Elezioni comunali parziali del 25 e 26 maggio 2025
Il forte astensionismo delegittima governo, giunte e partiti del regime capitalista neofascista
Astensioniste e astensionisti fate un passo avanti, schieratevi col PMLI e lottate per il socialismo e il potere politico del proletariato
 
Il 25 e 26 maggio 2025 si sono tenute le elezioni comunali parziali per l’elezione diretta del sindaco e il rinnovo dei consigli comunali in 117 comuni nelle regioni a statuto ordinario, per un totale di 1.925.132 elettori, e in altri 9 comuni commissariati della Sicilia. Ben 111 comuni sono andati alle urne per motivi diversi dalla scadenza naturale: dimissioni dei sindaci o dei consiglieri, commissariamento per motivi di procedimenti giudiziari per corruzione o mafia a carico degli amministratori.
Solo 4 i comuni capoluogo di provincia coinvolti, ossia Genova, Ravenna, Taranto e Matera sui quali erano concentrati i riflettori. Questi quattro comuni da soli coinvolgevano quasi la metà di tutti gli elettori aventi diritto, esattamente 818.246.

L’astensionismo si consolida
Si è trattato di elezioni molto parziali e quindi è impossibile poter trarre analisi e conclusioni di carattere nazionale, anche in vista delle ben più estese consultazioni regionali dell’autunno prossimo. Qualcosa però è emerso.
Il dato più importante è la conferma dell’astensionismo e della diserzione dalle urne. Il 43,7% ha infatti disertato le urne, lo stesso dato delle elezioni precedenti che si sono tenute in anni diversi, con un piccolo incremento dello 0,03%. Un risultato importante perché consolida l’astensionismo a livelli molto alti, oltre il 40% degli aventi diritto, con comuni che sfiorano o vanno oltre il 50%, come Genova dove l’astensionismo totale (diserzione dalle urne, schede nulle o lasciate in bianco) si attesta al 49,5%, oppure Ravenna dove la sola diserzione segna il 50,5%.
Abbiamo più volte spiegato che nelle elezioni comunali giocano tantissimo la presenza di numerose liste (spesso civiche) e di candidati che hanno la possibilità di avere un rapporto più diretto e personale e addirittura familiare con gli elettori per richiamarli alle urne. E questo è tanto più vero nei piccoli comuni. In questa tornata, per esempio, solo 31, su 117, erano i comuni chiamati alle urne con una popolazione superiore ai 15 mila abitanti.
Sul risultato di questa tornata ha giocato molto anche il ricatto verso l’elettorato di sinistra astensionista a “sbarrare la strada alla destra” e la volontà di dare una lezione al governo neofascista Meloni e ai partiti che lo sostengono specie in quei comuni dove il risultato era particolarmente incerto.
Risulta abbastanza chiaro dal dato di Genova, la città dove si è concentrato lo scontro maggiore e dove l’astensionismo totale cala dell’8,3% rispetto alle passate elezioni comunali del 2022 e la diserzione del 7,8%. In questa città, dove comunque l’astensionismo è altissimo (49,5%), il “centro-sinistra” ha battuto già al primo turno la destra che ormai governava da otto anni e solo l’hanno scorso si era presa la presidenza della regione Liguria. Decisivo il soccorso di una fetta di elettori di sinistra che nelle tornate precedenti si erano astenuti e che pur “turandosi il naso” e con poco entusiasmo hanno deciso questa volta di favorire la coalizione di “centro-sinistra” soprattutto per punire quella di destra. Inoltre, per la prima volta a Genova così come a Ravenna è stato sperimentato il cosiddetto “campo largo”, ossia la coalizione unitaria che va dal PD, a AVS, al M5S, ad Azione di Calenda, a Italia Viva di Renzi. Un nuovo inganno elettorale che ha evidentemente richiamato alle urne una parte di astensionisti di sinistra e di centro.
Se guardiamo alla distribuzione regionale, notiamo che ci sono regioni dove la diserzione dalle urne segna incrementi significativi rispetto alle precedenti elezioni comunali, come in Piemonte (+9%), Campania (+8,7%), Emilia-Romagna (+5,1%), Marche (+5%), Basilicata (+4,3%). E ci sono invece regioni dove si registrano cali come quello della Liguria (-7,6%) e in Puglia (-2,4%). Per quanto riguarda i comuni capoluogo coinvolti, Genova e Taranto registrano un calo della diserzione rispettivamente del 7,8% e del 4,4%. Mentre a Ravenna e Matera il confronto con le passate elezioni è positivo, rispettivamente +4,5% e +5,6%. Ci preme riportare anche il risultato dell’astensionismo a Nola (Napoli), dove il PMLI ha svolto con coraggio e sacrificio la campagna elettorale astensionista per la quale ringraziamo di cuore l’Organizzazione locale del Partito, e a Paola (Cosenza). A Nola l’astensionismo si attesta al 34,1% (+1,7% rispetto alle precedenti comunali del 2022). A Paola (Cosenza) si attesta al 38,3% (+0,4% rispetto al 2022).
Il dato astensionista non è mai scontato perché la grande maggioranza dell’elettorato ha dimostrato ormai di non essere ancorata a una scelta precostituita ma ogni volta sceglie e decide se recarsi alle urne o no e a chi dare il proprio consenso secondo il tipo di consultazione, i candidati e le liste in lizza, la congiuntura economica, sociale e politica.

