Manifestazioni in Italia e nel mondo
Grande mobilitazione a sostegno del popolo palestinese nell'anniversario della Nakba
Il PMLI in piazza a Firenze, Napoli, Ischia, Nola, Putignano
Il 15 maggio, ricorre l'anniversario della Nakba”, letteralmente “catastrofe”, che nel 1948 inaugurò l’esistenza dello stato di Israele con l’espulsione di 750.000 mila palestinesi dalle loro abitazioni e la conseguente scomparsa di centinaia di villaggi e insediamenti abitati da generazioni.
Per quanto possa sembrare sorprendente, i primi a utilizzare il termine “Nakba” in riferimento all'avvio dell'atroce sterminio del popolo palestinese furono proprio i militari israeliani che nel luglio di quello stesso anno inviarono un volantino agli abitanti arabi di al-Tira, presso Haifa, che stavano resistendo all’occupazione, con su scritto in arabo “Se volete sfuggire alla Nakba, evitare il disastro e un inevitabile sterminio, arrendetevi”.
In seguito non solo il termine in sé, ma soprattutto le vicende che lo contraddistinsero, sono divenute un vero e proprio tabù nella società israeliana, un argomento da evitare nei discorsi pubblici e nei talk show, fino agli ultimi decenni nel quale i sionisti fanno a un vero e proprio negazionismo nonostante le schiaccianti prove che lo smascherano come reale ed efferato agli occhi di tutto il mondo.
Chiaramente Nakba rappresenta per Israele sionista una parola più che mai impronunciabile quest’anno, dopo 20 mesi dall'ennesimo sterminio che hanno aggravato trasformandolo in un genocidio ai danni del popolo palestinese di dimensione e crudeltà mai visti prima nel principale focolaio di conflitto in Medio-Oriente.
Naturalmente per i palestinesi, così come per gli antimperialisti di tutto il mondo, per i sinceri democratici e per gli amanti della libertà, il termine “Nakba” oggi significa soprattutto una occupazione e una pulizia etnica che da settantasette anni ad oggi non ha mai avuto fine aggravandosi di anno in anno, e che solo nell’ultimo anno ha registrato lo sterminio di oltre 52.000 civili nella striscia di Gaza, oltre all’avanzata sempre più violenta e aggressiva dei coloni in Cisgiordania.
L'operazione “Carri di Gedeone”
Con un videomessaggio su X il 5 maggio il presidente israeliano Netanyahu ha annunciato l'operazione “Carri di Gedeone”, attingendo anche stavolta a piene mani alla terminologia della sua Guerra Santa, secondo la quale l'esercito israeliano armato fino ai denti dalle potenze occidentali, entrerà a Gaza per occuparla permanentemente.
Un piano di conquista definitivo che prevede la deportazione del popolo palestinese nella zona di Rafah dove, secondo la narrazione del boia assassino Netanyahu, essi potranno beneficiare degli aiuti umanitari che saranno distribuiti solo in quell'area.
Una affermazione che Tom Fletcher, responsabile dell’agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari (OCHA), ha bollato senza mezzi termini spiegando che questo piano non è altro che una foglia di fico dietro alla quale si nasconde un progetto per ulteriori violenze e sfollamenti.
Insomma, ecco l'ennesima menzogna del governo sionista smentita dai fatti, dal momento in cui fuori da Gaza ci sono chilometri di camion incolonnati, ma Israele dal 2 marzo nega loro ogni accesso, “con l’obiettivo di spopolare Gaza dai suoi abitanti”. Lo dichiara alla luce del sole anche Il Times of Israel riportando dichiarazioni del premier israeliano secondo le quali: “stiamo distruggendo sempre più case, cosicché i palestinesi non avranno nessun posto dove tornare”.
Il salto di qualità per portare a termine questo sporco genocidio già condannato dalla storia ma non dall'imperialismo occidentale complice di Israele, si delinea anche nei continui bombardamenti sui magazzini di cibo e ospedali, e nella spasmodica ricerca da parte del governo sionista di trovare Paesi che accolgano i deportati. In mancanza di disponibilità, l'unica soluzione è sterminarli tutti, una prassi nazisionista che Netanyahu ha abbracciato nelle modalità e nella pratica da tempo poiché il piano approvato dal gabinetto di guerra è esattamente questo: utilizzare la fame come arma per spingere famiglie disperate, superstiti dei bombardamenti, in campi di concentramento, e da lì deportare altrove chi avrà la pelle così dura da non morire.
