Eletto dai principi del Vaticano con una procedura segreta e feudale
L'americano Prevost il nuovo papa re
Nel nome di sant'Agostino e di Leone XIII lavorerà per la pace cristiana, per conquistare le lavoratrici e i lavoratori, evangelizzare i popoli del mondo e far diventare la Chiesa cattolica una potenza di riferimento universale proponendo la sua dottrina quale fondamento spirituale e ideologico del presente e futuro e non semplicemente del passato feudale.
Trump e Meloni lo stringono subito a sé
È Robert Francis Prevost il nuovo papa re, il 267°, eletto l’8 maggio dal conclave dei 133 principi del Vaticano. Americano, il primo nella storia, ha scelto significativamente il nome di Leone XIV e si è presentato in maniera decisa e diretta per sfruttare il vento favorevole che spira sulla chiesa cattolica, dopo il pontificato di Bergoglio che seppur non abbia inciso un’acca sull’attuale dominio del capitalismo e dell’imperialismo, ha “rinfrescato” l’immagine di questa istituzione oscurantista e reazionaria, riavvicinandole settori delle classi meno abbienti e giovanili, e per concretizzare l'obiettivo della Chiesa di diventare una potenza di riferimento universale e di imporre la sua dottrina quale fondamento ideologico del presente e non semplicemente del passato feudale. In supporto e aiuto alla borghesia che sta attraversando crisi e difficoltà.
Papa Leone XIV, nel suo discorso ufficiale di insediamento, ha sottolineato l'importanza della “pace cristiana” come strumento “per l'evangelizzazione”, sottolineando che la pace è un "ponte" per avvicinare Dio all'umanità e una "pace disarmata e disarmante" che si basa sulla non violenza. Ha chiamato a costruire “ponti con il dialogo” e l'incontro per “unire tutti in un solo popolo”, sempre in pace. Ispirato dai suoi maestri sant’Agostino e Leone XIII in pratica lavorerà all’insegna dell’interclassismo per conquistare lavoratrici e lavoratori e evangelizzare i popoli del mondo. Non a caso tutti i rappresentanti dell’imperialismo del globo si sono spellati le mani nell’applaudirlo e stringerlo subito a sé.

Un'elezione grottesca, segreta e feudale
L'elezione del papa è grottesca, segreta e feudale nel senso moderno del termine. Il conclave, l'assemblea che sceglie il nuovo vescovo di Roma, è ufficialmente segreto per garantire “la libertà di voto dei cardinali elettori”, che in realtà sono isolati e sottoposti a regole rigorose e assurde definite dalla tradizione della Chiesa di Roma. Come recita la stessa parola conclave, che proviene dal latino cum clave , letteralmente “con chiave”, e richiama l’immagine dei cardinali elettori chiusi a chiave nella Cappella Sistina fino all’elezione del nuovo papa. Un rigido isolamento iniziato nel 1271, quando Papa Gregorio X, dopo un conclave durato quasi tre anni in seguito alla morte di Clemente IV e segnato da forti ingerenze politiche esterne promulgò la Costituzione Apostolica Ubi Periculum , che impose l’isolamento totale dei cardinali e l’obbligo di votazioni continue.
Il documento legislativo proibiva ai cardinali elettori di ricevere messaggi, visite o qualsiasi forma di comunicazione con l’esterno. Prevedeva anche misure di pressione, come la riduzione del cibo: dopo tre giorni senza aver eletto il Papa, venivano eliminati prima i piatti elaborati, poi persino il vino. E oggi, dopo secoli, nonostante modifiche e sospensioni, il suo spirito rimane attivo, grazie a documenti successivi, come la Costituzione Universi Dominici Gregis del papa nero San Giovanni Paolo II (1996), che regola l’attuale procedura dei conclavi moderni. Una “Carta Magna”, emendata da Benedetto XVI prima della sua rinuncia nel 2013, che stabilisce che la violazione del segreto del conclave comporta la scomunica automatica latae sententiae , una delle pene più gravi previste dal diritto canonico.
