La Camera non dà risposta all'umanizzazione delle carceri
Le opposizioni parlamentari reggono il sacco al governo che nega le condizioni disumane e oppressive in cui vivono i detenuti. Dare ai detenuti il diritto di costituire dei Comitati elettivi per difendere i propri diritti e migliorare le condizioni carcerarie. Urgono indulto e amnistia, pene alternative, detrazione di pena per la liberazione anticipata.
Il sistema penitenziario va riformato
Quella delle carceri italiane, dove i detenuti vivono in condizioni subumane, in istituti fatiscenti e sovraffollati, sottoposti a maltrattamenti di ogni genere e in diversi casi anche a vere e proprie torture, e dove i suicidi si susseguono ormai al ritmo di uno ogni quattro giorni, è diventata una vera emergenza sociale e umanitaria. Ma il governo neofascista Meloni, come è emerso anche dalla seduta straordinaria del 20 marzo alla Camera, nega la gravità del problema e si autoassolve da ogni responsabilità scaricandola sui governi precedenti. E a fronte di ciò l'opposizione parlamentare, responsabile a sua volta di non aver fatto nulla quando era al governo, non ha il coraggio di denunciare e combattere fino in fondo questa politica criminale, rassegnandosi solo a elemosinare inutilmente qualche pannicello caldo, reggendo di fatto il sacco alla maggioranza neofascista.
Secondo l'ultimo rapporto dell'associazione Antigone, al 17 marzo 2025 le persone detenute erano 62.140, a fronte di una capienza di 51.323 posti, di cui però 4.518 non disponibili a causa della sempre più carente manutenzione: nel 2023 erano infatti 3.646 i posti non disponibili e d'altra parte nel 2024 sono aumentati di 1.200 unità anche gli stessi detenuti. Ciò crea un sovraffollamento di circa 16.000 detenuti, con un'incidenza media del 132,7%, ma con punte che in diversi istituti, in particolare in Lombardia, Puglia e Veneto, oltrepassano anche il 200%, vale a dire il doppio di persone rispetto ai posti effettivamente a disposizione.
Le spaventose condizioni delle carceri italiane
Anche il personale di custodia, nonostante le 1.000 assunzioni di cui si vanta il governo col Decreto carceri del ministro Nordio, è ancora sotto di 6.000 unità rispetto alla pianta organica, e secondo i sindacati di categoria il fabbisogno reale sarebbe di 15.000 unità. Mancano anche i magistrati di sorveglianza, ce ne sono solo 236 in tutta Italia e non riescono a far fronte in tempi ragionevoli a tutte le richieste, tanto che succede di frequente che detenuti con meno di 3 anni di pena da scontare si vedano riconoscere la riduzione di pena dopo essere già stati scarcerati. Mancano soprattutto gli educatori, che sono solo 983, con una media già di per sé alta di 63 detenuti a testa, ma in certi istituti come Regina Coeli, Verona e Bergamo, il rapporto arriva a uno a 150.
Anche le carceri minorili, che negli anni passati non registravano sovraffollamento, da quando si è insediato il governo neofascista Meloni cominciano a rasentare il collasso, in particolare dopo l'approvazione del decreto Caivano che colpisce più duro di prima nel disagio giovanile: erano 381 i minori reclusi a fine 2022, saliti a 543 a fine 2024, e al 9 marzo 2025 sono già 623, a fronte di 559 posti teoricamente disponibili. A Torino si parla di reclusi costretti già a dormire per terra, mentre per la prima volta il Dap ha aperto una sezione minorile in un carcere per adulti a Bologna, con gravi rischi per il futuro di questi giovani. E in questi istituti si fa ricorso sempre più ad un massiccio uso di psicofarmaci per evitare le rivolte. Inoltre a gennaio 2025 risultavano ancora 12 i bambini reclusi in carcere insieme alle loro madri.