Governo, giunte e partiti del regime delegittimati
A sentire i primi commenti da parte dei partiti di governo e dell’opposizione parlamentare, hanno vinto tutti. In verità il forte astensionismo ha palesemente delegittimato il governo della ducessa Meloni, le giunte comunali e i partiti del regime capitalista neofascista, nessuno escluso.
Hanno poco da cantar vittoria i sindaci riconfermati o eletti già al primo turno. Per effetto del forte astensionismo nessuno di loro riesce ad ottenere il consenso della maggioranza delle elettrici e degli elettori della propria città.
Silvia Salis, per esempio, la sindaca del “centro-sinistra” di Genova eletta al primo turno col 51,4% dei voti validi, può in realtà contare appena sul 26% dell’intero corpo elettorale del capoluogo ligure. Così come a Ravenna, il “centro-sinistra” si riconferma al primo turno con Alessandro Barattoni che ottiene il 58,1% dei voti validi, pari però al 28,2% dell’intero corpo elettorale.

L’appello del PMLI
L’astensionismo di fatto, che lo si ammetta o no, rappresenta una tremenda mazzata per il regime capitalista neofascista, per il suo governo e le sue opposizioni di “cartone”, per le istituzioni rappresentative borghesi, per l’elettoralismo borghese e per tutti partiti di destra e di “sinistra” del regime, anche se partiti, mass media e le stesse istituzioni fanno finta di non vederlo.
Elly Schlein commentando i risultati di Genova e Ravenna, ma anche di Matera e Taranto dove il “centro-sinistra” è avanti nel ballottaggio, si proclama oltremodo entusiasta: “Uniti si vince. Giorgia Meloni deve preoccuparsi” ha dichiarato, farneticando anche sulla possibilità di elezioni anticipate.
La verità è che la battaglia contro il governo neofascista Meloni e più in generale contro il regime capitalista neofascista ormai imperante, non la si vince votando i partiti del “centro-sinistra”. Sul piano elettorale la si vince impugnando l’astensionismo inteso come un voto dato al PMLI e al socialismo e creando le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari, e sul piano politico attraverso moti di massa e di piazza, fino, una volta create le condizioni, all’insurrezione rivoluzionaria.
Per questo facciamo appello alle astensioniste e agli astensionisti di sinistra, avanzati e coscienti a fare un passo avanti, a schierarsi apertamente col PMLI e lottare insieme per il socialismo e il potere politico del proletariato. Perché solo col socialismo si può realmente e totalmente cambiare l'Italia sui piani economico, politico, istituzionale, sociale, culturale e morale e trasferire il potere dalla borghesia al proletariato.
 

28 maggio 2025