Duemila manifestazioni
Il 25 Aprile celebrato in maniera militante. Ignorata la “sobrietà” pretesa dal governo neofascista Meloni
100 mila in piazza a Milano. Fischiato Landini che cita il papa. Contestato il sindaco Sala. A Orbetello multata l'Anpi. A Ascoli identificata la fornaia per aver esposto un telo "Il 25 Aprile è buono come il pane". Oscurata l'intimidazione della Digos al PMLI a Firenze anche dai media che si proclamano antifascisti. A Sassari e Bolzano diffuso per la prima volta il volantino del PMLI. Amministrazioni di “centro-sinistra” obbediscono al diktat di Musumeci. Combattiva partecipazione del PMLI a Milano, Biella, Cesena, Firenze, Prato, Mugello e Valdisieve, Fucecchio, Perugia, Napoli e Catania. Un manifestante invia una email a “Il Bolscevico” sul volantino del PMLI
Bella Ciao, simbolo del 25 Aprile, cantato ovunque

Il 25 Aprile è stato celebrato in maniera militante in tutta Italia con oltre 2.000 manifestazioni, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di antifasciste e antifascisti che hanno non soltanto festeggiato degnamente lo storico 80° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo, ma anche tracciato una netta linea di demarcazione col neofascismo al governo, impersonato dal Mussolini in gonnella Meloni, vanificando i suoi tentativi di istituzionalizzarlo come “festa di tutti gli italiani” e silenziarlo, spegnendone la combattività e lo spirito di lotta, col pretesto del rispetto del lutto per la morte del papa e finanche ricorrendo alle intimidazioni poliziesche.
Ci aveva puntato molto la scaltra premier neofascista, che dopo aver rinunciato a snobbare l'evento con la programmata visita in Uzbekistan e Kazakistan, rinviata a causa della morte di Bergoglio, ha cambiato tattica sfruttando l'imprevista situazione per far fare un altro passettino avanti alla propria riverniciatura “democratica” e costituzionale, per rilanciare la “pacificazione nazionale” e per mettere la sordina alle manifestazioni antifasciste: “In questa giornata, la Nazione onora la sua ritrovata libertà e riafferma la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella Costituzione repubblicana”, ha detto infatti Meloni durante la cerimonia all'altare della patria, aggiungendo che “oggi rinnoviamo il nostro impegno affinché questa ricorrenza possa diventare sempre di più un momento di concordia nazionale, nel nome della libertà e della democrazia, contro ogni forma di totalitarismo, autoritarismo e violenza politica”.

Intimidazioni poliziesche e provocazioni fasciste
Parole, queste della ducessa, che sono state esaltate all'unisono dai mass-media di regime, sia quelli al servizio della destra che della “sinistra” borghese, come un altro “passo avanti” verso un'immaginaria abiura del suo passato; compreso il liberal-trotzkista Bertinotti, che le reputa “ineccepibili” e un “passaggio significativo nella sua biografia politica”. Parole che suonano invece quantomai false, strumentali e stridenti, a poche settimane dal decreto liberticida e fascista “Sicurezza” voluto da lei stessa, denunciato anche in un appello di 257 costituzionalisti e giuspubblicisti, che denunciano il suo “disegno complessivo”, che presenta “gravissimi profili di incostituzionalità” e “mirante a farsi sistema, a governare con la paura invece di governare la paura”.
Ne è un esempio eloquente – vigliaccamente oscurato dai mass-media locali e nazionali, compresi quelli che si professano antifascisti - l'identificazione di stampo repressivo e intimidatorio di nostri compagni da parte della Digos durante la manifestazione in piazza della Signoria, subito denunciata dal Comitato provinciale di Firenze del PMLI come “la dimostrazione pratica che il nostro appello di 'liberare l'Italia dal regime capitalista neofascista di Meloni' con la piazza è più urgente che mai”.
