Presentato dalla Commissione UE a Bruxelles
Il Libro bianco sulla difesa detta la linea imperialista, interventista e guerrafondaia dell’Unione Europea
D’accordo anche il parlamento di Strasburgo
“L’ordine internazionale sta subendo cambiamenti di portata mai vista dal 1945. Questi cambiamenti sono particolarmente profondi in Europa, a causa del suo ruolo centrale nelle principali sfide geopolitiche del secolo scorso. L’equilibrio politico emerso dalla fine della Seconda guerra mondiale e poi dalla conclusione della Guerra fredda è stato gravemente compromesso. Per quanto possiamo rimpiangere questa vecchia era, dobbiamo accettare che questa non tornerà. Il mantenimento dell’ordine internazionale basato sulle regole rimarrà di estrema importanza, sia nel nostro interesse che come espressione dei nostri valori. Ma un nuovo ordine internazionale si formerà nella seconda metà di questo decennio e oltre. Se non diamo forma a questo ordine – sia nella nostra regione sia al di fuori di essa – saremo destinatari passivi dell’esito di questo periodo di competizione interstatale, con tutte le conseguenze negative che ne potrebbero derivare, compresa la reale prospettiva di una guerra su larga scala. La storia non ci perdonerà l’inazione”.
È con questa introduzione che l’Unione europea imperialista giustifica la necessità di un Libro bianco sulla Difesa, presentato congiuntamente il 19 marzo a Bruxelles dalla Commissione europea guidata dalla tedesca Ursula von der Leyen e dall’alta rappresentante per la politica Estera e di Difesa dell’Unione Kaja Kallas, l’ex prima ministra estone. Un evento paragonabile al Libro bianco di Jacques Delors che aprì la strada al famigerato Trattato di Maastricht dei primi anni Novanta e all’affermarsi dell’UE come superpotenza mondiale. Sì perché, come si legge nel documento “L’Europa si trova ad affrontare una minaccia acuta e crescente. L’unico modo per garantire la pace è avere la prontezza di dissuadere chi vuole farci del male”. E per questo “L’Europa deve fare molto di più se vuole ripristinare una deterrenza credibile e garantire la sicurezza da cui dipende la nostra prosperità. Ciò richiede che tutti gli Stati membri agiscano in modo solidale e investano nella nostra difesa collettiva”. Ossia “È giunto il momento per l’Europa di riarmarsi. Per sviluppare le capacità e la prontezza militare necessarie a scoraggiare in modo credibile le aggressioni armate e a garantire il futuro, è necessario un massiccio aumento della spesa europea per la difesa. Questa deve essere coordinata e diretta in modo più efficace che mai tra gli Stati membri, riflettendo i nostri punti di forza collettivi e affrontando le debolezze derivanti da un’azione non coordinata.
Abbiamo bisogno di una base industriale più forte e più resiliente. Abbiamo bisogno di un ecosistema di innovazione tecnologica per le nostre industrie della difesa per tenere il passo con i cambiamenti nel carattere della guerra. Dobbiamo trarne le lezioni ed estrapolarle per un eventuale conflitto su larga scala nel prossimo futuro. Abbiamo bisogno di approvvigionamenti più rapidi ed efficienti. Dobbiamo trovare nuovi modi di lavorare con alleati e partner che condividono gli stessi obiettivi.
La ricostruzione della difesa europea richiede, come punto di partenza, un investimento massiccio per un periodo prolungato. Insieme dobbiamo accelerare i lavori su tutti i fronti per aumentare urgentemente la prontezza della difesa europea e garantire che l’Europa abbia una postura di difesa europea forte e sufficiente al più tardi entro il 2030, aumentando così anche il nostro contributo alla sicurezza transatlantica”.
Il contesto strategico
Per l’UE imperialista oggi non c’è altra scelta a quella del riarmo, della difesa fino all’esercito comuni. Perché “In primo luogo, - recita il Libro bianco - la geografia e la storia dell’Unione europea la rendono vulnerabile a certi tipi di sfide nel più ampio vicinato europeo. La vicinanza al Nord Africa e al Medio Oriente rende l’Europa vulnerabile allo sconfinamento dei conflitti, delle migrazioni e degli effetti del cambiamento climatico che hanno colpito queste regioni. A nord, l’Artico sta diventando una nuova arena di competizione geopolitica. Dall’altra parte dell’Atlantico, gli Stati Uniti, tradizionalmente un alleato forte, sono convinti di essere troppo impegnati in Europa e di doversi riequilibrare, riducendo il loro ruolo storico di garante primario della sicurezza.
