Mentre l’intesa tra Usa, Russia e Ucraina prevedeva la sospensione dei combattimenti sul Mar Nero e il divieto di attacco agli impianti energetici
Putin continua nella criminale aggressione e pretende con piglio hitleriano un governo fantoccio per l’Ucraina
Zelensky: “È troppo presto per dire che l'accordo funzionerà, ma questi sono i passi giusti. I russi devono sapere che se compiono attacchi, dovranno affrontare una risposta forte. È la posizione della Russia che sta prolungando questa guerra”
A Riad, in Arabia Saudita, dal 23 al 25 marzo, gli Stati Uniti avevano raggiunto un accordo di massima con le delegazioni russa e ucraina sulla sospensione dei combattimenti sul Mar Nero e il divieto di attacco agli impianti energetici. Nella dichiarazione ufficiale della Casa Bianca si leggeva: “Gli Stati Uniti e la Russia hanno concordato di garantire la navigazione sicura, eliminare l’uso della forza e prevenire l’uso di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero.. Contribuiranno a ripristinare l’accesso della Russia al mercato mondiale delle esportazioni agricole e fertilizzanti, a ridurre i costi di assicurazione marittima e a migliorare l’accesso ai porti e ai sistemi di pagamento per tali transazioni… Concordato di sviluppare misure per l’attuazione dell’accordo del presidente Trump e del presidente Putin per vietare gli attacchi contro le strutture energetiche di Russia e Ucraina”. Nell’altra dichiarazione sui colloqui con l’Ucraina, analoga alla prima, gli USA aggiungevano di aver convenuto che rimarranno altresì “impegnati a contribuire allo scambio di prigionieri di guerra, al rilascio dei detenuti civili e al ritorno dei bambini ucraini trasferiti con la forza”.
Se il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato immediatamente e coerentemente in una conferenza stampa a Kiev che “È troppo presto per dire che l'accordo funzionerà, ma questi sono i passi giusti”, e poi il 25 marzo nel consueto discorso alla nazione che “Noi in Ucraina faremo di tutto per garantire che gli accordi funzionino e che non ci siano attacchi militari. Ma i russi devono sapere e devono rendersi conto che se compiono attacchi, dovranno affrontare una risposta forte. E si assumeranno la responsabilità. E se i russi in seguito tentano di rigirare la frittata, sostenendo che gli attacchi non erano sull’energia o sulle infrastrutture civili, tutti vedranno la verità. Voglio anche ricordare a tutti che dall’11 marzo la proposta degli Stati Uniti è stata sul tavolo per un cessate il fuoco pieno e incondizionato – ovunque, non solo sulle infrastrutture energetiche e nel Mar Nero. Fu la Russia a rifiutarsi di accettarlo. È la posizione della Russia che sta prolungando questa guerra. Quando Putin non ha detto “sì” a un cessate il fuoco incondizionato, non sono state imposte nuove sanzioni alla Russia. Ora Mosca sta facendo alcune richieste di revocare parte delle sanzioni, nonostante abbia trascorso gli ultimi tre anni insistendo sul fatto che le sanzioni non sono dannose per loro, ma piuttosto vantaggiose. Ma se questo accordo fallisce anche, se i russi non rispettano i termini degli accordi di oggi e invece provano ancora una volta a fare pressione sugli Stati Uniti, l’Europa e l’Ucraina, allora credo che ci dovrebbe essere una sola risposta: sicuramente nuove sanzioni, sicuramente più pressione”.
Così come in precedenza avevano rifiutato un cessate il fuoco di 30 giorni che coprisse l’intera linea del fronte, chiedendo una serie di concessioni impossibili prima di firmare, i nazizaristi russi non solo hanno proseguito nella mattanza contro le infrastrutture civili ucraine, provocando altre decine di morti e feriti, ma colpito obiettivi energetici in Ucraina come niente fosse successo e concordato con gli USA. Il 29 marzo Zelensky ha accusato la Russia di non essere seria sulla pace e richiamato di nuovo gli alleati, e soprattutto gli Stati Uniti, a esercitare la necessaria pressione su Mosca. "Nel corso della serata e della notte di ieri, la Russia ha attaccato l'Ucraina con più di 170 droni, tra cui più di 100 Shaheed'", ha riferito su Telegram, "al momento, 4 persone sono state uccise" a Dnipro e "in ogni regione colpita c'è distruzione". In questo quadro, "la Russia si sta facendo beffe degli sforzi di pace del mondo, sta trascinando la guerra e perpetrando questo terrore perchè non sente ancora alcuna pressione reale", ha assicurato Zelensky. "La diplomazia può funzionare, ma deve essere sostenuta da misure che rafforzino i nostri soldati e privino gli occupanti delle risorse per la guerra", ha ammonito. "I nostri partner sanno cosa può aiutare, che tipo di pressione, e dipende dall'America, dall'Europa, da tutti coloro che nel mondo vogliono una diplomazia efficace", ha spiegato il leader ucraino. Intanto il 30 marzo lo Stato Maggiore ucraino ha denunciato il "bombardamento mirato e deliberato" dell'ospedale militare a Kharkiv della notte prima, assieme a un centro commerciale e diversi condomini civili. Tra le vittime ci sono "militari in cura", ha aggiunto.
