Consiglio dei ministri alla vigilia del Primo Maggio
Sicurezza sul lavoro, dal governo solo propaganda
Videomessaggio della Meloni degno dell'Istituto Luce
Lacrime di coccodrillo di Mattarella su sicurezza, salario e migranti

Nonostante l'ultimo Consiglio dei Ministri (CdM) si sia svolto alla vigilia del Primo Maggio, contrariamente alle attese, il governo non ha presentato alcun decreto sul lavoro come nei due anni precedenti. È stato però annunciato “l'avvio di un tavolo di confronto con le parti sociali” che saranno convocate la mattina dell'8 maggio, “per mettere in campo le risorse necessarie per rafforzare la percezione e l'adempimento in maniera di sicurezza”, ha spiegato la Ministra del Lavoro, Marina Calderone.
Tra i ministri sono intervenuti anche Nello Musumeci della Protezione Civile, e Giuseppe Valditara dell'Istruzione, poiché sono stati presi dei provvedimenti che riguardano le alluvioni in Emilia-Romagna, Toscana e Marche, e il bradisismo ai Campi Flegrei. “Misure urgenti” che sono solo enunciazioni senza nessun stanziamento concreto di fondi. Mentre per la scuola si continua nella direzione di una istruzione classista e repressiva, con misure penali aggravate contro chi non rispetta le autorità scolastiche. La ducessa Giorgia Meloni invece non era presente alla conferenza stampa finale, ma ha postato un video sui social mentre l'incontro coi giornalisti era in corso.
Pur in assenza di un Decreto Legge rimane l'atto propagandistico di riunire il CdM alla vigilia del Primo Maggio, per lanciare un messaggio che più o meno suona così: mentre i sindacati sono in piazza a protestare, il governo è a lavorare. Difatti nel suo video la Meloni dichiara: "Domani è la festa dei lavoratori, e anche quest'anno il governo ha deciso di celebrarla con i fatti, perché crediamo che questo sia il modo per ringraziare gli italiani che ogni giorno contribuiscono a far grande questa nazione. L’Italia è sempre di più una Repubblica fondata sul lavoro, e io sono orgogliosa del fatto che in poco più di due anni e mezzo siano stati creati oltre un milione di posti di lavoro. Abbiamo raggiunto il record di numero di occupati, il tasso di occupazione femminile non è mai stato così alto, la disoccupazione è ai minimi da 18 anni a questa parte, aumentano i contratti a tempo indeterminato, diminuisce il precariato".
"La tendenza è cambiata e le famiglie stanno progressivamente recuperando il loro potere d’acquisto”, ha continuato, raccontando un Paese che non esiste.
Si è presa pure il merito del presunto aumento dei salari avvenuto negli ultimi mesi. A parte che il costo della vita corre sempre più velocemente, se aumenti ci sono stati, questi sono dovuti in gran parte ai rinnovi di alcuni contratti, per cui il governo non c'entra un bel niente anzi. Se andiamo a guardare i contratti del pubblico impiego, ovvero dove lo stipendio viene erogato dallo stato, la proposta del governo (170 euro mensili lordi) è ben al di sotto della media degli aumenti del settore privato, che quasi ovunque superano i 200 euro. Insomma, ha sparato una serie di balle una più grossa dell'altra, completamente fuori dalla realtà.
Citiamo solo alcuni passi della ricerca di Eurostat (che misura i dati dei paesi UE) uscita proprio in questi giorni. In Italia è a rischio povertà più di un lavoratore su 10, una quota in crescita nel 2024 rispetto all’anno precedente I contratti a termine e part-time riguardano stabilmente ormai quasi il 30% degli occupati e colpiscono in modo particolare i giovani, le donne e i laureati: la precarietà è diventata un elemento strutturale del lavoro in Italia. L’aumento del numero di occupati si accompagna alla più lenta crescita delle ore lavorate totali, data l’espansione del lavoro part-time. “Il risultato –si legge nella ricerca– è stato un circolo vizioso tra lavoro precario, bassi salari, bassa produttività e bassa crescita. Siamo scivolati indietro rispetto alle maggiori economie europee”.
Alla fine il CdM del 30 aprile è servito solamente a lanciare l'ennesimo spot propagandistico, degno dell'Istituto Luce, organo di propaganda del fascismo. In effetti sono molte le analogie con il Ventennio, che celebrava con ridondanza, ma solo a parole, il lavoro e i lavoratori, ma in un ottica nazionalistica e corporativistica. Non a caso la Meloni ha chiuso il suo videomessaggio con queste parole "Il nostro auspicio in questo primo maggio che anche i principali sindacati hanno dedicato alla sicurezza sul lavoro, è quello che si possa dar vita a un'alleanza tra istituzioni, sindacati, associazioni datoriali”. “Per mettere la sicurezza sul lavoro in cima le priorità dell'Italia”, ma è chiaro che il riferimento è più generale, perché il corporativismo e il collaborazionismo sindacale di stampo mussoliniano sono il suo modello di riferimento.
Se andiamo a guardare nel concreto l'unico provvedimento, per adesso solo annunciato, sono i 650 milioni da investire in sicurezza sul lavoro racimolati dal bilancio dell'Inail. Ma visto che manca un decreto, è tutto da vedere come saranno impiegati questi pochi soldi, che non basterebbero nemmeno a coprire la cronica carenza di ispettori del lavoro.
La Meloni ha poi ricordato Mattarella che era intervenuto sugli stessi temi il giorno precedente: “C'è ancora tanto da fare anche, forse soprattutto, sul fronte della sicurezza sul lavoro. Anche negli ultimi giorni nuove vittime, nuovi infortuni. Di fronte a questo fenomeno, come ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione”. Ha glissato però su altre parole dette dal Presidente della Repubblica, che aveva affermato: “tanti lavoratori sono poveri pure lavorando. Tante famiglie non reggono l'aumento del costo della vita. I salari insufficienti sono una grande questione per l’Italia”.
Quelle di Mattarella sono però lacrime di coccodrillo, è l'altra faccia della stessa medaglia rappresentata dalla Meloni. Una si vanta a ruota libera di successi e risultati inesistenti, l'altro non riesce a negare l'evidenza ma entrambi non muovono concretamente un dito. Sono 10 anni che Mattarella è presidente della Repubblica, ma quando sono stati emanati Decreti Legge, DPCM o altri atti legislativi che anziché agevolare colpivano la sicurezza su lavoro, i salari e i migranti (i temi sollevati nel suo discorso tenuto il 29 aprile da uno stabilimento farmaceutico di Latina), ebbene, li ha sempre firmati o al massimo ha sollevato delle “osservazioni” secondarie che non ne cambiavano la sostanza.

14 maggio 2025