Telefonata di Trump a Putin dopo i colloqui russi-ucraini di Istanbul
Zelensky: “L'Ucraina non accetterà di ritirare il suo esercito dalle zone sotto il suo controllo. Non si prendano decisioni senza di noi. Queste sono questioni di principio per noi e molto importanti"
Putin non prende alcun impegno e ribadisce che vanno “eliminate le cause di fondo” della guerra all’Ucraina
“Ho appena concluso due ore di telefonata con Vladimir Putin. La Russia e l'Ucraina inizieranno immediatamente le trattative verso un cessate il fuoco e, ancora più importante, per la fine della guerra”. Così si è espresso sul suo social Truth
il presidente USA Trump, annunciando al mondo, con la consueta altezzosità da dio in terra, l’esito del colloquio telefonico del 19 maggio avuto con il nuovo zar del Cremlino. “Penso sia andata molto bene. La Russia vuole fare commercio su larga scala con gli Stati Uniti quando questo catastrofico bagno di sangue sarà finito, e sono d’accordo. C’è un’enorme opportunità per la Russia di creare enormi quantità di posti di lavoro e ricchezza. Il suo potenziale è illimitato. Allo stesso modo, l’Ucraina può trarre grandi benefici in termini di scambi commerciali, nel processo di ricostruzione del suo Paese. I negoziati tra Russia e Ucraina inizieranno immediatamente. Ne ho informato il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il Presidente francese Emmanuel Macron, il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni, il Cancelliere tedesco Friedrich Merz e il Presidente finlandese Alexander Stubb, durante una chiamata con me, subito dopo quella con il Presidente Putin. Il Vaticano, rappresentato dal Papa, ha dichiarato di essere molto interessato a ospitare i negoziati. Che il processo abbia inizio!”.
Eppure l'ottimismo manifestato dal fascioimperialista Trump cozza con la realtà, come si era visto alcuni giorni prima a Istanbul. Tutti sembrano volere una tregua e la pace e in particolare l’imperialismo americano che dal ruolo di mediatore intende raccogliere privilegi e vantaggi sullo scacchiere mondiale. Tutti, tranne uno: il criminale di guerra Putin, che anche nell’ultima telefonata con Trump non ha preso alcun impegno. Come da lui stesso riferito alle agenzie russe la conversazione con Trump è stata “significativa, franca e molto utile. Siamo sulla strada giusta. La Russia – ha dichiarato Putin - proporrà ed è pronta a collaborare con la parte ucraina su un memorandum riguardante un possibile futuro trattato di pace, definendo diverse posizioni. Come, ad esempio, i principi di risoluzione, la tempistica di un possibile accordo di pace e così via, incluso un possibile cessate il fuoco per un certo periodo qualora vengano raggiunti gli accordi pertinenti”. È il solito gioco delle carte in perfetto stile putiniano: prima si fanno gli accordi, poi la tregua, cioè il contrario di quanto propongono l’Ucraina e i suoi alleati politici. Non per niente dal Cremlino hanno fatto sapere che ci sono molti dettagli da definire, “un gran numero di sfumature”, e che non è in previsione alcun incontro con il presidente americano: l’ennesimo esempio di come buttare la palla in tribuna, mentre la criminale aggressione dell’Ucraina continua. Di fatto la cosa più importante per il nuovo zar del Cremlino “è eliminare le cause di fondo” del conflitto ucraino. Ossia la solita tiritera dell’assedio occidentale della NATO, la “denazificazione”, la “liberazione delle terre russe”. Niente di nuovo.
Va invece evidenziato l’indubbio risultato politico ottenuto dal presidente ucraino Zelensky, riuscito a passare da una condizione di quasi isolamento, culminata con la vergognosa trappola nello Studio ovale alla Casa Bianca ad opera di Trump e Vance, a una posizione politicamente più forte, grazie alla sua capacità di fare tre cose: smuovere gli europei, creare un rapporto positivo con il nuovo Pontefice, tanto che il Vaticano è tornato a offrire la propria disponibilità a ospitare i negoziati, e infine ricostruire una relazione con il presidente americano, che pure lo aveva denigrato davanti a tutto il mondo. Senza cedere di un millimetro sulla Resistenza e l’integrità del suo Paese. “L'Ucraina – ha affermato il 19 maggio - non accetterà di ritirare il suo esercito dalle zone sotto il suo controllo”, e rivolto a Trump prima che parlasse con Putin: "Non si prendano decisioni senza di noi. Queste sono questioni di principio per noi e molto importanti".
