Mentre procede l'annessione definitiva della Cisgiordania
I nazisionisti danno il via all'occupazione militare diretta di Gaza
Non bombe ma aiuti immediati chiedono invano le organizazioni umanitarie e l'Onu che denunciano il genocidio palestinese.
Il primo incontro ufficiale fra il presidente Trump e il criminale sionista Netanyahu di inizio anno registrava la piena sintonia tra l'imperialismo americano e gli alleati nazisionisti nel genocidio del popolo palestinese, gli Usa dopo l'era Biden continuavano a fornire copertura politica e nuove bombe per i massacri e per spingere “volontariamente” la popolazione a lascire Gaza; da un paio di settimane attenti osservatori della guerra di genocidio nazisionista hanno messo in fila una serie di “distinguo” tra Washington e Tel Aviv, dalla cacciata del consigliere per la sicurezza nazionale Waltz non per la storia della chat riservata resa pubblica quanto per l'asse da questi costruito con Netanyahu per bombardare subito i siti nucleari iraniani mentre Trump avviava negoziati, alle trattative separate con Hamas per la liberazione di un prigioniero, alla normalizzazione dei rapporti con il nuovo governo siriano mentre i caccia sionisti continuavano a bombardare Damasco e il sud della Siria, la cessazione dei bombardamenti americani sullo Yemen. Delle “novità” che però non avevano nessun effetto sulla situazione in Palestina tanto che i nazisionisti continuavano il genocidio a Gaza, con un numero di vittime giornaliero superiore persino a quello del primo attacco di due anni fa, e la pulizia etnica in Cisgiordania. Il criminale Netanyahu non poteva disturbare la missione del nuovo messaggero divino della pace nel mondo, Trump, impegnato a rilanciare il suo progetto egemonico regionale legato agli Accordi di Abramo e guadagnare crediti di riappacificatore mondiale tra le capitali arabe del Golfo e passare contemporaneamente dai macellai di Tel Aviv, e quindi aveva posticipato l'avvio dell'offensiva per l'annunciata distruzione totale di nuove parti della Striscia; un attacco che precede la rioccupazione militare diretta di larga parte del territorio, in particolare nel Nord, accompagnata dalla schedatura di massa della popolazione che vorrebbe rinchiusa in pochi campi nella parte Sud con la promessa di una possibile distribuzione di cibo e medicinali, come suggerisce la decisione dei sionisti annunciata il 18 maggio di aprire uno spiraglio nel blocco, quindi solo come parte del piano di pulizia etnica. Nel gioco delle parti, e nei normali interessi imperialisti diversi tra Washington e Tel Aviv non rientra la Palestina, e Trump ha ricambiato col silenzio su genocidio a Gaza, pulizia etnica, annessione della Cisgiordania.
Nella notte fra venerdì 16 e sabato 17, poche ore dopo la partenza di Trump dalla regione, l'esercito sionista annunciava in un comunicato l’avvio del prima fase dell’operazione denominata “Carri di Gedeone” con la presa di controllo diretto di alcune aree. Prima ancora che i carri armati sionisti, protetti da un devastante fuoco d’artiglieria, nella giornata del 18 maggio avanzassero nella zona di Jabalia a nord e di Deir al-Balah al centro, i caccia e i droni per la terza notte di fila scaricavano un nuovo diluvio di bombe e missili su Gaza con un bilancio al momento provvisorio di oltre 70 morti.
La situazione drammatica della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, era definita da Medici senza frontiere (MSF) un’emergenza umanitaria senza pari in un comunicato del 14 Maggio del titolo esplicativo, “Assedio da parte di Israele è una catastrofe umanitaria deliberata”. La proposta degli Stati Uniti e di Israele di controllare gli aiuti a Gaza con il pretesto di facilitarne la distribuzione solleva gravi preoccupazioni e MSF respinge con fermezza qualsiasi piano che riduca ulteriormente la disponibilità degli aiuti e li assoggetti agli obiettivi dell’occupazione militare israeliana. Condizionare gli aiuti allo sfollamento forzato e al controllo della popolazione è solo un altro strumento della campagna di pulizia etnica della popolazione palestinese attualmente in corso.
I nostri team a Gaza, dichiarava MSF, stanno assistendo in tempo reale alla creazione delle condizioni per sradicare ogni possibilità di vita per i palestinesi nella Striscia. Il blocco degli aiuti umanitari è una violazione diretta della risoluzione 2720 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e le affermazioni secondo cui gli aiuti sarebbero dirottati da Hamas rimangono non verificate e non giustificano in alcun modo tali misure. L’ONU, gli Stati membri dell’UE e tutti coloro che hanno influenza su Israele devono utilizzare immediatamente la loro leva politica ed economica per fermare la strumentalizzazione degli aiuti. I rifornimenti umanitari, il cibo, il carburante e le medicine devono poter raggiungere la popolazione di Gaza immediatamente. Invece il piano israeliano di strumentalizzare gli aiuti è una risposta cinica alla crisi umanitaria che essi stessi hanno creato.