Così come l'analoga identificazione intimidatoria da parte di una volante della polizia, ripetuta una seconda volta da altri agenti di polizia locale, ai danni di una antifascista di Ascoli Piceno, nipote di partigiani, per aver esposto davanti alla sua panetteria uno striscione con la scritta “25 Aprile, buono come il pane, bello come l'antifascismo”.
E che dire allora delle due sconce adunate commemorative fasciste del 27 aprile, quella di Predappio con la cerimonia del “presente” alla tomba di Mussolini, e quella nella piazza di Dongo, con un centinaio di fascisti in giubbotti neri e saluti romani, ben tollerate e anzi protette dagli zelanti questurini di Piantedosi e Meloni? In felice controtendenza va segnalato che in questo 25 Aprile i Consigli comunali di Borgo a Mozzano (Lucca) e San Clemente (Rimini), hanno revocato la cittadinanza onoraria a Mussolini.

Tentativi di vietare o silenziare le manifestazioni
La premier neofascista aveva poi fatto approvare dal Consiglio dei ministri del 22 aprile un decreto che istituiva il lutto nazionale di ben 5 giorni, appositamente allo scopo di comprendere il 25 Aprile, con tanto di “invito a svolgere le manifestazioni pubbliche in modo sobrio e consono alle circostanze”, rilanciato perentoriamente sui media dal ministro Musumeci, così da creare il pretesto legale e politico a sindaci e giunte comunali per vietare o depotenziare le manifestazioni antifasciste. Cosa che si è puntualmente verificata in decine di comuni in tutta Italia, per lo più cancellando concerti e vietando di cantare Bella Ciao e altri canti della Resistenza, o esporre bandiere, cartelli e striscioni, o cancellando e vietando addirittura i cortei e i raduni antifascisti.
Prevalentemente ciò è avvenuto da parte di sindaci e maggioranze di “centro-destra”, tra cui sono stati citati Trieste, Cinisello Balsamo, Romano di Lombardia (BG), Biella, Ono San Pietro, Cividate Camuno e Maclodio (BS), Ancona, Foligno, Pisa, Follonica, Orbetello, Genazzano (RM), Benevento. Ma in diversi casi anche da parte di sindaci del PD o eletti in liste civiche di “centro-sinistra”, come a Domodossola, Stezzano (BG), Leno (BS), Ponte San Niccolò (PD), Legnano, Cesena, Lastra a Signa (FI), Prato, Asciano, Monteriggioni. Per quanto riguarda Biella, Cesena e Prato si vedano i resoconti dei nostri militanti presenti in piazza. Quanto al sindaco PD di Lastra a Signa, Emanuele Caporaso, è stato tra i primi e più vergognosamente solerti a cancellare il concerto previsto per la sera del 25 Aprile, in ottemperanza all'invito alla “sobrietà” del governo e anche – va purtroppo sottolineato – dello stesso presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo, che in un'intervista a La Repubblica aveva confermato “bande e canti della Resistenza” ma annunciato il “rinvio di esibizioni rock”. Su questa squallida vicenda è intervenuto un tempestivo comunicato di denuncia del Comitato provinciale di Firenze del PMLI.
C'è da sottolineare comunque che in tutti questi casi le antifasciste e gli antifascisti hanno clamorosamente ignorato i divieti e le “raccomandazioni” dei sindaci della destra e della “sinistra” borghese. E questo sia tenendo lo stesso le manifestazioni vietate o boicottate, come per esempio quella indetta e già pagata dall'Anpi al parco delle Crociere di Orbetello (quello che la giunta di destra vuole intitolare al boia comandante delle camicie nere Italo Balbo), ricevendone per punizione una multa di 566 euro dal Comune; sia cantando a squarciagola Bella Ciao e subissando di fischi in piazza i sindaci che l'avevano vietata: come, tanto per fare qualche esempio, a Cinisello, Cesena, Romano di Lombardia e Maclodio.

