Protagonismo imperialista del dittatore fascista americano
Trump e Putin cercano un accordo alle spalle dell'Ucraina
Zelensky: “L'Ucraina non è un'insalata nel menù di Putin, nonostante i suoi appetiti”
Colloqui telefonici, incontri, dichiarazioni, imposizioni, diktat. Un tourbillon che sta mostrando il protagonismo imperialista degli USA e del suo dittatore fascista Trump impegnato come non mai a ricercare un accordo col nuovo zar del Cremlino e criminale di guerra Putin alle spalle dell’Ucraina.
Le trattative Usa-Ucraina-Russia
Il 18 marzo nel commentare il colloquio telefonico tra Trump e Putin la Casa Bianca ha dichiarato che i due leader “Hanno sottolineato la necessità di migliorare le relazioni bilaterali tra gli Stati Uniti e la Russia. Il sangue e il tesoro che sia l’Ucraina che la Russia hanno speso in questa guerra sarebbero stati meglio spesi per i bisogni del loro popolo. Questo conflitto non avrebbe mai dovuto iniziare e avrebbe dovuto essere finito molto tempo fa con sforzi di pace sinceri e in buona fede. I leader hanno convenuto che il movimento verso la pace inizierà con un cessate il fuoco dell’energia e delle infrastrutture, nonché i negoziati tecnici sull’attuazione di un cessate il fuoco marittimo nel Mar Nero, la completa tregua e la pace permanente. Questi negoziati inizieranno immediatamente in Medio Oriente”. Il Cremlino dal canto suo ha chiarito che la Russia ha molte richieste aggiuntive prima di prendere in considerazione un più ampio cessate il fuoco, sottolineando le richieste di Putin di “tenere conto dell’assoluta necessità di eliminare le cause profonde della crisi e garantire gli interessi legittimi della Russia nel campo della sicurezza”. Nello specifico “L’iniziativa del presidente americano di introdurre un cessate il fuoco di 30 giorni, la parte russa ha delineato una serie di punti significativi per garantire un controllo efficace su un possibile cessate il fuoco lungo l’intera linea di contatto, la necessità di fermare la mobilitazione forzata in Ucraina e il riarmo delle forze armate ucraine. Sono stati anche osservati gravi rischi associati al regime di Kiev, come l’incapacità di rispettare gli accordi, dato che ha ripetutamente sabotato e violato gli accordi che sono stati raggiunti. Si è richiamata l’attenzione sui barbari crimini terroristici commessi dai combattenti ucraini contro la popolazione civile della regione di Kursk. È stato sottolineato che la condizione chiave per prevenire l’escalation del conflitto e lavorare verso la sua risoluzione attraverso mezzi politici e diplomatici dovrebbe essere la completa cessazione degli aiuti militari stranieri e la fornitura di informazioni di intelligence a Kiev”. Ossia la resa totale dell’Ucraina.
Il giorno dopo, alla luce della telefonata tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky la Casa Bianca ha ribadito che “non siamo mai stati così vicini alla pace”. La portavoce presidenziale Karoline Leavitt in un briefing con la stampa ha sottolineato che “i progressi sono merito del presidente” e che Trump aiuterà Zelensky a ottenere “più difesa aerea dall’Europa”. Basta dunque con gli aiuti diretti USA. Zelensky, senza alternativa, sa bene come i curdi in Siria, che bisogna sfruttare ogni opportunità per ottenere il sostegno necessario per resistere a un aggressore, ha fatto buon viso a cattivo gioco: “Con il presidente Donald Trump – ha affermato - abbiamo concordato che l’Ucraina e gli Stati Uniti dovrebbero continuare a lavorare insieme per raggiungere una vera fine alla guerra e una pace duratura. Crediamo che insieme all’America, al presidente Trump e sotto la guida americana, si possa raggiungere una pace duratura quest’anno”.
Quale pace?
Di fatto le trattative condotte dagli USA tramite gli uomini di Trump, Rubio, Waltz e Witkoff, corrispondono perfettamente all’obiettivo strategico dei nazizaristi russi: fare dell’Ucraina un Paese neutralizzato e quasi smilitarizzato, con un esercito ridotto a 80 mila uomini dal milione attuale, privo di missili e con pochi aerei e carri armati. Un Paese indifendibile. Non a caso, il capo negoziatore ucraino Andrei Yermak è stato fermo: “Noi non accettiamo di discutere il nostro status e la riduzione delle nostre forze armate come vorrebbe Putin. E non accetteremo mai di riconoscere i territori occupati dalla Russia”. Mentre Volodymyr Zelensky ha messo evidenza il 19 marzo che “a tutti gli effetti la Russia respinge la tregua americana a cui noi avevamo già risposto subito con un netto ‘sì’” e ribadito che Putin “non è affatto pronto a compiere alcun passo per porre fine alla guerra. In realtà continua le sue offensive militari verso Kharkiv, contro Sumy e Zaporizhzhia: vuole imporci il massimo delle pressioni per costringerci alle sue condizioni da una posizione di forza”. “Non siamo un’insalata o una composta da mettere nel menù di Putin, nonostante il suo appetito”. Nel suo consueto messaggio serale su Telegram il 18 marzo, Zelensky ha aggiunto che “L’Ucraina è pronta a compiere i passi necessari, ma ora deve essere la Russia a dimostrare la sua volontà, perché è proprio la Russia a prolungare la guerra e a dimostrare che la guerra serve solo a Mosca. Ora – ha sottolineato il leader ucraino – ci sono circa 40 droni Shaheed nel nostro cielo, la difesa aerea è in funzione. Purtroppo, ci sono anche danni alle infrastrutture civili. Sono questi attacchi notturni della Russia a distruggere il nostro sistema energetico, le nostre infrastrutture e la vita normale degli ucraini. E il fatto che questa notte non abbia fatto eccezione dimostra che dobbiamo continuare a fare pressione sulla Russia affinché raggiunga la pace”. “Oggi Putin ha di fatto respinto la proposta di un cessate il fuoco completo – ha ribadito ancora Zelensky – Sarebbe giusto che il mondo rispondesse respingendo qualsiasi tentativo di Putin di prolungare la guerra. Servono sanzioni contro la Russia. Aiuti all'Ucraina. Rafforzare gli alleati nel mondo libero e lavorare per garantire la sicurezza. E solo una reale cessazione degli attacchi alle infrastrutture civili da parte della Russia, come dimostrazione della volontà di porre fine a questa guerra, potrà avvicinare la pace”.
