Bombardamenti dei nazisionisti israeliani
Massacro di palestinesi a Gaza
Hamas respinge le accuse: “Stavamo trattando responsabilmente con gli americani, i raid aerei non sono stati provocati da nostre azioni”.
I progetti nazisionisti prevedono la pulizia etnica a Gaza, l'occupazione di tutta la Cisgiordania, di una parte maggiore della Siria e di un altro pezzetto di Libano

Il governo nazisionista di Netanyahu ha approvato la proposta del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich di riconoscere 13 nuovi insediamenti con decine di migliaia di unità abitative in Cisgiordania e l’istituzione di un’autorità per “gestire l’emigrazione da Gaza”. Ai media sionisti Smotrich ha dichiarato il 23 marzo che la decisione governativa “è un passo importante verso l’annessione e la sovranità formale sulla Cisgiordania. Stiamo conducendo una rivoluzione per realizzare i nostri sogni di normalizzare e legalizzare gli insediamenti. Abbiamo iniziato a prendere misure per imporre la nostra sovranità sulla Cisgiordania”. Per quanto riguarda Gaza, il ministro nazisionista dichiarava che “dobbiamo prendere a pieni mani il piano di Trump. C’è lavoro da fare con l’amministrazione degli Stati Uniti per identificare i paesi e preparare la creazione di un dipartimento dell’immigrazione nel Ministero della Difesa. Se rimuoviamo 5.000 abitanti di Gaza al giorno, ci vorrà un anno. La logistica è complicata perché dobbiamo sapere chi andrà in quale paese. Ci stiamo preparando per questo sotto la guida del primo ministro e del ministro della difesa” e concludeva: “questo non è solo un altro evento ma la possibilità di un cambiamento storico”. Ricordiamo che Smotrich nell'ottobre scorso aveva rivelato che la sua visione dell'entità sionista non era limitata a consolidare il controllo dal fiume al mare ma andava oltre il fiume Giordano e arrivava fino a comprendere Damasco e oltre. In attesa di portare a termine questo “cambiamento storico” il governo nazisionista di Netanyahu continuava con il genocidio palestinese a Gaza dove si registrava un nuovo massacro dopo la rottura della tregua lo scorso 18 marzo, decisa di concerto con gli imperialisti Usa.
Nel bilancio aggiornato dal Ministero della Salute di Gaza al 24 marzo si denunciava che il numero totale delle vittime dal 18 marzo ammontava a 730 morti e 1.367 feriti, il totale arrivava così a 50.082 morti e 113.408 feriti, per la maggior parte donne e bambini, oltre ad almeno ancora 14.000 corpi rimasti sotto le macerie e per le strade dove le squadre di soccorso e di protezione civile non possono ancora andare.
I bombardamenti nazisionisti sferrati da Netanyahu alle prime ore del 18 marzo hanno colpito soprattutto le famiglie riunite per il pasto prima del sorgere del sole, come di consuetudine nel periodo del Ramadan, una scelta criminale proprio per causare il maggior numero di vittime fra la popolazione che nella già martoriata e devastata striscia di Gaza, privata di cibo e medicine, acqua pulita e elettricità, non aveva nessuna difesa contro il centinaio di cacciabombardieri lanciati nell'attacco.
Il Centro informazioni palestinese riportava il 20 marzo la posizione di Hamas espressa dal responsabile dell'organizzazione della Resistenza palestinese all'estero, Khaled Mechaal: "l'occupante ha violato l'accordo di cessate il fuoco il 16° giorno della prima fase, rivelando così la sua intenzione di prolungare i negoziati per liberare i suoi detenuti senza fermare l'aggressione e rendendo Gaza un'area inabitabile": Hamas ha trattato le proposte dell'inviato americano Steve Witkoff con flessibilità ma anche con fermezza, rifiutandosi di estendere la prima fase senza garanzie di una fine completa della guerra e di un ritiro dell'esercito di occupazione dalla Striscia di Gaza come previsto nell'accordo. Hamas respinge le accuse di aver violato la tregua, “stavamo trattando responsabilmente con gli americani, i raid aerei non sono stati provocati da nostre azioni”.
Izzat al-Racheq, membro dell'Ufficio politico di Hamas, ribadiva che "Netanyahu e i suoi leader fascisti sono assetati di sangue, stanno portando avanti una guerra di genocidio, praticando una sistematica pulizia etnica e una deliberata fame contro il nostro popolo a Gaza. Da 16 mesi consecutivi i massacri non si fermano, la feroce brutalità continua, mentre il mondo resta con le braccia incrociate, accontentandosi del silenzio o delle dichiarazioni di condanna, in una vergognosa e inaccettabile complicità internazionale”. Complicità imperialista che continua anche dopo i nuovi massacri di palestinesi.
Hamas ha soltanto respinto i tentativi sionisti di rinnegare i termini del cessate il fuoco che entrambe le parti si erano impegnate a rispettare. La seconda fase dell’accordo, che avrebbe dovuto portare alla restituzione degli ostaggi rimasti e a un cessate il fuoco permanente, avrebbe dovuto iniziare più di due settimane fa, ma Israele non l’ha mai permesso. Con l'inviato di Trump, Witkoff, ha stracciato l’accordo, inventato la nuova proposta di prolungare la prima fase e continuare a scambiare ostaggi con detenuti palestinesi. Violato l'accordo bloccando cibo e aiuti alla popolazione assediata, continuato a sparare sui civili e a negare che il rilascio completo degli ostaggi era legato alla garanzia della fine della guerra.
