L’UE con l’elmetto al Consiglio europeo di Bruxelles
Entro il 2030 dobbiamo essere pronti per la guerra
Pieno sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina. Von der Leyen: “ Se l’Europa vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra”
Meloni: “In ogni caso, l'Europa e l'Italia devono rafforzare la propria difesa"
Pieno accordo dei 27 paesi dell’Unione europea al Consiglio di Bruxelles del 20 marzo sul riarmo, difesa e preparativi alla guerra imperialista. Nel capitolo dedicato nelle conclusioni si legge che “Dando seguito alle sue conclusioni del 6 marzo 2025, e alla luce del Libro Bianco sul futuro della difesa europea del 19 marzo 2025, il Consiglio europeo chiede un'accelerazione dei lavori su tutti i filoni per potenziare in modo decisivo la prontezza dell'Europa alla difesa nel corso dei prossimi cinque anni. Invita il Consiglio e i colegislatori a portare avanti rapidamente i lavori sulle recenti proposte della Commissione. Il Consiglio europeo chiede che sia avviata con urgenza l'attuazione delle azioni individuate nelle sue conclusioni del 6 marzo 2025 nel settore delle capacità e che siano portati avanti i lavori relativi alle pertinenti opzioni di finanziamento. Il Consiglio europeo ricorda che un'Unione europea più forte e più capace nel settore della sicurezza e della difesa contribuirà positivamente alla sicurezza globale e transatlantica ed è complementare alla NATO, che, per gli Stati che ne sono membri, resta il fondamento della loro difesa collettiva”.
Di fatto i leader dei 27 Stati membri hanno dato il via libera al piano ReArm della Commissione guidata da Ursula von der Leyen e al Libro Bianco sulla Difesa presentato nella stessa capitale belga il giorno prima, chiedendo di discutere vari dettagli da qui fino al prossimo vertice di giugno.
In questo senso i leader si sono accordati sul programma di prestiti agevolati da 150 miliardi di euro messi a disposizione dall'UE e sull'ipotesi di usare capitali privati o persino i 10mila miliardi di euro di risparmi dei cittadini dell'UE.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa con il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, al termine del vertice UE ha dichiarato: “La base della discussione odierna è stata la presentazione del Libro bianco che ha un nome che dice tutto, ovvero Readiness 2030 (essere pronti entro il 2030, ndr). È un ambito più ampio: non c'è solo il finanziamento, che include, oltre alla clausola di salvaguardia nazionale anche l'elemento Safe, ma l'ambito più ampio è se si guarda a cosa finanziamo con lo strumento Safe e le clausole di salvaguardia nazionale. Queste sono, ad esempio, le priorità infrastrutturali, la mobilità militare. Ovviamente, le lacune di capacità dai missili ai droni all'artiglieria e altri elementi. E c'è anche la moderna guerra elettronica inclusa. Tra cui l'elemento informatico, ma include anche l'intero elemento di comunicazione, ad esempio. Quindi è un ambito molto più ampio, l'approccio che stiamo adottando, e il nome Readiness 2030. Penso che la prossima settimana avremo la strategia di preparazione, che mostra anche la seconda fase del Readiness 2030, ossia che dobbiamo essere preparati per potenziali crisi, includendo anche, ad esempio, disastri naturali e altre crisi che dobbiamo gestire. Quindi, in effetti, abbiamo iniziato relativamente ristretti, ma ora il concetto è cresciuto ed è maturato per Readiness 2030”.
Del resto era stata la stessa presidente della Commissione UE parlando ai cadetti danesi il 18 marzo a Copenaghen ad essere più esplicita che mai. “Se l’Europa vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra”. Anticipando i temi del Libro Bianco sulla Difesa, aveva indicato il nemico più prossimo, la Russia, l’alleato che si distrae, gli USA, e dunque della necessità per l’Unione europea di fare da sola, per tutelare la propria sopravvivenza.
