Milano. 100 mila in piazza. Il rosso prevale nel corteo nazionale assieme alle bandiere palestinesi e della pace. Lo spezzone di palestinesi e arabi chiede all'Anpi di riconoscere il genocidio da parte dell'entità nazisionista e chiedono di parlare sul palco. Partecipato lo spezzone Ucraino con la bandiera nazionale. Contestata la presenza della “brigata ebraica”. Combattiva partecipazione della Cellula “Mao” di Milano del PMLI. Urgo intervistato da una troupe Mediaset
Redazione di Milano
La manifestazione nazionale di Milano per l’80° Anniversario del 25 Aprile 1945 ha quest'anno assunto un particolare significato politico per l'antifascismo italiano contro il governo neofascista della ducessa Meloni. Oltre 100mila manifestanti sono scesi in piazza nel capoluogo lombardo, città Medaglia d’Oro alla Resistenza.
Sono giunti antifascisti di tutte le età, dagli ormai pochissimi giovani di allora che hanno vissuto e combattuto il fascismo fino ai giovani d’oggi che si battono contro lo scempio del diritto allo studio e al lavoro e la devastazione ambientale perpetrate dal capitalismo, dal regime neofascista e federalista governato dalla Mussolini in gonnella, e dalle sue istituzioni nazionali e locali tra le quali la giunta milanese del PD Giuseppe Sala.
Sono scese in piazza tantissime sigle di associazioni, in primis l'ANPI, che ha indetto la manifestazione nazionale, l'ANED coi cartelli neri riportanti i nomi dei campi di concentramento e sterminio nazisti, delegazioni dei sindacati confederali e non confederali, dei partiti, dei centri sociali e di associazioni cattoliche, di atei razionalisti e umanitarie come Emergency. Anche quest’anno il rosso era prevalente nel corteo - seguito dai colori delle numerose bandiere palestinesi e arcobaleno della pace - che ha raggiunto infine piazza Duomo.
Il primo a prendere posizione è stato il nutrito e combattivo spezzone organizzato da diverse organizzazioni palestinesi, con alla testa l’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), che ha visto come protagoniste le comunità palestinese e delle altre nazionalità arabe con una selva di bandiere palestinesi e al grido di slogan tra cui “Israele nazista, Stato terrorista”, per la liberazione di Gaza e di tutta la Palestina “Dal Fiume (Giordano) al Mare (Mediterraneo)”, e che con cartelli e striscioni hanno ribadito: “Cessate il fuoco, fermare il genocidio”, “Nessuno è libero senza la Palestina libera”, “Resistenza non è terrorismo”, “Meloni fascista, complice sionista” e hanno rivendicato la “Medaglia d’Oro per 72 anni di Resistenza palestinese”.
Lo spezzone pro-Palestina ha sfilato fino a Piazza San Babila dove si sono tenuti i comizi dei suoi organizzatori mentre i Giovani Palestinesi d'Italia hanno proseguito fino in Piazza Duomo, assieme alle organizzazioni studentesche OSA e Cambiare Rotta (CR), per assicurare la doverosa visibilità alla causa palestinese cominciando dallo striscione “Libertà per i prigionieri” affiancato dai ritratti dei prigionieri politici palestinesi in Italia Anan, Ali e Mansour. Inoltre le organizzazioni pro-Palestina chiedono all’ANPI nazionale di riconoscere apertamente che quello perpetrato da Israele è un genocidio.
Partecipato lo spezzone della comunità ucraina con le loro bandiere nazionali che ha scandito cori contro lo zar Putin “assassino” e “criminale di guerra”, “Stop Putler-Stop rashism*” (*fascismo russo), "Slava Ukraini" (Gloria all'Ucraina), "Russia stato terrorista", "ieri il fascismo oggi il putinismo" e "l’Ucraina non si vende ma si difende!".
