Importante editoriale di Scuderi pubblicato su “Il Bolscevico” n. 50/1987 in occasione della manifestazione per lo sciopero generale nazionale contro il governo e la finanziaria di Goria-Craxi svoltasi a Firenze il 25 novembre 1987
Un memorabile evento storico
di Giovanni Scuderi
Questo editoriale fu scritto dal compagno Giovanni Scuderi ma pubblicato non firmato su “Il Bolscevico” n.50 del 1987. Ora lo ripubblichiamo perché è ricco di insegnamenti ed è la testimonianza di quale forza riesca a sprigionarsi ogniqualvolta le operaie e gli operai incontrano e si confrontano col loro partito di avanguardia, il Partito marxista-leninista italiano. Il solo partito che può dirigerli di successo in successo nella Lunga marcia per abbattere il capitalismo e per conquistare il potere politico e il socialismo. Purché i primi si scrollino di dosso ogni immobilismo e pessimismo, si liberino di ogni pregiudizio e condizionamento riformista e si riapproprino del loro spirito di classe mentre il secondo sappia interpretarli, rappresentarli e rapportarsi dialetticamente con loro, così da essere riconosciuto sul campo della lotta di classe come l'avanguardia politica cosciente e organizzata dell'intero proletariato italiano.
La manifestazione dei lavoratori che si è svolta il 25 novembre a Firenze, nell'ambito dello sciopero sindacale generale nazionale contro il governo e la finanziaria di Goria-Craxi ha segnato per il nostro Partito un memorabile evento storico, non previsto ma da tempo ricercato e auspicato. Per la prima volta nella sua storia ventennale (se si considera anche il periodo precedente alla fondazione del Partito) il PMLI si è trovato a condurre con successo una battaglia politica che lo contrapponeva alle soverchianti schiere composte dai vertici e burocrati sindacali della CGIL, CISL e UIL e dagli impegnatissimi dirigenti e uomini dell'apparato della federazione fiorentina del PCI.
Adducendo a pretesto opportunistico e liquidazionista la cosiddetta “emergenza Arno” e in pieno accordo col Prefetto, ossia col rappresentante del governo, costoro intendevano cancellare il previsto corteo nelle vie cittadine, sottrarsi alla manifestazione pubblica e di massa della sacrosante protesta antigovernativa dei lavoratori convenuti in gran numero e rinchiuderli nella “rassicurante” Fortezza da Basso per turlupinarli col sermone del segretario nazionale della CISL Marini.
Il PMLI ha saputo interpretare le aspirazioni e guidare vittoriosamente la protesta della stragrande maggioranza degli operai nettamente contraria e ostile alla decisione di sopprimere il corteo, presa a tradimento senza nemmeno consultarli.
Nelle due ore trascorse in questa manifestazione, abbiamo vissuto un'esperienza inedita e di rilevante portata per l'immediato e ancor più per il futuro, che segna oggettivamente una crescita politica di tutto il Partito e ci conferma quel salto di qualità impresso ai rapporti tra il PMLI e la classe operaia e le masse popolari da cui non possiamo più prescindere pena l'attardarsi nell'opportunismo codista.
Non è un caso che il Partito aveva voluto dare il massimo rilievo alla sua partecipazione allo sciopero generale di Firenze scendendo in piazza con i suoi simboli e le sue bandiere e con alla testa l'Ufficio politico e il Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi.
Alla Fortezza da Basso, luogo del concentramento dei manifestanti, si è svolta una impegnativa battaglia di classe e il Partito, a cominciare dal suo gruppo dirigente, vi si è gettato con entusiasmo e grande perizia. Il nostro Partito ha subito capito qual era la volontà operaia e dopo un rapido sondaggio tra i rappresentanti delle fabbriche più importanti presenti non ha esitato a lanciare la parola d'ordine che il corteo andava fatto perché la protesta operaia contro la politica economica e finanziaria del governo Goria non perdesse d'incisività e si manifestasse appieno la potenzialità di classe troppo a lungo mortificata e tenuta a freno.
I lavoratori hanno capito e condiviso questa giusta indicazione, non si sono lasciati circuire e intimidire dagli inganni e minacce e dai pesanti tentativi di dissuasione dei sindacalisti provinciali né sono stati bloccati da pregiudizi velenosi per tanti anni sparsi a piene mani contro il PMLI e hanno dato vita a un combattivo corteo che ha lambito il centro cittadino ed è passato davanti alla Stazione ferroviaria centrale e la sede degli industriali da dove i sindacalisti collaborazionisti e i signori del palazzo democristiani, craxiani e revisionisti volevano a forza tenerli lontani.
Di colpo, utilizzando intelligentemente e tempestivamente le circostanze oggettivamente favorevoli dello sciopero generale e la mobilitazione operaia e delle masse e facendo abilmente leva sulla spinta degli operai che volevano fare a tutti i costi il corteo, il Partito è riuscito ad esercitare un'egemonia politica e organizzativa a livello di massa inimmaginabile in altri momenti e fino a ieri. Ciò tuttavia non è il frutto di un'improvvisazione e di un colpo di fortuna, ma del maturare dei tempi, dell'acuirsi delle contraddizioni e dei conflitti di classe, della capitolazione dei riformisti e dei revisionisti, nonché della giustezza della linea e della direzione politiche del Partito e del tenace lavoro di massa svolto in tutti questi lunghi e difficili anni.