Tenuto alto lo spirito del 25 Aprile
È fallito insomma miseramente la manovra del governo neofascista Meloni per silenziare il 25 Aprile all'insegna della “sobrietà”. È fallita pure la solita manovra di utilizzare la cosiddetta “Brigata ebraica” per provocare incidenti e mettere poi alla gogna mediatica gli antifascisti e gli attivisti palestinesi, che sia a Milano che a Roma non hanno raccolto le sue provocazioni, contestandola e isolandola intelligentemente nella sua vergognosa difesa del genocidio dei palestinesi. Ricordiamo che essa fu in realtà un corpo di coloni sionisti inquadrati nell'esercito inglese in Italia, che mentre dette un contributo insignificante alla Resistenza, aveva principalmente lo scopo di formare i quadri militari che poi guidarono la pulizia etnica in Palestina che portò alla fondazione di Israele.
Ma è fallito anche il tentativo dell'imbelle opposizione parlamentare, dei partiti e dei burocrati locali della “sinistra” borghese di trasformare di fatto questa storica giornata nella celebrazione della figura del papa Bergoglio, invece di porre al centro i temi della difesa dei valori della Resistenza e dell'antifascismo e della lotta contro il neofascismo al governo. Ma sono stati dappertutto i giovani, le studentesse e gli studenti, i palestinesi, insieme alle più anziane generazioni di antifascisti, a prendersi questo compito e a tenere alto il livello di combattività e di lotta delle manifestazioni, rimettendo in primo piano i temi della lotta al decreto “Sicurezza” e al governo Meloni, del genocidio di Gaza e contro il riarmo dell'imperialismo europeo.
A ciò hanno contribuito concretamente anche le combattive e ben organizzate delegazioni di militanti e simpatizzanti del PMLI nelle piazze in cui erano presenti, a cominciare dall'imponente manifestazione di 100 mila persone a Milano, che in molti casi sono riusciti a diffondere anche l'appello del Segretario generale Giovanni Scuderi alle operaie e agli operai, insieme al volantino per il 25 Aprile. Quest'ultimo è stato diffuso per la prima volta a Sassari e Bolzano. Un manifestante che ha letto il volantino ha inviato una email a "Il Bolscevico" con la quale ha condiviso la posizione del Partito sul governo Meloni. Anche se vorrebbe cacciarlo per via elettorale e non con la lotta di piazza.
Come dicevamo, nonostante i divieti, le intimidazioni e le provocazioni messe in campo dal governo neofascista Meloni, dalle “forze dell'ordine” e dalle amministrazioni locali, ivi comprese quelle governate dalla “sinistra” borghese, che hanno strumentalizzato i cinque giorni di lutto nazionale decretati dal governo per la morte del papa e in diversi casi hanno annullato tutte le celebrazioni per il 25 Aprile adeguandosi al diktat imposto dal ministro fascista per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, centinaia di migliaia di antifasciste e antifascisti sono scesi in piazza in tutta Italia e hanno preso parte alle oltre duemila manifestazioni, cortei, celebrazioni, convegni, concerti e comizi che si sono svolti in occasione dell'80 anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Le “raccomandazioni a festeggiare con sobrietà” del ministro Musumeci sono state sommerse dal canto di “Bella Ciao”, simbolo del 25 Aprile, che è risuonata in tutte le grandi manifestazioni che si sono tenute nelle maggiori città del Nord, Centro e Sud Italia.
A Milano un imponente corteo di centomila manifestanti è partito da corso Venezia e ha attraversato Piazza San Babila, corso Matteotti, piazza Meda, via Catena, largo Mattioli, via Case Rotte, piazza della Scala, via Santa Margherita, via Mengoni per confluire in Piazza Duomo dove si sono tenuti gli interventi conclusi.
Imponente anche lo schieramento di migliaia di agenti in assetto antisommossa e pronti a intervenire manganelli alla mano al minimo incidente.
