Ennesimo atto criminale contro l'Ucraina
Strage nazizarista delle Palme: 34 morti e 117 feriti a Sumy
Zelensky: “Solo un bastardo completamente fuori di testa può fare una cosa del genere"
L’inviato Usa Kellogh preconizza “un’Ucraina divisa in zone di influenza”

È stato lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 13 aprile a dare notizia dell’ennesimo atto criminale dei nazizaristi russi. A Sumy "Al momento, si sa che 34 persone sono state uccise. Le mie condoglianze a tutte le loro famiglie e ai loro cari. Si trattava di due missili balistici russi. Il primo ha colpito un edificio, uno degli edifici universitari. Il secondo è esploso proprio dall'altra parte della strada. 117 persone sono rimaste ferite, compresi bambini, tra cui una bambina nata nel 2025. Medici e tutto il personale sanitario stanno facendo tutto il possibile per aiutare e salvare quante più vite possibile. Sono grato a tutti i servizi di emergenza che sono arrivati sul posto in pochi minuti e hanno avviato le operazioni di soccorso. L'attacco ha colpito proprio nel cuore della città. La Domenica delle Palme. Solo un bastardo completamente fuori di testa può fare una cosa del genere".
Il leader ucraino ha criticato la strategia diplomatica del presidente americano Donald Trump e i negoziati avviati con Mosca. "La Russia va trattata come merita un terrorista", ha chiarito, "senza pressione sull'aggressore, la pace è impossibile. I colloqui non hanno fermato i missili balistici le bombe". L'attacco è avvenuto due giorni dopo l'incontro a San Pietroburgo tra l'inviato americano Steve Witkoff e il presidente russo Vladimir Putin. E nonostante l'irritazione mostrata pubblicamente da Trump per gli attacchi e la mancata risposta all'offerta di tregua, Mosca ha continuato ad attaccare l'Ucraina senza sosta. "Sono passati due mesi da quando Putin ha ignorato la proposta americana di un cessate il fuoco completo e incondizionato. Purtroppo, lì a Mosca sono convinti di potersi permettere di continuare a uccidere", ha attaccato ancora Zelensky. Il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, ha fatto sapere che Kiev sta condividendo i dettagli dell'attacco con gli alleati. "Esortiamo i nostri partner a fornire all'Ucraina ulteriori capacità di difesa aerea e ad aumentare la pressione su Mosca. La forza è l'unica lingua che possono capire e l'unico modo per porre fine all'orribile terrore", ha assicurato.
Nel suo consueto messaggio serale Zelensky è poi tornato sulla questione. Quello che manca in questo momento è la “pressione adeguata” da sottoporre sull’aggressore. "La Russia ha respinto la proposta statunitense di un cessate il fuoco completo e incondizionato. Non hanno paura. Ecco perché continuano a lanciare missili balistici - ha aggiunto -. Non smettono di diffondere odio attraverso la loro propaganda di stato. Solo la pressione e solo un'azione decisa può cambiare la situazione".
Lo stato maggiore delle forze armate di Kiev ha promesso una risposta. "La Russia dimostra ancora una volta di non cercare la pace. Il suo obiettivo è seminare il terrore. Ma non troverà altro che la nostra furia e una risposta inevitabile. La nostra reazione sarà dura. Distruggeremo gli occupanti, le loro installazioni militari, le loro armi e i loro equipaggiamenti. Ovunque si trovino. I crimini di guerra russi non cadranno in prescrizione. I responsabili dovranno essere chiamati a risponderne davanti alla giustizia", si legge in un comunicato dell'esercito. L'esercito ucraino ha aggiunto inoltre che "non essendo riuscita a ottenere successi strategici sul campo di battaglia, [la Russia] ricorre ancora una volta alle sue solite tattiche: colpire i civili e violare gravemente il diritto internazionale, così come le leggi e le consuetudini della guerra".
"L'attacco della Domenica delle Palme di oggi da parte delle forze russe contro obiettivi civili a Sumy trascende ogni limite di decenza. Ci sono decine di morti e feriti tra i civili. Da ex leader militare, capisco il concetto di 'attacchi mirati' e questo è sbagliato. È per questo che il presidente Trump si sta impegnando a fondo per porre fine a questa guerra", ha scritto su X l'inviato speciale americano per Ucraina e Russia, Keith Kellogg.
Sul fronte diplomatico ben poco sembra funzionare nel piano di mediazione americana tra russi e ucraini voluto da Trump. “Con me presidente avremo la pace in 24 ore”, aveva detto in campagna elettorale. Ma, a tre mesi dal suo insediamento alla Casa Bianca, sono adesso le dichiarazioni di Kellogg a scatenare polemiche ed equivoci rivelatori di quanto qualsiasi tentativo di negoziare anche solo il cessate il fuoco tra Mosca e Kiev sia ancora in alto mare.
“Come Berlino dopo la Seconda guerra mondiale”, ha affermato il 12 aprile Kellogg in un’intervista al quotidiano londinese “The Times”, suggerendo che l’Ucraina potrebbe venire divisa in aree di controllo o “di influenza”, proprio come le potenze alleate si spartirono la Germania nel 1945. Allora, ricorda Kellogg la capitale tedesca “aveva una zona russa, una francese, una britannica e una americana”. L’ex generale ha poi provato a sostenere di essere stato capito male. Di fatto l’idea, è che l’Ucraina possa venire spartita in tre: il Donbass controllato dai russi, il resto del territorio del Paese sotto la sovranità di Kiev. A sua volta, questo secondo sarebbe diviso seguendo il corso del fiume Dnipro: dove sulla riva occidentale, che comprende tra le altre Kiev, Odessa e Leopoli, potrebbero attestarsi i contingenti inviati da Parigi e Londra assieme a chiunque voglia unirsi al drappello dei “volenterosi”. Kellogg li definisce una “forza di rassicurazione”. Sulla sponda orientale del Dnipro dovrebbero invece attestarsi soltanto le truppe ucraine. Sono zone vaste e importanti, comprendono Sumy e le regioni settentrionali, si allungano a Kharkiv, che è la seconda città del Paese, per poi scendere a Zaporizhzhia e sino alla zona di Kherson, che i russi avevano occupato nel marzo 2022 e gli ucraini erano riusciti a liberare nel tardo autunno dello stesso anno. A suo dire, Putin terrebbe tutte le aree che i suoi soldati sono riusciti a occupare sino ad oggi. E addirittura precisa: “Tra le trincee ucraine e le truppe russe verrebbe creata una zona demilitarizzata larga mediamente 28 chilometri”. La reazione critica di Mosca a contingenti di truppe di paesi NATO in Ucraina e le proteste di Kiev che non riconoscerà mai l’occupazione della sua terra, hanno però poi spinto Kellogg a chiarire che lui si riferisce a “una forza di resilienza post-cessate il fuoco a sostegno della sovranità dell’Ucraina” e che non parla di spartizione del Paese. “Per noi si tratta di una linea rossa invalicabile. I russi non hanno alcuna legittimità a prendersi le nostre regioni, esigiamo di tornare ai confini del 1991”, ha ribadito il 9 aprile al “Corriere della Sera” il capo dell’ufficio presidenziale di Zelensky, Andry Yermak.
Sul fronte dei negoziati, sembra avere sortito scarsi risultati anche l’incontro a San Pietroburgo dell’11 aprile tra l’inviato USA, Steve Witkoff, e Putin. Intervenendo tuttavia a un forum diplomatico in Turchia, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha provato di nuovo a fomentare le divisioni tra Washington e Bruxelles, sostenendo che “Trump capisce la situazione molto meglio degli europei”.

16 aprile 2025