Elezioni comunali del 4 maggio 2025, compresi i comuni di Trento e Bolzano
In Trentino-Alto Adige stravince l'astensionismo
Delegittimati sindaci e partiti del regime capitalista neofascista. A Trento riconfermato al primo turno Franco Ianeselli (PD) ma con il 5,7% di voti in meno rispetto al 2020. A Bolzano si va al ballottaggio. Dimezzata la Lega di Salvini. FdI prosciuga gli alleati ma perde metà voti rispetto alle Politiche ‘22 e alle Europee ‘24. M5S ai minimi termini. Basta con le illusioni elettoraliste e governative
Forze antifasciste e anticapitaliste marciamo assieme contro il governo capitalista neofascista di Meloni

Domenica 4 maggio 2025 si sono svolte le elezioni amministrative in Trentino-Alto Adige che hanno coinvolto 154 comuni trentini, compreso il capoluogo Trento, su 166 totali, e 111 altoatesini, compreso Bolzano, su 116 per un totale di circa 800 mila elettrici ed elettori chiamati alle urne per l’elezione dei sindaci e dei nuovi consigli comunali. Si tratta per lo più di piccoli e piccolissimi comuni. Nella provincia di Trento la stragrande maggioranza dei comuni chiamati alle urne non supera i 3.000 elettori aventi diritto. Nella provincia di Bolzano sono solo 3 i comuni, compreso il capoluogo, sopra i 15 mila abitanti.
I risultati di queste elezioni sono passate un po’ in sordina forse anche a causa della concomitanza dell’apertura del conclave papale che ha monopolizzato l’attenzione mediatica, ma anche perché hanno segnato una brutta sconfitta per i sindaci e i governi locali uscenti e per tutti i partiti del regime neofascista. Un cattivo auspicio in vista delle prossime elezioni amministrative e regionali nelle regioni a statuto ordinario che si svolgeranno nei prossimi mesi.
In questa tornata elettorale ha infatti stravinto l’astensionismo. La diserzione dalle urne ha riguardato oltre il 40% nella regione: esattamente il 40% nei comuni della provincia di Bolzano e il 45,5% nei comuni della provincia di Trento, con un incremento rispetto al 2020 rispettivamente del 5,4% e del 9,6%. Nei due comuni capoluogo la diserzione sfiora il 50% a Bolzano (47,8%, +8,5 rispetto al 2020), lo supera a Trento (50,1%, +11,1%).
Si tratta di un risultato straordinario perché in Trentino-Alto Adige la partecipazione alle urne ha una lunga e consolidata tradizione dovuta anche al carattere molto locale che hanno sempre avuto le competizioni in questa regione autonoma e al peso che hanno da sempre i partiti autonomisti e le alleanze spesso anomale rispetto ad altre regioni italiane. Il fatto poi che si trattasse in genere di piccoli comuni dove i candidati a sindaco e consigliere hanno un rapporto più diretto se non personale e familiare con l’elettorato rendeva ancor più difficile sottrarsi apertamente e pubblicamente al richiamo alle urne. Ciononostante ormai anche il comportamento dell’elettorato del Trentino-Alto Adige si è sostanzialmente allineato al trend nazionale.
Oggi anche in questa regione l’astensionismo totale (diserzione dalle urne, scheda annullata o lasciata in bianco) è stabilmente il primo “partito”. A Trento l’astensionismo ha 5 volte i voti del PD che è il secondo partito. A Bolzano ottiene 6 volte i voti del Südtiroler Volkspartei (Svp).
Il forte astensionismo ha punito i sindaci e le amministrazioni uscenti e delegittimato in partenza i neoeletti e i partiti che essi rappresentano, ma più in generale tutti i partiti del regime capitalista neofascista, nessuno escluso, il governo centrale e le sue opposizioni di “cartone”, le istituzioni rappresentative borghesi.

I risultati a Trento
Il PD e il “centro-sinistra” a Trento, dove governa ininterrottamente dal 1990, ha esultato per la riconferma al primo turno del sindaco Franco Ianeselli col 54,6% dei voti validi, ossia la stessa percentuale del 2020, battendo la candidata della destra (in quota FdI) Ilaria Goio che ha ottenuto solo la metà dei voti. A ben vedere però se i voti ottenuti vengono rapportati all’intero corpo elettorale si scopre non solo che Ianeselli è stato rieletto con solo il 26,5% dei voti, ma che rispetto al 32,2% ottenuto alle passate elezioni il calo è di ben il 5,7%, pari a 4.687 voti dei 31.889 che aveva nel 2020.
Ianeselli è un sindacalista di lungo corso e nel 2020 era segretario generale della Cgil del Trentino quando accettò di candidarsi a sindaco di Trento sostenuto da un’ampia coalizione. Quest’anno era sostenuto da sei liste tra cui il PD, il partito principale, Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) e quella dei riformisti di “centro” (+Europa, Italia Viva e Azione) riuniti nella lista Sì Trento. Il M5S, ormai ai minimi termini a Trento, si era invece alleato con PRC e partito Onda (fondato dall’ex M5S Filippo Degasperi) a sostegno della candidata Giulia Bortolotti.
Il PD, soprattutto per effetto della scomparsa di tutta una serie di liste alla sua sinistra, guadagna una manciata di voti (1.453) rispetto al 2020 ma ne perde quasi 7 mila rispetto alle politiche 2022 e oltre 4 mila rispetto alle europee 2024.
Non va molto meglio al partito neofascista della ducessa Meloni. È vero che Fratelli d’Italia ha raddoppiato i propri voti rispetto al 2020, passando dal 3,4% sul corpo elettorale al 6,3% attuale, prosciugando il serbatoio elettorale dei suoi alleati di governo e in particolare della Lega neofascista, razzista e xenofoba di Salvini che a sua volta dimezza dal 7,4% del 2020 al 3% attuale. Quello però che i vari commentatori non mettono in risalto è che FdI ha dimezzato i consensi rispetto alle elezioni politiche e perso migliaia di voti anche rispetto alle europee.
La coalizione di destra in provincia di Trento subisce duri colpi anche nella roccaforte di Riva del Garda, Arco e Pergine Valsugana.