Da quando Israele ha ripreso gli attacchi e il blocco totale degli aiuti il 2 marzo, sottolineava MSF, Gaza è diventata un inferno sulla terra per i palestinesi. La loro sopravvivenza è nelle mani delle autorità israeliane, che negano all’intera popolazione l’accesso al cibo, all’acqua, alle cure mediche e a un riparo. Israele continua la sua campagna di pulizia etnica distruggendo deliberatamente tutto ciò che è necessario per vivere. Gli ordini di evacuazione di Israele e le zone militari non accessibili coprono ora il 70% di Gaza. La popolazione è stata deportata con la forza da un luogo all’altro, mentre nessuna zona della Striscia è stata risparmiata dagli attacchi. La situazione è talmente disperata che i nostri team hanno curato e dimesso pazienti che poi sono tornati con nuove ferite.
Revocare il blocco degli aiuti a Gaza, servono urgenti azioni per evitare genocidio, sono le richieste anche di Tom Fletcher, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, che nel suo intervento al del 15 maggio al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dichiarava che “abbiamo rifornimenti pronti, ora, ai confini. Possiamo salvare centinaia di migliaia di persone. Ma Israele ci nega l'accesso, anteponendo l'obiettivo di spopolare Gaza alla vita dei civili” e domandava “agirete con decisione per impedire il genocidio e garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario?”. Nessuna risposta, ossia un sostanziale silenzio dei paesi imperialisti complici dei nazisionisti.
Stesso vergognoso silenzio che ha seguito la denuncia dell'organizzazione internazionale per i diritti umani Human Rights Watch (HRW) che il 15 maggio chiedeva di condannare il piano dichiarato di Israele di demolire ciò che resta delle infrastrutture civili di Gaza e concentrare la popolazione palestinese in una piccola area. “Il blocco imposto da Israele è andato oltre la tattica militare, diventando uno strumento di sterminio”, affermava Federico Borello, direttore esecutivo ad interim di Human Rights Watch, “ascoltare i funzionari israeliani decantare i loro piani per stipare i 2 milioni di abitanti di Gaza in un'area ancora più piccola, rendendo inabitabile il resto del territorio, dovrebbe essere interpretato come un urgente allarme antincendio a Londra, Bruxelles, Parigi e Washington". In concreto HRW chiede ai governi di interrompere immediatamente i trasferimenti di armi a Israele e di sostenere gli sforzi internazionali per accertare le responsabilità, anche eseguendo i mandati di arresto della Corte penale internazionale, altrimenti sono punibili come complici del genocidio; chiede ai governi di rivedere immediatamente gli accordi bilaterali con Israele, dall'accordo di partenariato commerciale tra Regno Unito e Israele all’accordo di associazione UE-Israele, che individua nel “rispetto dei diritti umani e dei principi democratici” un “elemento essenziale” dell’accordo, ricordando che Belgio, Spagna, Finlandia, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia e Svezia sostengono tale revisione mentre è assente l'Italia della neofascita Meloni, sodale coi camerati Trump e Netanyahu.
In Cisgiordania l'operazione di pulizia etnica dei nazisionsti viaggia a tutta velocità tramite gli assalti dell'esercito, le aggressioni dei coloni e gli atti legislativi. Il 13 maggio una denuncia dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, Volker Turk, rilanciata da Al Jazeera, riguardava la
decisione appena presa dal gabinetto di sicurezza sionista di riprendere la registrazione dei terreni sottratti ai palestinesi a favore dei coloni che era stata sospesa nel 1968. Questa azione “sembra essere l'ultimo strumento utilizzato da Israele per acquisire terreni palestinesi e consolidare l'annessione illegale della Cisgiordania. Se perseguita, la registrazione dei terreni da parte della potenza occupante si tradurrebbe probabilmente in un'ulteriore espropriazione di terreni e risorse naturali palestinesi, in violazione dei diritti di proprietà dei palestinesi, nonché di altri diritti come il diritto all'alloggio, al riparo, al cibo e in benefici per i coloni e gli insediamenti israeliani", dichiarava Turk. In altre parole la decisione del governo nazisionista sulla registrazione delle terre equivale all’annessione completa di oltre la metà della Cisgiordania e la contemporanea decisione di costruire un “muro di sicurezza” lungo il confine con la Giordania prepara l'annessione completa. Neanche un commento dai paesi imperialisti e dai paesi arabi reazionari, complici dei nazisionisti, a una decisione che rende ancora più ridicola la loro posizione della “soluzione a due Stati”.
Intanto i nazisionisti celebravano il 15 maggio il 77esimo anniversario della Nakba, l’espulsione forzata nel 1948 di centinaia di migliaia di palestinesi, radendo al suolo Rafah, Khan Younis e Gaza nella Striscia e un numero crescente di villaggi e cittadine palestinesi in Cisgiordania con il criminale Netanyahu intenzionato a portare a termine con il genocidio in corso quella pulizia etnica iniziata appunto 77 anni fa e perseguita in varie forme da tutti i governi dell'entità sionista. E al 18 maggio il bilancio del genocidio palestinese dei nazisionisti saliva a 53.400 morti e 121.150 feriti.
21 maggio 2025