Anche alla luce di ciò sono risultati sgradevoli e rivoltanti i programmi, dirette e le edizioni speciali dei TG nazionali pubblici, gli approfondimenti del baciapile reazionario Bruno Vespa, che hanno seguito maniacalmente i lavori del conclave e l’elezione del nuovo papa. Alla faccia dello Stato laico sancito dalla Costituzione del ‘48, sempre più a brandelli anche in questa occasione, che non dovrebbe concedere privilegi speciali al cattolicesimo.

Allievo di Sant'Agostino e di Leone XIII
Originario di Chicago e missionario in Perù, appassionato tennista e amante della lettura. Prima del conclave Prevost veniva definito dagli USA come "il cardinale che può fare la storia". Settant'anni il prossimo 14 settembre, gran parte della sua vita l'ha trascorsa lontano dagli Stati Uniti, nel solco della missione agostiniana. A 22 anni è entrato nel noviziato dell'Ordine di Sant'Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, a Saint Louis. Torna definitivamente a Chicago solo nel 1999 prima di essere inviato di nuovo in Perù da papa Francesco, nel 2014, come amministratore apostolico della Diocesi di Chiclayo. Contemporaneamente viene nominato vescovo titolare della Diocesi di Sufar. Il 15 aprile 2020 il papa lo ha nominato amministratore apostolico della diocesi di Callao. Dal 30 gennaio 2023 è prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina. "Mi sento sempre missionario", il mantra di Prevost nelle sue interviste.
Su di lui pende ancora l’accusa di avere coperto due preti accusati di pedofilia tra il 2006 e il 2010. In una lettera del 25 marzo scorso il presidente dello SNAP (Survivors Network of those Abused by Priests, la rete dei sopravvissuti agli abusi dei preti) inviata al Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin e ai cardinali Victor Manuel Fernandez (prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede), Angel Fernandez Artime (pro-Prefetto del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata) e a suor Simona Brambilla, prefetto dello stesso Dicastero, Prevost viene denunciato per “azioni e omissioni volte a interferire o ad evitare un’inchiesta civile o canonica, amministrativa o penale, contro certi sacerdoti della diocesi di Chiclayo”.
Ispirarsi al passato per affrontare le sfide del futuro, le sue prime parole da pontefice. "Sono un figlio di Sant'Agostino", ha scandito con orgoglio e devozione Leone XIV a tutto il mondo, citando una significativa frase del filosofo della Chiesa cristiana: "Con voi sono cristiano e per voi sono vescovo". Citando il passo dei Sermoni di sant'Agostino, Prevost ha voluto sottolineare in modo potente i due aspetti fondamentali del suo ministero, indicando uno stile di pontificato improntato alla sinodalità ("vogliamo essere una chiesa sinodale"), alla “ricerca della pace e alla carità”, in linea con il pensiero di sant'Agostino che ha sempre posto “l'amore di Dio e del prossimo al centro della vita cristiana”.
A sedici secoli dalla sua morte, l'eco del pensiero di Sant'Agostino continua a influenzare l'intero mondo della cristianità. Filosofo, teologo e vescovo d'Ippona (oggi Annaba, in Algeria), Agostino (354-430 d.C.) non fu solo una figura di spicco del suo tempo, ma ha plasmato in modo indelebile la dottrina, la spiritualità e la prassi della fede cristiana nei suoi aspetti più reazionari e retrogradi. Le sue riflessioni sulla Trinità, sul peccato originale, sulla grazia divina e sulla predestinazione hanno fornito le fondamenta reazionarie per secoli di dibattito e di elaborazione dottrinale. In particolare, la sua enfasi sulla gratuità della salvezza e sull'azione preveniente di Dio nell'anima umana ha influenzato profondamente la spiritualità occidentale. In un'epoca di sconvolgimenti politici e sociali che avrebbero condotto alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, Agostino offrì con la sua celeberrima opera intitolata "La Città di Dio" una visione retrograda e teologica della storia. Distinguendo tra la "città terrena" e la "Città di Dio", propose una prospettiva che trascendeva le contingenze politiche, focalizzandosi sul regno eterno di Dio e sul pellegrinaggio della Chiesa nella storia. Nella pratica sant'Agostino elaborò posizioni reazionarie e odiose non solo in riferimento ai lavoratori, ma soprattutto in riferimento alle donne e alle persone omosessuali.