In secondo luogo, esiste un’ampia gamma di diversi tipi di minacce alla sicurezza, sempre più interconnesse e sempre più diffuse. Si tratta di casi di terrorismo ed estremismo violento, attacchi ibridi, azioni di gruppi internazionali di criminalità organizzata e reti di criminali informatici. Le prove delle connessioni tra questi gruppi e gli attori statali ostili sono in aumento, a causa delle nuove tecnologie che trascendono facilmente i confini.
In terzo luogo, uno dei fattori distintivi di questa nuova era è la misura in cui queste sfide alla sicurezza sono di natura strategica, e richiedono quindi una risposta strategica. Ad esempio, la Russia rappresenta una grande minaccia strategica sul campo di battaglia… Nel frattempo, le implicazioni per la sicurezza dell’ascesa della Cina sono di natura altrettanto strategica. La sfida posta da Pechino è sistematica in quanto si basa su un sistema di governo completamente diverso – autoritario e non democratico – da quello dell’UE. È inoltre sistematica in quanto legata all’approccio della Cina al commercio, agli investimenti e alla tecnologia, con cui cerca di ottenere il primato e in alcuni casi la supremazia”.
Lo stesso per il Libro bianco sulla Difesa vale per “la sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime critiche, fondamentali per la nostra produzione economica e industriale, per le capacità di difesa e per la competitività. Queste sono sempre più spesso causa di competizione e conflitti e fanno parte della politica di potenza, in quanto le dipendenze eccessive possono essere sfruttate. Ad esempio, un’escalation delle tensioni nello Stretto di Taiwan potrebbe precludere all’UE l’accesso a materiali, tecnologie e componenti fondamentali. In un mondo più duro, caratterizzato da una geopolitica ipercompetitiva e transazionale, che si estende su diversi teatri, l’UE deve essere in grado di contrastare efficacemente qualsiasi sfida ed essere pronta, anche per le contingenze militari più estreme, come l’aggressione armata”.
L’UE pronta alla guerra entro il 2030
L’UE “può fare molto per sostenere e coordinare gli sforzi degli Stati membri per rafforzare la base industriale della difesa e la prontezza complessiva in materia di difesa, compresi i contributi europei alla deterrenza e alla difesa collettiva della NATO. Creando le condizioni necessarie per anticipare massicciamente gli investimenti nel settore della difesa, fornendo la necessaria prevedibilità all’industria e riducendo la burocrazia, l’UE sosterrà gli Stati membri nel raggiungere la piena prontezza nel 2030”, generando “economie di scala e migliorando i tempi di consegna. A sua volta, questo aumenterà la capacità produttiva dell’industria europea della difesa… Il Libro bianco sarà seguito dalla Strategia dell’Unione per la preparazione, che definirà un approccio integrato a tutti i rischi per la preparazione a conflitti e crisi, e dalla Strategia di sicurezza interna dell’UE, che fornirà un quadro completo e unificato per prevenire, individuare e rispondere efficacemente alle minacce alla sicurezza”.
A tal fine “l’Europa deve acquisire i mezzi necessari in tempi ragionevolmente brevi… Sono necessari interventi e investimenti urgenti per ricostituire le scorte di attrezzature ed equipaggiamenti militari degli Stati membri. Lo sviluppo di una cooperazione paneuropea su larga scala per colmare le lacune di capacità critiche in aree prioritarie è destinato a diventare una necessità strategica che richiederà diversi anni per essere realizzata. Ecco perché è necessario intensificare gli sforzi adesso”. E sulla base “delle carenze di competenze difensive già individuate dagli Stati membri”, il Libro bianco definisce sette aree prioritarie fondamentali “per costruire una solida difesa europea”. Come vi si legge le aree di competenza prioritarie per prepararsi alla guerra imperialista sono le seguenti: “Difesa aerea e missilistica: una difesa aerea e missilistica integrata, a più livelli, che protegge da un intero spettro di minacce aeree (missili da crociera, missili balistici e ipersonici, aerei e UAS). Sistemi di artiglieria: sistemi di fuoco avanzati che includono artiglieria moderna e sistemi missilistici a lungo raggio progettati per sferrare attacchi precisi e a lungo raggio contro obiettivi terrestri (deep precision strike). Munizioni e missili: sulla base dell’iniziativa del Servizio europeo per l’azione esterna “Piano munizioni 2.0”, una scorta strategica di munizioni, missili e componenti e una capacità di produzione industriale della difesa sufficiente a garantire un rifornimento tempestivo. Droni e sistemi di contro-droni: sistemi senza pilota, compresi veicoli aerei, terrestri, di superficie e subacquei che possono essere controllati a distanza o operare autonomamente utilizzando software e sensori avanzati e migliorare le capacità consentite da questa tecnologia (ad esempio, consapevolezza della situazione, sorveglianza, …). Mobilità militare: una rete europea di corridoi terrestri, aeroporti, porti marittimi ed elementi e servizi di supporto, che facilita il trasporto