Sciopero generale del 28 marzo
Metalmeccanici in piazza per il contratto
Molto combattivo il corteo a Genova e riuscito quello di Napoli
Prosegue il braccio di ferro dei lavoratori e dei sindacati con la controparte padronale per il rinnovo del contratto, scaduto oramai da quasi un anno. Quello dei metalmeccanici è un contratto con un particolare peso specifico perché, se si esclude quello del commercio, è quello più applicato a livello nazionale e riveste un ruolo particolarmente rilevante in termini di occupazione e valore aggiunto.
Per questi e altri motivi, compresa la combattività delle sue lavoratrici e lavoratori, il contratto del settore industriale italiano più importante, diventa un riferimento per tutti gli altri. Se si escludono i casi in cui i maggiori sindacati italiani accettano supinamente le condizioni padronali (e ciò, purtroppo, è avvenuto spesso), le vertenze si trascinano per lunghi periodi e occorrono numerosi scioperi e mobilitazioni per ottenere un contratto dignitoso.
Il contratto nazionale, scaduto a giugno 2024, riguarda oltre un milione e mezzo di lavoratrici e lavoratori. La trattativa (iniziata il 30 maggio 2024) si è interrotta dopo otto incontri il 12 novembre, quando la parte padronale, rappresentata da Federmeccanica e Assistal, ha presentato una “contro-piattaforma” invece di negoziare su quella messa a punto dai sindacati e votata dai lavoratori. Con la giornata di venerdì 28 marzo sono complessivamente 24 le ore di sciopero messe in campo da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm.
Mercoledì 26 avevano già scioperato i metalmeccanici delle province di Firenze-Prato-Pistoia e della Sardegna, che hanno dato vita a nutrite e combattive manifestazioni nel capoluogo toscano e a Cagliari, con la partecipazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori. Due giorni dopo lo sciopero generale di 8 ore nel resto d'Italia, con decine di manifestazioni in tutte le regioni e in quasi tutte le province, da Aosta a Siracusa, da Taranto a Torino, da Nord a Sud.
L'adesione e stata altissima e nonostante il padronato cerchi di minimizzare ecco alcuni dati: chiusa la Lagostina di Cusio, completamente vuota la Fincantieri di Marghera e gli appalti del polo petrolchimico di Siracusa. Adesione ben oltre il 90%, tra le altre, alla Isringhausen di Chieti, negli stabilimenti Leonardo di Napoli, alla Argo Tractors di Reggio Emilia, alla Electrolux di Pordenone, alla Skf di Bari, alla Motovario di Modena, alla Magna di Livorno, alla Omr di Rovereto.
Tra l'80 e il 90% si è scioperato alla Safas di Vicenza, tra le linee di montaggio della Brembo di Bergamo, alla Cvc di Perugia, alle Acciaierie d'Italia di Racconigi, alla Mec Track di Bologna, alla Baker Hughes di Vibo Valentia, alla Acciai speciali Terni, alla Trigano di Siena, alle Acciaierie Valbruna di Bolzano, alla Denso di Torino, alla Ceby Italy di Ancona, nel Gruppo Cimbali a Milano, alla Calvi di Lecco, in tutto il settore delle riparazioni navali di Genova, alla Abb di Frosinone.
Molto combattivo il corteo venerdì 28 a Genova e riuscito quello a Napoli (si vedano gli articoli a parte)
“Le persone non ce la fanno più e stanno dicendo: adesso basta”, spiega il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, alla testa del corteo di Reggio Emilia: “È finito il tempo di accettare qualsiasi condizione”, confermando indirettamente quanto abbiamo detto prima sull'arrendevolezza dei sindacati confederali nell'accettare precarietà e salari da fame. “I licenziamenti, i bassi salari, le condizioni di insicurezza sul luogo di lavoro, la precarietà. Imprese e governo devono sapere che senza i lavoratori questo Paese non ha futuro. E con il rinnovo del contratto vogliamo dare stabilità al futuro del Paese”.
"Si deve riaprire la trattativa”, ha affermato il segretario generale Cgil Maurizio Landini partecipando al corteo di Roma. “La posizione di Federmeccanica è irresponsabile”, ha aggiunto: “Le aziende in questi anni hanno fatto profitti, i lavoratori sono stati responsabili e hanno affrontato tutte le situazioni difficili. Negare la trattativa e non rinnovare il contratto è inaccettabile”. Anche queste parole fanno capire come Cgil, Cisl e Uil siano corresponsabili delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori italiani.
Del resto non sono solo opinioni dei marxisti-leninisti: tutti i dati, dell'Istat, di Oxfam, dell'Ocse, certificano il crollo verticale dei salari italiani che si trovano agli ultimi posti in Europa. Quando i padroni lamentano che l'aumento medio chiesto dai sindacati metalmeccanici di 280 euro lordi sia “irricevibile”, non dicono che questo non riesce nemmeno a coprire l'aumento del costo della vita causato dall'inflazione. Figuriamoci i 170 euro proposti da Federmeccanica (oltretutto condizionati e non retroattivi a scadenza di contratto), che sono quelli strettamente collegati all'Ipca, un indice che non riesce a coprire l'inflazione reale perché epurato dagli aumenti energetici, proprio quelli che hanno maggiormente colpito le tasche di lavoratori e masse popolari.
L'alta adesione allo sciopero e le decine di manifestazioni che si sono svolte in tutta Italia, hanno dimostrato che la classe operaia, quando scende in piazza dimostra ancora tutta la sua forza. Che Cgil, Cisl e UIL non disperdano questa determinazione e la utilizzino per piegare Federmeccanica e il padronato a più miti consigli. Occorre continuare, cercando di unificare gli sforzi senza disperderli in mille rivoli e alzare i livello della mobilitazione, unica strada per conquistare aumenti salariali dignitosi, combattere la precarietà, pretendere maggiore sicurezza sul posto di lavoro, ottenere la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario.
2 aprile 2025