Contributi
Dietro i fatti d'Ungheria c’erano gli Usa e la Cia per screditare Stalin e l'Urss

di Domenico - provincia di Napoli
Lessi qualche mese fa che tra gli ultimi documenti desecretati da Donald Trump è emerso un coinvolgimento diretto della Cia dietro i fatti di Ungheria avvenuti nel 1956, ossia le proteste che, secondo il mainstream tradizionale, sarebbero state avanzate dal popolo magiaro e represse nel sangue da parte del "regime di Rakosi" e dall'Armata Rossa.
La ricostruzione occidentalista dei fatti, per anni, ha dipinto come tirannica l'amministrazione stalinista all'epoca in vigore, dopo che l'Armata Rossa aveva liberato la popolazione dalla dittatura nazista del Partito delle Croci Frecciate capeggiato da Salaszi.
Detto orientamento storiografico ha seminato dissidi all'interno sia del Partito comunista che dei movimenti operai, tra quanti seguirono le orme dell'Urss e quanti, invece, si erano fatti abbindolare dalla propaganda atlantista che riteneva i disastri in questione opera di un regime truculento e repressivo di tipo stalinista.
Peraltro, tale indirizzo è stato uno dei pretesti addotti dal Parlamento europeo, l'istituzione più corrotta del globo terrestre (basti considerare le vicende Qatargate e Haweigate), per invitare gli Stati membri a bandire il comunismo, seguendo lo stile dei loro antesignani nazisti, non a caso in seguito riciclati nelle file della Nato (Heuseberg su tutti).
Dopo quasi settant'anni si scopre che dietro quelle morti ingiuste, che avevano come responsabile il fantoccio Bela Kiraly c'era la mano degli Stati Uniti, attraverso la Cia, che manovravano "il castellano di Horty" (per dirla alla Concetto Marchesi) mirando a rovesciare con la violenza il governo di Rakosi e instaurare un regime nazifascista. Togliatti aveva ragione, lo stesso professore Marchesi lo aveva detto, come pure lo storico americano Herbert Apheteker nel suo saggio storico “The truth about Hungary” del 1956 (La verità sull'Ungheria), mai pubblicato in Europa e possiamo immaginarci il perché.
I documenti desecretati non stupiscono più di tanto, se consideriamo che l'ammiraglio Miklos Horty, golpista ai danni della prima repubblica d'Ungheria fondata da Bela Kun, si era detto in una lettera molto preoccupato dal fallimento della "rivoluzione ungherese". E se aggiungiamo il fatto che lo stesso Horty era stato il deportatore degli ebrei ungheresi ad Auschwitz, poi scagionato nel 1944 dal Tribunale dell'Aia dall'accusa di crimini contro l'umanità su pressione degli Stati Uniti d'America, allora il quadro è completo.
Dopo quasi settant'anni, i padroni in casa nostra hanno tenuto nascosto la verità su un fatto che ancora oggi è una ferita che brucia nel cuore dell'umanità, facendo passare i carnefici per vittime, senza contare che per difendere il popolo ungherese dalle atrocità naziste manovrate da Washington sono morti oltre mille militari dell'Armata Rossa. Lo storico americano Herbert Apheteker (vittima del maccartismo) parlò di "dirigenti del partito comunista squartati", e le immagini dell'epoca immortalano teppisti con passamontagna nero a rovesciare le statue di Lenin e a creare disordini per le strade.
Il giornalismo cortigiano è stato per anni dalla loro parte, e ancora oggi fa finta di non vedere, oscurando quello che nemmeno i padroni americani hanno più tenuto celato.
Hanno desecretato ora che la Cia è responsabile di quel sangue, nel 2017 le lettere di elogio di Roosevelt e Churchill nei confronti di Stalin dopo che per anni il celebre statista georgiano, grazie al quale l'Europa è stata liberata dal nazismo, è stato dipinto come un dittatore sanguinario, attuatore delle purghe nei Gulag. Hanno confessato dopo anni che le bombe su Hiroshima e Nagasaki erano dirette all'Unione Sovietica per pura dimostrazione, e forse tra qualche anno non potranno nasconderci più nemmeno che dietro il rapporto segreto di Krusciov c'era la mano di Allan Dean, all'epoca direttore dell'Fbi.
Ma intanto abbiamo dovuto campare di menzogne.

28 maggio 2025