Assemblea della Cgil su Pace, lavoro, ambiente, diritti e “futuro dell'Europa”
Landini rilancia l'illusione di una “Europa solidale”
Bisogna battersi per far uscire l'Italia dalla UE, per buttare giù il governo neofascista della Meloni e per il socialismo.
Sabato 29 marzo, a Roma, si è tenuta un'assemblea pubblica aperta organizzata dalla Cgil. Tema della discussione: Pace, lavoro, ambiente, diritti. L'Europa e il mondo di fronte a sfide inedite”
. Forse è stata organizzata in tempi ristretti, sta di fatto che nella sala del Centro Congresso Frentani non c'era il pienone e l'affollamento che si poteva immaginare, vista anche l'ambizione di trattare temi così importanti. Erano presenti e sono intervenuti, tra gli altri, alcuni sindaci, come quello di Bologna, Perugia e un rappresentante dell'amministrazione romana (“il sindaco Gualtieri non è potuto venire”), il segretario generale della Fiom-Cgil Michele De Palma, il presidente dell'Anpi Pagliarulo, Amnesty International, l'Arci, Comunità di Sant'Egidio ed esponenti del mondo cattolico come il presidente dell'Acli Emiliano Manfredonia e Rosy Bindi. Assenti i partiti e gli altri sindacati.
La prima impressione è stata quella che i presenti, a partire dalla Cgil e dal suo segretario, siano rimasti completamente spiazzati dagli ultimi avvenimenti che hanno caratterizzato la scena europea e internazionale, e lo si è colto chiaramente negli interventi dal palco. L'elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha sicuramente accelerato le tensioni tra le due sponde dell'Atlantico e i sommovimenti tra le varie potenze imperialiste, ma che ci stessimo trovando nel bel mezzo di un periodo in cui si ridisegnano gli equilibri internazionali era abbastanza chiaro, e questo prevede anche un sempre più concreto pericolo di nuova guerra imperialista mondiale, come in molti, PMLI compreso, denunciano da tempo.
Nel suo intervento, durato più di un ora, Landini ha rivendicato alla Cgil di essere stata fin dal primo momento dalla parte della pace e contro la guerra, ricordando la partecipazione del sindacato alle manifestazioni del 5 novembre, a nove mesi dall'invasione russa dell'Ucraina, del 7 ottobre (quella de “la via Maestra” più incentrata sulla Costituzione) e del 15 marzo scorso (“Una piazza per l'Europa”). A dire il vero su tutte e tre le iniziative ci sarebbe da discutere, ci limitiamo all''ultima in ordine temporale: quella lanciata dall'anti PMLI Michele Serra, la quale era tutto fuorché una manifestazione per la pace, ma di fatto di sostegno all'Unione Europea imperialista e interventista.
Detto questo, Landini non poteva esimersi dal criticare il piano di ReArm Europe, e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Un piano di riarmo di 800 miliardi di euro, senza preoccuparsi di fare nuovi debiti, che servono per militarizzare la UE, per prepararsi alla guerra imperialista e competere con Cina, Usa e Russia. Ma a questo punto, si dovrebbe di conseguenza condannare la Ue come un'organizzazione monopolistica e imperialistica, nemica della pace e degli stessi popoli degli stati che la compongono.
No, Landini ripropone la solita analisi dei riformisti, della “sinistra” borghese e dei falsi comunisti: se la UE ha preso con forza la direzione del riarmo è perché essa non si sta rifacendo ai suoi scopi originari, a Spinelli e al Manifesto di Ventotene. Non ritorniamo su questo perché ampiamente discusso sui numeri precedenti del Bolscevico
. Diciamo solo che l'alleanza europea, ancor prima della UE, è nata con un indiscusso carattere capitalista, atlantista e anticomunista, costituita da paesi capitalisti, colonialisti e imperialisti, con lo scopo di rafforzare i monopoli europei, e tutti i Trattati tra i suoi componenti sono andati in questa direzione, e non certo in quella di perorare la pace, la libertà e l'uguaglianza.