La mobilitazione del 17 maggio
In questo contesto, di fronte a ulteriori progetti dichiarati di deportazione e di sterminio, le associazioni Palestinesi hanno promosso una giornata di mobilitazione assieme ad altrettante associazioni antifasciste. Dopo 20 mesi di efferata occupazione, in molti hanno però capito che nella sostanza appelli e condanne non servono, perché Israele va avanti lo stesso, e allo stesso modo continua la copertura dei governi occidentali, come quello italiano guidato dalla nuova ducessa Meloni.
Nelle piazze del 17 maggio si sono riversati infatti nelle migliaia di attivisti delle stesse associazioni palestinesi, centri sociali, collettivi studenteschi medi e universitari, sindacati di base e partiti politici a sinistra del PD, incluso il PMLI dove presente, che hanno dato vita a cortei colorati dalle mille bandiere palestinesi e da tante altre, e combattivi nei loro slogan che hanno messo nel mirino non solo Israele sionista, ma anche la rete governativa che sostiene anche in armi lo sterminio di mano israeliana.
Ovunque politicamente avanzati gli slogan contro la Nato e gli Usa del fascioimperialista Trump, contro Meloni e Leonardo Spa, e anche cori e slogan a pieno sostegno della resistenza palestinese che è ormai considerata un tutt'uno inscindibile nelle sue articolazioni e nelle sue differenti anime, perchè solo così si può respingere uno degli eserciti più armati del mondo.
Le manifestazioni del 17 hanno preso spunto anche dalle richieste che giungono da Gaza, direttamente dalla stessa resistenza palestinese, che chiede di trasformare la solidarietà in azione concreta, esortando gli antimperialisti del mondo e tutti coloro che si battono per la giustizia e la libertà, a intensificare la pressione sulle istituzioni perché prendano finalmente posizione per fermare la macchina di sterminio sionista. Le piazze hanno rilanciato anche la necessità di un'azione unitaria per ottenere in ogni modo l’isolamento economico, politico, diplomatico, culturale, accademico, di Israele attraverso larghe campagne di boicottaggio nell'acquisto di prodotti israeliani, e costringendo le istituzioni borghesi a ogni livello, politiche e accademiche, a interrompere ogni rapporto lo stato sionista.
Gli interventi nelle piazze del 17 maggio hanno anche denunciato la totale connivenza dei media di regime nell’offrire copertura al genocidio fornendo sempre la versione israeliana dei fatti, rilanciando il conseguente impegno a informarsi e a informare gli altri in modo autonomo, organizzando ovunque volantinaggi, dibattiti, presentazione di libri, assieme all'ormai indispensabile diffusione sui social.
In molte città i manifestanti hanno chiesto la rimozione immediata di tutti i personaggi filosionisti che hanno incarichi nelle pubbliche istituzioni e nelle fondazioni pubbliche. Ai sindacati di base, ma anche alla CGIL, le piazze hanno chiesto la proclamazione di scioperi generali per chiedere la fine del genocidio e il riconoscimento definitivo dello stato Palestinese.
Decine di manifestazioni in Italia e in tutto il mondo
La mobilitazione per il settantasettesimo anniversario della Nakba si è celebrata in Italia come in tutto il mondo poiché il fronte per la Palestina ,libera è ormai di dimensione globale. La prima manifestazione in ordine di tempo si è svolta già sabato scorso 10 maggio a Lione
, dove in centinaia si sono dati appuntamento in Piazza Bellecour per l’inaugurazione di una mobilitazione nazionale che nell’arco della settimana e fino a sabato 17 ha visto coinvolte ben 45 città in tutta la Francia. Denominatore di ogni iniziativa, l'infinita lettura di tutti i nomi dei martiri censiti dal Ministero della Salute di Gaza.
Il giorno dopo, domenica 11, è stata la volta di Bruxelles
. Nella capitale belga in decine di migliaia hanno risposto all’appuntamento alla Gare du Nord per denunciare le responsabilità storiche dell’Europa nel conflitto in corso, fin dalla dichiarazione di Balfour del 1917, passando per le varie risoluzioni che portano dalla Nakba fino ai giorni nostri.
In Italia la mobilitazione ha preso il via il 15 maggio, con numerosi presidi e cortei che si sono svolti a Roma
davanti alla Farnesina, a Ferrara
in Piazza Cattedrale con una manifestazione promossa dal collettivo “Ferrara per la Palestina”, a Parma
in Piazzale Inzani, a Rimini
in Piazza Cavour e a Vicenza
con una fiaccolata rumorosa in Piazza Esedra, solo per citare i più significativi.
Ma il culmine delle iniziative è stato, come già detto sabato 17 maggio, quando centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in altrettante città.