L’altro predecessore di riferimento di Prevost, Leone XIII, è stato un monarca che ha voluto incidere fortemente nella politica mondiale, condizionando i cattolici attraverso una copiosa produzione di regole morali (86 encicliche) indirizzate a governanti e governati.
La più famosa fu certamente la “Rerum Novarum” del 15 maggio 1891, dopo l’”Immortale Dei” del 1885 dove aveva negato il conflitto tra scienza e religione, un testo antisocialista e antimarxista che invitava sostanzialmente i lavoratori ad associarsi in organizzazioni sociali o sindacali che prendessero le distanze dalla lotta di classe, proponendo una alleanza, o meglio, una sottomissione volontaria e gradita ai padroni, in una assunzione di responsabilità individuale che mantenesse intatte gerarchie, subordinazione e disuguaglianze. Aspetti che erano stati smascherati oltre quarant’anni prima da Marx ed Engels, nel loro monumentale "Manifesto del Partito Comunista", dove citano il papa tra i rappresentanti delle forze conservatrici che si oppongono alla rivoluzione comunista, considerandolo parte di un "blocco" di poteri che si coalizzano per reprimere il comunismo, insieme a figure come lo zar, Metternich e Guizot. Una denuncia della Chiesa cattolica e del suo ruolo nella società come una forza repressiva e contraria al progresso sociale più che mai attuale.

Leone XIV e la chiesa potenza universale
Dai suoi primi discorsi e omelie Prevost ha affermato l'obiettivo della Chiesa di diventare una potenza di riferimento universale e di imporre la sua dottrina quale fondamento ideologico del presente e non semplicemente del passato feudale. I suoi cardini poggiano sulla “pace cristiana” che si realizza attraverso la non violenza e il dialogo; la pace è vista come un "ponte" che permette all'umanità di avvicinarsi a Dio e di ricevere il suo amore, rendendo l'evangelizzazione più efficace.
Una visione ben illustrata nell’intervista al cardinale Fernando Filoni del 10 maggio apparsa sul “Corriere della Sera”: “Come prefetto del Dicastero per i vescovi, aveva una conoscenza planetaria delle questioni che i vescovi
di tutto il mondo devono affrontare nelle loro diocesi. I vescovi devono riferire, ciascuno racconta i problemi e gli aspetti caratteristici della propria esperienza. È chiaro che Leone XIV abbia il polso della situazione della Chiesa universale”. “Uno degli aspetti più importanti, - ha proseguito Filoni -se non quello più importante, è stato certamente l’evangelizzazione.
Il Papa viene da un ambiente missionario ed è molto sensibile al problema dell’annuncio nel mondo moderno. La presenza che anima la vita della Chiesa è Cristo. Al di là dei punti di vista di ciascuno, è questo ad accomunarci. Lui lo ha messo bene in evidenza. Non è ancora tutto il programma del pontificato, ma senz’altro ne sarà il punto centrale. Gli sta molto a cuore”. Nella sua prima omelia Prevost si è riferito a quegli ambienti “in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è
deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito… Leone XIV ha un’ottima cognizione dell’occidente, e conosce bene questi aspetti critici nel nostro mondo”. Più chiaro di così!
Una visione ribadita altresì nel primo incontro col porporato in Vaticano sempre il 10 maggio: "Vorrei – ha detto il neopapa ai cardinali riuniti - che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II… Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell'Esortazione apostolica Evangelii gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell'annuncio; la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana; la crescita nella collegialità e nella sinodalità; l'attenzione al sensus fidei, specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare; la cura amorevole degli ultimi, e degli scartati; il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà”. Per poi rincarare la dose sul ruolo universale della Chiesa ieri, oggi e domani: “Proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, infatti, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò, la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro".

