Francia
La fascista Le Pen ineleggibile per frode sui fondi Ue
Trump, Putin e Salvini la difendono
La tre volte candidata, e battuta, alle elezioni presidenziali e di nuovo in pista col Rassemblement National per quelle del 2027 con sondaggi che la collocano in testa con oltre un terzo dei voti, Marine Le Pen è stata condannata a 4 anni di carcere, di cui 2 con la condizionale e gli altri due con braccialetto elettronico, e 100mila euro di multa, con pene sospese fino al processo d'appello per frode sui fondi Ue. Alla fascista Le Pen e a altri undici ex eurodeputati, dodici assistenti parlamentari e quattro collaboratori e il suo partito, l'allora Front National come persona giuridica, hanno, secondo la sentenza del tribunale di Parigi del 31 marzo, usato quasi sette milioni di euro ricevuti dal Parlamento europeo, nel periodo compreso tra il 2004 e il 2016, per pagare assistenti parlamentari a Strasburgo che sono stati destinati invece per il lavoro di partito in Francia; una pratica esplicitamente proibita dal Parlamento europeo, che era parte civile al processo, che ha provocato un danno alla Ue di qusi 3 milioni di euro. La sentenza stabilisce che Marine Le Pen era “al cuore del sistema” di truffa a danno sia contro dell’Europarlamento che degli elettori. Nel 2023 la Le Pen aveva già restituito 300 mila euro, una parte dei soldi sottratti per pagare suoi collaboratori che poco avevano a che fare col suo lavoro all'europarlamento.
Fin qui i fatti accertati dal tribunale con una sentenza che conteneva anche una pena supplettiva, ossia la condanna con effetto immediato a 5 anni di ineleggibilità, in applicazione della legge Sapin 2 anticorruzione del 2016 approvata con i voti anche della destra. Che esclude se non con certezza, dati i meccanismi dell'iter processuale sui vari livelli di giudizio, con una buona probabilità a condannata dalla corsa all’Eliseo nel 2027. La presidente del tribunale ha motivato la decisione di applicare immediatamente l’ineleggibilità dato il rischio di “perturbazione all’ordine pubblico” rappresentato da una candidata alle presidenziali condannata per truffa e per il rischio di “recidiva”.
Rabbiosa la reazione alla sentenza, peraltro aspettata, da parte della Le Pen, uscita dal tribunale senza attendere la fine della lettura della sentenza e immediatamente lanciata in una campagna propagandistica per nascondere di essere stata condannata per frode e per spacciarsi per “vittima” di un sistema che le vorrebbe scippare una vittoria scontata. Definiva “una bomba atomica” la parte della sentenza dell’ineleggibilità per 5 anni con applicazione immediata “dimenticandosi” l'altra parte, “perché stiamo per vincere”, “non lasceremo che le elezioni presidenziali vengano rubate ai francesi, useremo tutti i mezzi a nostra disposizione per permettere ai francesi di scegliere i loro dirigenti”.
Su questa incredibile e pacchiana manipolazione della sentenza la fascista Le Pen raccoglieva una immediata e significativa solidarietà di un fronte che andava da Trump a Putin, a Salvini la difendevano. Il più rapido era il Cremlino che accusava la Francia di “violazione delle norme della democrazia”, che non esiste a Mosca neanche nella versione della democrazia borghese; a seguire Trump, “quando la sinistra non può vincere al voto democratico, commette abusi sul sistema giudiziario per incarcerare i rivali”, e Matteo Salvini, “chi ha paura del giudizio degli elettori, spesso si fa rassicurare dal giudizio dei tribunali”, allineati su una posizione che chi è eletto deve essere impunito a prescindere. Non potevano mancare inoltre i camerati fascisti e nazisti dei vari partiti europei alleati nella formazione dell'Ecr o prossimi nell'europarlamento, dall'ungherese Viktor Orbán all’olandese Wilders, all’europarlamentare di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini. Non poteva mancare Elon Musk che paragonava la vicenda francese a quella brasiliana di quell'altro campione fascista dell'ex presidente Bolsonaro. Sorprendente, ma forse nemmeno tanto per chi magari ambisce a raccattare qualche consenso “antisistema” anche a destra, la solidarietà del trotzkista Jean-Luc Mélenchon che ha criticato la condanna all’ineleggibilità con applicazione immediata perché “la destra si deve battere nelle urne”; “la decisione di destituire un eletto dovrebbe toccare al popolo” concludeva il candidato alle prossime presidenziali con qualche carta da giocare con La France Insoumise, che peraltro dal 2017 è sotto inchiesta al parlamento europeo per lo stesso reato di frode sui contratti con gli assistenti.
9 aprile 2025