Ma oltre al sovraffollamento ci sono anche altri problemi a rendere la vita in carcere un vero inferno, come lo stato fatiscente e degradato degli istituti, tra muffa e infiltrazioni d'acqua, e persino la mancanza di luce in alcuni reparti, come a Sollicciano (Firenze); o la mancanza degli strumenti di vita civile più elementari, come coperte, tavolini e posate per mangiare, come a Regina Coeli; per non parlare delle celle invase da blatte e cimici, come a Modena, e così via. C'è il carcere chiuso, che riguarda il 60% delle sezioni, con i detenuti che restano chiusi in cella fino a 20 ore al giorno, perché manca il personale e si rimedia con un isolamento non legale ma applicato di fatto. E i suicidi avvengono per l'80% nelle sezioni chiuse o in isolamento. Se sarà approvato il ddl Sicurezza, con il nuovo reato di rivolta nelle carceri, si prevedono altre migliaia di anni di reclusione in più a peggiorare le cose, creando un cortocircuito infernale tra sovraffollamento, rivolte e ulteriore sovraffollamento.
Privazione dei più elementari diritti umani
Ad aumentare frustrazione e tensione c'è anche la mancanza di contatti con le famiglie, con la possibilità di telefonare solo per 10 minuti una volta alla settimana (aumentata a solo 6 volte al mese con l'inutile e propagandistico Decreto carceri). E c'è la negazione del diritto all'affettività e alla sessualità, sancito anche dalla sentenza n. 10/2024 della Corte costituzionale, ma del tutto ignorata finora dal ministro Nordio. Quanto al carattere rieducativo della pena, sancito dall'articolo 27 della Costituzione, sono solo uno su tre i detenuti effettivamente ammessi a svolgere un lavoro, e sono lavori ripetitivi e senza qualifica che riguardano per la maggior parte attività di routine per la vita in carcere. Solo il 15,5% dei detenuti che lavorano lo fanno per una ditta privata e una cooperativa esterne. Per non parlare delle attività culturali, che vengono chiuse sempre di più anche disincentivando i volontari ad intraprenderle.
Si aggiungano a tutto ciò i maltrattamenti, le umiliazioni e perfino le torture, come è emerso abbastanza recentemente nell'inchiesta sul carcere di Trapani e quella dell'Istituto per minori Beccaria di Milano (casi per i quali il governo si è ben guardato dal costituirsi in giudizio contro i carcerieri torturatori), e non si farà fatica a comprendere le ragioni dell'agghiacciante fenomeno in continua crescita delle morti e dei suicidi nelle carceri: sono stati ben 246 i morti nel 2024, di cui 89 sono i suicidi, un record. E sono avvenuti per il 95% in carceri sovraffollate, colpendo invariabilmente i soggetti più deboli e più fragili, spesso nei primi giorni dell'ingresso in carcere, a dimostrazione di quale incubo infernale appaia il carcere al condannato al suo primo impatto. Si tratta di un suicidio ogni quattro giorni, e sono in costante aumento, visto che a fine marzo di quest'anno sono già arrivati al 23°, un algerino di 32 anni con problemi psichiatrici che si è impiccato con un lenzuolo nel carcere di Poggioreale.
Non a caso la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha ripetutamente condannato l'Italia per diversi casi di violazione dell'articolo 3 della Convenzione, in particolare per aver negato il diritto a soggetti fisicamente e/o mentalmente fragili di usufruire delle necessarie cure all'esterno del carcere, che dovrebbero essere garantite anche dalla nuova normativa che delega l'assistenza sanitaria alle Regioni. É significativo a questo proposito il dato che dal 2018 al 2023 i magistrati di sorveglianza hanno riconosciuto “trattamenti disumani e degradanti” a ben 24.301 detenuti.
Il problema sono “i migranti e i presunti innocenti”
Ma la seduta straordinaria della Camera sull'emergenza carceri non ha dato nessuna risposta a questi gravissimi problemi. Il governo non si è nemmeno presentato in aula, inviando una sottosegretaria al posto del ministro Nordio, e nemmeno del ministero della Giustizia ma di quello dell'Economia. In pratica la maggioranza è intervenuta alla seduta solo per respingere le mozioni delle opposizioni e approvarsi la sua, la quale smentisce l'esistenza stessa di un'emergenza nelle carceri e promuove l'azione del governo come la migliore possibile e un'“inversione di tendenza” nell'affrontare i problemi “ereditati” dai governi precedenti.