Anche quest’anno i sionisti milanesi hanno imposto la loro presenza a una manifestazione che gli è politicamente e storicamente estranea portando provocatoriamente in corteo bandiere israeliane assieme ad uno striscione dedicato a quella “brigata ebraica” che fu strumento del sionismo e dell'imperialismo britannico e che non ebbe alcun ruolo nella Resistenza italiana, ma che invece era composta da fautori armati della pulizia etnica sionista anti-araba in Palestina. Lo spezzone sionista (dimezzato in confronto all’anno scorso) è stato ripetutamente oggetto di fischi e di forti contestazioni, senza soluzione di continuità, lungo tutto il percorso del corteo riuscendo a sfilare solo perché protetto da cordoni di City
Angels
e poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa.
L’avanguardia antifascista dell’intero corteo l’ha rappresentata indubbiamente il PMLI con la combattiva Cellula “Mao” di Milano, diretta dal compagno Angelo Urgo, sfilata sotto le bandiere del Partito e di un cartello con manifesto del PMLI sul 25 Aprile che ha suscitato particolare interesse e approvazione. Vari manifestanti, riferendosi al cartello, si sono complimentati coi marxisti-leninisti per essere gli unici a denunciare la vera natura fascista di questo governo. Altrettanti l’hanno voluto fotografare col cellulare e non pochi fotoreporter e operatori televisivi hanno chiesto ai nostri compagni di fermarsi per riprenderlo al meglio. Diffuse con facilità centinaia di copie del volantino riportante l’Editoriale de “Il Bolscevico” sul 25 Aprile.
Il PMLI per la qualità politica delle parole d’ordine e per le canzoni partigiane proposte (“Bella Ciao”, “Fischia il Vento”, “La Brigata Garibaldi”) ha coinvolto manifestanti di ogni età, in particolar modo tra le lavoratrici e i lavoratori che sfilavano nello spezzone della CGIL, che hanno sia cantato che ripetuto in coro gli slogan lanciati dai nostri compagni. Eccone alcuni: “La Resistenza non si cancella brilla forte è la nostra stella”, “Ieri, oggi e anche domani, gloria eterna ai partigiani”, “I nazifascisti e chi li protegge, non vanno finanziati ma messi fuorilegge”, “I repubblichini di Mussolini, sian sempre ricordati come degli assassini”, “Il futuro è il socialismo, spazziamo via il capitalismo”, “Il proletariato al potere, la via maestra è quella dell’Ottobre”, “L'unica sicurezza da garantire, è quella sul lavoro per non morire”, “Governo Meloni, non ne possiamo più, dalla piazza buttiamolo giù”, “Premierato da rifiutare, forma di fascismo che non deve passare”, “No no no, Autonomia differenziata, no no no”, “Basta, basta, basta spese militari, vogliamo salari alti, scuole e ospedali”, “Ma quale pacifista ma quale riformista, Unione europea gabbia imperialista”, “Ai referendum andiamo a votare, 5 Sì facciam trionfare!”, “Cittadinanza agli immigrati, con pari diritti, e non discriminati”, “Stato fascista di polizia, decreto Sicurezza spazziamolo via”, “Ucraina libera, sovrana e integrale, l’invasore russo si deve ritirare”, “Lo Stato sionista va cancellato, Palestina libera: due popoli uno Stato”, “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia, fuori l’Italia dalla UE”.
Una troupe di Mediaset
ha intervistato il compagno Urgo che ha spiegato perché il PMLI attualizza il 25 Aprile contro il governo Meloni definendolo neofascista considerando anche il liberticida e repressivo decreto Sicurezza, la voluta sottomissione della magistratura al potere esecutivo e l’accentramento dei poteri a quest’ultimo con la programmata instaurazione del premierato. “Ma le parole scritte sul vostro cartello non le sembrano un po’ troppo violente?” ha infine chiesto la giornalista. Risposta: “Il 25 Aprile si ricorda un atto di violenza giusta con cui è stata debellata la violenza e l’oppressione nazifascista dal nostro Paese”.
All'arrivo in Piazza Duomo, gremita all’inverosimile, i nostri compagni si sono posizionati vicinissimi al palco, laddove studenti e manifestanti antifascisti e antisionisti - italiani, palestinesi e di altre nazionalità arabe - protestavano con forza al grido “fate parlare i palestinesi” contro la direzione dell’ANPI per essersi rifiutata di far intervenire dal palco un rappresentante delle associazioni pro-Palestina che facesse un giusto paragone tra quella che fu la Resistenza antifascista italiana con l’attuale Resistenza antisionista palestinese.
