Mancano misure efficaci per fermare la strage sul lavoro
Ogni giorno tre morti, 1600 infortuni, 240 malati sul lavoro
Operaio si sfracella nella cava nel giorno della sicurezza, altri morti a Milano e Teramo
Nei primi tre mesi del 2025 ben 205 decessi (+8,37%)

Mentre il governo, la ducessa Meloni e Mattarella si riempono la bocca di sicurezza sul lavoro, si continua a morire sui cantieri, nei magazzini e nelle fabbriche, e i dati dell'Inail confermano l'altissimo numero di morti e di infortuni che pongono il nostro Paese ai primi posti di questa poco invidiabile classifica.
Nella Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, l'Anmil (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro) è intervenuta commentando i dati provvisori dell'Inail. Alla luce di questi dati, nel 2024 gli infortuni in Italia sono saliti a 589.571 (+0,7% se paragonati al 2023), mentre quelli mortali hanno coinvolto ben 1.090 lavoratori (+4,7% rispetto all’anno precedente). Se dividiamo per i giorni dell'anno (compresi fine settimana e festivi) si ottiene l'impressionante risultato di 1600 infortuni giornalieri, di cui tre mortali. Per quanto riguarda le malattie professionali, si sono registrate nello stesso periodo 88.499 denunce, più di 240 al giorno, con un aumento del 21,6% rispetto al 2023. Ricordiamoci inoltre che dalle rilevazioni ufficiali non emerge il mercato del lavoro sommerso in cui ovviamente risulta assai difficile indagare.
Un bollettino di guerra che si ripete ogni anno. Dal 2021 al 2024, 4.442 persone hanno perso la vita sul lavoro in Italia, con un tragico e costante andamento che non accenna a diminuire. Analizzando l’emergenza per settore, a detenere il triste primato di morti in occasione di lavoro, lungo tutto il quadriennio considerato, è quello delle Costruzioni (564 decessi), seguito da Trasporti e Magazzinaggio (434 vittime) e dalle Attività manifatturiere (411). Una vera e propria strage di operaie e operai. Per quanto riguarda le regioni, Basilicata e Umbria sono le più pericolose in cui lavorare. Significativo il fatto che gli stranieri registrano un tasso di 74,2 morti ogni milione di occupati più che doppio rispetto al 29,7 degli italiani, sia sul posto di lavoro sia in itinere, dovuto sopratutto al fatto di svolgere i lavori più pericolosi e con minori tutele.
Altre indicazioni arrivano dalle fasce di età. Le nuove e nuovissime generazioni, tendono ad infortunarsi maggiormente rispetto ai più anziani senza necessariamente gravi conseguenze. Ciò può essere in parte spiegato da una minore esperienza lavorativa ma, allo stesso tempo, da una maggiore reattività nell’evitare conseguenze gravi. Gli over 65 sono invece i più vulnerabili, tra questi lavoratori l’incidenza nei quattro anni va da un minimo di 96,1 morti per milione di occupati relativo al 2022 ad un massimo di 150,4 nel 2021, seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 65 anni (da 54,5 a 82,2).
Numeri impressionanti, riconfermati dai primi dati Inail del 2025. Nel primo trimestre di quest'anno sono stati denunciati 205 decessi sul lavoro, con un incremento dell’8,37% rispetto allo stesso periodo del 2024. Secondo questi dati, le denunce di infortunio con esito mortale avvenute durante l’attività lavorativa (escludendo gli studenti) sono state 146, quattro in meno rispetto ai 150 del primo trimestre 2024. In forte aumento, invece, il dato relativo agli infortuni mortali in itinere: nei primi tre mesi del 2025 le denunce sono state 59, ben 20 in più rispetto alle 39 del 2024, con un aumento del 51,3%. In crescita anche le denunce di infortunio degli studenti: nei primi tre mesi del 2025 sono state 25.797, in aumento dell’1,9% rispetto alle 25.322 del 2024, mentre gli infortuni con esito mortale passano da tre a cinque.
