Nell'incontro a Palazzo Chigi
Landini e Bombardieri danno credito al governo neofascista Meloni

Cgil, Cisl e Uil, che ultimamente si sono trovate quasi sempre divise, stavolta hanno commentato l'incontro avvenuto con il governo l'8 maggio, più o meno con le stesse parole e lo stesso tono: caute ma tutte improntate all'ottimismo; ma non è una buona notizia. Non lo è perché dal confronto, con al centro il tema della sicurezza sul lavoro, non sono emersi elementi concreti che possono far sperare in un impegno serio nel contrasto della strage di lavoratrici e lavoratori, che ogni giorno conta 1600 infortuni sul lavoro, di cui 3 mortali.
“Incontro positivo”, lo hanno definito tutti e tre i segretari confederali: Landini, Bombardieri e Fumarola. Anzitutto perché le tre sigle, quindi Cgil compresa, rimangono affezionate alla concertazione, ovvero ai tavoli dove si prendono decisioni condivise tra governo, padronato e sindacati, che hanno lo scopo di contenere il conflitto sociale, le rivendicazioni dei lavoratori e i loro salari, in nome della competitività delle aziende italiane e di un inesistente bene comune. Perciò essere chiamati a Palazzo Ghigi per i segretari di Cgil, Cisl e Uil, dal loro punto di vista, rappresenta un punto a favore.
In questo senso era scontato l'atteggiamento della Cisl. Il sindacato guidato dalla neo segretaria Daniela Fumarola, da tempo ha scelto di legarsi in un alleanza organica con il governo neofascista della Meloni, con cui ha promosso in maniera congiunta la corporativa norma “sulla partecipazione” dei lavoratori alla gestione delle aziende, approvata e diventata legge proprio in questi giorni. Persino sui referendum dell'8 e 9 giugno promossi dalla Cgil, la Cisl non da indicazione di votare Si oppure No e, pur cercando di negare di sostenere l'astensione, alla fine sposa la posizione del governo con lo scopo di far fallire i referendum.
Meno preventivate erano le reazioni positive di Uil e soprattutto Cgil. “È importante che si sia assunto fino in fondo il dramma che sta vivendo il Paese delle morti sul lavoro”. Così si è espresso il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, al termine dell'incontro. Dall’esecutivo “per la prima volta abbiamo trovato una disponibilità, almeno sulla carta, ad affrontare questi temi”, ha aggiunto. “Abbiamo chiesto anche di aprire un confronto, ed il governo ha accettato, di mettere mano alla logica dei subappalti”. Una bella apertura di credito, anche se non ha potuto fare a meno di chiedere maggiori risorse “E che non si vada solo nella direzione di ridurre i costi per le imprese, ma si mettano in campo interventi di formazione sui lavoratori e sui rappresentanti di sicurezza”.
Invece è proprio quella la direzione in cui vanno le misure del governo. Anzitutto partendo da dove vengono presi i 600 milioni che l'esecutivo ha intenzione di mettere a disposizione per la sicurezza e che si vanno ad aggiungere ai 650 già stanziati: verranno reperiti dal bilancio Inail. Quindi alla fine si tratta di soldi dei lavoratori, figuriamoci se venivano dirottati dal finanziamento della scuola e della sanità private, tanto meno dalle spese militari. E quindi: ancora bandi Isi, ovvero soldi Inail a imprese per acquisto di macchinari più sicuri. Potenziato il meccanismo bonus-malus, aperto anche alle imprese agricole: contributi ad Inail più bassi per le aziende virtuose. Copertura assicurativa strutturale per studenti e personale docente e non docente delle scuole. Sicurezza insegnata in classe, con laboratori specifici. Campagne informative.
Alla fine il famoso pacchetto di misure del governo, da discutere con i sindacati, per fermare gli omicidi sul lavoro si riduce ad una raffica di sgravi per le aziende, con l'aggiunta di qualche vaga promessa: più formazione per i lavoratori, oltre quella obbligatoria, affidata ai fondi interprofessionali con l’istituzione di un albo dei formatori, rappresentanti sindacali della sicurezza “da valorizzare”. Insomma, tante chiacchiere che alla fine si risolveranno nel nulla e intanto servono a prendere tempo. Come ad esempio l'annuncio della nomina di Stefano Caldoro, ex governatore della Campania, a un inedito ruolo di consigliere di Palazzo Chigi alle relazioni con le parti sociali, che detterà i prossimi appuntamenti.
Per il momento sappiamo che i tavoli saranno cinque, quattro su temi ancora da individuare, gestiti dalla ministra del Lavoro Marina Calderone. Gli stessi sindacati (nell'incontro dell'8 maggio sono state convocate 12 sigle) invieranno le loro proposte a Palazo Chigi. Ci sarà poi un quinto tavolo, quello annunciato dal fedelissimo della Meloni, il ministro Tommaso Foti, sulla riprogrammazione del Pnrr. È da un anno e mezzo che i sindacati vengono ignorati sul Piano di ripresa e resilienza. Dal governo anche la promessa di rivedere le norme sul subappalto a cascata tanto volute dal ministro leghista Salvini.
Moltissimi incidenti sul lavoro, specie quelli mortali, avvengono in subappalto. A questo proposito uno dei 5 referendum dell'8 e 9 giugno sarà proprio sull'abrogazione di questa norma, e guarda caso il governo sta invitando all'astensione per non far raggiungere il quorum e far fallire i referendum. Un vera e propria contraddizione, che dovrebbe mettere in guardia sulle reali intenzioni di questo esecutivo neofascista. Perciò è tutto da vedere se alle parole seguiranno i fatti.
 
21 maggio 2025