Rispondendo alle interrogazioni dopo un anno e mezzo
Meloni al Senato conferma che andrà avanti sul premierato mussoliniano e il 2% di spese militari
Non condanna il piano criminale dei nazisionisti di distruggere e occupare Gaza e di deportare i palestinesi dalla Striscia
Dopo un anno e mezzo di latitanza Giorgia Meloni si è decisa a recarsi in Senato il 7 maggio per rispondere alle interrogazioni dei gruppi parlamentari dell'opposizione sulla sua politica di governo: il cosiddetto “premier time” verso il quale, al pari delle conferenze stampa con contraddittorio, si è sempre dimostrata allergica. E come era scontato lo ha fatto alla sua solita maniera, rispedendo al mittente tutte le critiche e riproponendo viceversa – aiutata anche dalle “interrogazioni” compiacenti ed apologetiche di tutti i gruppi della sua maggioranza - la “narrazione” sulla sua Italia favolosa, dove l'occupazione non è mai stata così alta e i salari crescono più dell'inflazione, le bollette energetiche sono alte, si, ma compreremo più gas dagli Usa e arriveranno presto le minicentrali nucleari ad abbassarle, e la “nostra nazione” è tornata a occupare un ruolo centrale sulla scena internazionale. Mentre, al tempo stesso, ha riaffermato tutti i capisaldi programmatici del suo governo neofascista, dal premierato e la controriforma della giustizia alla politica razzista e xenofoba contro i migranti, dall'asse di ferro con Trump alla politica espansionista e interventista nel Mediterraneo, Africa e Medio Oriente, in cui rientrano l'aumento delle spese militari e la complicità con la criminale politica nazisionista e genocida dell'alleato Netanyahu.
I vantati successi della “Melonomics”
L'assist alla premier per magnificare i suoi “successi” in politica economica e sociale glielo ha dato un'“interrogazione” del capogruppo di FI, Gasparri, partendo dal recente giudizio di Standard & Poor's che ha alzato il rating su debito italiano, il surplus di 22,5 miliardi della Bilancia dei pagamenti e così via; assist da lei graziosamente raccolto per affermare che è “l'ennesima riprova del lavoro di un Governo che è stato in grado di ridare all'Italia la serietà e conseguentemente l'attrattività che merita”, grazie anche ad una “credibilità che chiaramente abbiamo costruito con una politica seria sui conti pubblici, che hanno evidenziato un andamento migliore delle attese, nonostante l'eredità che avevamo raccolto”. E per di più “senza rinunciare a destinare risorse record alla sanità (sic), a sostenere i lavoratori, le famiglie con i redditi medio-bassi e le imprese, come abbiamo fatto con numerosi provvedimenti che ricorderete, dal taglio del cuneo fiscale alla detassazione dei premi di produttività e dei fringe benefit, all'Irpef premiale per le imprese che investono e assumono, alla decontribuzione, alla superdeduzione del costo del lavoro”. E qui ha innestato la quarta, sostenendo che i dati Istat del primo trimestre relativi ad occupazione e andamento dei salari, nonché sull'andamento del prodotto interno lordo, “confermano l'efficacia della strategia che abbiamo messo in campo”, al punto che dopo aver già aiutato i ceti più deboli “a recuperare il potere d'acquisto perso”, la “sfida” del governo è quella di “concentrarsi ora sul ceto medio”.
Salari “superiori all'inflazione” e “soluzione nucleare”
La stessa candida rappresentazione dell'Italia come “migliore dei mondi possibile” da quando c'è lei, non ha vacillato neanche dopo l'intervento del capogruppo del M5S, Patuanelli, che l'ha accusata di raccontare “un Paese in cui tutti lavorano felici, gli stipendi, grazie al grande taglio del cuneo fiscale, sono aumentati tantissimo e la credibilità internazionale di questo Governo porta a maggiori investimenti in Italia”. Che “se fosse vero”, ha aggiunto, non si spiegherebbe perché da 25 mesi consecutivi c'è un calo della produzione industriale, la crescita è solo dello 0,6 % rivista al ribasso, le ore di cassa integrazione aumentano del 30% nel primo trimestre del 2025 rispetto al 2024 e i salari reali hanno perso il 10 % di potere d'acquisto rispetto al gennaio 2021.