Secondo von der Leyen “l’architettura di sicurezza su cui facevamo affidamento non può più essere data per scontata. L’era delle sfere di influenza e della competizione per il potere è tornata. Prendiamo la Russia. Conosciamo la sua determinazione nel negare ad altri paesi il diritto di scegliere la propria strada. E ora la Russia è su un percorso irreversibile verso la creazione di un’economia di guerra. Ha ampliato enormemente la sua capacità di produzione militare-industriale. Il 40 per cento del bilancio federale è destinato alla difesa. Il 9 per cento del suo Pil. Questo investimento alimenta la sua guerra di aggressione in Ucraina, preparandola al contempo al futuro scontro con le democrazie europee”. Questo mentre “le minacce aumentano il nostro partner più antico, gli Stati Uniti, sposta la propria attenzione sull’Indo-Pacifico”. E di fronte a queste sfide si chiede la presidente della Commissione UE “continueremo a reagire a ogni sfida in modo incrementale e cauto? O siamo pronti a cogliere questa opportunità per costruire un’Europa più sicura? Un’Europa prospera, libera e pronta, disposta e capace di difendersi. La risposta è chiara. La scelta non c’è”.
Gli europei, sostiene la politica tedesca, sono “pronti a prendere il controllo del cambiamento che è inevitabile. Perché non possiamo permetterci di essere sottomessi dalla storia. Ciò significa che agire ora è un dovere. Agire in grande è una condizione sine qua non per velocità, portata e forza entro il 2030”.
Entro il 2030, l’Europa deve avere una forte posizione di difesa europea. ‘Readiness 2030’ – ha sottolineato von der Leyen – significa avere una base industriale della difesa che costituisca un vantaggio strategico. Ma per essere pronti per il 2030 dobbiamo agire ora”, assicurando che come d’altra parte prevedono i Trattati, “gli Stati membri manterranno sempre la responsabilità delle proprie truppe, dalla dottrina allo spiegamento, e della definizione dei requisiti delle loro forze armate”.
La presidente della Commissione UE ha poi elencato quattro priorità. “La prima e principale priorità è un aumento della spesa per la difesa”, spiegando che quella attuale “è ancora molto inferiore a quella di Stati Uniti, Russia e Cina”. Ricordando il piano già lanciato per sbloccare 800 miliardi di euro di investimenti nella difesa europea, con un nuovo strumento, chiamato SAFE, “che può sbloccare rapidamente 150 miliardi di euro per gli Stati membri”. Questo, ha assicurato, “ci aiuterà a comprare meglio, più velocemente e più europeo. E faciliterà gli appalti congiunti”, restando comunque “in linea con la NATO”. Ma è necessario “aiutare gli Stati membri ad aumentare i propri bilanci della difesa. Per questo motivo proponiamo di attivare quella che chiamiamo la clausola di salvaguardia nazionale. Ciò darà ai paesi molta più flessibilità per spendere di più in difesa senza violare le regole fiscali”. Secondo i calcoli della Commissione questo ha il potenziale per mobilitare una spesa aggiuntiva per la difesa fino all’1,5 per cento del Pil, “circa 650 miliardi di euro nei prossimi quattro anni”, mentre si lavora “per attirare anche finanziamenti privati, sia dalla Bei che dai mercati dei capitali”.
Secondo punto: “Dobbiamo colmare le nostre lacune in termini di capacità. E dobbiamo farlo in modo europeo. Ciò significa una cooperazione paneuropea su larga scala per affrontare le lacune nelle aree prioritarie”. Si parte da elementi fondamentali come le infrastrutture e la mobilità militare. “Entro il 2030 – spiega -, avremo bisogno di una rete funzionante a livello europeo di corridoi terrestri, aeroporti e porti marittimi che facilitino il trasporto rapido di truppe e attrezzature militari. Allo stesso tempo, dobbiamo investire nella difesa aerea e missilistica, nei sistemi di artiglieria, nelle munizioni e nei missili”. Senza dimenticare i droni, come ha insegnato l’Ucraina “l’Europa deve sviluppare tutti i tipi di sistemi senza pilota e il software e i sensori avanzati che li supportano”, poi il cyber, l’uso dell’IA militare o del quantum computing. “La portata, il costo e la complessità dei progetti in questi settori vanno ben oltre le capacità di ogni singolo Stato membro – ammonisce la presidente -. Ma insieme, come europei, possiamo vincere questa sfida”.