rapido e senza soluzione di continuità di truppe ed equipaggiamenti militari nell’UE e nei Paesi partner. AI, Quantum, Cyber & Electronic Warfare: applicazioni di difesa che utilizzano l’AI militare e l’informatica quantistica; sistemi elettronici avanzati a livello europeo progettati per a) proteggere e garantire l’uso senza ostacoli dello spettro elettromagnetico per le forze e le operazioni terrestri, aeree, spaziali e navali; b) sopprimere, interrompere e negare l’uso dello spettro elettromagnetico da parte di un avversario; c) proteggere la libertà di operare nel cyberspazio e garantire un accesso senza ostacoli alle capacità informatiche. Per garantire la protezione e la libertà di manovra nel cyberspazio sono necessarie capacità cibernetiche sia difensive che offensive. È necessario sviluppare insieme agli Stati membri un sistema di sostegno volontario di competenze informatiche offensive come deterrente credibile. Abilitatori strategici e protezione delle infrastrutture critiche: compresi, ma non solo, i velivoli per il trasporto aereo strategico e il rifornimento aria-aria, l’intelligence e la sorveglianza, il dominio marittimo, l’uso e la protezione dello spazio e di altri mezzi di comunicazione sicuri e l’infrastruttura militare per il carburante”.
A completare questo quadro guerrafondaio il Libro bianco propone un capitolo sulla necessaria mobilità terrestre, aerea e marina libera da lacci e lacciuoli della burocrazia e la protezione delle frontiere. In particolare si cita “Il progetto di uno scudo per il confine orientale” che “è un’iniziativa degna di nota intrapresa da alcuni Stati membri per affrontare le crescenti sfide in questa regione. Il progetto prevede l’istituzione di un sistema integrato di gestione delle frontiere terrestri, volto a rafforzare il confine terrestre esterno dell’UE con la Russia e la Bielorussia contro le minacce militari e ibride. Ciò includerebbe una combinazione completa di barriere fisiche, sviluppo di infrastrutture e moderni sistemi di sorveglianza”.
Forte aumento di spesa per la guerra imperialista
“La spesa per la difesa – recita il Libro bianco - degli Stati membri è cresciuta di oltre il 31% dal 2021, raggiungendo l’1,9% del PIL complessivo dell’UE o 326 miliardi di euro nel 2024. In particolare, gli investimenti per la difesa hanno raggiunto la cifra senza precedenti di 102 miliardi di euro nel 2024, quasi raddoppiando l’importo speso nel 2021. Tuttavia, a livello aggregato, la spesa europea per la difesa rimane di gran lunga inferiore a quella degli Stati Uniti e, cosa ancora più preoccupante, a quella della Russia o della Cina. La ricostruzione della difesa europea richiederà investimenti massicci – pubblici e privati – per un periodo prolungato”. Su questa scia “Con il piano ReArm Europe, la Commissione ha individuato cinque pilastri per incrementare in modo urgente e significativo la spesa europea per la difesa. 1. Data l’urgenza, la Commissione propone un nuovo regolamento UE ai sensi dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea per fornire agli Stati membri prestiti sostenuti dal bilancio comunitario. Con un importo massimo di 150 miliardi di euro, lo strumento Sicurezza e azione per l’Europa (SAFE) sosterrà con forza un aumento significativo degli investimenti degli Stati membri nelle capacità di difesa dell’Europa, ora e nel corso di questo decennio… 2. La comunicazione della Commissione intitolata “Accogliere l’aumento della spesa per la difesa nell’ambito del Patto di stabilità e crescita” propone l’attivazione coordinata della clausola di salvaguardia nazionale da parte di tutti gli Stati membri per sbloccare una maggiore flessibilità per l’aumento della spesa per la difesa. La flessibilità consentirà una deviazione dal percorso di spesa concordato equivalente all’aumento della spesa per la difesa (compresi gli investimenti e la spesa corrente) dal 2021. Si considera un periodo di quattro anni (prorogabile). Grazie a questa flessibilità, gli Stati membri potrebbero mobilitare spese aggiuntive per la difesa fino all’1,5% del PIL. Sulla base delle proiezioni di un’adozione graduale, gli investimenti per la difesa potrebbero raggiungere almeno 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, comprese le spese finanziate dai 150 miliardi di euro del SAFE, che saranno automaticamente ammissibili in base alle clausole di salvaguardia nazionali… 3. Le autorità nazionali, regionali e locali possono volontariamente utilizzare la revisione intermedia delle politiche di coesione per destinare i fondi dei loro programmi attuali alle priorità emergenti, compreso il rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza… 4. La Banca europea per gli investimenti raddoppierà gli investimenti annuali, portandoli a 2 miliardi di euro, per finanziare progetti come droni, spazio, sicurezza informatica, tecnologie quantistiche, strutture militari e protezione civile. 5. L’Unione del Risparmio e degli Investimenti dovrebbe contribuire a convogliare ulteriori investimenti privati verso le priorità dell’UE, compreso il settore della difesa”.
