Lavoratori e sindacalisti aggrediti a Prato
Misure cautelari per 4 caporali
Operai in “Condizioni di profondo sfruttamento” picchiati con mazze di ferro

Dal corrispondente della Cellula “G. Stalin” di Prato
Su ordine del procuratore di Prato, Luca Tescaroli, il 16 aprile 4 caporali sono stati colpiti da misure cautelari e accusati, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravato dall’uso della violenza e della minaccia, rapina aggravata e lesioni.
Agli arresti domiciliari è finito un cittadino pakistano di 45 anni, Babar Sultan, considerato il boss della banda che ordinava i pestaggi contro i lavoratori in sciopero; un suo connazionale di 56 anni e due complici di nazionalità cinese di 39 e 40 per i quali la procura ha disposto il divieto di dimora nella provincia di Prato.
L'inchiesta era partita nella primavera del 2023 in seguito alla vertenza aperta dal sindacato autonomo Sudd Cobas alla Acca srl, l'azienda di stoccaggio e spedizioni con sede a Seano e destinataria il 16 febbraio scorso di uno dei tre pacchi bomba recapitati ad altrettante ditte concorrenti e fatti esplodere a distanza nell'ambito della cosiddetta “guerra delle grucce”.
Diversi operai di origine pakistana, bengalese, afgana e africana si sono iscritti al sindacato e hanno finalmente trovato il coraggio di denunciare prima le bestiali condizioni di sfruttamento a cui venivano sottoposti e in seguito le violente aggressioni subite dai caporali “nel quadro di una contrapposizione imprenditoriale – ha spiegato il procuratore Tescaroli – che sta vedendo dal giugno scorso una escalation criminale non solo nel territorio pratese ma anche a livello internazionale”.
Le indagini hanno scoperchiato una vera e propria struttura criminale che colpiva gli operai sindacalizzati i quali, dopo aver ottenuto un contratto di lavoro regolare, venivano brutalmente aggrediti e puniti. Almeno 6 le aggressioni denunciate e verificatesi il 29 aprile, 23 giugno, 18 luglio, 2 e 8 agosto del 2023 e poi ancora il 9 marzo 2024. Pestaggi a colpi di mazze di ferro, compiuti quasi sempre di notte da uomini a volto coperto e agli ordini della struttura criminale che organizzava le spedizioni punitive contro i lavoratori in lotta con lo scopo di far cessare gli scioperi, le manifestazioni e i picchetti davanti alla fabbrica.
L’inchiesta ha ricostruito una situazione di “profondo sfruttamento - ha sottolineato ancora il procuratore Tescaroli - finalizzato a minimizzare i costi e massimizzare i profitti, a discapito dei diritti fondamentali dei lavoratori... Lo sfruttamento, con l’impiego di violenza e minaccia, è diventato strumento che cementa il modello criminale che ruota attorno all’espressione imprenditoriale 'Acca' srl, che ha beneficiato delle attività criminose ai danni di persone in stato di bisogno”.
L'inchiesta della Procura conferma una condizione di bestiale sfruttamento estesa in tutto il distretto industriale della Piana tra Firenze, Prato e Pistoia, che da anni è sotto gli occhi di tutti ma che nessuna amministrazione locale o sindacato nazionale ha mai osato denunciare: impiego di mano d'opera a nero, operai costretti a lavorare sotto ricatto perché in stato di bisogno, turni di lavoro di oltre dodici ore sette giorni su sette, niente ferie o malattia, pause di 15 minuti al massimo, paghe da fame e telecamere installate sulla testa degli operai per il monitoraggio continuo e ininterrotto della loro attività lavorativa e fisiologica.
“Finalmente la procura batte un colpo sulla vicenda Acca – ha commentato in un post il Sudd Cobas Prato Firenze - E lo fa, almeno stavolta, nella direzione giusta. Fino ad oggi, mentre si consumava un’escalation di violenza contro chi rivendica diritti, a ricevere gli avvisi di garanzia per scioperi e picchetti eravamo stati noi attivisti sindacali … Oltre che punire i mandanti delle violenze, questa città dovrebbe fare una statua a questi lavoratori. Al loro coraggio e al loro esempio, per non aver mai abbandonato la lotta per i diritti nemmeno dopo essere diventati per più di un anno bersagli di spedizioni punitive e paramafiose”.

23 aprile 2025