Per Tommaso Calderone, uno dei primi firmatari della mozione del governo, il problema sovraffollamento si risolverebbe riducendo, o meglio abolendo, la custodia cautelare, così da liberare i posti occupati da 15.000 detenuti in attesa di giudizio. “Lo dico alle forze politiche, non pensiamo ai condannati, pensiamo ai presunti innocenti”, ha detto il deputato dopo aver respinto ogni idea di amnistia e indulto ed esaltato invece le due bandiere di Forza Italia: “le garanzie nel processo” e la “certezza della pena”. Il che sintetizza perfettamente la politica giudiziaria fascista, piduista e mafiosa di questo governo: tutte le “garanzie” possibili per evitare la galera a politici e colletti bianchi corrotti e ai loro sodali criminali e mafiosi, e la “certezza della pena” solo per operai e giovani in lotta, per migranti schiavizzati e senza alcun diritto e per emarginati e disagiati sociali.
Un altro esempio del menefreghismo fascista del governo Meloni nei confronti dell'emergenza umanitaria e sociale nelle carceri, lo ha offerto un altro firmatario della mozione di maggioranza, il leghista Jacopo Morrone. Nel vantare i “grandissimi passi in avanti” fatti dall'amministrazione carceraria grazie a questo governo, si è riferito non a caso solo ai provvedimenti securitari e repressivi, compresi quelli in cantiere come le “aggravanti per i reati commessi in danno agli agenti della polizia penitenziaria” contenuti nel ddl Sicurezza, invocando per gli agenti implicati nelle inchieste per tortura e sevizie sui detenuti “un totale sostegno a fronte di un'incalzante propaganda strumentale di chi continua a delegittimare l'attività del corpo”.
Secondo il deputato fascioleghista, inoltre, non sarebbe dimostrabile un “diretto nesso di causalità fra il sovraffollamento e la spinta suicidaria”, e comunque ad ogni detenuto tocca “una superficie media (sic) di almeno tre metri quadri, come da standard fissati dalla Cedu”. La “soluzione prioritaria” è quella di “creare nuovi posti detentivi”, ha aggiunto Morrone, spiegando che a questo scopo il governo si adopera sia per promuovere l'edilizia carceraria che continuando “a lavorare a livello internazionale per far sì che almeno una parte dei detenuti stranieri scontino la pena all'estero”. Quanto al sovraffollamento che ora comincia a riguardare anche gli istituti per minori, la colpa è della “crescente criminalità giovanile collegata anche ai risultati deleteri di fenomeni migratori, non solo irregolari, ma anche regolari”.
Il muro del governo e l'ignavia dell'opposizione parlamentare
Quasi superfluo dire che la mozione approvata riflette perfettamente queste posizioni auto assolutorie, negazioniste, fasciste e razziste della maggioranza. Però neanche le opposizioni parlamentari ne escono bene da questa vergognosa seduta-farsa, come ha osservato anche l'Unione delle camere penali, l'associazione degli avvocati penalisti, in un duro comunicato che parla di “una occasione mancata”, di “insensibilità dei parlamentari”, e di uno “stucchevole ed ignobile gioco delle parti”, in cui maggioranza ed opposizione si sono rinfacciate a vicenda la responsabilità della “vergognosa e disumana condizione carceraria”, senza dare risposte concrete agli oltre 62.000 detenuti, ai loro familiari e a tutti gli operatori che lavorano nelle carceri.
Pur essendo infatti abbastanza circostanziate, nella denuncia della gravità della situazione carceraria negata dal governo, le due mozioni delle opposizioni - una firmata da Azione, IV, +Europa, PD e AVS e l'altra del M5S, entrambe respinte in blocco dalla maggioranza – erano invece molto deboli, generiche e minimaliste nella parte rivendicativa. In sostanza la prima e unica rivendicazione di bandiera della mozione PD e altri rivolta al governo era quella di “assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte all'abbattimento del sovraffollamento”, e in particolare a “favorire il più rapido iter parlamentare della proposta di legge Giachetti sulla liberazione anticipata speciale e ordinamentale, attualmente all'esame della Commissione giustizia della Camera”.
Si tratta di una proposta del deputato radicale di IV risalente al 2020, che chiede un aumento dello sconto di pena per buona condotta dagli attuali 45 a 60 giorni ogni sei mesi di reclusione, e in certi casi fino a 75 nei primi due anni della legge, alla quale la mozione del governo contrappone solo “circoscritti e mirati rafforzamenti delle misure alternative”. E la mozione del M5S, pur essendo per il resto quasi sovrapponibile a quella del PD e altri, non contiene nemmeno quella pur minima riduzione di pena, considerando la liberazione anticipata speciale un “incentivo alla recidiva” degli scarcerati che oggi è del 70%.