La ducessa si è limitata ad ignorare la contraddizione con una delle sue solite furbate polemiche, ribattendo, tra gli applausi della sua maggioranza, che in ogni caso “le cose vanno meglio di quando governavate voi”. E aggiungendo che la flessione industriale “è un problema che caratterizza le principali economie europee”, e anzi in Italia va meno peggio che in Germania e Francia, e che comunque “la congiuntura negativa è legata in gran parte al settore dell'automotive, che è stato schiacciato dalle follie ideologiche di una transizione ecologica incompatibile con la sostenibilità dei nostri sistemi produttivi”.
Ha avuto anzi la faccia tosta di inventarsi una “ripresa del potere d'acquisto e dei consumi della famiglia”, sostenendo che da ottobre 2023 “i salari, dopo tre anni, hanno ripreso a crescere più dell'inflazione, consentendo una seppur timida ripresa del potere d'acquisto”. E arrivando a vantarsi – a fronte dello spaventoso numero di omicidi di lavoratori in continua crescita – che anche il “tema della sicurezza”, insieme a quello dei salari reali, è “una priorità del governo e al centro della nostra azione”.
Quanto alle accuse di De Cristofaro (AVS) e Boccia (PD), di non aver contrastato Trump sui dazi, ma anzi di avergli promesso di aumentare l'acquisto del suo costosissimo Gnl, senza peraltro aver fatto nulla di concreto per calmierare le bollette energetiche, la premier ha ribattuto stizzita: “Mi state dicendo, altrimenti, che, siccome negli Stati Uniti hanno vinto i repubblicani, riprendiamo il gas dalla Russia? Non vi sto seguendo. Continuiamo con una strategia che riguarda il Nord Africa, il Caucaso e anche il Gnl americano”. Dopodiché, siccome tanto le risorse per aiutare famiglie e imprese “non saranno mai sufficienti”, ha rimandato la soluzione del problema al ddl governativo “che riapre la possibilità di produrre energia nucleare con minireattori sicuri e puliti, che penso possano consentirci di avere energia a basso costo e indipendenza strategica”.
Avanti con le “riforme” piduiste e la depotazione nei lager in Albania
Al suo predecessore Renzi (IV), che l'ha accusata in tono di sfida di aver perso per strada il tema delle “riforme”, in particolare il presidenzialismo, che evidentemente gli sta molto a cuore come suo vecchio cavallo di battaglia, la ducessa ha risposto rassicurandolo invece che “il premierato sta andando avanti ed è una legge che continuo a considerare la madre di tutte le riforme. Non dipende da me, ma dal Parlamento: sicuramente la maggioranza è intenzionata a procedere spedita su questa riforma, esattamente com'è intenzionata a fare sulla riforma della giustizia”.
Meloni ha molto insistito anche sul tema del “contrasto all'immigrazione irregolare”, sottolineando che “la prevenzione e il contrasto all'immigrazione irregolare sono una priorità per questo Governo; penso che sia sotto gli occhi di tutti che abbiamo avuto il coraggio di aprire una nuova fase, di farlo in Italia e in Europa, incentrando la nostra azione su diverse direttrici: la difesa dei confini, la lotta ai trafficanti di esseri umani, procedure più rapide per le espulsioni e i rimpatri”. E questo anche attraverso quelle che definisce “soluzioni innovative come il protocollo Italia- Albania”: cioè i lager illegali per migranti che ora, dice, sono stati convertiti in “ordinari centri di permanenza per i rimpatri” (dopo le sentenze giudiziarie che li avevano resi inservibili per le espulsioni accelerate). Ciò che le consente di vantarsi di aver già rimpatriato in tempi veloci “il 25% dei migranti trattenuti in Albania” (che in realtà sono solo 9 persone).
