A Napoli forte contestazione della “riforma” Gelmini
I precari dell'università contestano Manfredi e il barone Lorito
Partecipa il Comitato studentesco “Linea di massa”

Redazione di Napoli
Giovedì 20 marzo si è tenuta a Napoli una combattiva manifestazione indetta dall’assemblea dei precari dell’Università. Due “lezioni aperte” affiancate dall’affissione di diversi manifesti e volantini che sensibilizzano il precariato e criticano la privatizzazione di fatto in atto nelle università del nostro Paese hanno colorato la giornata. Significativi ed ironici i cartelli con su scritto “Vendesi Università Pubblica” e aventi come “banditori” la ministra Bernini, le università-diplomifici telematiche e la Leonardo Spa. Successivamente un sentito e partecipato corteo di centinaia di precari dell’Università a cui hanno partecipato diversi collettivi e sigle studentesche e universitarie locali ha attraversato tutta l’area di via Porta di Massa e via Mezzocannone passando per piazza San Domenico Maggiore e terminando infine presso il “cortile delle statue” di via San Marcellino dell’Università “Federico II” di Napoli.

L’assemblea di via Porta di Massa
La contestazione ha avuto come luogo d’inizio il chiostro di via Porta di Massa, sede delle facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università partenopea, dove ha preso per primo la parola il prof. Antonio Del Castello, dottorando di ricerca, il quale ha pronunciato un forte j’accuse denunciando la controriforma Bernini e tutto ciò che l’ha preceduta a partire dalle controriforme degli anni ’90 passando per la controriforma Gelmini, oltre che contro il sistema amministrativo delle università e il modo in cui trattano i ricercatori e dottorandi, soffermandosi nello specifico sul famigerato “17-5-1”, quella normativa secondo cui un dottorando è obbligato a scrivere diciassette articoli durante il suo periodo di ricerca, di cui cinque elaborati e una monografia, arrivando a dover scrivere circa un testo ogni tre mesi, producendo quindi contenuti dalla qualità visibilmente scarsa come parte di quell’opera di censura “subdola” da parte del regime neofascista il quale, in ambito umanistico, mira a impoverire e rendere sempre più scolastica se non retorica, vuota e mediocre la ricerca, di modo da poter giustificare sempre più la sua stretta repressiva sulle masse proletarie e sottoproletarie. Il professore ha denunciato, inoltre, la politica interventista del governo Meloni e di sostegno all’imperialismo europeo e americano, oltre che al genocidio nazi-sionista dei palestinesi. Subito dopo la meritata standing ovation dei presenti al discorso di Del Castello, sono seguiti gli interventi di altri studenti e ricercatori precari, i quali hanno denunciato la collaborazione degli atenei con i nazi-sionisti nonché le industrie degli armamenti, come la Leonardo Spa (ex Alenia), oltre che il menefreghismo sostanziale dei rettorati e delle istituzioni, incluse quelle dell’intero arco parlamentare, le quali, tramite governi di diversi colori del medesimo regime neofascista, hanno contribuito a distruggere sempre più il sistema pubblico universitario e scolastico a suon di tagli e controriforme. È stato anche fatto un cenno alla contestazione, di successo, avvenuta nei pressi dell’Università Suor Orsola Benincasa dov’erano presenti a discutere della “governance universitaria” il sindaco-barone, Gaetano Manfredi, e il rettore della “Federico II”, il barone reazionario Matteo Lorito.

“Chiusura” simbolica degli atenei e provocazioni della vigilanza
A seguito dell’assemblea di presentazione dell’iniziativa della mattina, nel primo pomeriggio è partito il corteo, che ha mosso dapprima verso la sede storica della “Federico II”, con l’intento di recarsi presso il rettorato e incontrando la chiusura “preventiva” e provocatoria da parte della vigilanza dei portoni, cui i manifestanti hanno risposto installando dei nastri bianchi e rossi, come quelli affissi dinanzi a proprietà pignorate o sequestrate, in un gesto simbolico volto a protestare contro i tagli e la demolizione dell’istituzione universitaria da parte del governo neofascista, gesto successivamente ripetuto anche dinanzi alle due sedi dell’Università Orientale, di via Mezzocannone e piazza San Domenico rispettivamente. Durante il corteo, ulteriori interventi da parte dei precari e degli studenti hanno denunciato l’inspiegabile “evanescenza” di cui sono affetti da un anno circa i rettori e le istituzioni dinanzi alla popolazione studentesca e alle sue contestazioni.

Come la repressione nelle Università degli Usa del fascista Trump
Una volta giunto a piazza San Domenico Maggiore, il corteo ha dato ampio spazio alla professoressa Simona Taliani, la quale ha tenuto una lectio magistralis riguardante il rapporto tra ideologia e potere, parlando dapprima delle figure dei pensatori caraibici Charles W. Mills, autore di un’interessante critica del liberalismo e del razzismo, e soprattutto Franz Fanon, psichiatra e filosofo caraibico, pan-africano, nonché militante dell’FLN algerino durante la guerra di liberazione dell’Algeria dal giogo coloniale francese. La professoressa ha sottolineato che tutte le politiche repressive un tempo applicate soltanto nelle colonie vengono oggi applicate anche nelle “metropoli” capitaliste e imperialiste occidentali, come dimostrano l’esempio della Grecia durante le rivolte dovute alle politiche di austerità imposte dalla troika dell’UE imperialista, oltre che quello più recente della recente stretta repressiva nelle università statunitensi da parte del fascio-imperialista Trump, caratterizzate da arresti arbitrari e deportazioni di studenti stranieri “colpevoli” di essere a supporto della causa palestinese.

Contestazione dei rettori napoletani e della giunta Manfredi
In tutta la giornata di lotta sono stati presenti gli aderenti al Comitato “Linea di Massa” di Lettere, Filosofia e Storia che ha partecipato anche al corteo finale che da piazza San Domenico Maggiore si è mosso verso l’area di San Marcellino della sede centrale della “Federico II”, dov’erano presenti il sindaco di Napoli Manfredi e i rettori degli atenei della città, ai quali i manifestanti hanno chiesto maggiore chiarezza nonché la loro posizione in merito ai recenti tagli e alla controriforma Bernini dell’Università, chiedendo, inoltre, maggiori sforzi affinché l’Università sia pubblica, democratica e che venga finanziata da massicci contributi pubblici, ribadendo la ferma volontà di continuare la lotta finché non si sarà giunti a queste condizioni.

26 marzo 2025