Nella conversazione avuta con Trump il presidente ucraino ha affermato che “ noi in Ucraina siamo pronti per un cessate il fuoco completo e incondizionato. Se i russi non sono pronti a fermare le uccisioni, ci devono essere sanzioni più forti contro di loro. Ho anche ribadito – ha continuato Zelensky - che l’Ucraina è pronta per i negoziati diretti con la Russia in qualsiasi formato che darà risultati. Turchia, Vaticano, Svizzera, stiamo considerando tutti i possibili siti… Se la Russia non pone fine alle uccisioni, se non rilascia prigionieri e ostaggi, se Putin presenta condizioni irrealistiche, significherà che la Russia continua a ritardare la guerra e merita che l’Europa, l’America e il mondo intero rispondano con ulteriori sanzioni. La Russia deve porre fine alla guerra che essa stessa ha iniziato, e può farlo in qualsiasi giorno. L’Ucraina è sempre pronta per la pace”.
Il 16 maggio intanto si erano svolti a Istanbul i colloqui tra delegazioni russe e ucraine mediate da USA e Turchia. La delegazione statunitense includeva il segretario di Stato Marco Rubio e l'inviato speciale Usa per l'Ucraina, Keith Kellogg, così come l'ambasciatore in Turchia Tom Barrack, mentre per l’Ucraina il capo dell'ufficio presidenziale ambasciatore Andriy Yermak, il ministro della Difesa Rustem Umerov e il ministro degli Esteri Andrij Sybiha, per la Russia il capo delegazione Vladimir Medinsky. Per Zelensky “la delegazione russa che è venuta a Istanbul è di livello molto basso. Nessuno di loro può davvero prendere decisioni in Russia”.
Nonostante le roboanti attese della vigilia la montagna ha partorito il misero topolino. Concordato solo lo scambio di mille prigionieri. Per il resto Mosca ha portato richieste ritenute “irricevibili” da Kiev, a partire dal ritiro totale dell'Ucraina dalle quattro regioni parzialmente occupate dalle forze russe: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. “Il ministro della Difesa dell’Ucraina Rustem Umerov ha riferito sul lavoro della nostra delegazione e sul processo negoziale in Turchia – ha dichiarato Zelensky -. Gli incontri del 15-16 maggio hanno dimostrato al mondo la nostra disponibilità ad avvicinare la pace e, di conseguenza, la necessità di fare pressione sulla Russia per porre fine alla guerra… Tutti i tentativi di minaccia russa sono stati respinti. L’Ucraina insiste sulla necessità di un cessate il fuoco completo e incondizionato per salvare la vita delle persone e per dare la base necessaria per la diplomazia. Tale cessate il fuoco dovrebbe essere piuttosto lungo e con la possibilità di estensione. La nostra proposta, concordata con i partner, è di 30 giorni. Noi siamo pronti per questo. Siamo anche pronti a incontrarci a livello di leader per risolvere problemi chiave. L’Ucraina non ha paura dei negoziati diretti con la Russia”.
È “inaccettabile per la seconda volta che la Russia e il presidente Putin non rispondano alle richieste avanzate dagli americani, sostenuti dall'Ucraina e dagli europei. Nessun cessate il fuoco, nessun incontro a livello decisionale e nessuna risposta al cessate il fuoco. In questo contesto, continueremo a coordinarci con i nostri partner europei, la Coalizione dei Volenterosi e gli Stati Uniti” ha detto il presidente francese Macron in una dichiarazione congiunta con Friedrich Merz, Keir Starmer, Donald Tusk e Volodymyr Zelensky dopo aver parlato con Donald Trump. "Attualmente Putin dimostra che non è minimamente interessato a porre fine alla guerra", gli ha fatto eco sempre il 16 maggio il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, nella conferenza stampa al termine del "Europe Group of Five (E5) meeting of Defence Ministers" a Roma. "Tutto il mondo ha potuto vedere cosa è successo a Istanbul - ha aggiunto - dove ha prima annunciato le trattative e poi non si è presentando mandando la serie C del suo governo negando un colloquio con Zelensky. Avrebbe potuto almeno introdurre il processo per la pace, ma non ha mostrato alcun interesse, nessuna volontà di porre fine agli attacchi in Ucraina". E conseguentemente l'Europa è orientata a estendere e inasprire nuove sanzioni economiche nei confronti della Russia di Putin.
21 maggio 2025