Crotone in piazza contro i rifiuti inquinanti
Crotone è una città con migliaia di tonnellate di rifiuti industriali che hanno ucciso e fatto ammalare la popolazione locale. Contro tutto ciò sabato 12 aprile si è svolta una manifestazione di protesta che è stata ignorata e boicottata dagli amministratori locali. Dal palco nel suo intervento Francesco Lombardo, presidente della Consulta degli studenti, ha detto: “Crotone deve ribellarsi. Crotone è stufa di essere trattata come ultima della Calabria. Non possiamo stare fermi. A nome degli studenti chiedo che i rifiuti della bonifica vadano fuori Calabria”. E l'esponente di Alleanza Verdi Sinistra Italiana Filippo Sestito ha chiesto: “Serve una legge regionale per bloccare questi rifiuti e per chiudere la discarica”.
Le scorie dei processi produttivi sono finite, insieme alla loppa di alto forno proveniente dall’Ilva di Taranto, in una miscela chiamata Conglomerato idraulico catalizzato, il famigerato Cic con cui dal 1999 sono stati riempiti i piazzali della scuola primaria San Francesco, l’Itc di via Acquabona ma anche centri commerciali, alloggi popolari, villette a schiera, strade, persino il palazzo della Questura e le banchine del porto. Per l’esattezza 18 siti, messi sotto sequestro solo nel 2008. Il governo incaricò Eni di bonificare l’area.
Da 18 mesi a capo del sito di interesse nazionale Crotone-Cassano-Cerchiara c’è il generale Emilio Errigo. Appena insediatosi, si è presentato così: “Se bloccano la bonifica e mi ostacolano, faccio venire i carri armati. Sono il governo e il potere esecutivo, l’essere il commissario mi dà poteri straordinari. Devo portare a termine la missione. Lo farò anche senza il consenso degli enti territoriali”.
I crotonesi lottano da cinque lustri contro i tumori e per ottenere la bonifica. Ma la bonifica non si è mai vista. Gli interventi conclusi riguardano esclusivamente opere di messa in sicurezza (cementificazione e isolamento dei rifiuti), cosa ben diversa dagli interventi che permetterebbero la restituzione di terreni integri e liberi da discariche. La soluzione, appoggiata da Eni, racconta che i veleni presenti nella discarica a mare possano essere smaltiti solo nella discarica di Columbra di Crotone perché nel resto d’Italia non ci sarebbero impianti per accogliere questa tipologia di rifiuti pericolosi. La discarica è proprietà di Sovreco, del Gruppo Vrenna, holding egemone al Sud nello smaltimento.
È questa la soluzione che ha scelto anche il generale Errigo che, inaspettatamente, con l’ordinanza numero 1 del 2025 ha prescritto il 3 aprile scorso a Eni di avviare i lavori di rimozione dei veleni dalle due discariche fronte mare e di conferire gli stessi nella discarica della famiglia Vrenna. In pratica, i veleni di Crotone si trasferiranno a Crotone.
Un paradosso e una presa in giro, di questo sono convinti i movimenti ambientalisti: “L’ordinanza è una grave violazione dei principi democratici e ignora il parere espresso dalle istituzioni, dalle forze sociali e dai comitati cittadini – commenta Filippo Sestito del movimento Ambiente e Salute – contraddice il principio di partecipazione garantito dalla Costituzione e la Convenzione di Aarhus, che stabilisce il diritto dei cittadini a essere informati e coinvolti nei processi decisionali, chiediamo che Eni si assuma la piena responsabilità economica e operativa per i danni ambientali”.
La mattina di sabato 12 aprile si è svolta una manifestazione di protesta in Piazza della Resistenza. Centinaia di crotonesi hanno manifestato contro il commissario e la mancata bonifica dei rifiuti pericolosi.
Forti le critiche alla gestione commissariale e precise le richieste avanzate dai manifestanti: Revoca immediata dell’ordinanza; Dimissioni del commissario straordinario Errigo; Piano di bonifica partecipato, con il coinvolgimento diretto dei cittadini e un monitoraggio civico permanente; Applicazione del principio “chi inquina paga”, per far ricadere costi e responsabilità sui soggetti che hanno causato il disastro ambientale.
16 aprile 2025