I risultati a Bolzano
A Bolzano, dopo due mandati consecutivi di Renzo Caramaschi del “centro-sinistra”, non più ricandidabile, si va al ballottaggio fra il candidato della destra, l’imprenditore Claudio Corrarati (imposto da FdI) sostenuto da FdI, Lega e FI, attualmente in testa, e il candidato del “centro-sinistra”, l’assessore uscente allo sport e alle politiche sociali, PD, avvocato Juri Andriollo che deve recuperare 9 punti percentuali sul suo concorrente. Decisivi come sempre saranno gli elettori della SVP che al primo turno ha ottenuto il 15,1% dei voti validi. Nel 2020 il sostegno della SVP al candidato Caramaschi al ballottaggio fu decisivo per la sua elezione. Dopo quasi dieci anni in cui ha stabilmente collaborato con la giunta comunale di “centro-sinistra”, però, l’SVP ha cambiato indirizzo e ha superato la storica alleanza col “centro-sinistra” per abbracciare quella con la destra con la quale governa da un anno la provincia di Bolzano.
Anche a Bolzano nessun partito del regime può cantar vittoria. Il SVP si conferma il secondo partito (dopo l’astensionismo) col 7,3% del corpo elettorale ma ancora una volta non va al ballottaggio e continua ad assistere alla crescente crisi di consensi.
La Lega che nel 2020 era il terzo partito dopo l’astensionismo e SVP, adesso precipita al decimo posto con appena il 2,3% dei consensi rispetto al 6,8% del 2020, e continua a perdere voti anche rispetto alle politiche e alle europee. Forza Italia se ne avvantaggia solo in una minuscola parte.
Fratelli d’Italia fa il pieno dei voti leghisti e passa dal 4% del corpo elettorale del 2020 al 7,0%, ma perde il 4,7% rispetto alle politiche 2022 e il 4,9% rispetto alle europee.
In provincia di Bolzano la destra subisce uno smacco anche a Merano dove il sindaco uscente, Dario Dal Medico è stato superato a sorpresa dalla sua vice Katharina Zeller della SVS, sulla quale potrebbero al ballottaggio convergere i voti del “centro-sinistra”.
La conferma del rovesciamento dei rapporti di forza all’interno della coalizione di destra anche in Trentino-Alto Adige con la Lega che ha ormai perso la leadership a favore di FdI non fa che acuire le contraddizioni interne sulla scelta dei vari candidati in vista delle prossime elezioni regionali, e in particolare sul candidato governatore del Veneto per il dopo-Zaia e della Lombardia, ma anche per i candidati a sindaci a Venezia e Milano. All’indomani del voto in Trentino-Alto Adige il coordinatore di FdI, Alessandro Urzì, ha messo in chiaro: “FdI si dimostra il leader imprescindibile del centrodestra: ora è chiaro che può vincere solo una coalizione dove FdI svolge un ruolo di leadership”.
PD perde voti sia rispetto alle comunali 2020 sia rispetto alle politiche e alle europee. Non è riuscito ad allargare la sua coalizione al M5s, che si è alleato invece col PRC candidando Simonetta Lucchi che ottiene solo 827 voti, né con la lista Team K, il partito bolzanino fondato da ex membri del M5S che ha corso da solo con Matthias Cologna.
Il M5S ottiene meno della metà dei consensi del 2020. Il PRC passa da 738 voti nel 2020 ad appena 157 in questa occasione.
Meritano una riflessione il PRC, AVS e partiti simili che al di là dei risultati, in questo caso assai contenuti, presentando proprie liste o appoggiandone altre, di fatto continuano a coprire a sinistra il regime e spargono illusioni parlamentariste, governative, riformiste e costituzionali fra l’elettorato di “sinistra” alimentando la menzogna che un vero cambiamento sia possibile attraverso queste istituzioni rappresentative borghesi ormai marce, irrecuperabilmente fascistizzate e completamente inservibili a un qualsiasi uso da parte del partito del proletariato. In questo modo essi tengono intrappolati nell’elettoralismo una parte importante dell’elettorato di sinistra che avrebbe invece bisogno di liberarsi completamente da queste catene e agire liberamente sul fronte della lotta di classe e di piazza.

Abbandonare le illusioni elettoraliste e governative
C’è un gran bisogno di lotta di classe e di piazza in Trentino-Alto Adige come in tutto il Paese, per difendere e soddisfare i bisogni immediati e a lungo termine del proletariato e delle masse popolari, femminili e giovanili a cominciare dal lavoro, dalla sanità, dai servizi sociali e assistenziali, dalla scuola e l’università. Oggi è soprattutto urgente che tutti gli antifascisti e gli anticapitalisti si uniscano e marcino assieme contro il regime capitalista neofascista di Meloni.
Nella consapevolezza che il vero cambiamento non può che passare dall’abbattimento del sistema capitalistico e la conquista del socialismo e del potere politico del proletariato. Un tema che non a caso è stato riproposto con forza, sapientemente e magistralmente dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, in occasione del recente 48° anniversario della fondazione del Partito, nell’importante e potente appello “Operaie e operai, parliamoci”.

14 maggio 2025