“Aumentare il sostegno all’Ucraina” è la terza priorità. Questa “è quella che chiamiamo la strategia del porcospino d’acciaio. Perché dobbiamo rendere l’Ucraina abbastanza forte da essere indigesta per potenziali invasori. Quindi dobbiamo investire nella forza dell’Ucraina. Nella deterrenza attraverso la negazione”.
Quarta priorità: “rafforzare la base industriale della difesa europea”. Abbiamo – ha ricordato von der Leyen – molte aziende della difesa competitive e leader a livello mondiale, e molte Pmi che stanno sviluppando nuove tecnologie all’avanguardia dell’innovazione. “Ma la nostra base industriale ha ancora delle debolezze strutturali. Non è ancora in grado di produrre sistemi e attrezzature per la difesa nelle quantità e alla velocità di cui gli Stati membri hanno bisogno. Rimane troppo frammentata – spiega la presidente – con attori nazionali dominanti che si rivolgono ai mercati interni”. Dunque bisogna iniziare con gli investimenti in Europa, “dobbiamo acquistare di più in Europa.
Il quadro è complesso e pericoloso, ma, assicura von der Leyen, “siamo più forti di quanto pensiamo”, ed abbiamo ““partner, amici e alleati con cui può lavorare e su cui può contare”, e, ribadisce infine “siamo pienamente impegnati a lavorare con la NATO e gli Stati Uniti”.
"Il principio del Buy European" nella difesa "è un importante cambiamento di dottrina in Europa e ci renderà più autonomi e indipendenti", ha detto il presidente francese Emmanuel Macron al termine del vertice UE, sottolineando l'importanza di accelerare negli "acquisti congiunti" e di "snellire" le procedure per gli appalti. Meloni ha rivelato che l’Italia aveva chiesto di modificare il “ReArm” in “Defend UE”, molto più ingannevole e rassicurante verso i popoli europei e per chiarire che “il dominio della difesa va molto oltre l’acquisto o la produzione di armi” sino al finanziamento delle forze dell’ordine e all’immigrazione in nome dell’assioma per cui “la prima difesa è la difesa dei confini”. Il ReArm è poi diventato Readiness 2030, che se non è zuppa è pan bagnato, con l’approvazione anche della ducessa.
"Ho detto che le risorse sembrano molte, ma poi alla fine sono virtuali, è la stima che si fa di una scelta che comunque competerà agli Stati nazionali. Il lavoro che è stato fatto carica tutto l'impegno sul bilancio degli Stati nazionali", ha commentato la Meloni parlando ai cronisti a Bruxelles in un punto stampa. Da parte dell'Italia, ha detto la premier, "non c'è assolutamente una chiusura" all'idea dei prestiti da parte dell'UE, ma si tratta di una scelta che "dovremo valutare", i cui dettagli "sono ancora in discussione". Anche quello sull'idea di aumentare il debito pubblico "è un dibattito che dobbiamo ancora aprire". La scadenza per decidere dovrebbe essere a fine aprile, ma il termine è "un tantino ravvicinato. Forse dovremmo prenderci un po' più di tempo". Commentando poi le parole di Ursula von der Leyen, che ha detto che l'UE deve prepararsi per la guerra entro il 2030, e quelle di Vladimir Putin per cui l'Europa sarebbe diventata il "partito della guerra", Meloni non si è schierata apertamente riflettendo le divisioni all’interno del suo governo tra la Lega di Salvini e Forza Italia: "Mi permetto di consigliare un po' di prudenza anche su queste dichiarazioni. Chiaramente noi dobbiamo fare la nostra parte di lavoro per difendere la sicurezza dei nostri cittadini. Ma la questione della sicurezza non è legata solamente al riarmo". In ogni caso, l'Europa e l'Italia devono "rafforzare la propria difesa", perché "se chiedi a qualcun altro di difenderti, poi rischi anche che sia qualcun altro a decidere per te".
Il vertice dei leader europei servirà a “finalizzare la prima fase del progetto europeo (Rearm Europe), che è probabilmente il più importante degli ultimi decenni”, che renderà l'Europa “sicura, armata e unita contro la minaccia russa” ha spiegato invece il premier polacco Donald Tusk. Il primo ministro di Varsavia ha detto di aver dovuto “convincere molti partner in Europa che la sicurezza dell'intero continente dipende in larga misura da quanto sarà sicuro il confine tra Europa, Russia e Bielorussia. Ciò - ha aggiunto Tusk - significa una responsabilità europea comune, anche finanziaria, per la costruzione delle infrastrutture ai nostri confini”.
