Sfascio della sanità pubblica in Calabria
Muore perché manca il medico sull’ambulanza
Manifestazioni di protesta a Cosenza e Catanzaro
Dal corrispondente della provincia di Reggio Calabria e della Calabria
Il 4 gennaio scorso Serafino Congi, 48enne di San Giovanni in Fiore, comune in provincia di Cosenza, è deceduto a causa di un infarto dopo aver aspettato per ore un’ambulanza medicale che avrebbe dovuto trasportarlo d’urgenza all’ospedale di Cosenza. Un ritardo fatale perché in quella circostanza i medici di turno erano impegnati a fronteggiare altre emergenze e in base alla normativa vigente, in presenza di un paziente con crisi cardiaca le ambulanze non possono partire senza un medico a bordo.
È evidente che siamo di fronte all’ennesima tragedia, una morte che si sarebbe potuta evitare e che testimonia lo sfascio della sanità pubblica in Calabria relegata agli ultimi posti per la qualità e la quantità dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, ovvero le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è chiamato a erogare in modo gratuito da Nord a Sud del Paese. Quindi, non bisogna più stupirsi se il 7,3% della popolazione calabrese decide di rinunciare definitivamente alle cure mediche.
Sul caso Congi sta indagando la Procura della Repubblica mentre l’Asp ha istituito una commissione d’inchiesta interna per accertare “eventuali responsabilità” mettendo a disposizione della magistratura ogni “dettaglio utile per fare piena luce sul tragico evento”.
Inutile dire che tutto ciò risulta abbastanza ridicolo e vergognoso perché la vera responsabilità del disastro sanitario calabrese è da imputare alla politica e ai politicanti borghesi nonché alle varie giunte regionali di “centro-destra” e di “centro-sinistra” che hanno letteralmente distrutto la sanità pubblica chiudendo gli ospedali e tagliando il personale per salvaguardare l’economia capitalista e favorire così pescecani privati.
Non a caso, ad oggi che sono trascorsi già 4 mesi dalla morte di Serafino purtroppo non è stato pubblicato nessun risultato di quella famosa inchiesta interna.
Ma la popolazione calabrese di fronte ad una nuova morte che si sarebbe potuta evitare non è rimasta inerme ed è scesa coraggiosamente in piazza per protestare contro le giunte borghesi, in particolare contro l’amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore capeggiata dalla sindaca Rosaria Succurro (FI) e contro il presidente di “centro-destra” della Regione Calabria Roberto Occhiuto per chiedere con forza la fine del commissariamento della sanità calabrese, che dura ormai da 14 anni nonché il ripristino dei reparti ospedalieri chiusi. Una nuova manifestazione è stata indetta il prossimo 10 maggio a Catanzaro dove saranno presenti anche il Pd e Avs.
Occorre continuare a scendere in piazza e bombardare costantemente le istituzioni borghesi per rivendicare con forza una sanità pubblica, universale gratuita e finanziata attraverso la fiscalità generale che disponga su tutto il territorio nazionale di strutture capillari di cura e prevenzione, solo così sarà possibile evitare altre morti assurde come quella di Serafino Congi. Di pari passo deve andare la battaglia contro il governo neofascista Meloni strenuo difensore del capitalismo che nell’ultima vergognosa manovra antipopolare di bilancio ha deciso di affossare definitivamente il Meridione tagliando 5,3 miliardi di euro nei prossimi tre anni.
Noi del PMLI rinnoviamo l’appello a costituire un ampio fronte unito per abbatterlo da sinistra e dalla piazza prima che sia davvero troppo tardi.
7 maggio 2025