Il sindaco PD “Beppe” Sala (PD) e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini sono stati clamorosamente contestati dalla piazza per non aver denunciato pubblicamente il pericolo rappresentato dal governo neofascista Meloni nascondendosi dietro i “valori condivisi” di una “Costituzione antifascista” che di fatto è stata abolita proprio da questo governo. Sala, adeguandosi alla “sobrietà” imposta dal governo ha proclamato: “È una giornata estremamente importante e io mi auguro che non sia una manifestazione politica o meglio non di parte. Che sia una manifestazione di tutti”. Mentre Landini invece di onorare la memoria e il sacrificio dei partigiani e citare gli insegnamenti della guerra di Liberazione si è affidato ai sermoni del papa che: “ci ha invitato a dare voce a chi non ce l’ha: addirittura ci ha detto di fare rumore e di combattere sempre le disuguaglianze... Credo che il modo migliore per ricordarlo sia battersi e affermare la pace”.
Al corteo, vedi articolo a parte, hanno preso parte anche i Giovani Palestinesi e la rete “No Ddl Sicurezza” che hanno organizzato un partecipato e combattivo spezzone insieme a centri sociali, collettivi studenteschi e tante altre associazioni, forze politiche e sindacali fra cui il PMLI.
Durante il corteo i manifestanti pro Palestina hanno bersagliato i nazi-sionisti di Tel Aviv con slogan tra cui "Israele criminale", "Palestina immortale”, “Assassini” e “Netanyahu terrorista” costringendo la famigerata “Brigata Ebraica” presente al corteo in modo provocatorio e scortata da un cordone della polizia e dai City Angels, a lasciare il corteo “per motivi di sicurezza”.
Una giornalista Rai che stava commentando in diretta le provocazioni di alcuni esponenti della Brigata ebraica contro i manifestanti filo-palestinesi è stata intimidita da alcuni manifestanti filosionisti e zittita in malo modo dagli studi Rai.
Contestato anche l'intervento del presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo che ha risposto al Musumeci affermando fra l'altro che: “Le manifestazioni del 25 aprile non sono consentite, sono state conquistate con il sangue dei partigiani e delle partigiane... Sobrietà vuol dire misura, buon gusto. È il costume degli antifascisti. È la nostra festa del 25 aprile... È la festa della democrazia, della libertà e dell'eguaglianza”.
Combattiva e qualifica partecipazione del PMLI anche a Firenze , vedi articolo pubblicato a parte, che ha preso parte sia alla manifestazione organizzata nel pomeriggio da “Firenze antifascista”, che alla cerimonia istituzionale svoltasi in mattinata in Piazza della Signoria durante la quele un folto gruppo di manifestanti ha sonoramente contestato la sindaca Funaro (PD) esponendo uno striscione, circondato da numerose bandiere palestinesi, con su scritto “Sindaca, chi non agisce contro il genocidio è complice”.
Durante la cerimonia i compagni e simpatizzanti del PMLI che prendevano parte in prima fila all'iniziativa sono stati identificati da agenti della Digos. Un fatto gravissimo, che è stato immediatamente denunciato dal Comitato provinciale di Firenze del Partito con un comunicato, che pubblichiamo a parte, ma che purtroppo è stato completamente oscurato dalla stampa e dai media borghesi asserviti al regime neofascista.
I compagni comunque non si sono fatti intimidire dall'identificazione e coraggiosamente hanno continuato la diffusione del volantino con l'editoriale sul 25 Aprile pubblica su “Il Bolscevico” e mantenendo il posto in prima fila conquistato in Piazza Della Signoria. A loro è giunta la solidarietà militante del compagno Giovanni Scuderi, segretario generale del PMLI, e di tutte le istanze e simpatizzanti del Partito. “Evidentemente – ha commentato il compagno Scuderi – il governo, tramite le 'forze dell'ordine', cerca di intimidirci per farci desistere dal denunciare la sua natura neofascista e di spingere le masse ad abbatterlo con la lotta di piazza. Ma ha sbagliato indirizzo”.