Necessità di partnership interimperialiste
Per l’UE la cooperazione con i partner è fondamentale per affrontare le sfide della difesa europea e della sua industria, anche per diversificare i fornitori e ridurre le dipendenze. “L’UE – recita il Libro bianco - promuoverà un’architettura aperta combinata con una geometria variabile che consenta la partecipazione di partner che condividono le stesse idee a progetti e iniziative di cooperazione nel settore della difesa, come i progetti PESCO, che saranno incoraggiati caso per caso. Ciò contribuirà a ridurre l’eccessiva dipendenza dovuta al fatto di affidarsi solo a uno o pochi fornitori di beni, servizi o altri input fondamentali, a rafforzare la sicurezza economica europea e a sviluppare e promuovere le capacità di difesa europee e la competitività del mercato UE delle attrezzature di difesa”. In questo ambito la NATO rimane “la pietra miliare della difesa collettiva dei suoi membri in Europa. La cooperazione UE-NATO è un pilastro indispensabile per lo sviluppo della dimensione di sicurezza e difesa dell’Unione… Un forte legame transatlantico rimane fondamentale per la difesa dell’Europa. Gli Stati Uniti chiedono che l’Europa si assuma maggiori responsabilità per la propria difesa. Questi sforzi devono continuare a basarsi sulla profonda ed estesa catena di approvvigionamento transatlantica, che dovrebbe essere reciprocamente vantaggiosa. Il dialogo bilaterale sulla sicurezza e la difesa può essere potenziato per rafforzare ulteriormente la cooperazione in settori quali la cibernetica, la sicurezza marittima e lo spazio, discutere le questioni relative agli appalti e affrontare qualsiasi altra questione di interesse reciproco”.
Altri alleati essenziali in materia di sicurezza e difesa per l’UE sono il Regno Unito, la Norvegia, il Canada, la Turchia, l’India. Altresì “L’Unione dovrebbe inoltre esplorare le opportunità di cooperazione industriale nel settore della difesa con i partner dell’Indo-Pacifico, in particolare con il Giappone e la Repubblica di Corea, con cui sono stati conclusi partenariati di sicurezza e difesa lo scorso novembre, nonché con l’Australia e la Nuova Zelanda”.
Il calendario di attuazione del Libro bianco
Il Libro bianco definisce “un piano completo per riarmare l’Europa e costruire la sua difesa per affrontare queste minacce, con azioni immediate:
Gli Stati membri sono invitati a richiedere l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale entro la fine di aprile.
Il Consiglio è invitato ad adottare con urgenza la proposta di regolamento sulla sicurezza e l’azione per l’Europa (SAFE).
I colegislatori sono invitati ad adottare il Programma industriale europeo per la difesa (EDIP) prima dell’estate, compreso lo Strumento di sostegno all’Ucraina (USI).
I colegislatori sono invitati a considerare con priorità le modifiche al Fondo europeo di sviluppo regionale che saranno proposte entro la fine di marzo 2025. A seguito della revisione intermedia delle politiche di coesione, le autorità nazionali, regionali e locali potranno stanziare volontariamente fondi nell’ambito dei loro programmi attuali per le priorità emergenti, tra cui il rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza.
Gli Stati membri sono invitati a intensificare rapidamente gli acquisti collaborativi nel settore della difesa, in linea con l’obiettivo di almeno il 40% proposto dalla Strategia europea per l’industria della difesa (EDIS), anche sotto l’egida dello strumento SAFE.
Gli Stati membri sono invitati a concordare rapidamente una nuova ambiziosa iniziativa di sostegno militare all’Ucraina, che comprenda munizioni per l’artiglieria, difesa aerea e “addestramento ed equipaggiamento”.
La Commissione promuoverà l’integrazione dell’industria ucraina della difesa nel mercato unico, sosterrà l’estensione dei corridoi di mobilità militare in Ucraina e studierà l’accesso dell’Ucraina ai servizi governativi spaziali dell’UE.