Le manifestazioni più significative in Europa si sono svolte a Londra
dove una grande Marcia per la Palestina è partita dalla stazione di Embankment fino a Downing Street, mentre a Parigi
il concentramento di piazza Stalingrado ha chiesto a gran voce il riconoscimento dello stato palestinese e la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah, militante libanese detenuto in Francia dal 1984, che rappresenta la detenzione politica più lunga d’Europa.
In Italia nella Capitale si è svolta la manifestazione “Facciamo rumore per la Palestina, non ci basta un minuto di silenzio”, dove migliaia di persone hanno partecipato all'iniziativa promossa dal movimento degli studenti palestinesi, assieme alla Comunità palestinese di Roma e Lazio, l'Udap e molte altre associazioni, tra cui gli studenti di Osa e Cambiare rotta.
Il concentramento in piazza dell'Indipendenza ha dato vita a un corteo contraddistinto da fumogeni accesi, tamburi, fischietti, palloncini tenuti in aria, e una maxi bandiera tenuta da un centinaio di persone a aprire la marcia. I manifestanti hanno lanciato le ormai note e consuete parole d'ordine “stop genocidio e stop agli accordi con Israele”, "Israele fascista stato terrorista", presenti anche negli striscioni di apertura del corteo.
A Firenze
un corteo di migliaia di persone è partito da Piazza Santa Novella (vedi articolo a parte), così come Napoli
non ha fatto mancare il suo appoggio con una manifestazione “per la Palestina e contro le violenze nella Striscia di Gaza e l'operazione militare di Israele” nella quale un lungo corteo, con bandiere, striscioni e megafoni, ha attraversato il centro del capoluogo partenopeo.
Manifestazione anche a Milano
, come ogni sabato dall'inizio del conflitto in Medio Oriente, e promossa dalle associazioni palestinesi, centri sociali, colelttivi studenteschi e da organizzazioni e partiti antimperialisti. Qualche migliaio le persone che da piazza Lodi sono giunte in piazzale Corvetto. "77 anni di Nakba, 77 anni di resistenza. Basta genocidio, basta guerre". Questo lo striscione in testa al corteo dei Pro-Pal di Torino che da piazza Crispi ha raggiunto Barriera di Milano. Infine domenica 18 maggio l'ultima iniziativa in programma si è tenuta a Lodi, con il Corteo di Solidarietà con il Popolo Palestinese che è partito da Piazza Castello alle ore 11.
Sulla partecipazione del PMLI a Napoli
, Ischia
, Nola e
Putignano
rimandiamo alle relative corrispondenze locali.
Una nuova ondata di acampade universitarie
Insomma, se da un lato continua il genocidio nazisionista del popolo palestinese, il fronte che rivendica la Palestina libera non arretra di un centimetro e aumentano di giorno in giorno le adesioni di coloro che non riescono più a sopportare questo sterminio di chiaro stampo nazista.
E va in questa direzione la nuova ondata di acampade, ovvero le tende montate davanti agli atenei e nei cortili delle università italiane, con gli studenti e le studentesse in continuo presidio per chiedere in generale la fine del genocidio in Palestina e dell'occupazione israeliana, e in particolare l'immediato stop ai rapporti fra gli atenei e le aziende belliche e quelle israeliane.
Il primo accampamento è sorto in piazza Scaravilli, cuore della zona universitaria di Bologna
, con gli studenti assiepati davanti al rettorato dell'Alma Mater con una ventina di tende, gazebo, striscioni, musica, e i cori “Palestina libera”. In seguito sono stati gli studenti e le studentesse romane a realizzare l'acampada sul pratone della Sapienza a Roma
, poi Napoli
, con la Federico II, e via via Milano
, Palermo
, Cosenza
, Bicocca, Statale e Politecnico di Milano, e Padova
dove il cortile di Palazzo Bo si è trasformato nella piazzola del camping di protesta.
All’elenco s’è aggiunta Pisa
con le tende in piazza dei Cavalieri, Trento
in piazza Dante, e ancora Siena
, Cà Foscari di Venezia
, e poi Torino
nel cortile del Politecnico e davanti all’ingresso della sede di facoltà umanistiche di Palazzo nuovo, dove già a novembre era scoppiata la scintilla della protesta in Italia.
Insomma, tanti segnali positivi e combattivi anche contro il governo neofascista Meloni, nemico giurato dei movimenti pro-Palestina e delle manifestazioni e cortei sempre più partecipati e combattivi come quelli di questi ultimi giorni.
21 maggio 2025