A Perugia , accolto bene il volantino diffuso dal PMLI, mentre la sindaca Ferdinandi esalta la Costituzione del '48 e tace sul governo della Mussolini in gonnella. (rimandiamo alla corrispondenza locale)
A Campobasso , un 25 Aprile all'insegna della “sobrietà” richiesta dal governo. Il PMLI era l'unico partito presente con bandiera.(si veda la corrispondenza locale)
Presenza qualificata e combattiva del PMLI anche a Napoli dove, in perfetto stile marxista-leninista i compagni della Cellula “Vesuvio Rosso” e dell’Organizzazione di Nola del PMLI hanno preso parte al corteo di oltre 15 mila manifestanti sfilando con il cartello contro il governo neofascista Meloni per l’80° anniversario della Liberazione che è stato superfotografato e osservato dai giornalisti presenti, incluso quello di un’agenzia privata che ha prima ripreso più volte il nostro spezzone per poi intervistare alcuni i compagni.
La partecipazione al corteo è stata direttamente proporzionale alla collera, al rancore e all’odio antifascisti che le masse napoletano nutrono contro contro il governo del duce in gonnella Meloni bersagliato da slogan riassunti nello striscione di apertura che recava il titolo “Contro riarmo, genocidio e svolte autoritarie. Napoli antifascista, per la Resistenza palestinese e contro il ddl sicurezza”.
Fortissime critiche sono state rivolte dai manifestanti anche al PD unico assente alla manifestazione e alla sua leader Elly Schlein, spesso sbeffeggiata con slogan e caricature riprodotte sui cartelli; forte e combattiva anche la presenza delle studentesse e degli studenti medi ed universitari, che hanno indossato con la kefiah palestinese in segno solidarietà e sono stati i protagonisti assoluti del corteo assieme alla Comunità palestinese.
Commovente ed esemplare la partecipazione dei compagni che hanno preso parte alle rispettive manifestazioni del 25 Aprile svoltesi a Sassari e Bolzano (vedi articoli pubblicati a parte). Grazie a loro, per la prima volta un volantino del PMLI è stato diffuso in queste due città. Un ringraziamento particolare va al compagno che a Sassari indossava un giubbotto rosso fiammante, che è ritornato in piazza e a diffondere dopo tanti anni da quand'era studente universitario e militante di un'organizzazione che si definiva marxista-leninista.
A Sassari la manifestazione per l'80° anniversario della Liberazione è stata molto partecipata e combattiva. Il nostro compagno ha diffuso il volantino del PMLI con l'editoriale de "Il Bolscevico" sul 25 Aprile.
Giorno storico di antifascismo anche a Catania (vedi la corrispondenza locale) dove migliaia di manifestanti hanno celebrato l'80 anniversario della Liberazione con un partecipato corteo partito da piazza Palestro e conclusosi in Piazza Stesicoro. In Piazza Machiavelli è stata deposta una corona di alloro alla lapide in memoria di Graziella e salvatore Giuffrida valorosi partigiani catanesi uccisi dai nazifascisti a Genova nel 1945. lungo il percorso tanti antifascisti e canzoni partigiane fra cui “Bella Ciao” e “L'Internazinale” intonate dal corteo al suo arrivo in Piazza Duomo sede del palazzo comunale all'indirizzo del sindaco neofascista di fratelli d'italia. Esposto nel palazzo comunale uno striscione di solidarietà al popolo palestinese.
Al corteo hanno preso parte i compagni della cellula “G.Stalin” della provincia di Catania del PMLI con la bandiera del Partito e il manifesto ad hoc ripreso e fotografato da diversi cineoperatori. I compagni hanno anch diffuso il volantino del PMLI per l'80° anniversario della Liberazione.
Due cortei molto partecipati e combattivi hanno invaso Genova . (vedi articolo pubblicato a parte). Il più combattivo si è svolto il 24 aprile ed è stato promosso da “Genova Antifascista” a cui hanno preso parte circa un migliaio di antifascisti, di anticapitalisti, di antagonisti con bandiere, tamburi, cori, al grido - siamo tutti antifascisti – che si sono radunati davanti alla Casa dello Studente (ex carcere
della Gestapo e luogo di tortura di prigionieri antifascisti durante l’occupazione
nazista) situata in corso Aldo Gastaldi.