Forte del fatto che il dittatore fascista americano Trump ha ormai adottato un linguaggio antiucraino e ha sposato le sue ragioni, il nuovo zar del Cremlino e criminale di guerra Putin risponde agli accordi di tregua, mentre intensifica i bombardamenti, ponendo ulteriori condizioni, che vanno dal riconoscimento formale da parte dell’Ucraina della sovranità russa non solo sulla Crimea ma anche sulle quattro regioni parzialmente occupate dall’esercito del Cremlino, l’estromissione di Zelensky, la riduzione dell’esercito ucraino da circa un milione di unità a poche decine di migliaia, la scelta definitiva di Kiev di rinunciare all’adesione alla NATO e la totale e immediata cessazione di ogni aiuto militare occidentale, unito al divieto di ogni presenza di forze di pace europee in territorio ucraino. Una pace, quella putiniana che cancella qualsiasi aspirazione di un’Ucraina libera, indipendente, sovrana e integrale. Alla luce di ciò è più che mai urgente sostenere politicamente e militarmente la Resistenza ucraina. Questo non significa affatto sostenere i piani di riarmo nazionale promossi da Ursula Von Der Leyen a nome dell’imperialismo europeo, che azzerano nei paesi dell’Unione europea ogni politica ambientale e sociale e preparano alla guerra imperialista. L’Ucraina ha bisogno di investimenti immediati nelle industrie del paese, totalmente prive di risorse e messe in ginocchio dall’aggressione russa, di forniture militari che le consentano di resistere all’offensiva putiniana incoraggiata da Trump, della cancellazione del debito e del sequestro delle centinaia di miliardi di beni degli oligarchi russi depositati nelle banche e nei paradisi fiscali occidentali.
Il 28 marzo lo stesso Putin durante una visita a Murmansk ha rincarato la dose e con piglio hitleriano ha reclamato l’Ucraina come uno Stato vassallo, una sorta di Bielorussia bis con il pieno controllo della sua politica interna, quella estera e le sue forze militari. Il presidente russo ha suggerito di imporre un “governo temporaneo in Ucraina sotto l’egida dell’Onu, magari con la partecipazione di Stati Uniti ed Europa, e ovviamente con i nostri partner e amici”. Passo che dovrebbe permettere poi di “tenere elezioni democratiche per creare un governo che goda del sostegno popolare e con il quale potremmo finalmente firmare un accordo di pace”. Immediata la risposta dall’ufficio presidenziale di Kiev: “Una dittatura che elimina gli avversari politici, impone finte elezioni, censura la stampa e ha promosso il suo presidente a tiranno a vita non ha alcun diritto di dare consigli”.
Intanto dal campo arrivano importanti notizie. Se è vero che la miglior difesa è l’attacco, allora i comandi ucraini si stanno difendendo bene. Le loro unità stanno scavando le nuove trincee nel settore di Sumy, dopo essersi appena strategicamente ritirate a seguito di sette mesi di battaglie dalla regione russa di Kursk, che già contrattaccano nella zona limitrofa di Belgorod. “Regola numero uno, cercare sempre di mantenere l’iniziativa e spiazzare il nemico”, spiegano allo stato maggiore di Kiev. Detto fatto: negli ultimi giorni gli ucraini hanno rilanciato i tentativi di occupare aree di territorio russo con due obiettivi: spiazzare Putin, obbligandolo a spostare uomini e mezzi dalle direttive di attacco principali nel Donbass, e avere in mano terreno che poi potrebbe essere usato come merce di scambio per ottenere indietro le regioni ucraine occupate. Non è chiara l’estensione dell’avanzata ucraina. I blogger militari russi ammettono che “i nemici hanno occupato i villaggi di Prilesye e Demidovka”. Si trovano a pochi chilometri dal confine internazionale. L’area è comunque sensibile per Mosca: poco più avanti ci sono le grandi basi militari di Belgorod, con i loro enormi depositi di carburante e hangar con carri armati e munizioni. Sembra si tratti di un blitz molto più limitato di quello lanciato il 6 agosto scorso nel Kursk, dove in meno di un mese gli ucraini furono in grado di occupare circa 1.200 chilometri quadrati di territorio. Putin si vide costretto a chiedere aiuto alla Corea del Nord per scacciarli. Nelle ultime settimane il presidente russo aveva esaltato in modo esagerato la ritirata di Kiev al telefono con Trump. E quest’ultimo aveva abboccato alla propaganda russa, parlando di “migliaia di soldati ucraini accerchiati”. In verità, adesso gli ucraini riprendono l’offensiva.
2 aprile 2025