Intanto, proprio nella Giornata mondiale della sicurezza, si conta l'ennesimo morto sul lavoro. Paolo Lambruschi, camionista di 58 anni, ha perso la vita in una cava di marmo a Miseglia (Massa Carrara). Lascia la moglie e una figlia. I sindacati di categoria hanno proclamato sciopero in tutti i bacini di estrazione della zona. Il 2 maggio altri due morti: a Roma un operaio di 46 anni è deceduto per un arresto cardiaco mentre lavorava in un cantiere a San Lorenzo. Inutili i soccorsi sul posto. Stesso copione intorno a mezzogiorno nella campagna foggiana: un operaio di 59 anni è stato colpito da un infarto mentre lavorava ad un impianto fotovoltaico.
Nella sola giornata di lunedì 5 maggio, sono morti altri tre lavoratori. Un operaio 58enne, Raffaele Galano, è morto all'Aristoncavi (cavi elettrici) di Brendola (Vicenza). Secondo le prime ricostruzioni, l'operaio avrebbe perso l'equilibrio, forse a causa di un malore, e sarebbe caduto vicino ad un macchinario. Un braccio sarebbe però finito dentro e a quel punto l'operaio sarebbe stato afferrato dall'ingranaggio, che non gli ha dato scampo. La seconda vittima è invece un 47enne dipendente di una ditta di manutenzioni che è stato ucciso da una scarica elettrica: l'uomo stava lavorando in un impianto fotovoltaico di Paliano, in provincia di Frosinone, per sostituire alcuni pannelli quando è stato colpito dalla scossa elettrica. Inutili i soccorsi: l'uomo è deceduto sul colpo.
La terza vittima a Frattamaggiore in provincia di Napoli, un operaio edile è morto in seguito a una caduta mentre era impegnato nella ristrutturazione della facciata di un edificio, all'interno di un cortile privato. L'uomo è stato subito soccorso ma è morto in ospedale. "Siamo di fronte ad un altro omicidio sul lavoro – hanno affermato Giovanni Sgambati e Andrea Lanzetta, rispettivamente segretari generali di Uil e Feneal di Napoli e Campania – un'escalation di morte e di ingiustizia. Serve riconoscere l'omicidio colposo e istituire una procura speciale per gli incidenti e le morti sul lavoro".
Tre morti anche il 6 maggio, di cui due a Milano. La prima vittima a Carpiano, nell’hinterland del capoluogo lombardo, dove ha perso la vita Roberto Vitale, di 60 anni. L’operaio, dopo aver scaricato della merce si trovava nel piazzale dell’azienda logistica DHL quando è stato travolto da una motrice, che lo ha ucciso sul colpo. L’operaio, per arrotondare, continuava a lavorare anche dopo la pensione per un’azienda logistica di Brescia. Il secondo decesso è avvenuto in zona Lambrate, dove a perdere la vita è stato un giovane operaio di 24 anni di origine kosovara, morto dopo essere caduto da un’impalcatura in un cantiere edile. Il terzo morto nel teramano, anche lui giovane, 30 anni, e di origini marocchine, a conferma dell'alta percentuale di migranti caduti sul lavoro. È morto in un cantiere schiacciato da un carico di lamiere.
Intanto l'8 maggio si è tenuto l'annunciato incontro tra governo e sindacati sulla sicurezza. Un incontro a cui è stato dato ampio risalto, con i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu, Cse, a cui ha partecipato, anche se inizialmente non era previsto, la stessa Meloni. Strette di mano e sorrisi, con l'esecutivo che s'impegna “a fare di più per la sicurezza dei lavoratori e a mettervi “risorse straordinarie”, che alla fine non sono altro che 650 milioni di euro reperiti dal bilancio Inail, quindi sempre soldi dei lavoratori che andranno ad incentivare le imprese, e non certo risorse dirottate da altri settori, per esempio dalle spese militari, che invece non vengono toccate.
I sindacati si sono detti “moderatamente soddisfatti”. Anzitutto perché sono stati ricevuti dal governo, ma questo non vuol dire niente, perché fino ad ora è stato fatto solo per comunicare decisioni già prese. In secondo luogo per una timida apertura a rivedere le norme su appalti e subappalti. Staremo a vedere ma noi, al contrario dei sindacati, specie di quelli confederali e dell'Ugl che sono sembrati i più ottimisti, non nutriamo alcuna fiducia che questo governo, sempre schierato dalla parte di Confindustria e dei padroni e che si adopera continuamente per eliminare “lacci e laccioli” alle imprese, smetta di fare solo annunci e metta in campo misure concrete per fermare la strage sul lavoro.

14 maggio 2025