La Commissione invita il Consiglio dei governatori della Banca europea per gli investimenti a rafforzare con urgenza il sostegno all’industria europea della difesa, in particolare restringendo ulteriormente l’elenco delle attività escluse e aumentando il volume dei finanziamenti disponibili.
La Commissione avvierà immediatamente un dialogo strategico con l’industria della difesa, ricorrendo anche all’esperienza dell’EDA o dello Stato Maggiore dell’UE, a seconda dei casi.
La Commissione presenterà, entro giugno 2025, una proposta di semplificazione Omnibus della Difesa.
Nel 2025 l’UE presenterà una tabella di marcia europea per gli investimenti in capacità tecnologiche avanzate a duplice uso.
La Commissione e l’AR adotteranno, entro la fine del 2025, una comunicazione congiunta sulla mobilità militare, accompagnata dalle necessarie proposte legislative”.
Insomma, conclude il Libro bianco sulla Difesa, “L’Europa deve fare scelte coraggiose e costruire un’Unione di Difesa che garantisca la pace nel nostro continente attraverso l’unità e la forza. Lo deve agli alleati della NATO, all’Ucraina e soprattutto a se stessa, ai cittadini europei e ai valori che rappresenta. L’UE e i suoi Stati membri devono essere all’altezza di questa sfida storica”.
Concetti imperialisti e guerrafondai che erano stati approvati una settimana prima, il 12 marzo, dal parlamento europeo. Con una Risoluzione ad hoc (419 voti a favore, 204 contrari e 46 astensioni), ha espresso il proprio sostegno al piano REARM EUROPE, come delineato dalla Von der Leyen il 6 marzo, chiesto l’istituzione di un Consiglio dei ministri della difesa e il passaggio dall'unanimità al voto a maggioranza qualificata nella politica estera e di difesa (escludendo le operazioni militari con mandato esecutivo), nonché la creazione di un mercato unico della difesa, per superare la frammentazione e stimolare la competitività dell'industria europea stigmatizzando il fatto che i fondi dell’UE siano utilizzati per perpetuare o approfondire le dipendenze da attori non europei. L’orpello di Strasburgo “ritiene che l'UE debba agire con urgenza per garantire la propria sicurezza in modo autonomo, rafforzare i suoi partenariati con attori che condividono gli stessi principi e ridurre nettamente la sua dipendenza da paesi terzi; sottolinea pertanto che l'UE si trova ora a un momento di svolta nella sua storia e nella sua costruzione; insiste sul fatto che un approccio basato sul mantenimento dello status quo non è più un'opzione in quanto porterebbe alla fine di un'Europa sicura e protetta; è del parere che l'UE e i suoi Stati membri debbano scegliere se unire le forze e collaborare in modo coeso per superare le minacce e gli attacchi alla sicurezza dell'Unione oppure rimanere da soli, alla mercé di avversari aggressivi e partner imprevedibili”.
Per il parlamento di Strasburgo altresì “l'Europa deve assumersi maggiori responsabilità in seno alla NATO, specie quando si tratta di garantire la sicurezza nel continente europeo” e ritiene pertanto che sia giunto “il momento di una rinnovata ambizione politica ad agire volta a trasformare l'UE in un garante della sicurezza a pieno titolo, aumentare la sua preparazione alla difesa e costruire un'autentica Unione europea della difesa; ricorda che l'adozione della bussola strategica è stata un buon punto di partenza, ma rileva che permane la necessità che venga attuata in modo tempestivo; accoglie con favore gli strumenti di difesa recentemente introdotti dall'UE e insiste sull'urgente necessità di incrementarli, dal momento che gli sforzi di difesa dell'UE non possono rimanere di dimensioni limitate, frammentati in termini di portata e lenti quanto ai risultati; chiede un salto di qualità e un nuovo approccio alla difesa, comprese decisioni forti, un piano d'azione e piani di investimento nel settore della difesa a breve e lungo termine; sottolinea che tali obiettivi richiedono visione, concretezza e impegni condivisi, sia in campo strettamente militare sia nei settori industriale, tecnologico e dell'intelligence”.
Sottolineando, infine, che “la preparazione agli attacchi ibridi e agli attacchi rientranti nella zona grigia deve diventare parte integrante della cultura strategica dell'UE e deve prevedere esercitazioni permanenti, valutazioni congiunte delle minacce e risposte coordinate e pianificate in anticipo tra gli Stati membri, in particolare nelle regioni confinanti con potenze ostili”.
26 marzo 2025