediatamente” di sostenere gli Houthi altrimenti “l’America vi riterrà pienamente responsabili e non saremo gentili al riguardo”.
L'Iran rigettava immediatamente le minacce. “L'Iran non cerca la guerra, ma se qualcuno lo minaccia, darà risposte appropriate, risolute e definitive” a qualsiasi attacco, rispondeva il comandante dei Guardiani della Rivoluzione.
La ripresa delle attività a sostegno della causa palestinese con gli attacchi a “tutte le navi sioniste nell'area definita delle operazioni, tra cui il Mar Rosso, il Mar Arabico, Bab el-Mandeb e il Golfo di Aden” era stata annunciata l'11 marzo dal portavoce militare di Ansar Allah, Yahya Saree. Una decisione presa perché non erano andate a buon fine le pressioni "per spingere e fare pressione sul nemico sionista affinché riapra i valichi e consenta l'ingresso degli aiuti nella Striscia di Gaza". Il leader di Ansar Allah, Abdul Malik al-Houthi, dichiarava che la carestia intenzionale di due milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza costituisce un "crimine grave", classificato come crimine di guerra e crimine contro l'umanità, affermava che la posizione araba e islamica nei confronti di questi crimini "non è all'altezza della responsabilità umana e religiosa” e dichiarava che "le misure adottate dall'occupazione sionista devono essere contrastate con azioni concrete che contribuiscano a fermare questa aggressione e non solo con condanne e vuote dichiarazioni" mettendo in evidenza che "il silenzio arabo e islamico li rende complici di questa aggressione”.
La decisione yemenita era salutata dalla resistenza palestinese. Hamas ringraziava
del popolo yemenita e la sua leadership per una azione che costituisce una pressione reale per rompere l'assedio "ingiusto" imposto alla Striscia di Gaza; la Jihad islamica la definiva “un passo coraggioso volto a fare pressione sull'entità e sui suoi sponsor affinché riaprano i valichi e consentano l'ingresso degli aiuti nella Striscia di Gaza assediata”.
All'aggressione imperialista le forze armate yemenite rispondevano sparando missili e droni contro la portaerei statunitense Truman e la su scorta nel Mar Rosso settentrionale.
Al governo Houti di Sanaa arrivava anzitutto la solidarietà delle varie formazioni della Resistenza palestinese e di altri paesi a partire di libanesi di di Hezbollah che in un comunicato condannavano “la palese aggressione anglo-americana contro il caro Yemen”, “un crimine di guerra e una palese violazione delle leggi e delle consuetudini internazionali, e si allinea con l'aggressione israeliana che Gaza, Siria, Libano e la regione hanno dovuto affrontare sotto il sostegno degli Stati Uniti". "Questa aggressione è un disperato tentativo di dissuadere questa fiera nazione dal continuare il suo eroico sostegno al popolo palestinese e dal mantenere la sua pressione per togliere l'ingiusto assedio su Gaza e consentire l'ingresso di aiuti umanitari e di soccorso", "il targeting di civili e infrastrutture vitali nello Yemen rivela ancora una volta il vero e brutto volto dell'amministrazione statunitense, che si impegna nel terrorismo e nel bullismo contro le nazioni che si oppongono alle sue politiche egemoniche nella regione e nel mondo". La dichiarazione si concludeva con “noi di Hezbollah riaffermiamo la nostra piena solidarietà con il coraggioso e caro Yemen, sia la sua leadership che il suo popolo, e invitiamo tutte le nazioni libere del mondo e tutte le forze di resistenza nella nostra regione e oltre a unirsi e a schierarsi come un tutt'uno contro il progetto sionista-statunitense che prende di mira gli stati e il popolo della nostra nazione. Invitiamo inoltre a far sentire la propria voce contro il silenzio arabo e internazionale e il fallimento delle istituzioni internazionali che si sono arrese all'ingiusta amministrazione statunitense".
19 marzo 2025