Il corteo ha fatto tappa anche in piazza Alimonda per ricordare Carlo Giuliani, il ventenne No global ucciso durante il G8 imperialista di Genova del 2001
da un carabiniere. Davanti alla sede della Confindustria i manifestanti hanno esposto un manichino raffigurante un lavoratore morto sul lavoro.
Il 25 Aprile oltre 10mila i partecipanti al corteo promosso dall’Anpi durante il quale il presidente della Regione Marco Bucci è stato sonoramente contestato.
Purtroppo non si può dire lo stesso per quanto riguarda diverse altre città e piccoli comuni, da Trieste a Foligno, da Domodossola a Cesena, dove il diktat del governo neofascista Meloni e del ministro Musumeci di mettere il bavaglio alle manifestazioni antifasciste del 25 Aprile ha avuto i sui effetti e in alcuni casi le amministrazioni locali fra cui anche quelle governate dal “centro-sinistra” hanno imposto il divieto di celebrare la vittoria partigiana sul nazifascismo con conseguente annullamento di manifestazioni, cortei, iniziative pubbliche e comizi cancellati.
A Domodossola, una città simbolo della Resistenza italiana che tra il settembre e l’ottobre del 1944 stabilì la Repubblica dell’Ossola, primo esempio di autogoverno dopo la cacciata degli invasori, il sindaco civico Lucio Pizzi ha annullato il tradizionale corteo e l’esibizione della banda ma non le celebrazioni istituzionali che invece si sono svolte con “sobria” regolarità.
A Trieste l'amministrazione comunale e la Regione entrambe governate dal “centro-destra” hanno negato il patrocinio a tutte le iniziative del 25 Aprile.
A Cesena il sindaco Enzo Lattuca (Pd) ha annullato il concerto dell’istituto musicale cittadino.
Ad Ancona , il sindaco di Forza Italia, Daniele Silvetti, ha vietato l'accompagnamento della banda musicale al corteo del 25 Aprile. L’Archivio di Stato, per non essere da meno, ha rinviato un convegno sulle donne partigiane. Mentre una ex dirigente scolastica è stata identificata e intimidita dalla Digos durante il corteo del 25 Aprile. Per oltre mezz'ora è stata sottoposta a controlli perché indossava il fazzoletto rosso dell'Anpi e la Kefia palestinese. La stessa sorte è toccata ad altre decine di manifestanti anconetani.
A Foligno la giunta di centro-destra guidata dal sindaco fascioleghista Stefano Zuccarini ha vietato tutte le manifestazioni compresa l’esibizione della filarmonica e la visita al cimitero di guerra.
A Cinisello Balsamo (Milano) il sindaco di “centro-destra” Giacomo Giovanni Ghilardi ha annullato tutte le celebrazioni e vietato perfino l'esposizione di bandiere, striscioni e cartelli commemorativi.
A Romano Di Lombardia (Bergamo) il presidente del consiglio comunale, il fascioleghista Paolo Patelli, ha emesso un'ordinanza per imporre il divieto di cantare “Bella ciao”.
Ordinanze con divieto di celebrare il 25 Aprile e cantare “Bella ciao” sono state emesse anche a Ono San Pietro e Cividate Camuno , due piccoli comuni della Val Camonica, entrambi guidati dal “centro-destra”.
A Genazzano comune dei Castelli Romani il sindaco di centro-destra Alessandro Cefaro ha annullato il tradizionale corteo del 25 Aprile in “segno di lutto” ma ha confermato lo svolgimento di tutti gli altri eventi connessi fra cui il tradizionale spettacolo pirotecnico, la fiera e le varie iniziative commerciali.
A Ponte San Niccolò (PD) il sindaco di centro-destra Gabriele De Boni ha annullato tutte le manifestazioni pubbliche del 25 Aprile in favore di una “messa in suffragio di tutti i caduti”.
A Orbetello (GR) la giunta di “centro-destra” ha negato l’autorizzazione all’uso del suolo pubblico per l’Anpi, che tra l'altro aveva già pagato la tassa per festeggiare il 25 Aprile all’interno del parco delle Crociere. l’Associazione nazionale dei partigiani ha ignorato il divieto del sindaco e ha tenuto lo stesso la commemorazione pubblica ma per tutta risposta ha ricevuto una sanzione di 566 euro per “occupazione abusiva di suolo pubblico” da parte della polizia locale.