Osanna dell'imperialismo mondiale alla sua elezione
I riflessi dell’elezione di Prevost sulle relazioni internazionali si colgono tra le righe delle congratulazioni ricevute dai rappresentanti dell’imperialismo mondiale. A partire dall’imperialismo americano con il fascioimperialista Trump in prima fila: “Congratulazioni al cardinale Robert Francis Prevost, che è stato appena nominato Papa. È un tale onore rendersi conto che è il primo Papa americano. Che emozione e che grande onore per il nostro Paese. Non vedo l'ora di incontrare Papa Leone XIV. Sarà un momento molto significativo!" ha scritto il presidente USA sul suo social “Truth”. “Gli Stati Uniti sono lieti di lavorare con il primo Papa americano, Leone XIV”, ha dichiarato da parte sua il capo della diplomazia statunitense, Marco Rubio, devoto cattolico.
Con le idee chiare la ducessa Meloni, che ha inviato una lettera al neo papa Leone XIV: “I Signori Cardinali, guidati dallo Spirito Santo, hanno individuato nella Sua persona la guida della Chiesa universale. Lo hanno fatto consapevoli del fatto che il mondo sta affrontando un ‘tornante della storia tanto difficile quanto complesso’, come ha ricordato il Cardinale Decano nell’omelia pronunciata durante la Messa pro eligendo Romano Pontifice, caratterizzato da sfide epocali che mettono in discussione le nostre certezze e richiamano chiunque ha responsabilità a scelte coraggiose per il bene dei popoli. L'Italia ha un legame indissolubile col Vicario di Cristo... La nostra casa si fonda sulla sintesi straordinaria tra fede e ragione. Sintesi che ha permesso alla civiltà italiana ed europea di concepire un mondo nel quale la persona è centrale, la vita è sacra, gli uomini sono liberi e di eguale dignità, lo Stato e la Chiesa sono distinti ma si rispettano reciprocamente, e crescono insieme… Gli italiani guarderanno a Lei come guida e punto di riferimento, riconoscendo nel Papa e nella Chiesa quell’autorità spirituale e morale che deriva dal suo inesauribile messaggio di amore, carità e speranza, che sgorga dalla Parola di Dio”.
In un papa che scenda in soccorso della borghesia e del capitalismo in crisi ovunque nel mondo credono anche il nazisionista premier israeliano Netanyahu che ha augurato a Prevost “di promuovere la speranza e la riconciliazione tra tutte le fedi", nonché i rappresentanti dell’imperialismo europeo: "Ci congratuliamo sinceramente con Sua Santità Leone XIV per la sua elezione a Papa e capo della Chiesa cattolica. Milioni di europei traggono quotidianamente ispirazione dall'impegno costante della Chiesa per la pace, la dignità umana e la comprensione reciproca tra le nazioni. Siamo fiduciosi che Papa Leone XIV userà la sua voce sulla scena mondiale per promuovere questi valori condivisi e incoraggiare l'unità nella ricerca di un mondo più giusto e compassionevole”, hanno detto in una dichiarazione congiunta il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Sulla stessa linea il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente francese Macron, il fascista unghere Orban e il nuovo zar del Cremlino Putin.
Naturalmente spetterà ai cattolici giudicare la linea religiosa di Leone XIV. Noi marxisti-leninisti lo giudicheremo dal punto di vista politico. Ci fa piacere che al suo primo Regina Coeli dell’11 maggio abbia detto delle cose condivisibili sull'Ucraina e su Gaza. Con queste parole: “Fratelli e sorelle, l'immane tragedia della seconda guerra mondiale terminava 80 anni fa, l'8 maggio, dopo aver causato 60 milioni di vittime... Nell'odierno scenario drammatico di una terza guerra mondiale a pezzi, come diceva papa Francesco, mi rivolgo anch'io ai grandi del mondo con un appello sempre attuale: mai più la guerra!Porto nel mio cuore le sofferenze dell'amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura . Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie… Mi addolora profondamente quanto accade nella Striscia di Gaza. Cessi immediatamente il fuoco, si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi… Ho accolto con soddisfazione l'annuncio del cessate il fuoco tra India e Pakistan e auspico che attraverso i prossimi negoziati si possa presto giungere a un accordo durevole”.
Parole condivisibili anche se si è guardato bene dal denunciare le cause e le responsabilità delle guerre in corso e ha finito per mettere sullo stesso piano aggressori e aggrediti, colpevoli e vittime.

14 maggio 2025