A Riad, in Arabia Saudita, il 23 marzo sono ripartiti i negoziati tra USA e Ucraina. "Abbiamo concluso il nostro incontro con il team americano. La discussione è stata produttiva e mirata: abbiamo affrontato punti chiave, tra cui l'energia". È quanto ha fatto sapere sui il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov. "L'obiettivo del presidente Volodymyr Zelensky è garantire una pace giusta e duratura per il nostro Paese e il nostro popolo e, per estensione, per tutta l'Europa", ha aggiunto, "stiamo lavorando per trasformare questo obiettivo in realtà". Il giorno dopo quelli tra USA e Russia.
Il 24 marzo "a Riad si è discusso prima di tutto della sicurezza della navigazione nel Mar Nero", ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov a proposito dei temi affrontati nella capitale saudita dalle delegazioni russa e americana, che hanno tenuto oltre 12 ore di colloqui. In precedenza il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov aveva detto che i dettagli delle "lunghe trattative tecniche" che si sono tenute a Riad "non saranno resi pubblici". “Gli Stati Uniti e la Russia hanno concordato di sviluppare misure per attuare l'accordo tra il presidente Trump ed il presidente Putin per vietare gli attacchi contro gli impianti energetici di Russia e Ucraina". È quanto si legge in una nota diffusa dalla Casa Bianca.
I negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina, tanto auspicati da molti commentatori, sembrano più vicini che mai. Ma che tipo di accordo stanno preparando gli USA? Un accordo che concede a Putin parte del territorio ucraino e un veto sul suo futuro, mentre Trump ottiene il 50% delle sue ricchezze naturali. Da Kiev sempre più voci si stanno alzando contro la condotta di Trump, consci che l’Ucraina venga ricattata per un “accordo” molto svantaggioso, che consegnerà le sue risorse in cambio di nulla: nessuna garanzia di sicurezza, nessun guadagno, niente. L’accordo è semplicemente uno in cui l’Ucraina è costretta a pagare per tutto, non l’aggressore nazizarista russo. Di fatto queste cosiddette trattative di “pace” tra Putin e Trump servono semplicemente a premiare l’aggressore e a invitarlo a ulteriori aggressioni.
La verità è che nessuno al mondo desidera la pace in Ucraina più degli ucraini. La maggior parte delle persone è naturalmente stanca della guerra. Ma questo non significa che vogliano capitolare alla Russia e consegnare la loro terra e il loro popolo. Sanno che se l’Ucraina viene divisa, i milioni di persone che si trovano nei territori occupati o che sono dovuti fuggire non avranno un posto dove tornare. Sanno che un risultato che premia enormemente l’aggressore non farà che rafforzare il regime nazizarista di Putin e significherà ancora più repressione, specialmente nei territori occupati. Quindi, gli ucraini hanno due cose in mente quando pensano a qualsiasi accordo: il destino delle persone nei territori occupati e come impedire alla Russia di riavviare la guerra.
Il governo ucraino ha chiarito che non riconoscerà le annessioni illegali della Russia, poiché ciò creerebbe un precedente pericoloso per l’Ucraina e il mondo. Ma ha affermato che potrebbe essere disposto ad accettare un accordo temporaneo in base al quale, in seguito a un cessate il fuoco, l’Ucraina manterrà almeno alcuni dei territori attualmente occupati e si terranno negoziati sul destino del resto.
Un’altra condizione importante posta dal governo ucraino è quella delle garanzie di sicurezza. Quali garanzie ci saranno per assicurare che la Russia non utilizzi un cessate il fuoco semplicemente per accumulare più risorse, forza umana e proiettili, e poi ricominciare la guerra? Trump dice che questo non accadrà perché, a differenza dei precedenti presidenti “deboli” degli Stati Uniti, Putin lo rispetta personalmente perché è “forte”. Ma la Russia non ha mai fermato la sua guerra ibrida contro l’Ucraina durante la prima amministrazione di Trump. Le parole di Trump non significano nulla.
Per noi non si può sostenere la tesi della pace qualsiasi, della pace a tutti i costi. La pace dev’essere giusta e duratura, e perciò non può essere ottenuta sacrificando all’invasore pezzi di territorio ucraino. Per il PMLI la pace è possibile solo con la vittoria dell’Ucraina libera, indipendente, sovrana e integrale. Per questo chiediamo l’intensificazione delle sanzioni contro la Russia nazizarista e la giusta punizione per i responsabili dei crimini di guerra, a partire da Putin. Chiediamo che il debito estero dell’Ucraina sia cancellato. La ricostruzione dell’Ucraina dovrebbe essere finanziata usando la ricchezza che le oligarchie russe e ucraine hanno saccheggiato nello spazio post-sovietico e ora conservano in Occidente e nei paradisi fiscali. Alcune di queste attività sono state congelate dai governi europei e dovrebbero essere utilizzate per ricostruire l’Ucraina.
26 marzo 2025