A Legnano (Milano) la giunta di “centro-sinistra” guidata dal sindaco Lorenzo Radice ha vietato il concerto dei Punkreas.
Tra le amministrazioni locali che per prime si sono prodigate per mettere in pratica “l'appello alla sobrietà” del ministro Musumeci spicca il comune di Lastra a Signa (Firenze) governato da una giunta di “centro-sinistra” che ha cancellato il tradizionale concerto previsto per la sera del 25 Aprile. Un'onta indelebile agli occhi delle masse popolari fiorentine storicamente operaie e profondamente antifasciste prontamente denunciata in un comunicato stampa dal titolo “Il 25 aprile non si cancella!” da parte del Comitato Provinciale di Firenze PMLI.
A San Severino Marche (Macerata) medaglia d'oro al merito civile per la partecipazione alla lotta partigiana la giunta di “centro-destra” ha vietato l'esecuzione di "Bella Ciao per rispettare il lutto nazionale che impone sobrietà nelle celebrazioni”.
Con un comunicato e un'azione congiunti, a Biella la Federazione del Partito della Rifondazione Comunista (PRC), la Sezione del Partito Comunista Italiano (PCI) e l'Organizzazione del Partito marxista-leninista italiano (PMLI) hanno denunciato con fermezza l'ennesimo atto di disprezzo verso la memoria della Resistenza e della lotta antifascista da parte dell'amministrazione comunale, guidata da Forza Italia, Lega e di Fratelli d’Italia in quanto per il secondo anno consecutivo la Polizia Municipale sotto la responsabilità dell’assessore leghista, Giacomo Moscarola, non ha predisposto il divieto di transito in piazza Martiri, nel tratto antistante il Monumento ai Partigiani. Tale chiusura era necessaria per permettere la deposizione di una corona di gerbere rosse, simbolo della Resistenza, in onore dei 22 partigiani brutalmente trucidati il 4 giugno 1944 e per celebrare degnamente l'80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Mentre la stessa amministrazione ha vergognosamente tollerato l'esposizione di una bandiera fascista in un condominio del quartiere popolare Thes-Vernato avvenuta proprio nel giorno della Festa della Liberazione. La provocazione è rimasta a tutt'oggi impunita e nessun intervento è stato effettuato dagli organi di polizia.
A Siracusa la sede del PCI - Sicilia e i compagni che la frequentano sono stati vittime dell’ennesima provocazione fascista perpetrata proprio in occasione del 25 aprile.
A Dongo , sul lago di Como, un centinaio di neofascisti si sono riuniti con le braccia tese al grido di “presente” per celebrare Mussolini e i 16 gerarchi fascisti fucilati dai partigiani il 28 aprile 1945. Una provocazione, rivolta ala corteo di manifestanti antifascisti che sfilava dal lato opposto di Piazza Paracchini, incoraggiata e protetta da un intero reparto di poliziotti in assetto antisommossa che hanno formato un cordone di blindati e camionette permettendogli di inneggiare al duce e deporre una corona di alloro in suo onore.
A Bergamo lo spezzone organizzato dalla Rete Per La Palestina è stato violentemente caricato durante il corteo del 25 Aprile a cui hanno preso parte oltre 5 mila manifestanti. La polizia ha sfoderato i manganelli per difendere la provocatoria partecipazione della Brigata ebraica contestata da tutto il corteo. Due manifestanti sono stati arrestati e altri due sono stati feriti alla testa dalle manganellate della polizia.
Ad Ascoli Piceno Lorenza Roiati, proprietaria del panificio “Assalto ai forni”, è stata identificata due volte dalla polizia per aver esposto uno striscione all'esterno della sua attività con su scritto: "25 aprile, buono come il pane bello come l’antifascismo". Evidentemente "Pane e antifascismo" fanno paura alla ducessa Meloni e al ministro col manganello Piantedosi. Un gesto semplice, corretto, un messaggio di memoria, libertà e carico di significato che ha dato fastidio al governo neofascista della Mussolini in gonnella che vorrebbe abolire del tutto la Festa della Liberazione.
