Sentenza del tribunale di Torino
Askatasuna, non esiste una associazione a delinquere
Condannati 18 attivisti per le dimostrazioni contro i cantieri Tav in Val di Susa
A Torino i giudici di primo grado hanno assolto i militanti di Askatasuna dall’accusa di associazione per delinquere "perché il fatto non sussiste".
Eppure era nell'impianto accusatorio che immaginava un'unica regia occulta dietro le proteste nella Città di Torino, l'attività del centro sociale e le proteste in Val Susa.
Dopo un processo lungo due anni, valanghe di intercettazioni, cade così il "teorema" contro il centro sociale di corso Regina Margherita 47.
"È crollato – ha detto al presidio davanti al Palagiustizia Andrea Bonadonna, uno degli imputati – perché chi lotta ogni giorno per il bene di altre persone, della propria città, del proprio quartiere, del proprio paese, non può essere equiparato a un delinquente".
Sono 16 le assoluzioni per associazione a delinquere. Diciotto invece (su un totale di 28 imputati) le condanne che riguardano singoli episodi, come le dimostrazioni violente contro i cantieri del Tav in Val di Susa. Le pene chieste dai pm ammontavano a 88 anni di carcere, quelle inflitte dai giudici non superano i 21, la più alta è 4 anni e 9 mesi, la più bassa 5 mesi.
"L’impianto accusatorio della procura – sottolinea l’avvocato Claudio Novaro – non ha retto, né passato la prova del dibattimento. Due sono i fronti su cui si è giocata la partita: quello associativo e quello relativo alle vicende dello Spazio popolare Neruda, un’occupazione abitativa di decine famiglie di migranti. Il primo, che inizialmente gli inquirenti provarono a formulare come associazione sovversiva, ipotesi respinta dal gip, è stato smantellato alla radice. L’ipotesi di Askatasuna come regia occulta del conflitto violento in città come in Val di Susa si basava su intercettazioni decontestualizzate e congetture complottistiche. Il fronte relativo al Neruda ha rappresentato, invece, una caricatura venuta male e l’accusa estorsiva, che non stava in piedi, è stata ridimensionata in violenza privata. Questa sentenza ribadisce che le ipotesi eversive, addebitate di volta in volta all’antagonismo sociale torinese e al movimento No Tav, vengono smentite in tutti i processi".
Il governo chiedeva un risarcimento di 6,8 milioni di euro per le proteste in Val Susa, ma il giudice ha risposto sostenendo che va semmai fatta una causa civile per questo. La società Telt, la società binazionale che gestisce la sezione transfrontaliera della Torino-Lione, chiedeva invece un milione di euro, riceverà 500 euro per il danneggiamento di un reticolato.
Contro la sentenza insorgono i sindacati di polizia (Coisp, Siulp, Siap) che chiedono a Piantedosi di impugnare la sentenza perché temono che "fornirà a tutti quelli che si riconoscono nelle azioni di Askatasuna un’ulteriore spinta a continuare nell’azione violenta".
Al di là delle condanne erogate si tratta di una sentenza importante che ha il merito di non criminalizzare il Centro sociale equiparandolo a un'organizzazione criminale, come aveva chiesto l'accusa appoggiata dai fascisti in doppiopetto che della realtà Askatasuna e della liceità delle sue azioni e proteste dopo questa sentenza devono farsene una ragione.
23 aprile 2025