Landini e praticamente tutti gli intervenuti raccontano invece di voler ritornare a una “Europa delle origini”, delle democrazie e della pace che non è mai esistita. Anche sul piano economico nessuno mette in discussione il sistema capitalistico Tutto si riduce a proporre una idea di tipo keynesiano della UE, ovvero che si ispira all'economista borghese inglese Keynes che propugnava l'intervento regolatore dello stato sull'economia di mercato (specie nei momenti di crisi), da contrapporre al neoliberismo, che invece non pone vincoli e promette che la massima libertà del capitale porta benefici anche ai più poveri. Insomma due facce della stessa medaglia.
Criticando il piano europeo di riarmo Landini inevitabilmente critica anche il governo Meloni che “ha presentato a Bruxelles un programma che, per rientrare dal debito, prevede per 7 anni un aumento massimo della spesa sociale dell'1,5% annuo”. Perciò anche Landini arriva a dire che se dall'altra parte si aumentano le spese militari, è ovvio che l'economia di guerra la pagheranno i lavoratori e le masse popolari. Da qui poi continua definendo quello della Meloni “un governo autoritario”, (ma si guarda bene dal parlare di neofascismo) ricordando il disegno di premierato, il decreto sicurezza, l'attacco alla magistratura, l'autonomia differenziata. Conseguentemente Landini avrebbe dovuto chiamare le lavoratrici, i lavoratori e le masse popolari alla mobilitazione per buttare giù con la lotta di piazza il governo neofascista della Meloni.
Niente di tutto ciò. Quando si deve andare nel concreto e proporre che cosa fare, si parte dalla partecipazione e dalla fiducia nelle istituzioni borghesi. Anzitutto dalla Costituzione repubblicana, che proporrebbe “un altro tipo di libertà” rispetto a quella del fare “ognuno ciò che vuole”. Ma questo non è vero perché è una costituzione borghese che salvaguarda anzitutto la proprietà privata e tutto quanto ne consegue. Gli stessi referendum di giugno (che anche noi appoggiamo) vengono visti non solo come mezzi per ottenere alcuni diritti, ma anche come uno strumento per riportare l'elettorato di sinistra alle urne. Questo è il vero cruccio di Landini, ovviamente perché la sua strategia rimane quella della “Coalizione sociale” e de “La via Maestra”, ovvero quello di coagulare la sinistra borghese, di ottenere la maggioranza elettorale e sostituire la destra al governo.
Tutti gli interventi hanno ricalcato questo clichè. Anche il presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo, che pure ha pronunciato un intervento molto duro contro la politica guerrafondaia della UE, ha precisato di essere contro “questa UE”, ma di volere l'Europa federalista di Ventotene, mentre a livello nazionale ripete il solito mantra della difesa e dell'applicazione della Costituzione. Allo stesso modo sono apparsi del tutto illusori e intrisi di un pacifismo non violento, che non distingue tra guerre giuste e di liberazione, e ingiuste e di aggressione, gli interventi dei vari esponenti del mondo cattolico, ma anche dello stesso Landini, che non perde occasione di citare papa Bergoglio come unico soggetto che si spende veramente per la pace.
In conclusione, da questa assemblea non esce niente di nuovo. Le critiche al riarmo bellicista e guerrafondaio della UE portano soltanto a riproporre l'illusione che si possa cambiare l'Europa capitalista e imperialista e che a livello nazionale si possano cambiare le cose riportando le masse popolari a votare i partiti della “sinistra” borghese per farla governare, magari in nome della difesa della Costituzione. Anche se poi, quando si è trovata al governo, non ha fatto neanche questo, ma ha contribuito ad affossarla.
La vera questione non è quale UE scegliere, se quella di Ventotene o quella di ReArm Europe, che poi sono due facce della stessa medaglia, ma è abolire la UE. Non è sufficiente 'rompere' i trattati dell’UE o parlare di uscire dall’euro, occorre uscire dall’UE imperialista. La vera questione è capire che solo il socialismo, quello vero e non quello fasullo di Ventotene, è in grado di realizzare l'Europa dei popoli con la Repubblica socialista d'Europa, cominciando però col realizzare il socialismo nei suoi singoli paesi, e non cercando di costruire una “alternativa” per mandare la “sinistra” alla guida del governo dello stato borghese.
9 aprile 2025