Genova oltre diecimila manifestanti per celebrare l'80° della liberazione.
Altre importanti manifestazioni con migliai di manifestanti si sono tenute a:
A Roma , con oltre 25mila presenze nei tre giorni della terza edizione della Festa della Resistenza nel quartiere San Lorenzo, e altre migliaia di manifestanti che hanno preso parte ai cortei e alle commemorazioni organizzati dall'Anpi.
Al canto di “Bella Ciao”, migliaia di manifestanti in corteo anche a Bologna per la manifestazione "contro tutti i fascismi, il riarmo, la guerra e le crisi" organizzato dai partiti della sinistra borghese, movimenti, collettivi. Il corteo è partito da piazza dell’Unità in direzione Porta Sant’Isaia fino al Pratello urlando slogan contro il ddl sicurezza “Ramy vive” e “Stop al riarmo” e esponendo cartelli contro la premier Giorgia Meloni e il ministro Matteo Salvini additati fra "responsabili del genocidio di Gaza”. Durante il percorso sono state scagliate uova contro la sede del Provveditorato, vergate scritte contro le “forze dell’ordine” sui muri della città ed è stata bruciata una bandiera dell’Europa.
A Torino migliaia di manifestanti hanno preso parte alla tradizionale fiaccolata del 25 Aprile. Al termine del corteo in Piazza Castello la polizia ha aggredito a colpi di manganello lo spezzone di corteo composto da attivisti dei centri sociali, No Tav, collettivi studenteschi, sindacati di base e movimenti filo palestinesi che durante il corteo avevano esposto uno striscione con la scritta “Resistenza contro guerra, riarmo e genocidio”, avevano contestato il sindaco piddino Stefano Lo Russo esponendo un fantoccio con le sue sembianze in mimetica da militare e bersagliato con della frutta marcia la sede del comune a significare "che i prezzi aumentano mentre la politica pensa al riarmo". Bruciati bandiere e cartelli con i colori dell'Unione Europea.
A Gattatico con migliaia di manifestanti che hanno festeggiato con un concerto presso la casa dei fratelli Cervi; a Sant'Anna di Stazzema (Lucca) dove il 12 agosto 1944 560 civili, donne, vecchi e bambini, furono trucidati dai nazifascisti in ritirata.
A Bari , dove, nonostante la pioggia oltre circa 2.000 manifestanti sono partiti in corteo da Piazza Umberto dietro lo striscione: "Ieri partigiani, oggi antifascisti" e hanno attraversato il centro storico al canto di "Bella ciao", "Fischia il vento" e slogan fra cui: "Siamo tutti antifascisti". In Via Niccolò Dell'Arca il corteo ha reso solenne omaggio ai 20 manifestanti antifascisti, trucidati dalle orde nazifasciste il 28 luglio 1943.
In un messaggio di ringraziamento indirizzato a tutti i militanti, simpatizzanti e amici del Partito che in occasione del 25 Aprile hanno contribuito a tenera alta la bandiera e le parole d'ordine del PMLI nelle piazze in cui siamo presenti, la Commissione Stampa e Propaganda del Partito ha fra l'altro sottolineato che: “Avete fatto, in genere, un buon lavoro unitario marxista-leninista e antifascista, ricevendo dei buoni e incoraggianti riscontri.
I dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Scuderi imparano e prendono esempio dalla vostra combattività anticapitalista, antimperialista, antifascista, antirazzista. Per noi siete fonte di ispirazione e di incoraggiamento quotidiano. Quando siamo in piazza
assieme a voi è una gioia rivoluzionaria vedervi all'opera, il legame tra il Partito e le masse passa attraverso il vostro lavoro e la vostra presenza nelle lotte di piazza, nei luoghi di lavoro, di studio e di vita.

30 aprile 2025