Arrestato in Turchia l'oppositore di Erdogan, Imamoglu
Oltre due milioni di manifestanti in piazza a Istanbul
Il dittatore fascista Erdogan scatena una repressione senza precedenti

La polizia turca ha arrestato nella mattinata dello scorso 19 marzo Ekrem Imamoglu, attuale sindaco metropolitano di Istanbul nonché importante oppositore politico di Erdogan.
Insieme a İmamoglu, la cui abitazione è stata perquisita, sono state finora arrestate nella stessa operazione di polizia altre 84 persone tra le quali Murat Ongun, stretto collaboratore di Imamoglu. Murat Celik, sindaco di Beylikduzu, Resul Emrah Shahan, sindaco di Sisli. il noto cantante Ercan Saatci, ma l'agenzia statale Anadolu ha riferito che i procuratori hanno emesso mandati di cattura per un centinaio di persone, quasi tutti esponenti del Chp, il partito di Imamoglu.
Con questa ondata repressiva il dittatore fascista Erdogan di fatto azzera le opposizioni al suo regime, poiché precedentemente altri leader politici erano stati arrestati con accuse pretestuose.
Poche ore dopo il suo arresto Imamoglu, tramite i propri avvocati, ha lanciato un appello alla magistratura turca: “dovete reagire – ha affermato - e prendere precauzioni contro questa manciata di colleghi che stanno rovinando la magistratura turca, svergognandoci di fronte al mondo intero e distruggendo la nostra reputazione. Ho fiducia nella grande magistratura turca. Non potete e non dovete restare in silenzio” .
Già dalla serata del 19 marzo, sfidando i divieti delle autorità, centinaia di studenti dell'Università di Istanbul hanno raccolto l'appello di Imamoglu e dei partiti di opposizione marciando e chiedendo le dimissioni di Erdogan e dell'intero governo a Beyazit, il quartiere dove si trova l'ateneo, mentre all'Università Galatasaray è stato appeso uno striscione, e anche gli studenti dell'Università Dokuz Eylul di Smirne, sull'Egeo, hanno manifestato a sostegno del sindaco.
Il 20 marzo, inoltre, alcune migliaia di persone hanno marciato verso la sede centrale del municipio di Istanbul per esprimere solidarietà a Imamoglu, e nella stessa giornata altre migliaia di oppositori di Erdogan sfilavano in corteo anche in numerosi altri centri, soprattutto ad Ankara e a Smirne. A Mugla, sull'Egeo, ci sono stati scontri tra manifestanti e forze dell'ordine durante le proteste.
Nel pomeriggio del 21 marzo, poi, circa 300 mila persone, sprezzanti dei divieti della locale prefettura, hanno bloccato il centro storico di Istanbul per convergere in piazza Sarachane, dove si affaccia il municipio di Istanbul, che la polizia aveva transennato, dove la polizia ha caricato i manifestanti con idranti, manganelli e proiettili di gomma. La polizia ha poi sbarrato la strada ai manifestanti che volevano dirigersi verso piazza Taksim.
Nella stessa giornata altre decine di migliaia di manifestanti hanno invaso anche le strade di Ankara, Smirne, Adana, Antalya, Canakkale, Eskisehir, Konya, Iskandarun, Corum, Eskisehir, Van, Sakarya ed Edirne, e in alcune di queste città si sono verificati incidenti con la polizia, particolarmente gravi a Smirne, con oltre trecento arresti di manifestanti con l'accusa di terrorismo.
Altre 54 persone venivano arrestate nelle stesse ore per avere manifestato in internet sostegno alle piazze e solidarietà a Imamoglu con le accuse di incitamento a commettere un crimine e incitamento all'odio e all'ostilità.
Nella serata del 22 marzo, quando si era diffusa la notizia che la magistratura turca aveva definitivamente convalidato l'arresto di Imamoglu e degli altri 84 fermati dopo tre giorni di detenzione provvisoria, una folla inferocita di decine di migliaia di sostenitori di Imamoglu – tra cui centinaia di avvocati - ha tentato di assaltare il palazzo di giustizia di Caglayan a Istanbul, dove si erano asserragliati 36 procuratori, per chiedere lo scioglimento della magistratura turca, ritenuta asservita al potere, e le dimissioni di Erdogan, e solo l'intervento della polizia ha impedito alla folla di fare irruzione. Sono seguiti scontri e arresti.
Anche nella serata del 23 marzo, dopo lo svolgimento delle primarie che hanno decretato la designazione di Imamoglu come sfidante di Erdogan alla presidenza, si sono svolte a Istanbul e in altre ventidue città della Turchia imponenti manifestazioni: a Istanbul, Ankara, Bursa, Hatay, Konya, Rize e Smirne la polizia ha caricato i manifestanti con manganelli, lacrimogeni e idranti, malmenando numerosi giornalisti e facendo centinaia di arresti, tanto che secondo il sindacato dei giornalisti turchi sono finiti all'ospedale nove reporter.
La mattina del 24 marzo l'agenzia di stampa statale Anadolu comunicava che erano state arrestate all'alba in tutta la Turchia, con l'accusa di aver preso parte alle manifestazioni, oltre cento persone tra cui nove giornalisti, ovvero Yasin Akgul, Ali Onur Tosun, Barıs Ince, Zeynep Kuray, Kurtulus Arı, Hayri Tunc, Murat Kocabas, Gokhan Kam e Zisan Gur. Nella stessa giornata, organizzato dal Chp, iniziava il boicottaggio accademico e commerciale, con migliaia di studenti universitari che bloccavano le attività universitarie dapprima a Istanbul, ad Ankara, a Smirne e a Eskisehir per proseguire nei giorni successivi in ulteriori atenei del Paese mentre numerose attività commerciali legate ai media di regime o alla famiglia di Erdogan venivano simbolicamente prese di mira dagli studenti, che affiggevano striscioni all’ingresso dei negozi invitando le persone a non entrare. “Come se il colpo di Stato contro la democrazia non fosse abbastanza – si legge nel messaggio diffuso per conto di Imamoglu - non possono tollerare che le vittime di questo colpo di Stato si difendano”.
Nel frattempo le manifestazioni di protesta continuavano in tutto il Paese e soltanto a Istanbul il 28 marzo venivano arrestati altre 511 persone tra le quali Il giornalista svedese Joakim Medin, che si trovava in Turchia per documentare le proteste, con l'accusa di appartenenza a un'organizzazione terroristica armata e oltraggio al presidente, ossia ad Erdogan.
Il 29 marzo, infine, il partito Chp al quale aderisce Imamoglu ha portato in piazza nel quartiere di Maltepe, nella parte asiatica di Istanbul, 2,2 milioni di persone provenienti da tutta la Turchia, una manifestazione oceanica alla quale hanno partecipato soprattutto giovani che hanno denunciato la deriva fascista e autoritaria del regime instaurato da Erdogan, del quale hanno chiesto le dimissioni, richiedendo a gran voce la liberazione di Imamoglu e l'immediato ripristino delle condizioni minime di democrazia nel Paese.
La brutale repressione del regime ha portato finora all'arresto in tutta la Turchia di oltre duemila persone.

2 aprile 2025