La colpa della fine della tregua è di Hamas, suonava a tutto volume la propaganda filo sionista nel riportare le parole del criminale Netanyahu che la sera del 18 marzo affermava che i negoziati per il cessate il fuoco si sarebbero svolti “solo sotto il fuoco” e che “continueremo a combattere per raggiungere tutti i nostri obiettivi di guerra: il rilascio di tutti i nostri ostaggi, l’eliminazione di Hamas e la promessa che Gaza non rappresenterà più una minaccia per Israele”. Dichiarazioni immediatamente appoggiate dagli Usa, “il presidente Trump sostiene totalmente la ripresa dell’offensiva israeliana a Gaza”, dichiarava la portavoce della Casa Bianca Caroline Levitt. Si accodava vergognosamente anche la formazione palestinese del presidente Abu Mazen che non solo invitava Hamas a lasciare il potere a Gaza per preservare "la presenza dei palestinesi" nella Striscia ma aggiungeva che "Hamas deve mostrare compassione per Gaza, i suoi bambini, le sue donne e i suoi uomini” e la invitava "a lasciare la scena e a rendersi conto che la battaglia imminente porterà alla fine dell'esistenza dei palestinesi", ossia che la colpa del genocidio palestinese sarebbe di Hamas che non si vuole arrendere e non dei nazisionisti.
Tra l'altro è oramai cbiaro anche che nei disegni nazisionisti non c'è solo la liquidazione della resistenza armata palestinese ma dello stesso popolo palestinese da Gaza e dalla Cisgiordania.
A questo punta il programma illustrato dal ministro Smotrich. A questo puntava il ministro della Difesa Katz che sempre il 18 marzo avvertiva che "l'evacuazione della popolazione dalle zone di battaglia ricomincerà presto. Se tutti gli ostaggi israeliani non saranno rilasciati e Hamas non sarà espulso da Gaza, Israele agirà con forze che non avete ancora conosciuto. Accettate il consiglio del presidente Usa, restituite gli ostaggi, rimuovete Hamas e vi si apriranno altre possibilità, tra cui la partenza per altri luoghi del mondo per chi lo desidera", si rivolgeva direttamente al popolo palestinese, l'attuale vero obiettivo nazisionista, “invitandolo” a lasciare la propria terra. E mentre l'esercito occupante si preparava a tornare nel cosiddetto corridoio di Netzarim nel centro della Striscia, che aveva lasciato il 9 febbraio, e a rafforzare la presenza dal corridoio di Filadelfia, al confine con l'Egitto, da cui avrebbe dovuto già andarsene per rispettare i termini dell'accordo, il governo del criminale Netanyahu si rafforzava col rientro della formazione di Itamar Ben-Gvir, uscita per protesta contro il cessate il fuoco.
D'altra parte non è la prima volta che i governi sionisti di Tel Aviv firmano accordi, portano a casa i primi risultati e poi li violano impunemente a loro vantaggio, da quelli di Camp David del 1978 agli Accordi di pace di Oslo del 1993. E il presidente americano Donald Trump, tornato alla Casa Bianca con l'impegno tra l'altro di “fermare le guerre”, tanto che il suo insediamento fu salutato dal presidente dell’Anp, Abu Mazen, con un “Trump sosterrà le ambizioni dei palestinesi”, ha subito dato la prova che gli accordi che patrocina o firma valgono quanto la carta straccia e nei nuovi rapporti imperialisti vale esclusivamente la legge del più forte.
Nell'area mediorientale fra i più forti militarmente e che quindi si giocano le principali carte per l'egemoinia locale ci sono la Turchia e i nazisionisti che con la copertura di Trump mirano dopo Gaza a fare cappotto con l'annessione della parte della Cisgiordania non ancora occupata e che secondo gli accordi di Oslo sarebbe dovuta essere sotto l'amministrazione palestinese; allargano le aree occupate nella regione del Golan siriano e continuano a bombardare presunte postazioni miliari in varie regioni del paese, da quelle colpite il 18 marzo presso Daraa, nella Siria meridionale, e a Homs, nella Siria centrale, all'aeroporto vicino a Palmira, sempre nella Siria centrale, del 22 marzo; non si ritirano dal Libano, come previsto dall'accordo di tregua organizzato dagli Usa col governo di Beirut, anzi consolidano alcune posizioni conquistate nel sud del paee e bombardano finanche la capitale libanese come lo scorso 22 marzo.
La questione di Gaza comunque non riguarda i palestinesi ma l'entità sionista che “non ha ancora deciso se imporre o meno un governo militare a Gaza", affermava il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar in conferenza stampa con l'alto rappresentante della Ue Kaja Kallas dopo il loro incontro. La rappresentante dell'imperialismo europeo, in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del 20 marzo riprodotte in fotocopia come le precedenti filosioniste, confermava la sostanziale complicità col regime nazisionista, “Israele ha il diritto di difendersi”, e si limitava a esprimere una generica preoccupazione, prima per gli ostaggi e poi per la popolazione palestinese tanto per ribadire da che parte si schiera. Quella che nelle parole del criminale Sa'ar starebbe “combattendo la guerra del mondo libero. Iran, Houthi, Hamas e Hezbollah ci attaccano perché siamo vicini. Ma non fatevi illusioni, la guerra è contro la civiltà occidentale. Contro i suoi valori e i suoi stili di vita". Quella dei nazisionisti, l'imperialismo regionale legato a quello dell'Occidente, è intanto una guerra di genocidio del popolo palestinese.

26 marzo 2025