Politica estera espansionista e aumento delle spese militari
L'assist alla premier per magnificare invece i suoi “successi” in politica estera glielo ha dato un'“interrogazione” di Micaela Biancofiore (Noi Moderati), che suonava testualmente e sobriamente così: ci dica “quali siano i successi realmente da lei conseguiti che sono sotto gli occhi di tutti con grande evidenza e quali saranno le prospettive future della politica estera italiana sotto la sua sapiente, discreta, capace e operosa attività”. Alla quale l'interrogata rispondeva altrettanto sobriamente: “Chiaramente non è facile per me riassumere in tre minuti quello che è stato fatto in questi due anni a livello di politica estera”.
E giù invece ad elencarli, dalla sua presidenza del G7, di cui si è detta “soddisfatta”, alla “recuperata centralità in Europa”, alla “rinnovata centralità del Mediterraneo, sostenendo la vocazione strategica dell'Italia come hub energetico e snodo di interconnessione”. In particolare nel “Mediterraneo globale, cioè come via più breve tra i due grandi spazi marittimi del globo, l'Indo-Pacifico e l'Atlantico. In quest'ottica, abbiamo instaurato relazioni privilegiate con i Paesi del Golfo, ma cito anche l'India”. E poi, sempre “ragionando in grande” e nell'ottica di “affermare l'interesse nazionale”, rilanciando “su nuove basi il rapporto con la Cina” e “cercando lo spazio nei prossimi mesi per una missione molto ampia nell'Indo-Pacifico”.
Si è vantata in sostanza di ripercorrere le orme espansioniste e imperialiste di Mussolini, per conquistare all'imperialismo italiano il suo spazio a livello regionale e globale, e un posto di rilievo tra le “nazioni che contano”. In questo quadro – rispondendo a un'interrogazione di Calenda (Azione), preoccupato che l'aumento delle spese militari non si risolva solo con un trucco contabile, e che poi si è detto “parzialmente soddisfatto” - ha ribadito che l'Italia “finalmente” raggiungerà il 2% del Pil di spese militari “nel corso del 2025”. Anche perché, “da patriota”, lei “ha sempre sostenuto un principio semplice, cioè che la libertà ha un prezzo”. Però ha continuato ad essere evasiva su quali altre voci di bilancio graveranno i 10 miliardi da aggiungere a quello della Difesa.
Ribadite l'alleanza stretta con Trump e la complicità con Israele
Sempre in questo quadro la premier neofascista ha ribadito anche il suo rapporto stretto con il dittatore fascioimperialista Trump, vantando il proprio ruolo per “tenere uniti Europa e Stati Uniti”; e appiattendosi su di lui anche per il sostegno all'Ucraina, che per lei coincide oggi col sostenere a priori “gli sforzi dell'amministrazione americana per una pace giusta e duratura, che non può prescindere da garanzie di sicurezza efficaci per la Nazione aggredita”.
Così come si appiattisce sulla piena complicità con la politica criminale e genocida del governo nazisionista di Israele, rifiutandosi anche stavolta di denunciare la sua dichiarata intenzione di distruggere e occupare Gaza, deportare i palestinesi della Striscia e annettersi la Cisgiordania occupata. Senza degnarsi nemmeno di esprimere “preoccupazione”, come hanno fatto, per quanto ipocritamente, perfino Macron, Starmer, Merz e Kallas. Anche perché l'opposizione ha rinunciato del tutto a incalzarla su questo tema, contentandosi di calendarizzarlo in una prossima audizione del ministro degli Esteri Tajani. Per cui lei se l'è potuta cavare con un paio di formulette sciatte e insulse, tipo: “Continuiamo a lavorare per la fine permanente delle ostilità”; e poi: “C'è un piano di ricostruzione, dal mio punto di vista credibile, che questi Paesi (Egitto e Qatar? Non lo ha nemmeno specificato) hanno portato avanti a Gaza, anche per tracciare un quadro regionale di pace e sicurezza che, lo ribadisco, a nostro avviso deve includere anche la prospettiva dei due Stati”.
14 maggio 2025