Con l'eccezione ancora una volta dell'Ungheria, il vertice di Bruxelles ha approvato a 26 le conclusioni sul primo punto in agenda, il sostegno e gli aiuti militari all’Ucraina, su cui è intervenuto in collegamento il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L'Ungheria sostiene un piano di riarmo per l'Europa e i suoi Stati membri "ma non per l'Ucraina", ha dichiarato Balazs Orban, consigliere politico del premier fascista ungherese Viktor Orban.
“Il Consiglio europeo – si legge nelle conclusioni - riafferma il suo perdurante e fermo sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. L'Unione europea mantiene il suo approccio di ‘pace attraverso la forza’, secondo il quale l'Ucraina deve trovarsi nella posizione più forte possibile, di cui solide capacità militari e di difesa proprie del paese siano una componente essenziale. In linea con tale approccio, l'Unione europea resta determinata, in coordinamento con i partner che condividono le stesse idee e con gli alleati, a fornire ulteriore sostegno globale all'Ucraina e al suo popolo nel momento in cui il paese esercita il suo diritto naturale di autotutela contro la guerra di aggressione della Russia.
Il Consiglio europeo ribadisce il suo sostegno a una pace globale, giusta e duratura basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale e accoglie con favore tutti gli sforzi tesi a raggiungere tale pace. Il Consiglio europeo accoglie con favore la dichiarazione congiunta di Ucraina e Stati Uniti a seguito del loro incontro tenutosi in Arabia Saudita l'11 marzo 2025, comprese le proposte relative a un accordo di cessate il fuoco e agli sforzi umanitari, nonché la ripresa della condivisione di intelligence e dell'assistenza in materia di sicurezza da parte degli Stati Uniti. Il Consiglio europeo invita la Russia a dare prova di una reale volontà politica di porre fine alla guerra. Un accordo di pace globale, che rispetti l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina, deve essere accompagnato da solide e credibili garanzie di sicurezza per l'Ucraina che scoraggino una futura aggressione russa.
Il Consiglio europeo ribadisce la ferma determinazione dell'UE a garantire il pieno accertamento delle responsabilità per i crimini di guerra e gli altri crimini di estrema gravità commessi in relazione alla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina. In tale contesto, i progressi compiuti riguardo all'istituzione di un tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l'Ucraina, nel quadro del Consiglio d'Europa, rappresentano un passo importante”.
"È molto importante che durante le nostre discussioni con il presidente Zelensky oggi, abbiamo chiarito molto bene che l'Unione europea, 26 degli Stati membri hanno chiarito, che sono al fianco dell'Ucraina, che l'Ucraina può continuare a contare su di loro, che non li abbandoneremo", ha affermato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, in conferenza stampa al termine del Consiglio europeo. "Innanzitutto, questo significa che puntiamo a continuare e organizzare il supporto all'Ucraina fornendo armi e altri tipi di assistenza. Che continua ciò che abbiamo messo in moto, soprattutto per quanto riguarda il prestito che i paesi del G7 hanno fornito e l'Unione europea contribuisce a questo e a tutte le altre misure che abbiamo concordato", ha detto ancora Scholz, ricordando che "anche quest'anno, la Germania sarà il paese che fornirà la quota maggiore del supporto. L'imminente emendamento della nostra costituzione preparerà il terreno per rendere disponibili 7 miliardi di euro quest'anno per il supporto militare. Questo è di gran lunga il più grande contributo qui in Europa. E lo facciamo per garantire che il paese possa continuare a difendere la sua indipendenza e sovranità".
Decisioni importanti, sottolineate dallo stesso Zelensky nel suo intervento: “E’ fondamentale che il vostro sostegno per l’Ucraina non diminuisca, ma continui e cresca. E questo è particolarmente vero per la difesa aerea, gli aiuti militari e la nostra resilienza complessiva”.
26 marzo 2025