“No alla corsa al riarmo, basta crimini contro l’umanità, basta bambini assassinati, basta donne uccise con l’inesperienza di 75 coltellate, basta migranti deportati in finti centri di permanenza in Italia, o peggio ancora in Albania, colpevoli solo di non essere annegati in mare” ha gridato Mari Pagani dell’ANED, intervenendo dal palco e chiamando a mobilitarsi contro il governo Meloni che non dichiarandosi antifascista “è e sarà sempre dalla parte sbagliata” rivendicando infine “una nuova cittadinanza italiana per coloro che si sentono italiani”.
Mentre le associazioni dei partigiani, dei deportati, degli internati politici e militari hanno ricordato i valori dell’antifascismo, seppur entro i limiti democratico-borghesi, gli interventi del sindaco di Milano Sala, del Presidente dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo, e del segretario generale della CGIL Maurizio Landini hanno adattato i loro interventi al lutto per Bergoglio aderendo de facto alla “sobrietà” raccomandata dal governo neofascista. Da costoro il papa è stato elevato a loro grande maestro “di pace” nell’annullare la differenza tra guerra giusta e ingiusta e tra aggressore e aggredito (entrambi indistintamente da disarmare) e nell’esaltare una “diplomatica” pace accondiscendente verso l’aggressore e consolatoria per l’aggredito.
Landini ha ricordato come il papa gli avesse insegnato a “fare rumore” per poi riaffermare la linea sindacale perdente del XlX congresso nazionale CGIL dove si sdraiò sulla linea riformista e pacifista di Bergoglio in nome dell’interclassismo (“rimettere al centro la persona” e non più i lavoratori), della pace sociale e della fraternità cattolica voltando completamente le spalle alla lotta di classe (e di conseguenza al socialismo).
Pagliarulo, dopo aver giustamente condannato l’intimidatoria identificazione poliziesca della titolare di una panetteria di Ascoli Piceno, “colpevole” di aver esposto uno striscione con una scritta antifascista, come effetto del decreto Sicurezza, si è limitato a dire al ministro di polizia Piantedosi “datti una regolata, grazie”. Condivisibile è il passo in cui ha affermato che “continueremo a lottare per la democrazia, la libertà e l’eguaglianza come facemmo contro il governo Tambroni”, nonostante andrebbe anche detto che è ormai già maturo il tempo di passare dalle parole ai fatti. A tal proposito Landini ha fatto bene a ricordare gli scioperi del ’43 e del ’60 ma si è guardato altrettanto “bene” dal rivendicarne l’esempio per l’oggi contro il governo Meloni!
Sala ha descritto la UE imperialista come una “grande fratellanza e sorellanza di persone libere e uguali” e baluardo della “democrazia contro l’autocrazia” dimenticando che regimi neofascisti completi come l’Ungheria di Orbàn ne sono membri e che la stessa Italia è a un passo dall’uguagliarli col premierato; sorvolando sul fatto che le decisioni antipopolari e guerrafondaie prese dal Consiglio europeo sono imposta d’autorità alle masse lavoratrici e popolari dei Paesi membri, altro che “democrazia più grande del mondo”! Il sindaco si è inoltre dichiarato alfiere della “democrazia” suscitando le grida “vergogna, vergogna” di mezza piazza che lo accusa di ipocrisia perché non c’è nulla di più antidemocratico che gentrificare una metropoli come Milano rendendola economicamente inaccessibile ai suoi stessi abitanti!
Piuttosto che fare appello alla mobilitazione di massa, allo sciopero generale e a qualsiasi forma di lotta atta a far cadere dalla piazza questo nero governo neofascista, questi ultimi tre interventi hanno stancamente rilanciato l’imbelle attuazione della defunta Costituzione del ’48 e della sua versione manomessa che spalanca le porte alla dittatura presidenzialista e alla totale sperequazione federalista regionale del Paese.
30 aprile 2025