Colpo di mano del governo neofascista Meloni
Migliaia di manifestanti in piazza contro il decreto sicurezza
Il governo risponde col manganello a Roma e Milano

In risposta al colpo di mano perpetrato dal governo neofascista Meloni che nella serata del 4 aprile ha trasformato il disegno di legge sicurezza, in discussione in parlamento da oltre un anno, in un decreto legge approvato con la decretazione d'urgenza in dal Consiglio dei ministri per renderlo immediatamente esecutivo, migliaia di lavoratori, studenti, sindacalisti e attivisti delle Reti e dei Movimenti No Ddl sono scesi in piazza in decine di città dal Nord a Sud Italia per ribadire la propria opposizione al giro di vite impresso dal governo alle residue libertà democratico borghesi, alla criminalizzazione del dissenso e del diritto di manifestare. Una trasformazione da disegno di legge a decreto che rende il razzista e fascista provvedimento contestato da mesi nelle piazze di tutta Italia, immediatamente applicabile, salva poi la formalità di doverlo trasformare in legge entro sessanta giorni.
Al nero esecutivo sono bastate poche e marginali modifiche ad alcuni dei punti oggetto di rilievo da parte del Quirinale, per giustificare un nuovo imponente attacco non solo alla libertà di manifestare, ma anche alle stesse dinamiche democratico borghesi, calpestate ancora una volta dal tallone di Meloni e dei suoi ministri.
Le opposizioni parlamentari, attraverso i capigruppo nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera e del Senato, definiscono quest'ultimo colpo di mano dal piglio mussoliniano “un atto di una gravità assoluta, uno scardinamento della divisione dei poteri e delle regole stabilite dalla Costituzione”. Eppure anche stavolta nessuno di costoro parla della necessità ormai evidente di far cadere il governo Meloni con la piazza prima che sia troppo tardi, prima cioè che abbia compiuto fino in fondo il suo disegno neofascista e presidenzialista blindandolo al potere.
A Roma la mobilitazione è stata lanciata dalla “Rete No ddl Sicurezza – A Pieno Regime” della quale fanno parte oltre 200 associazioni e organizzazioni sociali, studentesche, sindacali della “sinistra” istituzionale fra le quali ANPI, ARCI, CGIL, Amnesty International, ed alcuni partiti riformisti quali PD, 5 Stelle, AVS, PRC, PCI e Potere al Popolo. Nel tardo pomeriggio del 4 aprile, appena giunta la notizia dell'approvazione del decreto, il presidio organizzato in Piazza Del Pantheon si è trasformato in un corteo di oltre un migliaio di manifestanti che armati di cartelli, bandiere e striscioni si sono diretti verso Palazzo Chigi per protestare contro il governo.
Tutte le vie d'accesso verso Montecitorio sono state immediatamente blindate da un dispiegamento di “forze dell'ordine” in tenuta anti sommossa, con idranti e camionette mentre la polizia, al primo accenno del corteo di forzare il blocco ha violentemente aggredito e manganellato i manifestanti.
A Milano la giornata di mobilitazione è iniziata fin dalle prime ore del mattino. Al quartiere Corvetto decine di manifestanti hanno vita a un sit-in con la realizzazione di un maxi-murales recante la scritta “no zone rosse” firmato da Milano in Movimento, csa Lambretta e rete No ddl Sicurezza No zone rosse. In via Risorgimento il collettivo Kasciavit ha affisso uno scriscione sulle impalcature della statua con lo slogan “sorridi sei in uno stato di polizia – no decreto sicurezza”.
Alle 17, da Porta Venezia, è partito il corteo settimanale a sostegno del popolo palestinese, alla volta di piazza San Babila al quale si sono uniti i manifestanti contro decreto sicurezza e le zone rosse. Il corteo composto da oltre un migliaio di manifestanti con alla testa lo striscione “No al golpe burocratico, contro il governo Meloni” ha imboccato Via Borgogna con l'intenzione di raggiungere la prefettura in corso Monforte. All'altezza di Via Donizetti la polizia ha caricato a suon di manganellate alcuni manifestanti che volevano appendere uno striscione di protesta contro il governo neofascista Meloni all'ingresso della prefettura.
A Napoli un corteo di centinaia di manifestanti ha attraversato via Toledo per raggiungere la sede della prefettura, in piazza del Plebiscito. La protesta promossa dagli attivisti della “Rete No ddl Sicurezza – A Pieno Regime” si è conclusa con il lancio di letame verso l'ingresso della Prefettura presidiato dalle “forze dell'ordine”.
"Abbiamo scaricato il letame che rappresenta il regime del governo Meloni, la merda che questo governo scarica ogni giorno su attivisti e liberi cittadini. Il governo Meloni, con la trasformazione del 1660 in un decreto legge, è complice della trasformazione del nostro Paese in una dittatura" hanno spiegato gli attivisti. Il corteo è partito da largo Berlinguer con alla testa uno striscione con lo slogan "Fermiamo il golpe burocratico. Smantelliamo il governo Meloni. No ddl sicurezza".
Alla manifestazione ha aderito anche la Cgil con il segretario generale di Napoli e Campania Nicola Ricci che ha denunciato come: “Il governo in queste ore ha riunito il Consiglio dei ministri per fare un altro colpo di mano, evitare confronti in parlamento e limitare ulteriormente la democrazia. Il decreto che noi chiamiamo decreto sicurezza, il 1660, non va bene, lede il diritto di manifestare in piazza, di riunirsi, di scioperare e soprattutto lede la libertà del diritto di sciopero, gli studenti che protestano per una scuola e un'università pubblica libera”.
A Bologna centinaia di manifestanti si sono radunati sotto la prefettura in piazza Roosevelt presidiata da decine di agenti antisommossa. Il presidio con la parola d'ordine “No ddl sicurezza - Ddl paura” è stato organizzato dalla Fiom e dalla “Rete No ddl Sicurezza – A Pieno Regime” e ha visto l'adesione di numerosi sindacalisti, studenti e attivisti di varie associazioni fra cui Link, Ugs, Adi, Collettivo Luna, Spazio di Agitazion e interventi di Fiom, Extinction Rebellion, Collettivo Minghetti, Adl Cobas, Arci, Amnesty International, No Cpr.
“Metteremo in campo pratiche di disobbedienza – hanno promesso alcuni manifestanti durante i loro interventi - Scioperi, picchetti, assemblee e occupazioni abitative” per organizzare “una grande mobilitazione studentesca e universitaria che possa dare una spinta nel costruire una reale opposizione sociale al governo”.
Durante il presidio due studenti del Liceo Minghetti si sono incatenati sotto Palazzo Caprara Montpensier, sede della Prefettura di Bologna, per denunciare la repressione subita in seguito alle occupazioni dell'Istituto nelle settimane scorse: “Siamo qua per chiedere il ritiro delle sospensioni e delle denunce arrivate dopo l’occupazione del nostro liceo. Dopo mesi di cortei e presidi inascoltati, abbiamo scelto un gesto forte”.

9 aprile 2025