Indubbiamente, quello che è avvenuto alla Fortezza da Basso, luogo tradizionale di scontro tra i marxisti-leninisti e la direzione riformista e revisionista del movimento operaio e sindacale, rappresenta l'inizio dell'incontro del PMLI con la classe operaia, un evento che apre una fase nuova nella vita del Partito e nel rapporto tra il Partito e le masse operaie e lavoratrici.
Quanto è accaduto costituisce un fatto storico anche per la classe operaia che per la prima volta, in piazza e durante una manifestazione di massa, di fronte allo scontro fra marxisti-leninisti e la coalizione delle varie correnti borghesi e riformiste si schiera apertamente con i primi svincolandosi dal controllo e dai condizionamenti della sua direzione politica e sindacale tradizionale. Anche se questo non significa che d'ora in poi sarà sempre così e che si verificheranno meccanicamente nelle prossime manifestazioni gli stessi avvenimenti del 25 novembre. Ci saranno bisogno di altre prove, di altre esperienze prima che la classe operaia cambi definitivamente e permanentemente direzione politica e sindacale.
Certo è comunque che questa battaglia, diretta personalmente dal Segretario generale del Partito compagno Giovanni Scuderi, è stata condotta ineccepibilmente sul piano della strategia e vinta con un capolavoro tattico. E ciò è senza dubbio la ragione che rende questo avvenimento memorabile e storico. Nessuna fuga in avanti o atto avventuristico, ma opera di sensibilizzazione e direzione politica, non tentativi di frazionismo o di strumentalizzazione (alla DP per intenderci che dopo essersi accodata ai revisionisti nel sopprimere il corteo ha cercato di prenderne la testa e fargli seguire un percorso che avrebbe portato alla divisione dei lavoratori e alla frantumazione e al fallimento della manifestazione) ma uno spirito unitario e volontà di far svolgere agli operai, ai Consigli di fabbrica il ruolo di protagonisti che spetta loro.
In tutti i momenti cruciali il PMLI non ha favorito alcuna confusione di ruoli tra lavoratori e Partito: all'inizio quando ha ascoltato il parare dei CdF sul da farsi; quando è riuscito ad avviare il corteo lasciando passare avanti le fabbriche; di fronte al tentativo di dividere il corteo, quando si è battuto e ha avuto una funzione decisiva nel salvaguardare l'unità; al ritorno alla Fortezza da Basso allorché si è rifiutato di chiudersi dentro le mura a sentire la concione del burocrate sindacale Marini.
Tutto ciò è stato notato e apprezzato dagli operai, i quali non solo hanno aderito all'appello del PMLI di tenere il corteo, ma hanno marciato al nostro fianco, gridato le nostre stesse parole d'ordine e alcuni di loro in più occasioni, nei frangenti più cruciali quando si trattava di schierarsi e di prendere importanti decisioni, si sono rivolti al Partito e al compagno Scuderi per chiedere suggerimenti.
Quando è successo a Firenze, non c'è dubbio, è un riflesso del momento estremamente positivo, di più ampi maturazione, sviluppo e autorevolezza che il PMLI sta attraversando, favorito e accelerato dalla battaglia politica e processuale contro l'incriminazione e la condanna di Scuderi e Pierattini, dalla campagna di solidarietà e dalle esperienze di fronte unito nella lotta per la pace, contro la politica imperialista, bellicista e delle cannoniere del neoduce Craxi e del governo italiano, contro gli attacchi da destra alla Costituzione, all'autonomia e all'indipendenza della magistratura, al diritto di sciopero, agli intellettuali scomodi; più in generale contro il disegno craxiano e gelliano della 2ª repubblica. È il riflesso di una nuova situazione che viene maturando nei legami tra PMLI e classe operaia e masse popolari.
È inevitabile che, con il progressivo spostamento a destra del vertice del PCI su un terreno riformista, socialdemocratico e neoliberale (e l'ultimo CC del PCI con la proposta di Occhetto delle riforme istituzionali ne è l'ennesima prova), lo spazio a sinistra di quel Partito cresca e si allarghi. Uno spazio che, soprattutto per quanto riguarda il proletariato, non può in alcun modo essere coperto dai Verdi o da organizzazioni come DP che, per ideologia, politica, organizzazione e costume, guarda più verso, e ne è attratta, la piccola borghesia.
Spetta al PMLI ricoprire questo spazio perché esso possiede l'ideologia, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e il programma politico della classe operaia, il socialismo, perché ad essa assegna il ruolo storico e dirigente della lotta di classe e della rivoluzione socialista italiana.
E gli operai, che da tempo osservano e studiano i comportamenti e le prese di posizione del PMLI per verificarne la natura, serietà e le potenzialità future, nel caso della manifestazione di Firenze hanno visto in esso l'avanguardia politica e organizzativa che lotta davvero contro il governo e il padronato e si fa carico fino in fondo e coerentemente degli interessi e delle aspirazioni delle masse popolari.
Dobbiamo mantenere vivo il ricordo di questo avvenimento, cogliere gli insegnamenti che ne sono scaturiti, rafforzare la consapevolezza della nuova situazione in cui è proiettato il Partito, con la tensione politica e le responsabilità che ne derivano. Dobbiamo tenere al centro delle nostre attenzioni i bisogni della classe operaia, le sue lotte, sviluppare la nostra attività in mezzo ai lavoratori, applicando bene e con continuità, con fermezza strategica e abilità tattica la linea politica e di masse del Partito, perché da ciò dipende il futuro del PMLI, il successo della Lunga marcia organizzativa e lo sviluppo a livello nazionale. Ne dipende la sorte della lotta di classe, strappata al pantano riformista e portata sul terreno rivoluzionario, e la prospettiva della conquista del socialismo.
9 aprile 2025