Non si è avuto il coraggio, da parte di nessun partito dell'opposizione aventiniana, di mettere il governo con le spalle al muro sulle più semplici ed efficaci misure che potrebbero davvero abbattere subito il disumano e criminale sovraffollamento e lo spaventoso numero di suicidi e altri morti in carcere che lo accompagna: l'amnistia (che estingue il reato), e l'indulto (che commuta o estingue in tutto o in parte la sola pena principale), chiesti tra l'altro non solo dai detenuti e dalle loro famiglie, ma anche dalle associazioni umanitarie, dai giuristi, dagli ordini degli avvocati e perfino dal papa.
L'Italia è in Europa il paese con il più alto numero di detenuti per reati legati agli stupefacenti, anche in custodia cautelare. Secondo il garante nazionale dei detenuti, al 23 settembre 2024 i condannati con pene residue da 0 a tre anni erano 23.461, di cui 19.592 potrebbero usufruire subito dell'amnistia e dell'indulto, o almeno di misure alternative immediate al carcere alleggerendo automaticamente il sovraffollamento. Invece lo stesso Giachetti, pur lamentandosi che nella mozione della maggioranza si escludesse “qualsiasi forma di atti di clemenza”, ha teso a precisare che il problema dell'amnistia e dell'indulto, “non ha certamente alcun tipo di attinenza con quello di cui stiamo parlando oggi”.
Misure essenziali per umanizzare le carceri
D'altra parte quella della costruzione di altre carceri, come sbandierato nel decreto Nordio e ripetuta come un mantra nella mozione del governo, è solo una scusa propagandistica per lasciare le cose come stanno e puntare solo sul terrore poliziesco, le punizioni, l'isolamento carcerario, la repressione delle rivolte. Anche perché non ci sono gli stanziamenti necessari, e se anche ci fossero occorrerebbero anni prima di avere qualche risultato mentre l'emergenza è adesso. Inoltre, con l'invenzione di sempre nuove fattispecie di reati e di aumenti di pena, i benefici di nuove costruzioni sarebbero annullati dall'aumento di incarcerazioni, soprattutto se passasse il ddl Sicurezza per ora fermo in parlamento.
Invece occorrono subito provvedimenti urgenti come amnistia, indulto, pene alternative e gli sconti di pena, ma nel contempo occorre rivendicare una riforma di ampio respiro del sistema penitenziario, così come proposto anche nella piattaforma dell'associazione Antigone, tra cui: l'abolizione dell'isolamento e il ritorno al sistema delle celle aperte per almeno 8 ore al giorno; l'abolizione delle carceri minorili e la loro sostituzione con moderne strutture di lavoro, apprendimento e rieducazione; il diritto di telefonare quotidianamente per tutti i detenuti se non per cause di sicurezza; l'attuazione pratica immediata della sentenza della Consulta sul diritto all'affettività e alla sessualità; una forte assunzione di educatori, psichiatri, mediatori culturali e volontari, per garantire un'adeguata assistenza, rieducazione e riqualificazione professionale a tutti i detenuti; garantire un lavoro dignitoso e retribuito a tutti i detenuti, il più possibile all'esterno del carcere, anche con appositi incentivi ad aziende private e cooperative, in modo da favorire il reinserimento in società; impedire l'approvazione del ddl Sicurezza, che prevede tra l'altro il reato di rivolta nelle carceri, anche se attuata pacificamente e con partecipazione passiva; installare videocamere in tutti gli spazi comuni per prevenire abusi e torture a danno dei carcerati
E soprattutto occorre dare ai detenuti il diritto di costituire dei Comitati elettivi per difendere i propri diritti e migliorare le condizioni carcerarie. Solo assicurando che i detenuti possano far sentire la loro voce di esseri umani su tutto ciò che riguarda la vita in carcere, sarà possibile invertire la tendenza barbarica a trattare i penitenziari come “discariche sociali” e attuare veramente il civilissimo principio di rieducazione e reinserimento dei condannati.
2 aprile 2025